Come tutti gli altri giorni dell’anno, quel pomeriggio a Los Angeles faceva caldo e la mia unica preoccupazione, che avevano anche tutti gli altri miei amici, era quella di venir travolto da qualche passante mentre cercavo di rimediarmi da mangiare. Beccavo qua e là il terreno, pregando che qualche americano-mangia-hamburger facesse cadere almeno qualche briciola per saziarmi. Non era facile di questi tempi, non avevo mangiato nulla eppure continuavo ad andare avanti, anche se avevo lo stomaco completamente vuoto, non perdevo lo speranza, ma allo stesso tempo non m’importava come sarebbero andate le cose, sapevo che me la sarei cavata, come avevo sempre fatto del resto. 

Camminavo e di fronte a me passavano decine e decine di piedi che andavano e venivano, era un continuo mal di testa, ma oramai ci ero abituato, l’importante è non farsi schiacciare.

Stupidi umani, figurati se ti danno almeno un po’ di pane.

Mi allontano dal gruppo, andando a concentrarmi dove stranamente vi era un gruppo di ragazze che facevano un gran fracasso, ma come a volte mi capitava, non venni accolto bene e fui cacciato via a suon di piedata. Svolazzai poco più in là, ritrovandomi ancora per strada fra il brulicare di gente, quando sento un rumore di passi diverso da tutte quelle altre persone che camminano in fretta come se gli fossero rimasti pochi minuti di vita. No, quel passo era più cauto, curioso, regolare e specialmente aumentava di volta in volta che si avvicinava a me.

No, quel passo era diretto verso di me.

In un primo momento pensai che fosse uno di quei soliti bambini che si divertono ad infastidirmi, ma quando mi voltai non provai manco a fuggir via, vidi dei piccoli e curiosi occhi azzurri che mi scrutavano. Era un ragazzo dai capelli castani che si gustava un panino, accucciato per potermi osservare meglio da vicino.

« Louis, cosa fai? » un ragazzo poco distante da lui, con tanti riccioli scuri in testa da farci un nido, lo precedeva e lo incitava a muoversi.

Soliti ragazzi con tutta questa fretta d’oggi. Ma cos’avranno tanto d’importante da fare, poi.

« Louis, lascia stare i piccioni, dai che siamo in ritardo! »

Ecco, il ricciolino mi aveva già scocciato.

L’altro lo ignorò, non badando molto alle sue parole e addentando un altro morso al suo panino. Non distoglieva lo sguardo da me e io facevo lo stesso con lui.

« Sì, un attimo e arrivo! » gridò per farlo zittire.

Ci guardammo a lungo, l’uno degli occhi degli altri, poi lui spezzo un pezzo dal suo panino e lo allungò con la mano verso di me, porgendomelo.

Stranamente non avevo paura, mi trasmetteva fiducia e benché non lo conoscessi e non lo avessi mai visto prima, potevo anche capire che aveva un accento differente dalle solite persone del luogo. Mi piaceva, lui era diverso da tutti gli altri, si vedeva che aveva riguardo per le piccole cose e non aveva la solita furia che colpiva la gente normale. Era semplice, mi piaceva.

Mi avvicinai piano ed iniziai a beccare dalla sua mano il piccolo pezzo del suo panino. Mi piaceva anche il panino, dovevo ammetterlo.

Lui mi sorrise. Nessuno prima d’ora mi aveva sorriso, se non per schernirmi e giocarmi brutti scherzi.

Tutto d’un tratto sembrò diventare improvvisamente felice, mi tese anche l’altra mano ed io mi lasciai prendere tranquillamente, mi accarezzò il capo e poi tese un braccio affinché io potessi star comodo, dopo di che esclamò: « Penso che ti chiamerò Kevin! »

Kevin, mi piace anche questo.

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fuckin' panda's place ♥
No, vabbè, l'ho fatto. Cioè tipo che quella psicopatica di Becki_Horan mi ispira per cose del genere.
Che poi tipo che su twitter ho l'icon su Kevin. *muore*
E' che io amo quel piccione, è in assoluto il mio Uan Dairecscion preferito.
Ah, non vi metto la gif semplicemente per il fatto che siete cattivi e che non c'ho lo sbattimento di platano per metterla ahahah. 
No, non fa ride.
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Ok, ho finito, penso.
Baci  e panda, Mito.
BAO!