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Autore: shelovesrock    06/02/2012    0 recensioni
L'infanzia di Syria non sarà stata tutta rose e fiori, ma ha avuto i suoi momenti da ricordare, e questo è uno di quelli. Scritta per la challange "La Casa degli Specchi". Specchio restringente.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: An iron flower
Autrice: SyriaStark
Rating: Verde
Genere: Generale, Slice of life
Fandom: Game of Thrones
Contesto: una decina di anni prima di “A Game of Thrones”
Pairing: nessuno
Specchio: specchio restringente 
Personaggio protagonista: Syria Snow e sua madre Lys
Avvertimenti: What if? Flash-fic, Missing Moments
Disclaimer: tranne Syria, i personaggi non sono miei ma di George R.R. Martin, David Benioff e D.B. Weiss. La storia non è scritta a scopo di lucro.
NdA: il personaggio di Syria è la protagonista della mia fan-fiction, “Never forget what you are”, e qui racconto un momento con sua madre Lys, dato che lo specchio restringente porta direttamente nel passato del personaggio. Partecipa alla challenge "La Casa degli Specchi" indetta dalla pagina Facebook "Cirque de Mots" {FF Challenge and Contest}



Syria entrò in casa mentre sua madre Lys rammendava un vestito, seduta al tavolo. “Mamma” la chiamò, con la sua voce da bambina di cinque anni. Lys alzò lo sguardo e vide sua figlia Syria in piedi, davanti alla porta, reggendo fra le mani un mazzo di fiori più grande di lei… fiori di tutti i colori, gialli come il sole o bianchi come la luna, rossi come il sangue o azzurri come il cielo, rosa come il tramonto o viola come gli occhi degli eredi dei draghi. “Sono per te” puntualizzò la sua bambina.
Lys sorrise, poi ridacchiò e si alzò. Syria fece qualche altro passo esitante, attenta a non cadere e spargere tutti quei fiori per terra. Lys si chiese dove li avesse presi, tutti quei fiori, ma poi pensò che non le importava.
“Dammeli, li metto in un cesto” fece, e Syria glieli passò, attenta, come se avesse paura che alla madre potesse sfuggirne qualcuno. C’era un cesto di vimini accanto al camino spento, e Lys li posò là.
“Ti piacciono, mamma?” chiese. Sua madre si voltò e la fissò: Syria era una cosa talmente piccola, quando era nata. Un fagottino urlante, rosso di sangue, con una ciocca di capelli neri come la notte sulla fronte, troppo piccola perché potesse sopravvivere all’Inverno, o almeno era quello che le aveva detto la levatrice che l’aveva aiutata a partorire… eppure, adesso, eccola lì, davanti a lei.
Sorrise, e la abbracciò forte. “Certo, tesoro. Mi piacciono tanto” la rassicurò, e la lasciò andare, tenendola per le spalle e guardandola negli occhi grigi come la tempesta… gli stessi occhi di suo padre. Negli occhi verde smeraldo di Lys si affacciarono due lacrime, che scesero sulle sue guance.
Syria le asciugò con la sua manina, e piegò la testa da un lato. “Perché piangi mamma?”
“Sei così simile a tuo padre”.
“Ti portava fiori anche lui?” Sua madre le passò una mano sui capelli, sistemandoli… chissà dov’era andata a finire, per ridurli arruffati a quel modo!
“Me ne ha portato solo uno. Ed è il più bello del mondo”. Madre e figlia sorrisero, e Lys la prese in braccio, sedendosi nuovamente.
Ma Syria non sarebbe stata un fiore delicato, tutt’altro: sarebbe stata un fiore di ferro e di sangue. Un fiore che nessuno avrebbe voluto trovare sulla propria strada.
  

  
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