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Autore: IlariaKaleido    08/02/2012    0 recensioni
Il circo è un luogo di divertimento, un luogo d'incontro, o no?
Non questo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’illusionista accompagna Celia al circo dove lavora, la bambina non aveva mai visto un circo prima d’ora, quindi non notò nulla di strano.
Non fece caso ai colori spenti, non fece caso alle poche persone che lavoravano lì, troppo poche per un circo, ma non riusciva a capire il perché, le poche persone lì dentro, indossassero una lunga tunica nera con un cappuccio che celava l’intero volto.
Queste persone rivolgevano al capo, l’illusionista, un saluto strano, stendevano il braccio e tenevano distese quattro dita: pollice, indice, anulare e mignolo.
Tutte le persone che erano state al circo da un mese a questa parte, non si ricordano nulla della serata. La polizia riceveva numerose telefonate dai parenti delle persone che ci erano state, i loro cari erano rientrati in casa in stato confusionale, la polizia cominciava a nutrire sospetti su quel "circo", e non solo loro.
Dopo numerosi sopralluoghi da parte delle forze dell’ordine, il caso venne momentaneamente archiviato, per mancanza di prove.
Prospero l’Incantatore era seduto in centro al palco e parlava agli altri: "Domani, riapriremo il circo al pubblico, la polizia non ha riscontrato nulla di strano e ci ha dato il via libera".
"Quante persone verranno secondo lei maestro?" chiese qualcuno, "Un numero sufficiente, ne sono sicuro, siamo vicini al momento propizio" rispose il maestro.
Celia nel frattempo era rinchiusa nel camerino di suo padre, la porta era chiusa a chiave come sempre e lei era prigioniera lì, stava ripensando ad una interessante chiacchierata che aveva avuto con un bambino, qualche giorno prima, quando suo padre le aveva permesso di uscire.
Questo bambino le aveva descritto in maniera dettagliata una serata passata al circo con i genitori, nel racconto c’erano pagliacci, domatori di animali, artisti di tutti i generi, e tante altre cose.
Celia si chiese subito il perché nel circo di suo padre, tutto questo non c’era, c’erano solo uomini incappucciati.
E’ sera, molta gente aspetta di entrare, Celia rinchiusa nel camerino di suo padre, pensa alla sua mamma, alla sua morte improvvisa, al testamento sbucato fuori dal nulla che la affidava al padre, Celia era convinta che il testamento fosse stato falsificato, sua madre aveva paura del suo ex marito, non l’avrebbe mai affidata a lui. E poi, perché una persona con tanta voglia di vivere, che pensa al futuro con gioia avrebbe scritto un testamento? Molte cose non quadravano. Celia si addormentò.
Venne svegliata a notte fonda da dei rumori, era suo padre che aveva finito lo spettacolo (come diceva lui, chissà cosa succedeva veramente il quel circo) e stava scrivendo in maniera quasi febbrile su un taccuino nero, non si era accorto che sua figlia lo stava osservando.
Il giorno dopo, mentre Prospero era ad una delle sue numerose riunioni, Celia si mise a rovistare nelle cose del padre, alla ricerca del taccuino. Non lo trovò, non che si aspettasse di trovarlo, sicuramente suo padre se lo portava sempre dietro, ma le ricerche non furono inutili, trovò la cartella clinica di Hector Bowen, il vero nome di suo padre. In questa cartella c’erano numerosi fogli, dove un medico (con un nome indecifrabile) dichiarò suo padre incapace di intendere e volere. Scoprì che suo padre, prima di essere dichiarato insano di mente, era un famosissimo prestigiatore amato da tutti, ma l’improvviso abbandono della moglie lo fece impazzire.
Si riprese dopo una decina di anni. Quindi era sua madre la cattiva della situazione? Per questo era cresciuta senza un padre? Troppe domande, poche risposte, una sola certezza: suo padre stava architettando qualcosa, ai danni degli spettatori.
Lo spettacolo stava per iniziare, le persone erano ancora fuori dai cancelli, Celia li guardò tutti dal primo all'ultimo, visi allegri e sorridenti ignari di tutto, gente che pregusta già il divertimento.
No, basta! Questo spettacolo deve finire una volta per tutte, senza pensarci un attimo afferrò un accendino e appiccò il fuoco.
Tutto il tendone fu invaso dalle fiamme in pochi secondi, giusto il tempo di dire -ti voglio bene, papà-. 

  
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