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Autore: Freddy16    07/02/2012    3 recensioni
Il mondo è pieno di donne, ci sono donne destinate a fare carriera, ci sono donne che hanno avuto doni particolari che le permettono di ottenere ciò che desiderano e poi ci sono donne semplici, donne che non hanno nessuna capacità se non quella di sapere amare.
Queste donne sono le madri e non importa quanto grave sia quello che hai fatto, quanto male lei stia, queste donne saranno sempre al tuo fianco pronte a compiere le azioni che i figli non avranno la forza di fare, a riaccendere con la propria fiamma le loro candele.
Ci sono delle donne come Dalila Crouch che non hanno avuto nulla dalla vita se non la possibilità di essere madri e che hanno vissuto orgogliose di esserlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Bartemius Crouch senior, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
- Questa storia fa parte della serie 'Vizi e virtù della famiglia Crouch'
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Mamma, mi dispiace.

 
 
 

E mi sentii ad un tratto sola e disperata
Perché non ero più la figlia che volevo
Ed è finita lì la nostra confidenza
Quel piccolo parlare che era un grande aiuto
Io mi nascosi in una gelida impazienza
E tu avrai rimpianto il figlio che non hai avuto.
Ormai passavo tutto il tempo fuori casa

Non sopportavo le tue prediche per nulla
E incominciai a diventare anche gelosa
Perché eri grande irraggiungibile e più bella
Mi regalai così ad un sogno di passaggio
Buttai il mio cuore in mare dentro una bottiglia
E persi la memoria mancando di coraggio
Perché mi vergognavo di essere tua figlia…

Mamma, mi dispiace.
[Laura Pausini, Mi dispiace]

 
 
Il mondo è pieno di donne, ci sono donne destinate a compiere imprese memorabili, ci sono donne dotate di una bellezza incredibile o di un’intelligenza impareggiabile e poi ci sono donne, non molto affascinanti, non troppo intelligenti, che hanno la capacità più bella di questo mondo, che sono in grado di amare con tutto il loro essere.  
Tra queste donne c’era Dalila Crouch.
 
Nel corso della sua vita Dalila si era chiesta più volte quale fosse l’Amore, quello vero, quello per cui si può rinunciare a tutto. All’inizio credeva di averlo trovato in suo marito ma quel sentimento, che sembrava così forte, si era spento lentamente, si era pian piano sciolto come la cera di una candela e lei aveva capito che avrebbe dovuto continuare a cercare.
 In quel momento, camminando verso la prigione grigia, verso quel luogo pieno di disperazione si rese conto che non avrebbe dovuto cercare oltre, che la risposta era tanto semplice da sembrare scontata.
L’amore più grande che esista al mondo è l’amore che una madre prova per un figlio.
 
Alcuni dicono che ad Azkaban i ricordi più belli si spengano come una candela e che i ricordi peggiori siano gli unici pensieri nella nostra testa, proprio come il buio in una stanza senza luce.
 
Dalila non poteva che dichiararsi d’accordo con chiunque lo dicesse, nonostante quel falco argenteo, il Patronus del marito, sentiva la disperazione scorrergli dentro, sentiva il vento gelido dei Dissennatori sulla pelle.
 
Il figlio aveva diciassette anni, aveva detto loro che non intendeva cercare un lavoro al ministero come il padre, che voleva fare qualcosa di diverso. Padre e figlio avevano litigato e il suo bambino quella sera era uscito di casa sbattendo la porta. Per un mese non aveva fatto ritorno.
 
C’era una cosa che non le era mai stata molto chiara: secondo quale criterio i ricordi riaffiorano alla mente?
Prima quelli d’infanzia, di gioventù o maturità?
Non ne era certa ma vedendo ciò che ricordava pensò che i primi momenti che i Dissenatori riportavano alla luce erano quelli che ti ricordavano il motivo per cui eri stato ammesso tra quelle mura privilegiate.
 
Erano passati mesi dalla sera in cui era cambiato tutto, suo marito tornava sempre meno spesso a casa e suo figlio, le volte che tornava, lo faceva solo a tarda notte.
L’ironia della sorte: aveva una villa che poteva contenere più persone di quante ne conoscesse, ma ci viveva sempre sola in compagnia della sua elfa domestica.
Entrò nella camera del ragazzo per ricordare a Winky che c’erano le lenzuola da cambiare e trovò la sua elfa con un mantello del figlio tra le mani sporche di sangue.
 Quella sera aveva capito che qualcosa non andava ma quando il figlio era tornato a casa, non aveva avuto il coraggio di affrontarlo.
 
Forse meritava quello che stava per ottenere, meritava di essere infelice per il resto della sua vita. Vinta dal troppo amore era stata codarda e non aveva affrontato la realtà.
Aveva mentito a sé stessa, l’aveva difeso contro tutto e tutti e lo difendeva ancora nonostante quello che dicevano, nonostante quello che era successo.
 
Quella mattina si era svegliata più felice del solito certa che nulla sarebbe potuto andare storto, come ogni mattina aveva pagato un gufo bruno che le aveva portato il giornale e lesse la prima pagina del profeta: Finalmente i nomi dei Mangiamorte che hanno torturato i Paciock!
E quando scorrendo la pagina tra i cognomi di tante famiglie importanti ne trovò uno che per lei contava più di tutti si sentì morire.
 
Le gambe gli cedettero al pensiero e fu costretta ad appoggiarsi al marito, il suo falco le si posò su una spalla e, persa in un altro mondo, si lasciò trasportare via.
 
Barty sarebbe presto partito per Hogwarts e loro avevano voluto portarlo in viaggio per le varie scuole europee, Francia, Italia, Germania, le avevano visitate tutte. Avevano provato piatti esotici, visitato luoghi misteriosi, erano stati uniti come mai prima d’allora, erano stati una famiglia per un po’.
 
Guardò il marito che le sorrideva come se conoscesse i suoi pensieri e in un attimo capì, lui li conosceva davvero. Quella vacanza doveva essere il suo ricordo più felice quello che gli aveva permesso di evocare il Patronus.
 
Si dice che Azkaban sia come il vento, che con una folata spazza via tutto ciò che c’è di bello e che spenga la tua vita come il vento con un soffio spegne il fuoco.
 
Bartemius Crouch Junior sapeva di stare per essere spazzato via, sapeva che presto la sua fiamma si sarebbe spenta se non l’avesse protetta e purtroppo lui sapeva di non avere abbastanza forza per farlo.
 
Dalila avrebbe riconosciuto quel volto tra mille, ma quella volta avrebbe preferito essersi sbagliata, avrebbe preferito non essere stata capace di riconoscere il figlio piuttosto che vederlo in quelle condizioni.
Viso smagrito, occhi cerchiati, un espressione folle, quello non era lo stesso bambino che aveva messo al mondo, o meglio era lui ma era sotto un cumulo di macerie.
Ascoltò le istruzioni di suo marito, l’unico che aveva studiato i dettagli, l’unico che sapesse come fare.
 
Per un attimo non riuscì a riconoscere nulla, colori, suoni, odori, non avrebbe saputo neanche dire se i suoi piedi toccassero terra.
Quando riaprì gli occhi vide che il suo ultimo desiderio era stato realizzato e che avrebbe trascorso il resto della sua vita tra quelle mura.
Suo marito la guardò per l’ultima volta e poi trascinando la “moglie”, senza voltarsi mai, abbandonò la casa della disperazione.
 
Si stese a terra come aveva visto fare al figlio e, toccata dall’effetto dei Dissennatori, eliminati i ricordi felici, cominciò a chiedersi perché mai avesse fatto una cosa del genere per un ragazzo che non le aveva mai dimostrato nulla.
Stendendosi di fianco trovò il motivo che cercava: incisa sul muro probabilmente con le unghie, macchiata leggermente di sangue e piena d’amore: Mamma, mi dispiace.
 
 
Il mondo è pieno di donne, ci sono donne destinate a fare carriera, ci sono donne che hanno avuto doni particolari che le permettono di ottenere ciò che desiderano e poi ci sono donne semplici, donne che non hanno nessuna capacità se non quella di sapere amare.
Queste donne sono le madri e non importa quanto grave sia quello che hai fatto, quanto male lei stia,  queste donne saranno sempre al tuo fianco pronte a compiere le azioni che i figli non avranno la forza di fare, a riaccendere con la loro stessa fiamma le loro candele.
 
Ci sono delle donne come Dalila Crouch che non hanno avuto nulla dalla vita se non la possibilità di essere madri e che hanno vissuto orgogliose di esserlo. 

 
 
   
 
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