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Autore: youshouldspeaknow    08/02/2012    11 recensioni
Peccato che la vita sia cattiva, e che tutto, tutto, abbia una fine.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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life is what happens to you while you're busy making other plans.

«When the blazing sun is gone, when there's nothing he shines upon, then you show your little light, twinkle, twinkle, through the night.»
Sophie aprì un occhio con le poche, pochissime forze che le erano rimaste. Il ventre le doleva ancora, seppure in quel momento fosse essenzialmente vuoto. Abbassò lo sguardo sulle coperte colorate che la tenevano al caldo, e non si spiegò come tutto quel tempo fosse passato così velocemente: aveva tenuto un corpicino innocente al sicuro, l'aveva cresciuto fino a quel punto,perché strapparglielo via? Era sempre stata dell'idea che il parto fosse la prima vera crudeltà della vita.
Si guardò attorno: a destra, a sinistra, solo buio, dinnanzi a sé, la scena più dolce che avesse mai visto. Puntò i gomiti sul cuscino e provò a mettersi seduta, cambiando idea quando delle fitte le attanagliarono la pancia. Ricadde sulla schiena con un tonfo attutito dal morbido. Delusa dall'idea di dover restare lì, come legata, accettò di osservare la scena da quella prospettiva.
Il suo amato con in braccio la sua bambina, l'uomo più bello del mondo che cullava dolcemente la creatura più magica di tutte. Dal punto in cui si trovava, riusciva a sentire le parole di quella dolcissima ninna nanna arrivarle come se il riccio le stesse cantando a lei. Sorrise all'idea, al ricordo delle nottate passate sul suo letto, a sussurrarsi canzoni d'amore all'orecchio. Batté le palpebre e si stropicciò gli occhi con i pugni, mentre un cigolio impercettibile proveniente dalla porta che si apriva attirò la sua attenzione.
«Hey, Harry.» lo salutò Louis, chiudendosi la porta della stanza alle spalle.
Harry non rispose, ma si limitò a stringere più forte la bambina. Sophie piegò la testa da un lato, continuando ad osservare la scena senza intervenire. Non riusciva a staccare gli occhi da quella bambina, così bella e così vera, ma dall'aspetto così lontano. Avrebbe voluto alzarsi e prenderla in braccio, sentirla finalmente sua, essere orgogliosa di se stessa e del meraviglioso padre che aveva scelto per la figlia. Avrebbe voluto fare tante cose, già.
«E' bellissima.» continuò Louis, sedendosi accanto al riccio, che continuava a non muovere un muscolo.
«Sì, lo è.» rispose Sophie, aspettandosi che i due si voltassero verso di lei.
Invece niente.
«Le assomiglia.» fu la prima cosa che la ragazza sentì dire da Harry. «E' naturale che sia bellissima.»
Sophie si sentì quasi arrossire; dopo tutto quel tempo, i complimenti sdolcinati di Harry le facevano ancora venire i brividi. Piegò la testa da un lato e si disse che non avrebbe potuto amare una persona più di così. Quando, con un dolce sorriso stampato sulle labbra si rivolse a Louis, le vennero i brividi per la tristezza che trovò nello sguardo del ragazzo, che la stava osservando. Ricambiò lo sguardo con confuso interesse, senza però riuscire a catturare la piena attenzione dagli occhi del ragazzo. Inquietata, quasi spaventata da quella scena, tornò a riporre la sua contemplazione in Harry, che continuava a stare fermo, immobile, come congelato. Si spaventò, si sentì mancare un battito.
Per la prima volta da quando si era svegliata, notò che il viso del suo bel ricciolino era completamente rigato dalle lacrime, lacrime che continuavano a scendere copiose e senza tregua. Una fitta la colpì al cuore: non voleva che Harry piangesse, non se lo meritava, qualsiasi fosse la causa.
Provò di nuovo a mettersi seduta, questa volta senza sentire alcuna fitta, ma era come se qualcuno la stesse tenendo attaccata a quel letto. Cominciò a sentirsi in trappola, schiacciata da qualcosa più grande di lei. Prese ad ansimare e fece per gridare aiuto, ma la voce di Louis la fermò.
«Non sei solo, Harry.» disse, con un tono evidentemente spezzato da un singhiozzo trattenuto. «Ci sono io qui con te. Vedrai, ce la faremo, insieme.»
Gli strinse una mano: la mano che teneva dritto il corpicino della bambina, la quale si era appisolata tra le braccia del padre.
Sophie cominciava a capirci sempre meno.
«Ma perché è toccato a lei? Perché non a me?» fu la seconda cosa che disse Harry, piangendo.
«Perché questa bambina avrà bisogno di te che gli ricorderai quant'era bella sua madre.» sussurrò Louis.
A Sophie pareva una cosa talmente stupida da dire. Una bambina ha bisogno di avere una madre, non di sapere quanto sia bella.
Per l'ultima volta provò a tirarsi in piedi, evitando dolori e opposizioni del nulla, riuscendo a scendere dal letto senza fare rumore, ma soprattutto senza destare il minimo interesse nei ragazzi.
«Hey, voi due, non mi avete sentita?» chiese loro, una volta che ebbe poggiato le mani sui sedili delle loro sedie.
I due non risposero, ma continuarono a tenere gli occhi fissi sul fagotto nelle braccia di Harry. Sophie la guardò: era la cosa più bella che avesse mai visto. Aveva le guance da fossette del padre, ed era sicura che avesse anche gli occhi di Harry. Invece, da lei aveva preso i capelli neri corvino, e le labbra a cuoricino rosse come il fuoco. Era la bambina più bella del mondo.
Fece per allungare una mano per accarezzarle il viso, ma Harry si mosse, costringendola a ritrarre le dita già protese.
«Io non so come farò ad andare avanti, Lou.» si alzò, tenendo la bambina stretta.
La ragazza si aspettava che vedere Harry con la propria figlia in braccio sarebbe stata una visione leggermente più dolce, una di quelle da film, insomma; invece era soltanto qualcosa che la stava facendo uscire di testa. Avrebbe voluto che la vedesse, che le corresse incontro e che la baciasse, per poi mostrarle la bambina e dirle che quella piccola meraviglia era la cosa più bella che avesse mai visto. Avrebbe voluto che si rendesse conto che lei era lì, che lui la vedesse o meno.
«Lo sai che non vorrebbe che tu stessi male.» gli rispose Louis, alzandosi a sua volta.
A Sophie si bloccò il respiro in gola. Quelle erano le fatidiche parole, quelle che aveva ascoltato in film e letto in libri, quelle parole che non avrebbe mai voluto sentirsi pronunciare, in quanto le riteneva inconcludenti e aggravanti di una situazione. Qualche squarcio di ricordo cominciò ad affiorarle alla mente, spingendola ad agire senza pensare, improvvisamente terrorizzata. Fece uno scatto in avanti, con le braccia allungate verso Harry, decisa ad abbracciarlo forte, ma l'unica cosa che prese fu l'aria. Si sentì come se gli fosse passata attraverso. Andò a finire contro un muro che interruppe la sua corsa, e quando si voltò aveva una smorfia di orrore stampata in viso, l'aria che cominciava a diradarsi attorno a lei le stava dando alla testa, stava cominciando a capire ma non voleva, non poteva crederci! Le pupille dilatate, il respiro affannoso e la mente che cominciava a ragionare, ma era tutto così confuso che si sentì svenire. Si sedette sul letto, senza staccare gli occhi dal viso di Harry.
Non poteva essere così.
«Harry, Louis, per l'amor del cielo, rispondetemi!» gridò, fuori di sé.
«Promettimi che rimarrai per sempre con me e Angela.» pregò in un sussurro Harry.
Angela. Oh, Harry. Sophie si portò una mano al cuore e strinse i vestiti in un pugno. Ora sapeva, ora ricordava perché era invisibile agli occhi dei due ragazzi.
«Angela? Si chiama così?» sorrise Louis, abbassando gli occhi sulla bambina.
«Sì. Era il nome che lei voleva darle.» rispose mentre un singhiozzo gli strappò le parole di bocca.
Sophie scattò di nuovo in piedi e si puntò di fronte a Harry, allungando una mano per carezzargli la guancia. Gli sfiorò un riccio e provò ad asciugargli una lacrima amara che stava correndo giù per quel viso distrutto dalla disperazione. Lui non fece una piega.
«Harry.» sibilò a fior di labbra, con la speranza che svaniva secondo dopo secondo.
«Te lo prometto.» disse infine Louis, facendo sì che Harry alzasse gli occhi su di lui.
Sophie continuava ad osservare la scena con le mani che tremavano, le gambe che stentavano a reggerla in piedi. In un attacco d'ira, tirò un pugno poderoso al letto, che l'assorbì inerme.
Fissò lo sguardo negli occhi di Harry. Lo stava guardando come aveva sempre guardato lei.
«Allora dammi la forza di uscire da questa stanza.» sussurrò per l'ultima volta Harry, supplichevole.
Sophie sobbalzò. No, non voleva che Harry se ne andasse, voleva che rimanesse lì con lei e le dicesse che andava tutto bene, che quello era solamente un orribile sogno. Si protese in avanti, intenta a sbarrargli la strada, ma l'unica cosa che ottenne fu di sentirsi anche peggio quando lui la ignorò.
Harry passò la bambina a Louis, sotto gli occhi bramosi di Sophie, che moriva dalla voglia di strappargliela dalle mani, e si avvicinò al letto con uno sguardo disperato negli occhi. Sophie, ancora rivolta verso Louis, che guardava la bambina con un'espressione dolcissima, si voltò lentamente, provando a trattenere il più possibile la voglia di morire.
Magari avesse potuto. Avrebbe preferito spegnere la luce nei propri occhi e dare la buona notte a tutto quello che conosceva, pur di non assistere a quella scena. Perché diavolo stava andando tutto così a rotoli? Avrebbe preferito morire, ma morire sul serio, lasciare tutto, non sentire più nulla, dimenticare tutto in un attimo, affidando il suo ricordo ai cuori dei suoi cari.
Finalmente guardò quello che aveva davanti, e tutti i suoi dubbi più profondi ebbero conferma. Era morta, quella sdraiata sul letto, con lo sguardo vitreo e la pelle pallida, era lei. Non c'era modo di sbagliarsi, era morta sul serio. E allora perché poteva ancora vedere, sentire, soffrireNon ne aveva avuto già abbastanza?
La ragazza mancò qualche battito quando Harry singhiozzò e, non reggendo il peso di tutto quello, si accasciò sul letto e strinse la mano freddo di quel corpo, quasi a voler sperare che quel cuore provato da troppe cose riprendesse a battere. Dal canto suo, Sophie sentiva i propri battiti fin troppo veri, ma a questo punto si chiese quale battito? Sono sdraiata lì, sono qui in piedi. Lì sono morta, qui sono viva.
«Ti amo, Sophie.» singhiozzò Harry, poggiando le labbra sulla fronte rigida della ragazza, per poi scoppiare a piangere istericamente, tremando e rischiando di soffocare per colpa dei singhiozzi.
Sophie prese a scuotere la testa e a piangere in una maniera esageratamente disperata, continuando a ripetere no, no, no, ma solo per dare un senso a tutto quello. Con un'espressione ostinata a non voler mollare per nessuna ragione al mondo, si avvicinò pericolosamente a Harry e prese a soffiargli all'orecchio.
«Andrà tutto bene, amore mio, non è niente.» pianse, tremando, mentendo a se stessa. «Va' con Louis, resta con lui, saprà come prendersi cura di te e di Angela.»
«Quella è nostra figlia, e la crescerò come tu hai cresciuto quello che ero: con tutto l'amore che esiste a questo mondo.» concluse Harry, ignorandola e alzandosi dal letto lasciando andare la mano della ragazza.
Sophie si sentì come se fosse stata pugnalata: una fitta la prese allo stomaco, costringendola a sedersi contratta sul letto gelido. Dal pavimento insignificante alzò gli occhi su Harry che, dopo aver dato un'ultima occhiata al corpo della ragazza senza vita, attraversando senza pensarci due volte quella parte di Sophie che non voleva morire, si allontanò da quel covo di disperazione, riprese la bambina dalle braccia di Louis e uscì velocemente dalla stanza, il viso ridente di una Sophie più che viva ancora impressa nella mente. Non voleva ricordarla triste, spenta; voleva che vivesse felice come non mai, nel suo cuore.
Sophie rimase sola. Si voltò con un'espressione atroce in viso e osservò se stessa. Sembrava che il tempo si fosse fermato solo per lei: Harry e Louis sul punto di sparire dalla sua vita, il suo corpo che giaceva ghiacciato sul letto, e lei in mezzo, che avrebbe tanto voluto vivere, guardare la sua bambina crescere, e magari morire, un giorno, tra le braccia di un Harry anziano e innamorato come un ragazzino.
Peccato che la vita sia cattiva, e che tutto, tutto, abbia una fine.
La porta si chiuse, anche la più fievole luce si spense, Sophie morì lì con l'immagine di Harry insieme a sua figlia, e niente di quella notte uscì da quelle quattro mura, se non il grido straziante di un amore che veniva divorato dalla morte.



check me out!
No, non sono una sadomasochista a livello agonistico, è che la depressione a me fa quest'effetto, prendere o lasciare. 

Quando ho scritto questa cosa ero sola e triste, al telegiornale hanno parlato di una donna che non ha superato il parto - pace all'anima sua - e poof!, la mia prima OS, deprimente come la morte stessa.
Il titolo è una frase della canzone "Beaufitul Boy (Darling Boy)" di John Lennon - go check it out! - e niente, la trovo perfetta. *^*
Detto tutto ciò, NO H8, andate in pace, e se mai doveste sentirvi soli e abbattuti, venite a sfogarvi da me, che magari ci scrivo una OS sopra. xD
PS: non sono così senza cuore, ammetto di aver pianto perfino mentre scrivevo, è stato orribile.

  
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