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Autore: Dejanira    07/02/2012    6 recensioni
Draco e Hermione. Ridotti allo scheletro di loro stessi, nello scenario della Hogwarts più devastata di sempre. Cosa significa essere studenti nel dopoguerra? Fare i conti con le ombre dei cadaveri che costellano i propri incubi, e con i banchi lasciati vuoti dagli amici morti. Significa aver bisogno di fiabe, e di sentirsele sussurrare all’orecchio nascondendosi tra le spire di una notte di velluto. Scendere a patti con le fate, che siano vanitose creature alate o indaffarate e amorevoli fate madrine, solo un po’ più brille e drogate. Potrebbe voler dire essere un po’ meno se stessi, per potersi accettare.
Dopo il sangue, dopo i caduti, dopo la guerra, essere Draco o Hermione può ancora significare qualcosa?
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Serpeverde, Susan Bones, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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The Post-War Students

Hogwarts Horror Story

- Part 1: Fall –

 

1.

Long Way Down

 

 

 

“I cattivi hanno sicuramente capito qualcosa che i buoni ignorano.”

(Woody Allen)

 

 

 

 

 

“Non sono stati sufficienti professori a due teste, enormi serpenti per il tubo di scarico, svariate morti e una guerra: in piena ripresa, l’attuale Preside, Minerva McGranitt, Ordine di Merlino, Prima Classe, ha deciso di riaprire le porte di Hogwarts per un nuovo anno nella Scuola di Magia e Stregoneria più famosa della Gran Bretagna. Anche la più prestigiosa, prima degli innumerevoli, incresciosi eventi che l’hanno colpita nell’arco degli ultimi sette anni. La nuova Hogwarts è una scuola diversa da quella che gli studenti più anziani ricorderanno, reduce dai fantasmi della disgrazie che lì hanno avuto luogo per l’intera durata dell’anno appena trascorso. Secondo i dati rilevati dal nostro sondaggio, molte famiglie preferiranno non far tornare i loro figli a Hogwarts, preferendo dare loro un’istruzione presso accademie private che stanno acquisendo sempre maggior prestigio in questi ultimi mesi.

“Sarà un anno difficile” conferma Wilkie Twycross, da poco assunto nella scuola nel ruolo di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. “Ma faremo quanto in nostro dovere per dimostrare anche ai genitori più scettici che Hogwarts è perfettamente in grado di tornare agli antichi fasti di un tempo.”

La principale preoccupazione delle famiglie, in realtà, non sembra diretta tanto verso l’effettiva competenza dei docenti, quanto verso alcune componenti del corpo studentesco, al tempo dei fatti dello scorso 2 maggio già maggiorenni, e più volte indagate per sospetta complicità con il regime instaurato dai Mangiamorte.

Tuttavia, Minerva McGranitt è stata irremovibile nella sua decisione. Nell’unica intervista che ci ha rilasciato, la Preside ha detto soltanto:

Hogwarts sarà sempre lì, per darvi il benvenuto a casa”.

 

Rita Skeeter, da “La Gazzetta del Profeta”, 1 settembre 1998

 

***

 

Hermione chiuse il giornale con stizza, gettandolo sul sedile vuoto accanto a lei. Harry e Ron la guardarono preoccupati, dopo essersi scoccati un’occhiata d’intesa. La ragazza poggiò il mento sulla mano e puntò con ostinazione lo sguardo oltre il finestrino, sulla splendida campagna inglese, mentre l’Hogwarts Express emetteva il suo ennesimo fischio.

«Quel piccolo, infetto scarabeo» ringhiò con rabbia. «E’ tempo che facciamo di nuovo due chiacchiere, io e la Skeeter.»

«Beh, non è andata così male, no?» osservò Ron, con scarso entusiasmo, e per nulla partecipe al fastidio dell’amica. «Voglio dire, di solito è più acida. Direi che si è quasi trattenuta.»

«Si vede che il Profeta non ha più tanta voglia di sputare ingiustamente veleno sulla scuola ora che il Ministero è cambiato» disse anche Harry, sporgendosi per prendere il giornale e cominciare a sfogliarlo distrattamente. Non c’era articolo che non fosse anche solo indirettamente collegato con la caduta di Lord Voldemort, con un inserto dedicato ora ai nuovi professori della scuola, ora agli ennesimi Mangiamorte latitanti scovati, ora agli sviluppi riguardo le condanne da destinare ai Mangiamorte catturati durante la Battaglia di Hogwarts. I legali di Lucius Malfoy sembravano star facendo di tutto per vincere la causa.

Il treno ebbe un lieve sobbalzo. Passò il solito carrello dei dolci, ma quell’anno non c’era traccia del consueto nugolo di studenti che lo attorniava per accaparrarsi l’ultima confezione di Api Frizzole; a dirla tutta, sembrava più pieno e fornito degli altri anni, ma nessuno di loro ebbe voglia di mettere qualcosa nello stomaco.

«Forse abbiamo sbagliato a tornare per i M.A.G.O.» sussurrò Ron. Harry si voltò a guardarlo, non sapendo se fosse il caso o meno di ribattere.

«Non dire sciocchezze, Ronald» intervenne subito Hermione. «E’ assolutamente necessario prendere i M.A.G.O., soprattutto se vuoi diventare un Auror.»

«Non sono più sicuro di voler diventare Auror» obiettò lui, un po’ sgarbatamente, ma Hermione non se la prese. Immaginava che quell’osservazione gliel’avessero rivolta in tanti, nelle settimane passate. «George mi aveva chiesto se mi andava di dare una mano al negozio. Avrei dovuto accettare.»

Harry e Hermione si guardarono; la ragazza fece per dire nuovamente qualcosa, ma una volta tanto fu un’occhiata eloquente di Harry a farla desistere dall’intento, il che sembrava strano considerato che era lei, di norma, quella che tratteneva gli altri due dal dire qualcosa di estremamente inopportuno.

Questa volta Hermione tacque. Ron guardò oltre il finestrino senza interesse e Harry riprese a sfogliare il giornale per tenere impegnate le mani e liberarsi di quella conversazione, che non aveva la minima voglia di sostenere. Peccato che Ron non fosse dello stesso avviso.

«Dean e Seamus hanno mollato» continuò infatti, e Harry dovette suo malgrado prestargli attenzione. «E anche Calì. Dei nostri saremo praticamente solo noi tre, più Neville e Lavanda.»

«Sì, beh, penso che ci metteranno in stanza con Jimmy Peakes e Ritchie Coote. Adesso sono al settimo anche loro» borbottò Harry, tirando fuori il primo argomento che gli passò per la testa, giusto per evitare che la discussione degenerasse. Hermione gli diede man forte.

«Sì, infatti» convenne, cercando di risultare entusiasta. «Pensa, saremo in classe con Ginny!»

Sia Ron che Harry le riservarono un’occhiataccia tetra e poco civile. L’uno non faceva i salti di gioia all’idea di doversi sorbire anche a lezione sua sorella, l’altro non gradiva particolarmente l’ipotesi di finire oggetto di battutacce e commenti da parte della sua ex ragazza. Quella della rottura di Harry e Ginny non era una cosa sulla quale Hermione aveva avuto il coraggio di indagare. Harry per sua natura preferiva evitare di prendere certi discorsi con lei, e Ginny non le aveva mai confidato più di tanto ritenendola, nel caso specifico, spudoratamente imparziale. La cosa, tutto sommato, a Hermione andava benissimo così: non le andava di stare in mezzo tra quei due.

«E… ehm» Hermione tossicchiò, cercando di riparare a quanto detto prima. «Saremo anche in classe con Luna. Sarà divertente, no?»

Ron stava giusto per rispondere, dando a Hermione una vaga idea di quanto la cosa lo toccasse, quando un leggero bussare alla porta del loro scompartimento lo fermò.

«Scusate.» Lavanda Brown fece scorrere delicatamente la porta, quasi avesse paura di disturbare causando eccessivo rumore. Sembrava un po’ in imbarazzo e decisamente a disagio, tutti stati d’animo che non le si addicevano per nulla. «Calì e Padma non ci sono e, beh, Seamus e Dean neanche, quindi, insomma, mi chiedevo se…»

Era decisamente in imbarazzo. Guardava soprattutto Hermione, come se attendesse da lei il permesso.

Colpita e a sua volta anche un po’ a disagio, Hermione si affrettò a farsi più vicina al finestrino per farle posto.

«Sì, sì, certo, ovviamente. Entra.»

Lavanda sorrise grata e trascinò dentro il suo baule. Poi, non senza un certo ulteriore imbarazzo da parte di Lavanda stessa, Ron si alzò per aiutarla a posare il baule sul relativo scomparto in alto, ed entrambi si sedettero.

Rimasero in silenzio. Harry, che riteneva poco carino continuare a usare la scusa del giornale per tenersi impegnato, guardò in direzione di Hermione, seduta accanto a Lavanda, come se spettasse a lei trovare un nuovo argomento di conversazione. Di solito, quella che li toglieva dalle situazioni scomode era lei.

«Co-come stai, Lavanda?» balbettò Hermione, ma poi prese sicurezza. Ron la guardò, il suo viso non lasciava trapelare alcuna emozione. «Intendo, sei guarita, no? Cioè, va meglio, spero.»

Harry pensò che, se mai Hermione aveva avuto quello straordinario talento per trovare la frase giusta al momento giusto, l’aveva decisamente perso.

In effetti all’inizio nessuno aveva prestato attenzione al fatto che sopra il maglione grigio della divisa, al posto della cravatta con i colori di Grifondoro, Lavanda portasse una pesante sciarpa di lana blu, un po’ eccessiva per stare dentro. Solo guardando bene si poteva intravedere l’inizio di una cicatrice bianca che partiva dal viso, più o meno all’altezza dell’angolo delle labbra, e spariva giù, lungo il collo, dove la sciarpa non lasciava intuire alcunché.

«Oh, ehm, meglio, grazie» balbettò la ragazza. Non si capiva se fosse più a disagio per il fatto di essere a stretto contatto con il suo ex, con la ragazza per la quale lei e il suo ex si erano presumibilmente lasciati o per quella lunga cicatrice che la faceva morire di vergogna e la faceva scoppiare a piangere ogni volta che si guardava allo specchio e realizzava che avrebbe anche potuto gettare via le magliette sottili e un po’ scollate che mettevano in bella mostra il petto e il suo collo alto.

Questo sembrò riscuotere un poco Ron dal suo totale disinteresse, se non altro almeno per gentilezza.

Lavanda ci ripensò e aggiunse, voltandosi unicamente verso Hermione e affondando ancora di più il viso nella sciarpa: «Anzi, Hermione, io non… non credo di averti mai ringraziato come si deve per avermi salvato.» Aveva negli occhi chiari qualcosa che Hermione non le riconosceva.

«Non devi ringraziarmi, io l’ho fatto… insomma, non ce n’è bisogno» si affrettò ad aggiungere lei.

«Greyback avrebbe potuto fare molto di peggio, se tu non l’avessi Schiantato» continuò la ragazza. «Quindi grazie.»

Hermione annuì e sorrise. Harry, non appena incrociò lo sguardo di Lavanda, temendo che lei si fosse accorta che le stava osservando il viso, tornò velocemente al suo giornale. Ron, dal suo canto, ripeté nella sua testa che sarebbe stato decisamente meglio accettare l’offerta di George, e che le cicatrici di Lavanda Brown erano solo la prima delle tante sgradevoli novità che avrebbero trovato a Hogwarts quell’anno.

Un improvviso vociare proveniente dal corridoio del treno sollevò Hermione dall’ingrato compito di trovare qualcos’altro da dire. Subito si alzò in piedi, mentre fuori continuava il trambusto, approfittando al volo dell’occasione.

«Siamo Caposcuola, dici che dovremmo…?» cominciò, guardando Ron, ma lui si infossò ancora di più sul suo posto, scivolando di poco sullo schienale, le braccia conserte.

«Saranno quelli del primo che fanno a botte come ogni anno» borbottò atono, chiarendo che di doveri da Caposcuola almeno per il momento non voleva saperne.

«Bene» disse allora Hermione, guardando poi verso Lavanda e Harry, che la guardava implorante. «Io vado, magari è il caso di dare un’occhiata.»

Non diede a nessuno il tempo di ribattere e sgusciò via, chiudendosi la porta dello scompartimento alle spalle. Guardò verso un estremo e l’altro del corridoio, individuando alla sua sinistra un gruppetto di cinque o sei studenti. Le bastò avvicinarsi un poco per riconoscere le voci.

«Sta’ alla larga da me, e non provare più ad avvicinarti!»

«Tu non provare più ad avvicinarmi, Mezzosangue!»

Il resto furono indignate esclamazioni femminili e rumore di pugni. Hermione si fece largo tra gli studenti, trovando Draco Malfoy e Justin Finch-Fletchley, una coppia alquanto improbabile, che negli anni passati raramente si era parlata, figurarsi fare a botte.

«Che accidenti succede?» chiese la Grifondoro, cercando di vedere oltre la spalla di una ragazza che solo dopo riconobbe come Susan Bones

«Justin ha dato una spallata a Malfoy involontariamente, credo, lui gli ha urlato contro, lo ha chiamato Mezzosangue e il resto, beh, lo vedi» sintetizzò in poche parole la Tassorosso.

Zacharias Smith era intervenuto cercando di trattenere il compagno,ma non senza approfittare della confusione per cercare di lanciare una fattura contro Malfoy, mentre Anthony Goldstein, Caposcuola dei Corvonero, cercava di fermare Draco.

Quando qualcuno – non si capì esattamente chi – lanciò una Fattura Orcovolante, Susan, Anthony e Zacharias si fecero istintivamente di lato, per evitare di essere presi in pieno. Hermione la schivò a sua volta e quella andò a centrare un pivello biondo e con gli occhiali che non poteva che essere del primo, e che ricevette così il suo personalissimo benvenuto a Hogwarts. Non senza uno sbuffo scocciato, Anthony si raddrizzò gli occhiali sul naso e andò ad aiutare il ragazzino ad alzarsi.

«Si può sapere perché devi sempre creare disordini, Malfoy?» si intromise Hermione, come le veniva ormai naturale fare dopo sette anni. Anzi, quasi le mancava. Si affiancò a Justin e fronteggiò Malfoy.

Draco la aggredì di rimando. «Si può sapere perché sei sempre in mezzo ai piedi, piccola sudicia Mezzosangue?»

«Non osare…» si fece di nuovo avanti Zacharias Smith, puntando la bacchetta contro il Serpeverde e mostrando un interesse verso la difesa di Hermione che non aveva mai dimostrato ma che, evidentemente, gli tornava comodo per avere un pretesto per prendersela con Draco Malfoy.

«Non credi che sia poco saggio da parte di voi Mangiamorte additare ancora la gente in questo modo, Malfoy?»

La bacchetta di Zacharias arrivò a pochi centimetri dal petto del Serpeverde, prima che lui rispondesse minacciando a sua volta Smith.

In piedi sulla soglia dello scompartimento più vicino, con uno sguardo indecifrabile, Pansy Parkinson sembrava indecisa sul da farsi.

«Draco, lascia perdere» lo pregò, ma lui non sembrava neanche essersi accorto che lei era lì.

«Prova a ripetere quello che hai detto» lo minacciò.

Zacharias sorrise beffardo. «Puoi scommetterci che lo farò, non ho nessun problema a darti di nuovo del Mangiamorte.»

Dietro di loro, Anthony finì di aiutare il ragazzino e tornò vicino a Susan.

«Tanto» riprese Smith, sempre più sicuro di sé, «non mi risulta che ci siano Tiger e Goyle a farti da spalla quest’anno. Sbaglio?»

Il sogghigno di Zacharias si fece più largo. Poi accadde qualcosa di davvero insolito, perché Goyle, che nessuno aveva notato fino ad allora (il che era un fatto curioso considerata la sua stazza da orso), tirò fuori la bacchetta e si mise tra Smith e Malfoy. Non disse nulla, aveva solo l’espressione più arrabbiata che chiunque gli avesse mai visto, o forse era solo l’impressione data dal vederlo reagire di sua spontanea volontà e non sotto ordine di Draco; grugnì qualcosa di incomprensibile e la punta della sua bacchetta si illuminò di rosso.

«Piantatela» intimò Hermione, questa volta guardando sia i due Serpeverde che Zacharias.

«Stu…» cominciò Goyle, ma Anthony fu più veloce e lo disarmò prima che potesse Schiantare Smith.

«Cosa diavolo state combinando?»

Malfoy, Goyle, Justin, Zacharias, Susan, Hermione e Anthony si voltarono quasi in sincrono alle loro spalle.

«Dovete farvi togliere dei punti ancora prima di mettere piede nel castello? Tutti ai vostri scompartimenti, forza!»

Era Wilkie Twycross, era il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure ed era anche una bella scocciatura. Aveva già impartito loro lezioni di Materializzazione al sesto anno e aveva una memoria di ferro, particolarmente abile nel ricollegare le facce ai nomi e i nomi alle Case. L’unica cosa buona del cambiare professore ogni anno era che i primi tempi il nuovo sostituto non conosceva bene gli studenti e di solito ci pensava un poco prima di togliere punti a qualcuno, ora invece…

«Dai, andiamo» mormorò Anthony, prendendo per un braccio Susan e per l’altro Zacharias, dopo che Twycross si fu dileguato.

«Ci vediamo a scuola» disse Susan a Hermione.

«A dopo» la salutò anche Justin, seguendo gli altri tre.

Hermione, Malfoy e Goyle rimasero alcuni istanti a fronteggiarsi. Goyle fu il primo a bofonchiare qualcosa e a sparire insieme al flusso di ragazzini curiosi che si allontanavano ora che l’attrazione era finita. Draco si limitò a lanciare qualche altra occhiata in tralice alla Granger, giusto per chiarezza.

«Draco, vieni» lo chiamò ancora Pansy, sempre in piedi in disparte. Hermione pensò che avesse un’aria tremendamente spossata, per essere la Parkinson.

Malfoy questa volta non poté non accorgersi di lei e le riservò solo un lungo sguardo prima di darle le spalle, ignorando la sua mano protesa. Poi superò la Granger con una mezza spallata (cattiva abitudine, a quanto pareva) e cominciò a incamminarsi.

«Penso che me ne andrò da un’altra parte» borbottò, poi prese le sue cose che aveva poggiato proprio fuori lo scompartimento di Pansy e si incamminò verso il lato opposto del corridoio. Lei gli corse dietro, fulminando Hermione con un’occhiata truce, come se la poca considerazione di Malfoy nei suoi confronti fosse colpa sua, e lo seguì dicendogli qualcosa che da quella distanza la Grifondoro non poté sentire, fino a quando Draco non la allontanò con qualche parola poco carina. Lei dovette fermarsi e accontentarsi di guardarlo da lontano.

Hermione tornò da Harry, Ron e Lavanda. Sembravano immersi in un’accesa conversazione, perché Lavanda aveva recuperato la parlantina stucchevole e il tono animato che la caratterizzavano.

«…e anche Hannah mi ha detto che Ernie MacMillan ha deciso di non tornare, e per quel che ne so anche la Turpin e Corner di Corvonero non ci saranno.»

Sembrava uno di quei bollettini di guerra alla radio. Hermione prese posto in silenzio.

«Come mai avete deciso di tornare, voi?» chiese Ron, mostrando per la prima volta da quando erano saliti sul treno una vaga forma d’interesse. «Io, Harry e Hermione non abbiamo frequentato l’anno scorso, ma voi…»

«All’inizio non volevano farci sostenere i M.A.G.O.» spiegò immediatamente Lavanda. «La scuola stava praticamente per chiudere, e seriamente, questa volta, erano successi troppi fatti brutti. Poi alcuni si sono ribellati, alla fine ci hanno concesso la possibilità di fare gli esami, ma non tutti abbiamo accettato l’idea. Superare un M.A.G.O. in Difesa o in Babbanologia sarebbe stato praticamente impossibile, senza contare tutti quelli che avevano perso qualcuno durante la Battaglia e non avevano voglia di tornare sui libri. Io personalmente sono stata un po’ male i primi tempi…» sospirò, e dicendo questo si sfiorò in un gesto quasi automatico la cicatrice bianca. Smise subito non appena si accorse che gli altri la stavano osservando.

«Avevamo bisogno di tornare a Hogwarts» concluse Lavanda. «Anche solo per sapere che ricominciare daccapo era possibile.»

Seguirono alcuni istanti di silenzio carichi di pensieri e non più d’imbarazzo.

Harry guardò gli altri tre, infine si rivolse a Hermione.

«Che succedeva fuori?» domandò casualmente.

Hermione fece un gesto sbrigativo con la mano. «Malfoy ce l’aveva con Justin Finch-Fletchley e così hanno cominciato a lanciarsi fatture Orcovolanti» semplificò. «Ho incontrato Wilkie Twycross» aggiunse poi.

Lavanda sorrise. «Che tipo Twycross, vero? Secondo me è bravo.»

«Speriamo che duri più degli altri» mormorò lugubremente Harry.

«Come sta Malfoy, a proposito, eh?» intervenne di punto in bianco Ron, aggressivo.

Hermione tentennò. «Come sempre, credo. Non più antipatico del solito.»

«Beh, io spero che stia male, molto male» sibilò Ron. «Vile bastardo doppiogiochista.»

«Ha passato un brutto periodo, l’anno scorso» ricordò sbrigativamente Lavanda. Aveva in testa l’immagine di un diciassettenne pallido e schivo, ben lontano dal Malfoy esibizionista e arrogante a cui erano abituati.

«Sì, anche noi» replicò Ron. «Non avrà mai la mia compassione, quello lì.»

Né Hermione né Harry ritennero opportuno contraddirlo in alcun modo. La morte di Fred gli aveva lasciato parecchi strascichi e una profonda amarezza. Sembrava aver perso la sua battuta facile e tendeva a giudicare tutti con maggiore asprezza.

Ginny l’aveva presa in maniera diversa. Non parlava mai di quello che era successo, evitava come la peste l’argomento e si era tuffata a capofitto nel suo nuovo, luccicante ruolo di spensierata adolescente pettegola. Si circondava di amiche altrettanto frivole e cinguettanti e sembrava intenzionata a concludere la sua carriera scolastica nella maniera quanto più normale e ordinaria possibile. Aveva chiuso con Harry, non vedeva più con la stessa frequenza Luna e Neville e si era unita al solidissimo e sfrontato duo di Demelza Robins e Vicky Frobisher. D’un tratto sembravano diventate inseparabili.

Il treno ebbe un altro sobbalzo. Hermione si affacciò dal finestrino.

«Conviene cominciare a prepararsi» sospirò. «Siamo quasi arrivati.»

 

***

 

Assistere al discorso di inizio anno, alla cerimonia dello Smistamento e al banchetto di benvenuto senza la figura placida e imponente di Albus Silente al centro del tavolo degli insegnanti era una cosa alla quale Harry, Ron e Hermione non erano abituati. Gli altri sembravano non farci troppo caso, probabilmente pensando che vedere la McGranitt, seduta a quel posto, invece che Piton, era una cosa alla quale si poteva fare l’occhio più facilmente.

Neville sembrava tornato ad essere quello di sempre, solo un po’ più felice e con l’unica differenza che adesso aveva un discreto gruppetto di ragazzi (soprattutto ragazzine, notò stranito Harry) che gli gravitavano attorno e gli facevano continuamente domande.

Non era stato un buon inizio anno, a detta di Harry. Il discorso del Cappello era il più ambiguo che sentisse da anni, e la McGranitt sembrava parecchio provata. Aveva presentato i nuovi insegnanti di Difesa, Babbanologia e Trasfigurazione e annunciato che il ruolo di Vicepreside era passato a Lumacorno, nuovo direttore della Casa di Serpeverde.

«Si preannuncia un anno orribile» borbottò Ron, guardando il suo roast beef con scarso appetito; il che, considerato che si trattava di Ron Weasley, era a dir poco assurdo.

Harry, Hermione, Ron, Neville e Lavanda si erano radunati in un angolo che speravano fosse un po’ più isolato, salvo capire che nessun posto rimaneva isolato a lungo se c’era Harry Potter di mezzo. Nella confusione, riuscirono a individuare Luna, seduta al tavolo di Corvonero, che li salutò agitando energicamente la mano e facendo tintinnare i suoi orecchini di ravanelli. Ginny Weasley, Vicky Frobisher e Demelza Robins ridacchiavano animatamente parecchi posti più in là di Harry.

L’unico tavolo che non sembrava particolarmente rumoroso era quello di Serpeverde. Le matricole e gli studenti più giovani sembravano forse un po’ più rilassati, ma Harry individuò il vecchio gruppo di Malfoy consumare la cena immersi in una conversazione che non doveva essere molto interessante, a giudicare dalle facce tetre e dai toni bassi. Avevano tutti un’aria molto stanca, da Malfoy alla Parkinson a Nott e la Greengrass…

Fu allora che Harry si accorse di un fatto che gli parve curioso.

«I Serpeverde sono tornati quasi tutti» osservò. Hermione, al suo lato, gettò un rapido sguardo al tavolo per verificare. «A parte Tiger che, beh, ovviamente… insomma, loro sono tornati tutti. Non è strano?»

Ron lo guardò come a dire che la cosa non gli importava minimamente, al massimo lo indisponeva ancora di più. Lavanda si strinse nelle spalle.

«Beh» fu Neville a rispondere, emergendo dall’ammasso di matricole in adorazione. «Loro sono quelli che ne hanno bisogno più di tutti, no? Insomma, non credo possano permettersi di non prendere dei M.A.G.O. decenti, e anche con questi non ci sarà tanta gente là fuori che faccia i salti di gioia al pensiero di dargli un lavoro al Ministero, per esempio» spiegò. «Magari gente come Zabini non ha mai fatto male a nessuno, ma Malfoy e Goyle sono finiti al Wizengamot, e credo che anche Nott abbia avuto qualche problema.»

Ron sbuffò, abbandonando completamente la forchetta sul suo piatto di carne intatto.

«E devono lavorare per forza al Ministero?» sbottò seccato. «Non si possono dare ai servizi sociali? La li prenderebbero di sicuro anche senza il diploma.»

Hermione roteò gli occhi. Comprendeva la rabbia di Ron, ma ultimamente stava diventando sempre più acido, non c’era una sua sola frase che non fosse permeata da cima a fondo di cattiveria e cinismo.

«Ambizione e arrivismo, ricordi?» lo scimmiottò lei. «Ce lo vedi un Serpeverde ai servizi sociali?»

Ron le scoccò un’occhiata offesa e vagamente polemica, allontanando il piatto da sé con un gesto brusco e mettendosi a braccia conserte.

«Questo roast beef fa schifo» si lamentò.

Harry li ignorò. Guardò verso Ginny, che si copriva la bocca con la mano mentre rideva piuttosto rumorosamente a una battuta di Vicky. Lei intercettò il suo sguardo, ma fece tranquillamente finta di nulla e prese un sorso di succo di zucca, mentre tornava a chiacchierare con Demelza e la Frobisher.

Luna se la cavava bene. A giudicare dall’entusiasmo con cui sembrava parlare e gesticolare, stava intrattenendo i suoi compagni di Casa con una conferenza su qualche assurda creatura inesistente. Anthony Goldstein, Terry Steeval e qualche altro Corvonero cercavano di fingere un certo interesse, forse solo per non essere scortesi, ma tutto sommato era un bene che avessero smesso, se non proprio di considerarla un po’ folle (quello era oggettivamente impossibile), quantomeno di nascondere le sue cose e disseminarle in giro.

Tornò a guardare i Serpeverde. Daphne Greengrass sembrava l’unica intenta a fare un minimo di conversazione, anche se a giudicare dalla faccia un po’ disgustata si stava solo limitando a lamentarsi ingiustamente del cibo, proprio come Ron. Qualunque altro pensiero venne cancellato dalla mente di Harry all’istante, perché all’improvviso Draco Malfoy si alzò e se ne andò in silenzio, proprio a metà banchetto. Qualcuno si girò a guardarlo, giusto perché era Draco Malfoy e perché non capitava spesso che qualcuno abbandonasse la Sala la prima sera così presto. Sparì oltre la porta e questa volta neanche Pansy gli andò dietro.

Harry tornò a girarsi verso i suoi compagni.

«Malfoy se n’è andato» disse. «Malfoy se n’è appena andato, così, in piena serata. E’ strano, molto strano…»

«Starà andando a farsi un paio d’ore di sonno prima di far resuscitare Voldemort, liberare i Mangiamorte da Azkaban e ucciderci tutti» ironizzò Hermione, infilando la sua forchetta nel piatto con una certa energia e guardando Harry con aria saccente.

«Infatti, vedi di non tornare a quando eri innamorato di lui e lo pedinavi ovunque» la appoggiò anche Ron, sarcastico. «Per Godric, gli stavi più addosso tu che la Parkinson.»

«E avevo ragione, Draco Malfoy era un Mangiamorte» ribatté Harry, guardando scocciato entrambi.

«Fa’ come vuoi, basta che non mi tartassi giorno e notte il cervello con Malfoy come al sesto anno» replicò Ron. «Anzi, sai cosa ti dico, ha fatto proprio bene Malfoy ad andarsene, avrei anche io voglia di levare le tende e andarmene a dormire.»

«Ron, per favore…»

«Ron per favore proprio niente, Hermione!» sbottò lui. «Li vedi, sono ancora tutti là, Malfoy, Goyle, la Parkinson, come niente fosse.»

La ragazza sussultò. «Beh, cosa ti aspettavi, scusa?»

«Che la pagassero» chiarì lui. Harry e Neville ritennero saggio abbassare gli occhi sul piatto e tacere. «Invece se ne stanno qui a rimpinzarsi di cibo, e da quel che mi ha detto mio padre Lucius Malfoy potrebbe anche venir dichiarato innocente.»

«Ronald, abbassa la voce, per piacere» gli intimò Hermione, vedendo che i fan di Neville avevano rizzato le orecchie e cominciato a parlottare tra di loro.

«Ha messo l’Horcrux nel calderone di mia sorella!» le ricordò aspramente, ma aveva effettivamente abbassato il tono di voce, perché l’ultima frase fu quasi un bisbiglio. Neville gli passò un bicchiere d’acqua che Ron accettò senza troppi complimenti, mandandolo giù d’un sorso. Sembrò almeno in parte calmarsi.

«Certo, finora non è stato espresso alcun giudizio, ma evidentemente Malfoy ha ancora qualcuno dei suoi amichetti Mangiamorte al Ministero.»

«Non c’è bisogno di essere Mangiamorte per farsi corrompere» gli fece notare Hermione.

«I Serpeverde non mi fanno pena lo stesso, nessuno di loro» rispose Ron, perentorio, e la conversazione a riguardo finì lì.

 

***

 

Hermione e Lavanda avevano una nuova camera.

In tutta onestà, Hermione non aveva mai gradito particolarmente l’idea di condividere la sua stanza nel Dormitorio con Calì Patil e Lavanda Brown. Trovava che fossero due ragazzine superficiali, rumorose, indisponenti e tremendamente frivole. Non le piaceva Calì, perché considerava la Cooman la sua luce guida, e non faceva che biasimare la Grifondoro con una sorta di compassione mista a presunzione ogni volta che le capitava, perché Hermione non possedeva l’Occhio Interiore, presa com’era dalla futile materialità dei libri e dei risultati scolastici, che le inaridivano il cervello precludendole un universo di astrazioni pure e metafisica che l’avrebbero portata a un passo dal conoscere il vero senso della vita. Almeno, questo era quello che credeva Calì, o quello che Hermione credeva di Calì.

Lavanda era semplicemente l’emblema della ragazza che Hermione detestava con tutta se stessa (e che forse, forse, invidiava un pochino, ma questo non lo scriveva neanche nel suo diario personale).

Lavanda era bionda, zuccherosa e carina, pettegola all’inverosimile, popolare e vomitevolmente romantica. Si convinceva di aver trovato l’amore un giorno sì e l’altro pure, e la sera Hermione non poteva anticipare i compiti della settimana successiva in santa pace perché Lavanda era troppo impegnata a sospirare, piagnucolare, ridacchiare o esultare con Calì a seconda che la sua ultima fissazione fosse un bello e impossibile, uno stronzo, un sempliciotto o Ronald Weasley.

Quel che Harry e Ron non avevano mai capito era che esisteva una ragione, se Hermione passava tanto di quel tempo in biblioteca.

Così Hermione, per circa sei anni, aveva dovuto sorbirsi, nell’ordine, monologhi e filippiche su Seamus Finnigan, Anthony Goldstein, Roger Davies, Adrian Pucey, Viktor Krum (sì, proprio Viktor, quando Lavanda e Calì ancora non sapevano che sarebbe andato con lei al Ballo del Ceppo), Draco Malfoy (sì, proprio quel Draco Malfoy), Harry Potter (perfino lui, sì), Zacharias Smith e infine Ron.

Calì e Lavanda non erano state delle buone compagne di stanza, tanto meno delle amiche.

Adesso, in quel settimo anno ritardato, Hermione e Lavanda si trovavano ad essere trasferite in una camera più ampia e spaziosa, perché l’avrebbero occupata in cinque, insieme a Vicky Frobisher, Demelza Robins e Ginny Weasley.

Una volta Hermione sarebbe stata felice di condividere la stanza con Ginny. Ma adesso, dopo la fine della guerra e la morte di Fred, ora che Ginny si trovava decisamente in imbarazzo quando c’era Hermione nei paraggi, per paura che lei potesse porle qualche scomodo quesito su Harry o Ron, tendeva ad evitarla.

Vicky e Demelza rispondevano abbastanza alle sue esigenze di ragazze normalmente stereotipate (popolare e modaiola l’una, sportiva e simpatica l’altra) e lei si era unita quasi senza esitazioni a quelle sue compagne di classe con cui in precedenza non aveva mai legato molto.

Per questo ed altri motivi, ritrovarsi sulla soglia di quella stanza, con Grattastinchi in braccio e Lavanda Brown al fianco, di fronte a un’amica con la quale improvvisamente si ritrovava a non avere più nulla in comune e ad altre due ragazze più piccole che promettevano di farle scoppiare il cervello con considerazioni sul Quidditch o sulla nuova collezione autunno/inverno non le sembrava esattamente il modo migliore di cominciare l’anno.

«Ciao!» esclamò Vicky, in direzione delle due nuove arrivate, parandosi di fronte a loro e tendendo la mano. Era magra e bionda, a Hermione risultò abbastanza indifferente. «Io sono Victoria Frobisher, Vicky, ci siamo viste altre volte, di certo vi ricorderete, sono vicepresidente del Club di Incantesimi e frequento anche quello di Scacchi, Pozioni e sono anche nel Circolo dei lettori. Sono sicura che ci troveremo bene!» terminò con un gran sorriso.

Hermione e Lavanda, in un raro, praticamente epico, momento di complicità, si guardarono.

Alle spalle di Victoria, Demelza agitava garbatamente la mano, in segno di saluto, mentre tirava i suoi vestiti fuori dal baule e li poggiava sul letto, dove un grosso persiano bianco teneva gli occhi puntati su Grattastinchi. Nel letto accanto, Ginny sorrideva appena.

Sarebbe stato un lungo anno, decisamente.

 

***

 

 

N/A

Giusto qualche piccolo appunto.

Questa long fiction tiene conto di tutti i fatti avvenuti nel settimo libro, ad eccezione chiaramente dell’epilogo. Questo perché, diversamente da come sono solita fare con le mie storie, mi piacerebbe scrivere questa volta una fanfiction quanto più coerente possibile con l’universo della Rowling, cercando di inserirvi in maniera credibile la ship principale (Draco/Hermione, a scanso di equivoci). Almeno, l’intento è quello.

Ho immaginato che anche Harry e Ron siano tornati a Hogwarts con Hermione. Ho immaginato che la scuola che abbiano trovato al loro ritorno non sia stata quella che ricordavano loro, perché neanche una vittoria può cancellare in un soffio i disastri e le morti di una guerra, perciò ho pensato che, pur con la sconfitta di Voldemort, per Hogwarts non sia stato facile risorgere e tornare immediatamente a un normale ritmo scolastico, come se nulla fosse successo.

Il titolo della storia è un chiaro riferimento al telefilm ‘American Horror Story’. Naturalmente, la trama di questa storia non avrà nulla a che vedere con le puntate della serie TV, per cui niente tutine in lattice e bislacche venute dell’Anticristo, solo un po’ di sano sangue e una leggera piega horror che vorrei mantenere come filo conduttore della storia, sperando di riuscirci perché non era assolutamente questa la piega che avevo previsto per la fanfiction.

Ho scelto Wilkie Twycross come nuovo insegnate di Difesa perché, laddove non è strettamente necessario, preferisco utilizzare prevalentemente personaggi canon. Per cui per questo ruolo ho scelto l’istruttore che ha dato lezioni di Materializzazione a Harry e agli altri nel Principe Mezzosangue, visto che, tra tutti i personaggi secondari adulti, era quello che più si poteva prestare al ruolo, considerati i suoi precedenti come insegnante.

Infine, spero che non risulti troppo fuori dal personaggio il comportamento di Ginny. E’ un personaggio che non ho mai gradito molto, ma non volendolo semplicemente accantonare e mettere da parte, cosa impossibile considerata l’importanza che ha per Harry, ho pensato che, dopo anni di morti e sofferenze, conclusa la guerra un’adolescente potesse desiderare la vita normale e serena che si merita, lontana dal dolore che ha colpito in maniera particolare la famiglia Weasley in sette anni. Ma è un punto che approfondirò anche più avanti.

Draco e Hermione costituiranno ovviamente la ship principale, ma vorrei portare avanti la loro relazione in maniera naturale e graduale, senza improvvisi sguardi che sbrilluccicano d’amore. Tuttavia, i Grifondoro e i Serpeverde non saranno i soli protagonisti: anche i membri delle altre Case avranno il loro giusto spazio in questa storia, per cui non stupitevi se i nomi di Goldstein, di Smith, della Bones e di altri appariranno di frequente.

Mi sembra di aver detto tutto. Grazie se qualcuno è arrivato a leggere fin qui.

Dejanira.

  
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