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Autore: Willy Wonka    09/02/2012    5 recensioni
E' una storiella che mi è davvero venuta così, non so nemmeno in che genere porla XD
Diciamo che esprime un po' il mio amore per il bellissimo film "La Fabbrica di Cioccolato", il mio film preferito, ma inizialmente riassume anche qualcosa della mia vita. Un bacio a tutti, spero vi sia piaciuta questa piccola storia, anche se di senso non ne ha molto!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto comincia nella mia piccola e alta camera da letto, al secondo piano della mia modesta casa nel paese della nebbia. Fuori era una notte tranquilla. Proprio una notte tranquilla. Nel paese della nebbia.
Mi rigirai addormentata fra le lenzuola colorate, intenta a sognare qualcosa che difficilmente la mia mente avrebbe potuto ricordare a lungo. Sospirai piano. Misi una mano sotto al cuscino gonfio nel quale la mia testa riccia era immersa. Mi trovavo in un ospedale in bianco e nero ed ero piccola, molto piccola, e col naso all'insù guardavo sospetta un enorme elefante rosa con uno stetoscopio in mano. Afferrai il suo immenso orecchio ma presto crebbi, e fui catapultata in una piccola stanzina buia, aprii una botola pesante sotto i miei piedi e un uomo riccioluto e dai grandi occhi circondati di neri si mise un dito sulle labbra e mi invitò a fare silenzio. Scesi in punta di piedi e mi accomodai vicino a lui in una poltroncina rossa ma impolverata. 4. 3. 2. 1. Il film stava per cominciare. Ma lasciai il grande schermo per crescere ancora un po', quanto bastava per saltare sulle pozzanghere in un pomeriggio di pioggia mentre un tipo più alto di me teneva la testa alta verso le nuvole grigie e con la lingua fuori assaporava le lacrime del cielo. Poi corse verso di me, mi prese per una mano, mi tirò a se, e mi fece ballare il rock 'n roll. Lo ringraziai con un bacio sulla guancia, ma gli dissi a malincuore che avevo ancora una cosa da fare, così lo salutai e corsi via. Ma caddi in una pozzanghera troppo grande. Credetti di annegare. Chiusi gli occhi e percepii le bollicine salire sempre di più sfiorandomi il viso e i capelli, ma poi un sottomarino giallo mi prese a bordo e mi offrì una corona di fiori e di fragole. Strinsi piano il cuscino, quando sentii una mano sfiorarmi lentamente il braccio. Non avevo tuttavia così tanta voglia di svegliarmi, così mi girai dall'altra parte borbottando qualcosa che non capii nemmeno io. Quelle dita cominciarono a sfiorarmi i capelli.
“Ehi dormigliona...” mi sussurrò una voce. E com'era dolce quel timbro. Sorrisi appena. Quella figura mi si avvicinò all'orecchio, e le mie narici si inondarono di un meraviglioso aroma di cioccolato. “... sei in ritardo lo sai?” mi sentii dire con un pizzico di ironia. Allora mi voltai con pigrizia, aprii le palpebre e cercai di mettere a fuoco quell'uomo che solo dalla voce mi ricordava un angelo, o un bastoncino di zucchero. Il mio risveglio fu accolto da un sorriso e da due occhioni viola scintillanti. La semi-oscurità mi permetteva di vederlo appena, ma sapevo che era bello. Era bello nelle sue particolarità. “...Buonasera” esclamò vedendo che mi stavo stiracchiando le braccia “...è ora di andare” mi sfregai gli occhi. Proprio ora? Non ebbi il tempo di domandargli che intenzioni avesse, che quello già mi aveva preso la mano e mi aveva trascinata fuori dal letto e dal suo calore. Lo vidi aprire la finestra che dava sul balcone, e sempre tirandomi piano per il braccio mi condusse fuori.
Nel mio paesino della nebbia quella sera faceva freddo ed il vento si insinuò prepotente nel mio pigiama e nei miei capelli ricci e cominciai a tremare. Mi sfregai le spalle e mi guardai un po' attorno. Il mio balcone sembrava molto più largo visto a quell'ora della notte.
“L'ho parcheggiato qui, qui da qualche parte, vieni” continuò a dirmi. Lo vidi cercare qualcosa nel vuoto, quando finalmente le sue mani non toccarono una superficie che io non riuscivo proprio a vedere. Aprii la bocca ma ne uscirono solo riccioli di fumo in tutto quel freddo.
Percepii un forte calore intorno alle mie spalle. Guardai quello strano tipo e notai con piacere che quel suo cappello a cilindro non se lo era ancora tolto. Mi strinsi ancora di più dentro al suo cappotto che mi aveva appoggiato sulle spalle. Salii con lui in quello che aveva tutta l'aria di essere un ascensore di vetro, restai a fissarlo mentre premeva qualche pulsante che brillò. Le porte si chiusero con un piccolo tonfo, i reattori posti sulla parte superiore di quella scatola di vetro si mossero e gettarono aria calda. Ci staccammo dal suolo. Il mio balcone era davvero più grande.
Ora dentro all'ascensore c'era più luce, un po' per tutti quei pulsanti, un po' per la luna che splendeva. Questa volta fui io a sorridergli. Mi avvicinai a lui e lo strinsi forte, come se non lo vedessi più da tanto, tanto tempo. Lui si irrigidì appena e ebbe un brivido su per tutta la schiena, non ho dimenticato quanto trovasse strani gli abbracci. Sentii tuttavia la sua mano avvolta da un guanto violaceo passare tra i miei capelli, percorrermi il mento e tirarmi su il volto in modo che mi guardasse bene in faccia. Io non lo volli lasciare ancora. Mi scrutò curioso.
“Sei cresciuta” mi soffiò avvicinandosi e strofinando il suo naso contro al mio “mi sei mancata”.
Willy. Willy Wonka, il re del cioccolato, che profumava davvero di zucchero.







E' una storiella che mi è davvero venuta così, non so nemmeno in che genere porla XD
Diciamo che esprime un po' il mio amore per il bellissimo film "La Fabbrica di Cioccolato", il mio film preferito, ma inizialmente riassume anche qualcosa della mia vita. Un bacio a tutti, spero vi sia piaciuta questa piccola storia, anche se di senso non ne ha molto!

   
 
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