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Autore: MichyMaro    07/02/2012    2 recensioni
Una storia che ho scritto in fretta sull'onda dell'ispirazione, non sono sicura sia riuscita ma conto sulle vostre opinioni :-)
Un bar, una giornata come tante, due ragazze che si trovano a parlare. Non si conoscono ma qualcosa le ha portate lì entrambe.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cappuccino davanti a lei si stava ormai raffreddando.

La conversazione era arrivata ad un punto morto e Felicity non sapeva come farla proseguire.

La ragazza seduta di fronte a lei non la conosceva. Si erano incontrate a malapena qualche ora prima, in quello stesso bar. Da subito aveva notato che aveva bisogno di aiuto: sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, come se stesse per mettersi a piangere da un momento all’altro.

Lei, era subito intervenuta, come se il non intervenire fosse mai stato contemplato.

Le aveva chiesto cordialmente e con un sorriso rassicurante stampato in faccia se poteva sedersi e pian piano si era fatta raccontare quello che turbava la sconosciuta che intanto era scoppiata effettivamente a piangere, inzuppando la ciambella glassata che aveva davanti, con grande rammarico di Felicity che ne andava pazza: adorava quel bar apposta per quelle ciambelle!

 

La sua era una storia come tante altre: sposata troppo giovane che un uomo che non la capiva e che con l’andare del tempo aveva cominciato ad ignorarla e maltrattarla. Fortunatamente la mancanza di figli e la sua giovane età le avevano permesso di andarsene, lasciarlo nel suo antro di malinconia per cercare di riscattare quella vita che era naufragata senza che lei se ne accorgesse.

Si era trasferita in una nuova casa, piccola ma in un quartiere carino, con vicini simpatici e un parco dove portare il suo cocker, nuovo compagno della sua nuova vita.

Era proprio al parco che lo aveva conosciuto ed era stato proprio grazie al suo cagnolino. 

Lui bello e amante dei cani. Aveva scoperto che abitava nel palazzo di fronte al suo, che in quel parco ci andava a leggere quando aveva le giornate libere dal suo lavoro di giornalista freelance, giornate che di questi tempi si susseguivano sempre più spesso. Ma a lui andava bene così, si godeva la vita per quel che gli mandava ed esortava lei a fare lo stesso.

Quegli appuntamenti al parco erano diventati una costante della sua nuova vita, una dolce abitudine a cui non voleva rinunciare. Parlavano del lavoro di lei, degli articoli di lui, del cane di lei, dei libri di lui. Passavano interi pomeriggi così, fino a che il sole non calava e il freddo li costringeva a tornare a casa.

E una volta tornata nel suo appartamentino piccolo e confortevole, si affacciava la finestra e cercava quella di lui nella palazzina di fronte.

Sapevano a malapena i nomi una dell’altro ma lei già sentiva un legame con il suo bel vicino.

E poi finalmente accadde.

Un giorno, mentre si stavano salutando dopo l’ennesimo pomeriggio di chiacchiere al parco lui la fermò e le chiese se voleva andare a cena con lui, magari seguita da un film, magari quello stesso week end. Si potevano incontrare direttamente al ristorante se lei aveva del lavoro da finire. Alle 8? 8.30? Alle 8 andava bene.

Lei era al settimo cielo. 

Visse con frenesia quegli ultimi giorni, il sabato, al lavoro, si era portata dietro il vestito più bello che aveva, finito il turno si era cambiata velocemente nella toilette, un filo di trucco, il rossetto l’aveva dimenticato a casa ma il risultato finale era comunque apprezzabile.

 

Ma quella sera pioveva, pioveva a dirotto, come se qualcuno di molto disperato lassù stesse rivolgendo tutte le sue lacrime ai poveretti di sotto.

Prese la sua macchina, era già leggermente in ritardo e il traffico non aiutava. Acceleratore, frizione, freno. Acceleratore, frizione, freno. Quello che era davanti a lei per giunta andava come una lumaca e lei aveva una fretta boia. Adesso basta! Io ho un appuntamento con l’uomo della mia vita.Una sterzata più decisa e poi... Il nulla.

 

“E ora sono qui... Da sola... Tu sei l’unica persona con cui parlo da giorni! Lui è sparito... E... E io non so cosa fare... È tutto così strano”.

“Lo so...” Le disse Felicity prendendole delicatamente la mano.

La ragazza tirò su lo sguardo fino ad incrociare il suo sguardo: un’aria interrogativa e impaurita era dipinta sul suo volto.

“Quel giorno sei morta, tesoro...” le disse nel modo più rassicurante possibile.

“Come??” orrore e incredulità comparvero sul viso della sconosciuta.

“Sì tesoro... Quell’incidente di cui mi hai raccontato è stato mortale... Mi spiace...” continuava a tenere saldamente la sua mano.

“Ma... No... Io sono qui... Sto parlando con te...”

“Non ti sei chiesta come mai le persone sembrano ignorarti? Come mai il mondo attorno a te sembra aver perso il suo colore naturale, come se tutto fosse più... Come dire... Spento?”

La sconosciuta cominciò a guardarsi intorno, spaesata. Il bar era deserto e l’unico cappuccino che ormai era diventato freddo era quello davanti a Felicity, anche la ciambella  era sparita.

“Ma...”

“È un meccanismo di difesa” le spiegò Felicity “sublimi la realtà intorno a te, quelle realtà di cui non fai più parte. E questo perchè sei ancora legata a questo mondo c’è qualcosa che ti trattiene e per continuare a muoverti in questo mondo hai bisogno di creare intorno a te la tua realtà. Nonostante questo, però, percepisci sempre che c’è qualcosa che non va... Qualcosa che dovrebbe essere diverso.”

“Ma tu...” 

Felicity sorrise di un sorriso amaro.

“Io... Beh diciamo che questo è il mio dono... O la mia condanna... Vedo cose che gli altri non vedono e certe volte mi capita di mettere le persone sulla giusta strada...” le sorrise confortante.

“Io lavoro qui...” continuò a spiegare “Ed è stata una fortuna che tu sia apparsa durante la chiusura...” sorriso “così ho potuto spiegarti con calma la situazione e risolvere il tuo problema”

“Il mio problema?”

“Si, beh... Il motivo per cui sei ancora qui... È per lui vero?”

Un sorriso dolce ingentilì le guance rigate dal pianto.

“Se vuoi posso consegnargli io il tuo messaggio...”

“E anche il cane...! Vorrei che avesse lui il mio cocker... Si erano simpatici a vicenda...”

“Certo come vuoi...”

“Quindi è questo quello che fai?” disse la sconosciuta tirando su con il naso “Accompagni le persone nell’aldilà?”

Felicity sorrise di nuovo.

“Beh... Diciamo che certe volte non posso fare a meno di impicciarmi negli affari altrui... Quando ti ho vista qui, da sola... Avevi un’aria talmente abbattuta che non ho potuto proprio lasciarti in pace!”

Le due si guardarono e si sorrisero.

“E ora...?”

“Ora esci di qui a vai per la tua strada...”

La sconosciuta si alzò e mentre era già sulla porta si voltò a guardare Felicity, ora dietro al bancone per fare la chiusura della cassa. Le scoccò uno sguardo pieno di gratitudine, mormorò un “grazie” e dicendole “ Digli che l’ho amato fin dal primo momento...” scomparve al di là della porta a vetri.

 

Felicity sorrise fra sé. Come tutte le sere, prese le chiavi dal cassetto del bancone, indossò il suo piumino caldo caldo e spegnendo le ultime luci, chiuse la porta dietro di sé.

  
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