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Autore: TurningSun    07/02/2012    6 recensioni
“Tutti i Weasley hanno capelli rossi, lentiggini e più figli di quello che si possono permettere.”
Ma questo non era assolutamente un problema per Molly ed Arthur.
_____***_________
Questa storia si è classificata al Quinto posto e il premio Best Science nel contest "Science & Faith" indetto da Ciara. :)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arthur Weasley, Famiglia Weasley, Molly Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La storia è nata grazie al contest di Ciara "Science & Faith" di cui ho scelto il pacchetto Geologia:

Personaggi: Molly e Arthur Weasley
Prompt: Biscotti
Canzone se utilizzata: Price tag – Jessie J
Citazione se utilizzata: Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. È bene che una volta ogni tanto si brucino le dita. (Gandhi)

Ringrazio Ciara perchè senza di lei questa storia non ci sarebbe mai stata! :*



-A HOUSE DOESN’T MAKE A HOME-

 
Le note di ‘Un calderone pieno di forte amore bollente’ di Celestina Warbeck aleggiavano nella cucina in piena attività della signora Weasley.
Quella sera sarebbero venuti tutti a cena da loro e, dato che quello era un giorno importante, per nulla la mondo Molly Weasley avrebbe rifilato alla propria famiglia una misera solita cena! Nossignore!
Portò l’arrosto nel forno e nell’alzarsi guardò per l’ennesima volta il mazzo di fiori posti sul davanzale della finestra.
Sorrise come una bambina che guardava il suo giocattolo preferito.
Non avrebbe cambiato per nient’altro al mondo quel regalo così semplice e così dolce. Proprio come il suo Arthur.
 
“Lollymolly, credo che in cucina ci sia qualcosa per te!” le urlò Arthur dalla porta d’ingresso per poi nascondersi nel capanno degli attrezzi.
Non poté far altro che lasciare spazzola e straccio a terra, senza vita, e scendere nel suo regno per scoprire cosa ci fosse per lei.
Se fosse stato un gufo l’avrebbe di certo sentito! Ma Leotordo non aveva fatto il suo inequivocabile trambusto quindi doveva essere di sicuro qualcos’altro.
Osservò la pendola nel salone, in pensiero per uno dei suoi figli. Ma nessuno di loro puntava verso il teschio che indicava ‘Pericolo di Morte’.
Arrivata in cucina trovò un mazzo enorme di rose rosse con delle piccole farfalle che vi volteggiavano intorno, che occupava tutto il tavolo.
Una donnola argentata era sdraiata accanto al mazzo e teneva tra i piccoli denti una bustina. Il Patronus docilmente si avvicinò alla donna e, con un inchino della testa, le lasciò la bustina tra le mani.
 
‘Alla donna con cui anni fa decisi di vivere ogni giorno
e con la quale ho passato e passerò i migliori momenti della mia vita.
Alla donna che mi ha permesso di avere tutto quello che c’è di bello nella vita.
Grazie,
il tuo Arthur’
 
Le ultime righe non potè leggerle a causa delle lacrime che le appannavano la vista, ma si sforzò di farlo perché quel pazzo uomo che da più di trent’anni le stava vicino si era ricordato del loro anniversario. E non era giusto non leggere quello che, sapeva bene, con fatica era riuscito a scrivere.
Prese le rose tra le mani, senza scacciare le piccole farfalle incantate.
“I babbani le regalano sempre alle donne che amano. E’ un loro segno… d’amore” il signor Weasley fece capolino in cucina, con un sorriso orgoglioso del lavoro che aveva fatto, ma altrettanto imbarazzato sia dal gesto compiuto che dall’aver fatto piangere la moglie.
“Oh, Arthur. Sei stato…” si asciugò le lacrime con il grembiule e andò ad abbracciare il marito.
“Auguri Lollymolly” le sorrise, baciandola e abbracciandola di rimando.
“Auguri, Arthur caro”
 
Si asciugò ancora le lacrime che il ricordo aveva fatto di nuovo nascere e riprese a cucinare ancora più attiva di prima.
Avrebbe fatto i biscotti preferiti di Arthur e sapeva che quelli sarebbero stati il regalo più bello che gli si potesse fare.
Si domandò se non era proprio dal marito che tutti i figli avessero preso quella loro rinomata voracità.
Un figlio in particolare.
Ormai erano tutti già belli grandi, ma nulla poteva cancellare le pene che le avevano fatto passare negli anni precedenti.
Quando Bill si era messo con Fleur, ad esempio.
Oh, si! Quello era stato il giorno in cui il mondo di Molly aveva iniziato a vacillare: il suo bambino aveva presentato a tutta la famiglia quella francesina sprizzo-bellezza-da-ogni-poro come la sua ragazza!
E dire che mai aveva odiato tanto una ragazza che si era messa al fianco di Bill.
Non aveva nemmeno mai visto il suo William così raggiante e questo le aveva provocato una fitta al cuore.
 
“Mamma, papà… questa è Fleur Delacour e… è la mia ragazza!”
Un silenzio di tomba era calata nell’affollato salone.
Ogni membro della famiglia passava lo sguardo dalla ragazza a lui: increduli, stupiti, meravigliati, sconcertati.
 
Qualche ora più tardi, mentre la signora Weasley sistemava la cucina e i ragazzi erano fuori in giardino, Arthur le si avvicinò e prese lo strofinaccio dal mobile per aiutarla a sistemare.
Lo faceva raramente: di solito, i gemelli lo tenevano impegnato con qualche storiella buffa o doveva raccontare ai figli la propria giornata al Ministero. Molly, quindi, si ritrovava sempre a rassettare tutto da sola.
Ma quella sera, Arthur sapeva che aveva bisogno di sfogarsi.
E infatti ,eccolo lì, con uno strofinaccio in mano, che cercava di nascondere nel migliore dei modi la sua incapacità nell’asciugare un piatto. Era il segno eloquente che sarebbe stato con lei, ad ascoltarla.
“Sono troppo giovani! Ha poco più di vent’anni!”
“Stanno insieme Lollymolly. Non hanno detto che si sposano…” rispose lui pacato.
“E poi lei? Ma l’hai vista Arthur! A Bill gli ci vorrà più del lavoro alla Gringott per mantenerla!!”
“I soldi non sono mai stati un problema per noi Weasley” la guardò sorridendo.
Lei lo guardò un po’ più calma e gli sorrise.
Un sorriso tirato di cui Arthur sapeva il significato.
“Bill è così giovane! Forse è troppo presto… se ce l’ha presentata, lui…”
“Non lo stiamo perdendo, Molly… lascialo andare. Un genitore saggio lascia che il proprio figlio commetta degli errori”
 
In fin dei conti, Arthur ebbe ragione quella volta.
Ormai Fleur era diventata di famiglia, aveva mostrato a tutti loro, ma a lei soprattutto, che amava davvero suo figlio. Qualsiasi creatura fosse diventato.
Qualsiasi quantità di bistecche desiderasse mangiare per cena.
 
Nel muovere la bacchetta per iniziare a tagliare le patate, la mano batté contro la pentola calda dello stufato.
La ritirò velocemente e se la portò alla bocca. Si era bruciata.
Ma questo non poté che riportarle alla mente un altro dei suoi figli: Charles.
 
“Allora figliolo, hai deciso cosa farai dopo il diploma?”
“Sai, papà… credo che continuerò a studiare le Creature Magiche!”
“Sempre appassionato di draghi, non è vero?” sorrise compiaciuto Arthur mentre dava una pacca sulle spalle al figlio.
“Beh, loro sono com…”
“Tu non lo farai!! Non andrai a tentare il suicidio ogni giorno vicino a quelle creature!” urlò lei agitando la bacchetta, che controllava l’affilato coltello incantato.
“Mamma…” il figlio aveva provato a spiegarsi ma lei era fin troppo contrariata.
“Ci vuoi far prendere un colpo, Charlie?? I draghi! I draghi!! Sono solo fantasie!”
“Molly…”
“Non puoi appoggiarlo, Arthur! Si andrebbe ad uccidere!!” disse inorridita, il viso pallido e le labbra serrate.
“Me ne vado di sopra!” disse il figlio con i pugni stretti lungo le gambe.
La donna si lasciò cadere sul divano, stanca per lo sforzo e debole per la paura.
Arthur le si avvicinò. “Sa a cosa va incontro…”
“Arthur, sono draghi!” sussurrò disperata. Avrebbe tanto voluto avere l’appoggio del marito.
Ma lui le sorrise e le baciò i capelli. “Va a parlare con lui… E’ testardo proprio come te”
 
Molly salì le scale. In mano aveva un vassoio pieno di frittelle fumanti. Forse avrebbe affievolito l’ira del figlio.
Bussò alla porta e, al nervoso invito, entrò con cautela.
Sulle mura della stanza c’erano poster di draghi: alcuni che volavano, altri che sputavano fuoco, oppure che cantavano.
“Ti ho portato delle frittelle…” tentò con un approccio vago.
Il figlio alzò lo sguardo dal libro ‘Creature Magiche: Come e Dove trovarle’. Sorrise con lo sguardo alla madre.
Era lo stesso sguardo di Arthur. Gli stessi occhi blu cielo.
Si mise a sedere accanto a Charlie, che nel frattempo si era tirato su a sedere.
“Mamma, è il mio più grande sogno…”
“Perché proprio i draghi, caro? E poi… potresti essere un curatore delle Creature Magiche senza dover necessariamente avere a che fare con…”
“I draghi sono come me… Mamma, io… quando leggo di loro, sento parlare di loro, sento qualcosa che.. che mi brucia dentro e… sento che stanno parlando di me.” Stava rivelato i suoi segreti più profondi. Molly lo sapeva e guardò il viso del suo bambino, che si illuminava mentre parlava di draghi.
“E poi… come dice sempre papà: ogni tanto è bene che ci bruciamo le dita.” Rise.
E lei non potè che seguirlo nella risata, dandogli un buffetto sulla gamba per poi abbracciarlo.
 
Sorrise ancora al ricordo di quella piccola lite e con nostalgia pensò a quando il figlio si smaterializzò dal proprio giardino di casa: uno zaino sulle spalle, un valigia nuova, comprata con i risparmi di tutti, e il maglione con la ‘C’ gialla che stonava con il verde scuro attorno.
Le lettere erano il loro unico modo di comunicare e ricordava bene l’allegria e l’eccitazione che viaggiava nell’aria quando Arthur irrompeva nella cucina con una di esse in mano.
E lei si sentiva ancora più orgogliosa dell’uomo che aveva accanto e che le aveva insegnato a fidarsi dei propri figli.
Loro sarebbero sempre tornati.
Quando li salutava mentre l’Espresso di Hogwarts fischiava per l’ultima volta prima di muoversi o quando li vedeva partire con il padre per lunghe passeggiate tra i monti, nel cuore aveva sempre la sensazione che sarebbero tornati in quel groviglio di stanze, fatto d’amore e affetto.
In fondo, quella casa era fatta di loro.
“Non è molto… ma è casa…”
A casa si torna quando la strada intrapresa è buia e non si sa più dove andare.
Proprio come fece il loro terzo figlio.
Proprio come Percival.
 
 “Io non posso andare a casa! – Ginny urlò  e quelle parole l’investirono – L’intera famiglia è qui, non posso stare a casa da sola senza sapere se…”
Ma non riuscì a capire le parole della figlia fino alla fine.
‘L’intera famiglia è qui…’
Avrebbe voluto urlarle che non erano tutti lì. Mancava uno di loro.
Mancava il suo Percy, perfetto con ogni suo difetto, con ogni suo gesto preciso, con la sua presenza ordinata.
Come poteva dire che erano tutti lì?
Uno dei suoi figli mancava dalla sua vita da troppo tempo ormai, come potevano averlo dimenticato?
E poi, inaspettatamente, successe quello che aveva sognato così tante volte da arrivare a scacciare quel pensiero non appena quei capelli corti, rossi e riccioluti si ripresentavano nelle sue fantasie.
“Sono arrivato troppo tardi? E’ già iniziata? Io l’ho appena saputo..io…io…”
Era tornato?
Era davvero tornato?
Sembrava che il tempo si fosse fermato. Non vedeva più nulla attorno a lei.
Vide Fred scambiarsi dei sorrisi con il fratello ritrovato e poi, quando i due si strinsero la mano, capì che Percy, il suo saccente Percy, era davvero lì con loro!
La gioia era così grande che non poteva essere un sogno, e istintivamente lo abbracciò.
Lo strinse forte per paura che, da un momento all’altro, potesse svanire in una nuvola di fumo.
Era finalmente tornato dalla famiglia che lo amava.
Era tornato dai genitori che avevano continuato ad aspettare il suo ritorno, pronti ad accoglierlo a braccia aperte.
“Mi dispiace papà…”
Il ragazzo si staccò dall’abbraccio e guardò Arthur che aveva gli occhi lucidi per la gioia. Vide la fierezza nel suo sguardo.
Avevano atteso così a lungo quel momento, che per nessuno dei due quella poteva essere la realtà.
Ma un sogno non può dare così tanta felicità.
Allora Molly guardò di nuovo il figlio.
Sì, sarebbe rimasto con loro.
Si convinse che dopo la guerra sarebbe tornato nella sua ordinatissima camera, che lo avrebbe rivisto girare per casa con un libro inquietante sotto al naso, che lo avrebbe sentito rimproverare scherzosamente i fratelli.
“E’ tornato, Arthur… nostro figlio è tornato…” sussurrò.
“Sì, hai ragione, Molly cara. Quello è il nostro Percy…” sorrise orgoglioso e non poté non provare altro mentre lo osservava avvicinarsi radioso al resto della famiglia.
 “Sono stato un pazzo! Sono stato uno stupido, un pallone gonfiato, un…”
“Amante-del-Ministero, rinnega famiglia e un idiota-affamato-di-potere!” concluse Fred sorridendo.
“Si, lo ero.”
“Bene, non credo tu possa dirlo più sinceramente di così!” E Fred tese la mano al fratello.
Sapeva il perché del suo ritorno: a nessun Weasley si chiude la porta in faccia.
 
Una lacrima silente le segnò il viso e non fece nulla per contrastarla.
Quella era la testimonianza di quanto l’amore di una madre per il figlio possa essere forte.
Anche se la Morte s’era portato via uno di loro, con un’ultima battuta sulle labbra.
Tornò a controllare le pietanze che stava cucinando, mentre il dolceamaro ricordo di Fred le tornò alla mente.
Aveva sempre visto qualcosa di particolare in lui e il fatto che fosse identico a George l’aveva spesso messa nei guai. Quando, però, c’erano delle liti, discussioni o si facevano battute, era decisamente semplice vedere la differenza tra i due gemelli.
Fred era quello più bonario, che sorrideva sempre, che trovava sempre la battuta per ogni occasione, che aveva coraggio, che aveva le idee più pazze di tutti.
Sapeva come vivere la vita… e farle patire ansie giornaliere che solo lei conosceva.
 
“Beh, si…noi siamo… ci hanno espulso! Ma è una cosa positiva!” si affrettò a dire Fred, mentre lei caricava già la voce per potergli urlare così forte che tutta la valle potesse sentirla.
“Già! Potremmo aprire finalmente il negozio dei nostri sogn…”
“IO DOVREI RINCHIUDERVI NELLA VOSTRA STANZA ED INCANTARE PORTE E FINESTRE!!”
“Mamma non è così…”
“NON OSARE DIRE ALTRO SIGNORINO! VI SIETE FATTI ESPELLERE DA HOGWARTS! NESSUN WEASLEY E’ MAI STATO CACCIATO! SIETE… SIETE…!” ma si dovette sedere perché l’agitazione e le urla l’avevano stancata ed ora si ritrovava con la testa che girava e la gola dolorante.
Guardò i figli che avevano un’espressione rattristata, ma allo stesso tempo captò una luce strana nei loro occhi.
“Non aprirete mai quel negozio! Scordatevelo!” disse dura prima di sparire nella cucina.
“Che tipo di negozio vole…” sentì chiedere; ma riportò subito all’ordine suo marito con un bel “Arthur!” che non ammetteva né continuo né repliche.
 
“Lollymolly, sai come la penso sui ragazzi: si sono fatti espellere di proposito. Sai come sono…” Arthur tentò di calmare la moglie che da più di quaranta minuti puliva un calderone ormai splendente.
 “Arthur Weasley, ti rendi conto che stai impazzendo pure tu?” ringhiò guardandolo severa.
Il marito ricambiò quello sguardo con un sospiro.
“Molly… puoi smettere per cinque minuti di pulire quel coso…?” chiese cortesemente.
Si fermò. Il braccio le faceva male, ma mai quanto quello che stava provando dentro di sé. Aveva cresciuto degli sconsiderati che avevano intensionalmente abbandonato gli studi per poter fare il proprio comodo e senza pensare al futuro.
“Puoi guardarmi? Sai che non mi piace parlare con i calderoni. Sono troppo focosi…”
Se quella per suo marito doveva essere una battuta di spirito, beh, la rabbia esplose dentro di lei.
“I tuoi figli si sono coscientemente fatti espellere da Hogwarts, si sono resi ridicoli di fronte a tutta la scuola, hanno violato tutte le regole possibili di quel castello e tu li difendi? Come puoi farlo? Si meriterebbero una punizione esemplare, di quelle che al solo pensiero dovrebbero mettersi a piangere! E tu…tu…li difendi!” poggiò le mani, chiuse a pugno, sui fianchi.
Era la sua posa da guerra e in quel momento era guerra aperta contro tutti.
“Non li sto difendendo, Molly…! Sto dicendo solo che devi smetterla di sognare per i tuoi figli un futuro che loro non vogliono! Lo sai che Fred e George non avrebbero seguito le orme di Bill o Percy o Charlie..!” disse in tono serio, ma comunque calmo.
“Sono stati degli sconsiderati! E questo perché gli lasci fare sempre tutto!”
Vide gli occhi del marito incupirsi. Forse era andata troppo oltre, ma in quel momento, non poteva non mettergli davanti agli occhi la verità.
 
Non ricordava come, ma solo qualche minuto dopo Arthur se n’era uscito di nuovo con la storia dei genitori saggi e il giorno dopo Fred e George avevano annunciato la loro nuova vita: il negozio comprato e l’appartamento già preso in affitto.
Non seppe mai come avessero potuto accumulare tanti di quei soldi.
Aveva fatto controllare a Bill il conto di famiglia alla Gringott, ma di prestiti o prelievi nemmeno l’ombra.
Aveva svuotato completamente la loro camera in cerca di possibili galeoni nascosti anche in una fessura sotto il letto. Ma nulla.
Sembrava che avessero fatto piovere tutti quei soldi dal cielo.
Non negò un sorriso compiaciuto al ricordo di come la loro attività andasse a gonfie vele anche nel periodo più brutto della storia dei Maghi e delle Streghe del ventesimo secolo.
“La gente ha bisogno di ricordarsi di ridere”    
Era questo il motivo per cui, secondo Fred, tutto andava bene al Tiri Vispi Weasley.
Fred era sempre positivo, puro di cuore, coraggioso, sembrava non sapere cosa fosse la paura.
Nemmeno quando presero parte a RadioPotter. Lo faceva per suo fratello Ron e per mantenere alta la voce della verità.
La sera del 1° maggio, quando vennero chiamati ad Hogwarts, fu lui ad alzarsi per primo, a guardarli tutti e a pronunciare quello che sembrò l’inno di battaglia più forte che avessero mai sentito.
Con occhi di sfida, elettrici per l’adrenalina, divertiti per l’ebbrezza e orgoglioso per la possibilità di combattere, disse: “Lo facciamo per amore, ecco perché combattiamo e ci sacrifichiamo!
Ci sacrifichiamo…
Ci sacrifichiamo.
 
Il borbottio dello stufato  la riscosse dal pensiero infelice. Si ritrovò la vista appannata e le guance fredde e rigide a causa delle lacrime che le bagnavano.
Guardò il pentolone e le venne in mente di nuovo Fred che mangiava con loro a tavola.
“Come te mamma non cucina nessuno! Nemmeno la cuoca di Magiche Portate!”
E di nuovo la sua risata.
“Ma mi dite come avete potuto comprarvi quel negozio?”
“Eh, mamma… abbiamo i nostri metodi…!” lo sguardo divertito e il borbottio incomprensibile di Ron.
Si trovò a sorridere pensando a Ronald.
Era il figlio che più di tutti assomigliava al suo Arthur.
Nei modi di fare era impacciato e maldestro.
Nel mangiare era una vera e propria… beh, era un pozzo senza fondo e in quello non lo eguagliava nessuno!
Le espressioni del volto erano proprio come quelle del padre.
Per non parlare delle curiosità e delle preoccupazioni che univano i due consanguinei.
 
“Ron, tesoro, ti senti bene…?” lo scrutò per osservare se avesse febbre o qualche bolla strana.
Il figlio scosse la testa e sospirò.
“Hai litigato con Hermione…?”
Era la prima cosa che poteva venirle in mente, se l’opzione malattie incurabili veniva scartata.
Un’altra scossa del capo.
Gli si mise accanto, le mani strette nel panno della cucina.
“Io… io detesto non avere un soldo!” sbottò il figlio.
“Cosa?” Le sue orecchie avevano sentito bene? Forse era solamente impazzito.
“Non posso chiedere ad Hermione di sposarla se non ho nemmeno dei soldi per poter dar da mangiare a me stesso!”
“Wow wow, fratellino! Cosa sente il mio orecchio solitario!”
Ron fulminò con lo sguardo George. Dopo di lui, entrò nella stanza il padre che scambiò subito un’occhiata d’intesa alla moglie.
“Non starai dicendo che il tuo stipendio al negozio non ti fa mangiare, vero?”
“Con lo stipendio che mi dai non ci compro nemmeno un topo!” ringhiò il fratello.
“Ron, vuoi davvero sposare Hermione…?” chiese Arthur, prendendo posto nella sua poltrona.
“Certo! Ma non potrò mai chiederglielo come ha fatto Harry perché io non ho montagne di galeoni alla Gringott!”
Il volto paonazzo.
Molly sorrise tra sé.
Anche in questo Ron era identico a suo padre.
“Non credi che lei ti sposerebbe comunque, con o senza soldi?”
“Non vorrà mai stare con un poveraccio! Inizierò l’addestramento solo tra un paio di mesi e se poi non riesco ad entrare? Se mi invalido durante un’esercitazione? E se lei non..”
“Ron, smettila!- lo fermò- Ron caro, sei cosciente del fatto che Hermione abbia una testa pensante tutta sua, vero? E che il matrimonio si fa in due e non in uno?”
Il figlio la guardò spaesato, poi sembrò meditare sulle parole e annuì leggermente, sguardo a terra.
“Bene, allora fa un passo alla volta. Come credi che abbiamo fatto io e tuo padre quando ci sposammo? Credi che fossimo ricchi come i Malfoy o i Black?”
“Oh, no. Non lo eravamo affatto! Ma tua madre ed io ci amavamo e i soldi non fanno la felicità, Ron. Se sei disposto a sacrificarti per lei, il problema non si pone…” l’aiutò il marito.
Sapeva che entrambi stavano ripensando a quel giorno, quando si trovarono davanti a quella casa diroccata, quando presero bacchette e stracci ed iniziarono a sistemare la loro Tana.
“Ma lei non deve sacrificarsi per me!”
“E chi ti dice che per lei sarà un sacrificio, Ron…?” ribatté serena. Poi si alzò. Doveva assolutamente inviare a Hermione un invito per la sera stessa a cena!
 
“Ronald, possiamo sempre sposarci quando saremo sistemati economicamente… anche se avremo un misero stipendio!” la voce di Hermione dal salotto giunse alle loro orecchie tese “Perché ne sei tanto ossessionato? Sai meglio di chiunque altro che il denaro non fa la felicità…”
“Allora, Mione… vuoi avere intanto questo come… come segno che io e te ci sposeremo?”
Sentì la voce bassa di Ron che tremava dall’emozione nel pronunciare un incantesimo.
Non poteva non sporgersi a guardare ora!
Uscì dalla cucina e vide i due ragazzi abbracciati.
Sull’anulare sinistro di Hermione splendeva un fine anello bianco.
 
‘E pensare che ora hanno ben due figli!’ rise tra sé mentre sistemava la tavola.
Grazie ad un incantesimo l’aveva resa lunga abbastanza affinché tutti entrassero comodamente.
Poi guardò il piccolo tavolino riservato ai bambini.
Volevano essere al pari dei grandi e da brava nonna aveva il dovere di accontentare le loro esigenze!
Sistemò meglio i piattini blu per Albus e James e si chiese come potessero essere figli della sua unica bambina, di come il tempo potesse essere passato tanto velocemente dal giorno in cui annunciò a tutti che era stata ammessa nelle Holyhead Harpies.
Dopo quel giorno, le sembrò che la vita della sua Ginevra avesse preso la rincorsa e che niente più l’avesse fermata.
Era diventata moglie e madre e giornalista.
La grinta e la forza delle donne Weasley: questo si leggeva nei suoi occhi.
Perfino nel giorno in cui per lei, Molly, segnò la fine del nido della propria casa.
 
“…Saresti favolosa come Cercatrice… E poi… avremmo sempre biglietti gratis..!” esclamò George entrando in casa.
“Già, Ginny, perché ce li procureresti, vero??” incalzò Ron fingendosi serio.
“Oh, smettetela! Non so nemmeno se farlo davvero!” rise Ginny seguendo i fratelli attorno al tavolo.
“Fare cosa?” chiese Arthur mentre rubava un biscotto ai mirtilli dal vassoio appena uscito dal forno.
“Ginny farà il provino per entrare nelle Holy…head…harpies!” annunciò George con piccole scintille che uscivano dalla bacchetta.
“Ma è fantastico Ginny! Avremo biglietti gratis per il Quidditch!”
E, se da una parte suo marito già festeggiava l’entrata in squadra della figlia, a lei proprio non andava giù che la sua unica figlia femmina volesse essere una specie di uomo mancato che metteva in secondo piano la famiglia!
“Assolutamente no! Ginny cara, è troppo rischioso!”
“Mamma, ho fatto parte della squadra della scuola per sei anni…” ribatté Ginevra. Sembrava già pronta a rispondere ad ogni suo attacco.
“E vorresti fare la giocatrice per tutta la vita?? E il povero Harry cosa dirà? Vorrà mettere su famiglia, insomma! Avrete dei bambini! E lui non può fare il domestico!”
Tutti i componenti della famiglia si girarono dall’altra parte sapendo che la Terza Guerra Magica aveva preso inizio proprio nel loro salotto.
Ron e George diedero un’occhiata al padre: ‘Ferma la mamma’, ma Arthur sembrò fregarsene della supplica dei figli e guardò la bellissima ragnatela sul soffitto.
“Mamma, Harry è più che felice di questa mia opportunità! E poi, diamine, ho solo 19 anni, non posso pensare già ad una famiglia e a dei figli! Non voglio restare rinchiusa in una casa già da ora! Io voglio vivere!”
“E vivresti stando su un manico di scopa e tra palle distruggi-ossa??”
“Si! E sapete che vi dico? Io ci vado a quel provino!” disse testarda.
Urla di gioia da parte degli uomini nella stanza partirono senza che lei potesse fermarli.
Perché nessuno dei suoi figli sembrava normale… come li voleva lei?
Arthur le si avvicinò sorridendo.
“Avremo una campionessa in casa!”
“Una ragazza non dovrebbe fare cose da ragazzo..!” borbottò lei.
“Lollymolly, i genitori saggi…”
“Si si, lo so! L’ho imparato ormai! Lasciano che i propri figli facciano degli errori!”
 
“Nonna!” l’urlo di gioia dei suoi nipotini invase la casa in un solo momento.
“Oh, le mie gioie!! Fatevi abbracciare!!” allargò le braccia andando verso di loro.
Erano i suoi tesori più grandi.
Dopo aver dato un bacio a tutti i suoi dodici nipotini, guardò i suoi figli uno ad uno.
Per nient’altro al mondo avrebbe preferito averne altri che non fossero stati loro.
Come poteva aver pensato, Arthur, anche solo per un momento, che insieme, senza soldi né aiuti non avrebbero potuto creare qualcosa di così magnifico?
 
“Arthur caro, cosa succede…?”
Il suo sguardo vagò per la cucina e lo vide sedersi a capo-tavola.
“E’ successo qualcosa al lavoro…?” spense la radio che dava una canzone di Celestina Warbeck.
“Ho visto Lucius Malfoy…”                       
“E quindi? Cosa ti ha detto quella sanguisuga congelata?”
“Ha detto che… Molly, ma tu vuoi davvero vivere così, anche se non ho un soldo per poterti dare una casa decente?”
Quella domanda la spiazzò più della proposta di matrimonio che le aveva fatto.
Sapeva che quello era la sua paura più grande: non poter dare una vita adeguata a lei e ai figli che aveva e che sarebbero venuti.
“Arthur Weasley, quante volte devo ripetertelo che i soldi non comprano la felicità?” disse dura, cercando una volta per tutte di fargli capire quanto lei non tenesse ad una sontuosa villa ed elfi.
“Ma Lollymolly, non abbiamo nulla! Come posso far crescere Bill, Charlie e il bambino che arriverà tra poco?” le indicò il ventre pronunciato. Era disperato. E lei doveva fare qualcosa per calmarlo!
Gli prese le mani tra le sue e lo obbligò a guardarla negli occhi.
Doveva ascoltare ogni singola parola che stava per pronunciare.
“Io non ho detto ‘sì’ con la speranza di vedermi spuntare pellicce di drago o elfi domestici nella mia cucina! Io ho detto ‘sì’ all’essere moglie, amica, amante e madre con te, Arthur Weasley, perché ti amo e né il denaro, né una casa da ricconi, né schiere di servitori possono darmi la felicità che mi date tu e questa casa.”
L’uomo stava per ribattere ma lei lo fermò stringendogli più forte la mano.
“Io voglio vivere con te, in questa casa stupendamente semplice ed accogliente, e con i figli che abbiamo e avremo senza badare alla nostra camera alla Gringott! Chi credi che stia meglio tra noi e Malfoy…? Chi credi che sia più felice? Chi credi che sia più fortunato?”
Ma Arthur non rispose. Aspettava che lei continuasse.
“Noi, Arthur, noi! Noi abbiamo quello che lui non ha! Non ha una casa che gli da il benvenuto solo con il calore dei bambini, non ha la felicità dell’attesa di un figlio in arrivo, non ha nulla che non dipenda dal potere e dal denaro! Ma pensaci, caro, e se tutti quei soldi dovessero sparire un giorno, lui come farà…?”
Lui sorrise e quel gesto valeva più di mille parole.
Era per quel sorriso che aveva detto ‘sì’, in quell’abito bianco.
Avrebbe passato tutta la vita con quell’uomo, senza galeoni come terzo incomodo.
“Hai ragione, Lollymolly… noi siamo una famiglia e non ci serve altro…”
Annuì, sollevata.
“Scommetto che quella Narcissa, di cui tanto si pavoneggia Malfoy, non sappia fare biscotti ottimi come i miei!”
E gli occhi del suo Arthur brillarono di felicità ed orgoglio in una silenziosa risata.
 
Gli occhi di Bill.
Il naso di Charlie.
I capelli ricci di Percy.
Le labbra di Fred.
La risata di George.
Le orecchie infuocate di Ron.
La determinazione di Ginny.
Il suo Arthur.
 
 
“Tutti i Weasley hanno capelli rossi, lentiggini e più figli di quello che si possono permettere.”
Ma questo non era per nulla un problema per Molly ed Arthur Weasley.
 

 
 

5° classificata 
 “A house doesn’t make a home” Darkmoon90 
 
Grammatica e Sintassi 6/10: per prima cosa è importante che tu rilegga bene quello che scrivi. Non hai fatto gravi errori, c’è qualche errore di battitura per esempio in “…per nulla la mondo…” invece di “…per nulla al mondo…”, hai sbagliato a scrivere Fleur e Delacour le prime due volte in cui l’hai scritto. In ”…era decisamente semplice a vedere la differenza tra i due gemelli” c’è una a di troppo, in “…saresti favolosa come Cercatrice…” avresti dovuto cominciare la frase con la lettera maiuscola. Ho dovuto toglierti molti punti per l’abuso dei puntini si sospensione, doppi punti interrogativi ed esclamativi quando non era necessario. Normalmente i doppi punti interrogativi (ed esclamativi) si utilizzano per enfatizzare certe affermazioni, per esempio “Già, Ginny, perché ce li procureresti, vero??” oppure “Oh, smettetela! Non so nemmeno se farlo davvero!!” a mio avviso i doppi punti interrogativi ed esclamativi sono di troppo . Poi spesso invece dei tre puntini di sospensione ne hai utilizzati solo due, per esempio in “Sempre appassionato di draghi, non è vero..?” o in “Beh.. loro sono com…”. Non ci sono errori nell’utilizzo di tempi verbali, articoli o cose simili ma ti consiglio una rilettura attenta della fic. 
 
Stile e Lessico 7/10: hai uno stile semplice e chiaro fatto di frasi brevi e molte immagini. È piacevole soprattutto perché in questo caso riesce a far entrare il lettore nel clima di familiarità e accoglienza che caratterizza la storia, sembra di stare accanto a Molly che cucina e ricorda, davvero molto dolce. Devo farti però degli accorgimenti su alcune frasi poco comprensibili: per esempio in “…Non poté che lasciare spazzola e…” avresti dovuto mettere “…far altro che lasciare spazzola e…” manca proprio un pezzo per la comprensione, oppure invece di “…Un sorriso tirato che Arthur sapeva cosa significava…” sarebbe meglio dire “…di cui Arthur conosceva bene il significato…” e “…mise le mani appoggiate sui fianchi, chiuse a pugno…” suonerebbe meglio “..poggiò le mani, chiuse a pungo, sui fianchi…”. Poi “Non credi che lei ti sposerebbe comunque, soldi o non?” sarebbe più corretto mettere “…con o senza soldi?...”. Non sono gravissimi errori, però rendono più difficoltosa la lettura ed è per questo che ho dovuto toglierti dei punti. 
 
Originalità 8/10: è stata una genialata prendere spunto dalla citazione per tirarne fuori una storia così, molto lungimirante. Mi è piaciuto il modo in cui hai impostato il flusso dei ricordi richiamati attraverso piccoli gesti, in fondo era un po’ quello che volevo nel momento in cui h creato il pacchetto e tu l’hai reso alla perfezione. Nonostante questo non posso sbilanciarmi più di tanto sull’originalità, è comunque un parametro difficile da valutare e soprattutto da rendere, intendiamoci trovo adeguatissimi tutti i momenti che hai scelto per raccontare la storia di ogni Weasley e il loro rapporto con i genitori, le loro abilità, le loro passioni…però in fondo sono cose he già sappiamo. Le hai rese in un modo del tutto nuovo e che ho adorato. Davvero complimenti. 
 
 Caratterizzazione 9/10: decisamente il personaggio che ti è riuscito alla perfezione è il signor Weasley. È semplicemente stupendo, perfetto in ogni dettaglio: è dolce, affettuoso come padre, un completo disastro quando si tratta di rimproverare i figli, un marito amorevole e paziente, che non è una dote da tutti. È perfetto in ogni sfaccettatura e proprio come ce lo descriva zia Row, direi assolutamente IC. Per quanto riguarda Molly l’ho riconosciuta più nella scena del presente che in quella dei ricordi. l’ho trovata più dolce ed amorevole, forse più nonna che non madre ed è una cosa che ho riscontrato in pochissime fic che ho letto. Nei ricordi forse hai esagerato un po’ con la sua vena esuberante ed energica, è giusto e fa parte della caratterizzazione di questo personaggio ma forse è un po’ troppo. Trovo molto ben riuscito il ricordo di Charlie, forse è quello che ho apprezzato di più. Per tutto il resto dei personaggi in realtà ho poco da dire, non facevano parte del pacchetto, ma come credo tu abbia voluto sottolineare fanno parte di Molly ed Arthur quindi era inevitabile quantomeno citarli. I ragazzi Weasley semplicemente perfetti, oserei dire che la più IC sia Ginny, l’ho adorata! 
 
Gradimento personale 4/5: penso si sia capito che la storia mi sia piaciuta moltissimo. Come ti ho già detto il mio momento preferito è il ricordo associato a Charlie anche se quello di Ginny gli fa concorrenza! Strepitosa Ginny e fantastico Arthur, decisamente sono loro che rendono la storia entusiasmante, leggera nei punti giusti e divertente. Molly da al tutto una dolcezza unica cha alla fine ti lascia con il sorriso sulle labbra. Molto azzeccato è l’elenco finale e la frase conclusiva. Il titolo rende appieno il senso della fic e tutto ciò che vuole comunicare! Ma te l’ho già detto che ho adorato il signor Weasley?!?! Ok , la faccio finita! 
 
Utilizzo del pacchetto 20/20: devo proprio commentare? Hai utilizzato al meglio ogni elemento del pacchetto: i personaggio sono presenti in ogni riga della storia, il prompt è perfetto, la canzone e il suo significato sono resi benissimo nel ricordo legato a Ron e nella conclusione e la citazione…geniale. Arthur che la ripete ogni sacrosanta volta e Molly che alla fine non ne può più di sentirla! Fantastico. Grazie infinite per aver partecipato, al di là del risultato ho davvero adorato la tua storia. 
 
Totale 54/65   
  
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