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Autore: orual    09/02/2012    4 recensioni
Una raccolta di racconti dedicata al gruppo di amici che abbiamo visto in azione in E' illegale, Molly Prewett! e in Primo Natale alla Tana. Andremo a sbirciare i loro anni di scuola e li seguiremo nei tempi cupi della Prima Guerra magica, mentre crescono, lavorano, si innamorano, lottano e soffrono, come tutti. Una old generation un po' diversa dal solito: non solo i Malandrini sono stati giovani!
-Vattene via, Bellatrix- sibilò Andromeda, il bouquet che tremava nella mano stretta convulsamente.
Bellatrix si guardava intorno, osservando schifata lo spoglio ambiente in penombra della chiesa.
-Cielo, come sei caduta in basso, Dromeda. Questo posto è una vera schifezza. Certo, non che il panorama non si adatti allo sposo.
-C’è di peggio, Bella!- sghignazzò Yaxley, accennando ai Tonks. Entrambi erano pallidi oltre ogni dire, e lui si era spostato un po’ davanti alla moglie, cercando istintivamente di proteggerla.
-Feccia babbana- sibilò Bellatrix, volgendosi di nuovo alla sorella –Come hai osato tradirci in questo modo? Eri così in fregola che c’era bisogno che un Sanguesporco ti calmasse i pruriti? Ed avete anche messo in cantiere un bel mostriciattolo mezzosangue con le vene sporche, non è così? Salazar, mi viene da vomitare!
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Arthur/Molly, Ted/Andromeda
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Arthur, Molly e...'
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Questa raccolta riunirà tutti i miei futuri racconti sul gruppo di amici di Arthur e Molly che sono stati protagonisti di E’ illegale, Molly Prewett! e di Primo Natale alla Tana. Dal momento che saranno quasi tutte oneshot, ho deciso di farne una raccolta, invece che pubblicarle singolarmente, per rendere più facile ai lettori trovarle, mano a mano che le pubblico.
Gli eventi di queste storie saranno ambientati in un arco di tempo che va dagli anni della scuola a tutta la Prima Guerra Magica, non oltre il 31 ottobre 1981, comunque. Non seguirò un ordine cronologico preciso, perchè... le scrivo mano a mano che mi vengono in mente!
Può essere utile leggere i due racconti che ho già pubblicato, soprattutto E’ illegale, Molly Prewett!, per familiarizzare con il gruppo di personaggi, soprattutto Annie Liddell ed Hector Shacklebolt, che a differenza di Molly, Arthur, Ted Tonks, Andromeda e Bertha Jorkins sono personaggi originali.
Ma se non avete voglia di farlo, non è detto che sia indispensabile... penso si possa leggere anche così.
Il primo capitolo, come si evince dal titolo, parla del matrimonio di Ted e Andromeda annunciato in Primo Natale alla Tana.
Commenti, correzioni, osservazioni e recensioni sono, come è ovvio, più che ben graditi.
Buona lettura!
 
I personaggi (tranne gli originali) e l’ambientazione generale sono di Zia Jo, che tutti ringraziamo caldamente. Io li uso solo per giocare e senza altri loschi fini.
 
(PS: Per chi segue Dopoguerra, niente paura: presto aggiornerò, non ci metterò tre mesi come l’ultima volta! ;)

 
 
1. Il matrimonio di Andromeda
 
-Questo ti starebbe benissimo, Molly!- disse Annie, spiegando un abito verde dai ricami particolarmente belli. Erano da Madama McClan, e stavano facendo rumore come un intero branco di dodicenni. Molly sollevò lo sguardo dalle stoffe  che stava guardando e fece un mezzo sospiro quando vide quello che Annie teneva tra le mani:
-Mi piace molto...- disse, con aria sognante e un po’ esitante –Ma probabilmente non ci entrerò dentro.
-Scherzi, vero?
-Ho cercato di starci attenta, ma sono un po’ ingrassata, di recente. Immagino che sia normale, dopo due gravidanze...- sospirò, appena un po’ dispiaciuta.
Annie fissò la giovane signora Weasley, il viso rotondo e radioso incorniciato dai capelli color rame che scendevano morbidi fino alle spalle:
-Stai esagerando, come sempre. Ti starà benissimo, penso. Provalo.
Molly entrò dietro la tenda ricamata a fiorami con qualche esitazione ed il vestito verde al braccio.
-Credi che filerà tutto liscio?- chiese da dietro la tenda ad Annie, che aspettava frugando tra gli strambi cappellini da strega allineati su uno scaffale vicino.
Si riferiva al matrimonio, naturalmente.
-Non lo so, ma Ted mi aveva detto che lo avrebbero comunicato all’adorabile famiglia di Andromeda oggi pomeriggio. Immagino che poi dovremo andare a raccogliere i resti con la scopa.
Era una battuta che non faceva ridere, se riferita ai Black, e si morse immediatamente la lingua. Il viso di Molly spuntò tra le pieghe della tenda, ed era pallido:
-Non scherzare, Annie.
-Lo so. Sono preoccupata anche io- si affrettò a dire lei, dispiaciuta.
I Tonks erano stati informati all’inizio di gennaio. Il 6, Ted era andato a pranzo dai suoi con la fidanzata dietro, ed i signori Tonks erano venuti a sapere tutto: bambino in arrivo, imminenza delle nozze, progetti lavorativi della coppia. Un bel boccone da digerire tutto insieme, considerato che i signori Tonks erano una coppia tranquilla, lei casalinga, lui impiegato, che Ted era il loro unico figlio e che da quando era arrivato il gufo di Hogwarts, oltre dieci anni prima, il flusso di sconcertanti novità nella loro vita era stato continuo.
Sapevano di Andromeda, sapevano che la famiglia della ragazza non vedeva di buon occhio Ted (anche se era stato impossibile far loro capire a che punto, e soprattutto per quale motivo), sapevano che i due avevano insistito nel portare avanti la relazione nonostante tutto, anche durante i due anni che la ragazza aveva passato all’estero. Avevano capito, più o meno vagamente, che i genitori di Andromeda erano all’oscuro che la relazione continuasse. Erano gente discreta, e non volevano immischiarsi nella vita del figlio. Lo avevano mantenuto agli studi di Medimagia senza fare difficoltà, nonostante non fossero facoltosi, anche perchè, contro ogni loro programma, anni prima con l’ammissione ad Hogwarts Ted aveva avuto la possibilità di un’istruzione superiore totalmente gratuita, se si eccettuava l’attrezzatura, e comprensiva di vitto e alloggio, come in una delle public school più prestigiose, nelle quali non avrebbero mai potuto mandarlo altrimenti, ed i soldi messi da parte avevano potuto essere felicemente impiegati per gli studi dopo Hogwarts.
Quando avevano saputo del bambino, però, si erano  preoccupati seriamente. Non approvavano il comportamento di Ted, e suo padre gli aveva fatto una bella ramanzina, con aria profondamente delusa; ma più ancora erano preoccupati dal fatto che lui non avesse ancora finito gli studi. Al momento viveva in una stanza da studente, dignitosa ma assolutamente priva di ogni lusso, a Londra. Walter Tonks dubitava che ci fosse spazio sufficiente a viverci in due, e a quanto pareva Andromeda si era appena trasferita là, lasciando casa dei suoi.
Quanto al progetto che lavorasse lei fino al diploma di Ted, sia lui che sua moglie pensavano che fosse una pazzia, e lo dissero ai due ragazzi a chiare lettere. Ci volle del bello e del buono per convincerli.
-Trasferitevi entrambi qui!- aveva detto Lucille Tonks, l’aria angosciata, scambiando uno sguardo col marito che diceva chiaramente che non sarebbe stato facile, ma avrebbero potuto stringere i denti per un po’ e prendersi a carico entrambi i ragazzi.
Ted aveva negato recisamente:
-Mamma, non potete permettervi di mantenerci entrambi.
-Non dire sciocchezze, Ted. Non siamo milionari, ma se vi trasferirete qui, non avremo più da pagare l’affitto della tua stanza, e...
-Signor Tonks, per favore...- aveva cominciato Andromeda, lo sguardo fiero: -Ho già ricevuto una proposta di lavoro in una Apoteca... lo stipendio non è alto, visto che sono appena diplomata, ma permetterebbe di mantenere sia me che Ted, e non si tratta di un lavoro faticoso o che... possa nuocere al bambino. Ted potrebbe studiare, si tratta di aspettare fino a luglio.
-Ma Andromeda, il tuo tempo quando finisce? Ad agosto?- Lucille aveva gli occhi pieni di ansia.
-Starò benissimo, fino ad allora!
-E’ la soluzione migliore. Neanche io vorrei che Dromeda si affaticasse, ma ne abbiamo parlato e...
Ted teneva stretti i pugni. Si sentiva in colpa per l’incoscienza, ed anche per il fatto che malgrado tutte le preoccupazioni non potesse che sentirsi felice. Felice che Andromeda lo avesse amato tutti quegli anni, che lo preferisse alla sua ricca e pura famiglia, che avesse voluto fare l’amore con lui, che fosse felice di aspettare un bambino.
-Permetteteci almeno di aiutarvi con l’alloggio. Non potete restare in quella stanzetta.
C’era a stento spazio per muoversi, da quando Annie era venuta a dare una mano ed aveva trasformato la branda di Ted in un letto a due piazze. E cucinare sul fornellino a gas in un angolo non era entusiasmante né igienico.
Così erano venuti all’accordo attuale. Si erano trasferiti in un posto più adatto, un minuscolo appartamento con camera, bagno e cucina, ma almeno era tutto loro, ed il bagno non era in comune con altri cinque studenti. Le spese le dividevano i signori Tonks e Andromeda, che aveva cominciato a lavorare nel retrobottega di Stranglays, Apoteca e Ingredienti per Intrugli, a Diagon Alley, davanti alla gelateria Florian, aperta da poco. Ted studiava così tanto che gli amici temevano di vedergli uscire il fumo dalle orecchie. Le prime due settimane, comunque, erano andate molto bene.
Molly si decise per il vestito verde dopo qualche altro incoraggiamento di Annie, che dal canto suo acquistò un completo ocra, da abbinare con gli orecchini d’ambra di sua madre.
 
-Jorkins? Santo cielo, Jorkins, ho passato le ultime due ore a cercarla. C’è quel Fangi, o come diavolo si chiama, nell’ufficio dell’Amministratore Delegato, che continua a blaterare, e nessuno ha idea di cosa stia dicendo!
Bertha voltò la sedia girevole per fronteggiare l’uomo che aveva spalancato la porta del suo piccolo ufficio, arredato con mobili laccati in giallo banana e strapieno di bottiglie d’annata, come del resto quasi tutti gli uffici dei dipendenti della Firewhisky Inc. Il movimento mise in evidenza il fatto che si stava dando con tranquillità lo smalto sulle dita dei piedi.
-Signor McAllister, ho consegnato la relazione con tutte le traduzioni delle richieste della comunità Goblin di Inverclyde già da due... no, forse tre giorni- osservò con calma, pennellando con accuratezza l’alluce sinistro.
McAllister, che era un mago basso ed estremamente rubizzo, assunse il colore di una melanzana matura:
-Non abbiamo visto traccia di quella relazione!- strepitò –Quel tale ha l’aria di minacciarci tutti con il suo pugnaletto decorativo che a dire il vero mi sembra tutt’altro decorativo. Venga immediatamente, se non vuole perdere il posto!
Bertha si accigliò leggermente:
-Davvero strano. Eppure ero sicura di aver...- rovistò tra la montagna di scartoffie sulla sua scrivania –Oh, eccola qua. L’avevo scritta ma non consegnata... beh, rimediamo subito, eh?- disse allegramente, prendendo la bacchetta e spedendo la pergamena fuori dalla porta con un volo leggero. Poi, visto che la faccia del mago sconfinava paurosamente sul violetto, asciugò il piede smaltato con un getto d’aria e si alzò infilandolo nella scarpa, pronta a seguirlo.
-A proposito, signor McAllister, ha preso in considerazione la mia richiesta di permesso? Sa, si sposano dei miei amici, sabato prossimo, e proprio non posso partecipare alla riunione generale.
-Jorkins, io credo che...
-Oh, le sono così grata, signor McAllister!- trillò Bertha, spalancando la porta della sala riunioni e sedendosi accanto ad un goblin dall’aria estremamente ostile.
-Vediamo di sistemare questo malinteso- fece, con un sorriso ai maghi presenti, uno dei quali impugnava una cartelletta  davanti a sè come uno scudo.
Due minuti dopo, era impegnata in una fluente e cordiale conversazione in goblinese, mentre gli altri si scambiavano sguardi di sollievo, e la transizione si concluse con tranquillità.
-Oh, signor McAllister...- fece Bertha mentre tutti infilavano i mantelli ed il goblin veniva riaccompagnato via da uno steward in uniforme color whisky –Non potrebbe farmi un favorino?
Il mago la guardò con l’aria di desiderare ardentemente un pretesto per licenziarla, ma la ragazza aveva appena salvato la produzione del trimestre successivo, con tutta probabilità, e non disse nulla.
Bertha sorrise soavemente, scuotendo i capelli biondi:
-Lei ha un’auto stupenda, vero?
 
La cerimonia si svolgeva nella chiesina di un quartiere popolare di Manchester, dove vivevano i genitori di Ted. Quasi non ci si sarebbe accorti che c’era, tanto il suo aspetto era dimesso e quasi inghiottito dai profili alti e aggressivi dei caseggiati popolari che la circondavano, con le ringhiere metalliche dei balconi tutte uguali, disposte in lunghe file.
A parte i genitori di Ted ed alcuni amici di famiglia, in chiesa non c’era nessuno quando Molly ed Arthur arrivarono con i bambini e Fabian e Gideon che erano passati a prendere a casa Prewett. Nella mezz’ora seguente, molti dei banchi vuoti si riempirono però di facce familiari: un sacco di vecchi compagni di scuola, che i pochi amici di famiglia babbani di Ted fissavano un po’ straniti per la loro evidente eccentricità, fino a quando non si trovarono ad essere decisamente in minoranza. Hector arrivò con passo tranquillo, accompagnato dal suo fratellino Kingsley, che apparve estasiato alla vista dei gemelli Prewett. Molly arguì che doveva far parte del folto gruppo dei loro ammiratori a scuola. Vennero a sedersi nel loro stesso banco.
Annie arrivò emozionata, nel tailleur che aveva comprato insieme a Molly e che per una volta riusciva a toglierle l’aria da eterna adolescente che aveva ed a farle dimostrare se non altro la sua età, anche grazie ai capelli raccolti. Si diresse verso di loro per salutarli, chinandosi a bisbigliare:
-Sapete nulla da Bertie? Ted è veramente preoccupato.
-Lui è pronto, almeno?- sibilò Molly in risposta, mentre Hector fissava Annie con occhi che mostravano quanto chiaramente apprezzasse la sartoria di Madama McClan.
-Prontissimo, è nel portico ad aspettarla. Torno da lui o si mangerà le unghie, dopo tutta la fatica che ho fatto per...
Tornò verso l’ingresso della chiesa, ticchettando incerta sui tacchi. Annie era la testimone di Ted, e Andromeda, un po’ imbarazzata, aveva chiesto a Bertha di farle da damigella. La cosa aveva completamente fatto uscire di testa Bertha, rendendola folle d’entusiasmo, ma gli altri avevano tremato all’idea che la vestizione e l’arrivo della sposa fossero affidati a lei. Andromeda era partita il pomeriggio precedente con lei, e passata la notte nel suo appartamento di Glasgow, avrebbe dovuto prepararsi là col suo aiuto. Ted l’aveva salutata intimamente convinto di non rivederla: Bertha l’avrebbe portata nella chiesa sbagliata, o le avrebbe fatto bere tutta la scorta di bottiglie da collezione che teneva in casa.
Adesso lui aspettava fuori dal portone, bilanciandosi su un piede e poi sull’altro, mangiandosi l’unghia del pollice, quasi elegante in un completo di Hector riadattato alle sue misure. Annie gli strappò la mano dalla bocca, nervosamente conscia di non poter tirare fuori la bacchetta per sistemargli l’unghia, dato che il portico della chiesa affacciava direttamente su una strada affollata di passanti babbani.
-Smettila. Speriamo che Norman non ti inquadri le dita da vicino quando vi scambierete gli anelli!
Norman Whistler, il loro amico che lavorava come fotografo per il Profeta, era incaricato delle foto magiche, anche se Ted aveva suggerito ai suoi genitori di farne scattare qualcuna da un amico di famiglia se volevano averne alcune che non si muovessero per mostrarle agli amici.
-Arriveranno in tempo e Bertie non le farà fare cazzate, vero?- chiese lamentoso.
-Certo!- lo rassicurò Annie, lungi da qualsiasi certezza ma decisa a fare il suo dovere e supportarlo fino in fondo.
-Possiamo aspettarci qualcuno da casa Black?- fece, per cambiare argomento.
Ted fece una faccia ancor più brutta, se possibile.
-Lasciamo stare, Annie.
La partecipazione del lieto evento ai famigliari di Dromeda non doveva essere stata un tè con pasticcini, a quanto sembrava. Annie non insistette.
Poi una limousine fucsia svoltò l’angolo e, tra gli sguardi attoniti dei passanti, si fermò davanti alla chiesa. Annie strabuzzò gli occhi, Ted ringhiò “Bertha!”, Bertha stessa uscì con disinvoltura dalla macchina, fasciata in un abito di appena una tonalità più chiaro rispetto alle cromature, ed aprì la portiera alla sposa, dichiarando stentorea nella loro direzione:
-Ragazzi, visto che spettacolo? E’ la macchina del mio capo, con Opzione Cambiacolore e Turbo Antitraffico!
Annie si affrettò a tornare dentro ridendo per non cedere alla tentazione di sgridarla come se fosse ancora un prefetto di Hogwarts, percorse velocemente la navata e si mise al suo posto, vicino all’altare, agitando una mano in direzione di Molly, Arthur ed Hector per rassicurarli.
Infine, ecco gli sposi, Ted con l’aria di aver ricevuto un forte colpo in testa, Andromeda semplicemente bellissima per mano a lui, nel suo vestito semplice, di seta, realizzato a tempo di record dalla madre di Annie, che era una Babbana, ma si sarebbe detto che con la macchina da cucire acquisisse capacità magiche. I lunghi capelli scuri le incorniciavano il viso, fermati dietro un orecchio da una rosellina bianca. Bertie veniva dietro di loro, con un bouquet coordinato, che passò ad Andromeda prima di andare al suo posto, salutando allegramente l’intera platea di invitati.
Fu molto veloce e molto semplice. La madre di Ted pianse un po’ nel suo fazzoletto. Molly invece pianse disperatamente, mentre Arthur teneva in braccio entrambi i figli per lasciarle le mani libere. Annie sentì un po’ di umido dietro agli occhi, poi incrociò lo sguardo raggiante di Hector che le sorrideva e sentì un piacevole tepore nello stomaco al pensiero che finalmente, dopo anni, stavano insieme, da oltre un mese, e che il matrimonio di Ted, che per l’urgenza e la gravidanza di Andromeda le era sembrato una tragedia, in fondo era una cosa bella.
Di colpo, tutto era già finito, le firme erano state apposte sul registro, gli sposi salutavano gli invitati, maghi e babbani, che ancora sembravano considerare un po’ strana la compagnia e si affrettarono a congedarsi. C’era una piccola festa alla Tana per i pochissimi amici più stretti, alla quale per problemi di trasporto i genitori di Ted non avrebbero partecipato.
Ted e Andromeda stavano quindi salutando i signori Tonks, che stringevano affettuosamente il figlio e la nuora, commossi dalle facce ancora così bambine dei due, Annie salutava il pastore, che sembrava perplesso al pari di molti invitati babbani, cercando, con Hector al suo fianco, di rassicurarlo con alcune osservazioni del tutto ordinarie sulla statua nell’angolo e chiedendo informazioni sulla missione in Camerun che la parrocchia sosteneva, come si leggeva su un vecchio pannello pieno di foto di bambini vicino all’ingresso.
Fu Arthur ad accorgersi di tutto. Strinse il braccio di Molly che stava sgridando Bertha per il vestito troppo appariscente e mormorò:
-Abbiamo visite.
Molly fece appena in tempo a girarsi che un incantesimo non ben identificato le sfrecciò davanti agli occhi, spaccando con tripudio di schegge una panca a pochi passi da Andromeda. Il tonfo rimbombò nella chiesa ormai quasi vuota, suscitando echi contro le pareti grigie.
Il pastore sussultò tanto da perdere gli occhiali. Annie ed Hector si voltarono verso la fonte del rumore, le bacchette in mano così velocemente che di entrambi non si sarebbe potuto dire come le avessero estratte.
I signori Tonks fissavano attoniti la panca spaccata, e il padre di Ted alzò lo sguardo come pensando che si fosse staccato uno dei lampadari dal soffitto, prima di accorgersi del piccolo gruppo di gente che era comparso all’entrata della chiesa.
Molly, ninnando Charlie che si era messo ad urlare, non riusciva a capacitarsi che fosse stato lanciato un incantesimo in pieno giorno in un luogo babbano. Lo shock era tale che le ci vollero alcuni attimi per riconoscere Bellatrix Black, adesso, se non sbagliava, sposata al suo fidanzato dei tempi della scuola, che infatti era al suo fianco con l’aria annoiata di sempre. C’erano altre tre persone, e lei riconobbe solo uno di loro, Yaxley, un anno indietro a loro ad Hogwarts, Serpeverde.
Arthur si voltò e disse piano:
-Porta via i bambini. Adesso.
Aprì la bocca per protestare, ma ricordò che quelli non si erano fatti scrupoli neanche a scuola, ed ancora inabile a pensare alcunché sentì che il corpo già si era mosso, spinto dal feroce istinto materno, per portare via i suoi figli da lì.
-Sporca traditrice del tuo sangue!
La voce stridula di Bellatrix la inchiodò sul posto, Bill per mano, un occhio a cercare i ragazzi (Fabian e Gideon, impalati accanto a Kingsley un po’ più in là), Charlie che non smetteva di piangere.
Annie ed Hector arrivavano di corsa, seguiti dall’attonito pastore che, prima che potessero trattenerlo, si piazzò davanti a Bellatrix con le mani sui fianchi:
-Signorina, come le salta in mente? Moderi il linguaggio, siamo in un luogo sacro!
-Protego!- Hector aveva gridato, e lo Scudo argenteo si aprì improvviso tra l’anziano babbano ed il gruppetto. Il getto di luce rossa che era schizzato dalla bacchetta di Bellatrix vi si infranse contro, e l’onda d’urto fu tale da far cadere l’uomo all’indietro: sbatté la nuca su un inginocchiatoio e restò immobile.
Tacquero per qualche istante. Tutti avevano le bacchette alzate, inclusi i ragazzi, ma non Andromeda, che l’aveva data a Bertha perchè la custodisse nella sua borsetta: l’amica la stringeva adesso nella mano sinistra, sudata, incerta se lanciargliela, portargliela direttamente o restare immobile.
Bellatrix Black, con i suoi quattro fiancheggiatori, sembrava colpita quanto loro per l’audacia di quello che stava facendo. Ted era sconvolto, pallido di rabbia.
-Vattene via, Bellatrix- sibilò Andromeda, il bouquet che tremava nella mano stretta convulsamente.
Bellatrix si guardava intorno, osservando schifata lo spoglio ambiente in penombra della chiesa.
-Cielo, come sei caduta in basso, Dromeda. Questo posto è una vera schifezza. Certo, non che il panorama non si adatti allo sposo.
-C’è di peggio, Bella!- sghignazzò Yaxley, accennando ai Tonks. Entrambi erano pallidi oltre ogni dire, e lui si era spostato un po’ davanti alla moglie, cercando istintivamente di proteggerla.
La coscienza della loro inermità riempì Annie con un forte senso di nausea.
-Feccia babbana- sibilò Bellatrix, volgendosi di nuovo alla sorella –Come hai osato tradirci in questo modo? Eri così in fregola che c’era bisogno che un Sanguesporco ti calmasse i pruriti? Ed avete anche messo in cantiere un bel mostriciattolo mezzosangue con le vene sporche, non è così? Salazar, mi viene da vomitare!
-Adesso basta!- gridò Annie, che non riusciva a staccare gli occhi dai visi sgomenti dei Tonks. Lucille aveva le mani davanti alla bocca, del tutto sconvolta. Lui sembrava sul punto di dire qualcosa, ma la figura del pastore era ancora a terra in mezzo a loro, priva di sensi, e la moglie lo trattenne, terrificata.
Annie corse avanti, mettendo le mani sulle spalle di Andromeda, che se la scrollò di dosso, troppo furibonda:
-Perché non hai fatto come mamma e papà ed hai ignorato mio matrimonio, Bella? Così mi sarei risparmiata la tua faccia oggi!
-Sta solo provocando, Andromeda- Hector intervenne, con voce ferma, gli occhi assottigliati per il disprezzo –Hai compiuto una magia davanti ad un babbano non a conoscenza del nostro mondo, Black, sei nei guai fino al collo. Tu e i tuoi amichetti maniaci del sangue puro fareste meglio a sparire.
-Sto morendo di paura, Shacklebolt- osservò annoiato Lestrange, ma la moglie gli diede sulla voce, continuando a rivolgersi alla sorella ed ignorando il resto dei presenti:
-I tuoi patetici amici sono quasi peggio dei tuoi luridi suoceri babbani!
-Vaffanculo, brutta puttana!- esplose Ted, le labbra mortalmente pallide, facendo un passo avanti.
-Ted!- intervenne Hector, ammonitorio, tendendo una mano per bloccarlo.
-Non osare, sanguesporco!- gli aveva ringhiato intanto Bellatrix.
-Presto questa feccia imparerà ad essere meno arrogante, Bella!- commentò Yaxley ridendo, stridulo.
-Proprio così- intervenne Lestrange, guardando intensamente Ted, ed Annie ancora alle spalle di Andromeda: -I tempi stanno cambiando.
Girò lo sguardo intorno su tutti loro, soffermandosi a lungo su Molly, che d’istinto indietreggiò, stringendosi Bill contro le gambe.
-Mammina ha paura?- ghignò Bellatrix.
Sì, Molly aveva paura. Aveva paura di cedere alla rabbia e mettere in pericolo i suoi figli. Il cuore le stava ammaccando le costole, mentre faceva ancora un passo indietro, mordendosi le labbra a sangue, in silenzio.
-Non prendertela con lei!- abbaiò Andromeda, afferrando la sorella per la spalla e strattonandola verso di sé, in un frusciare di stoffa bianca. Fu il primo, vero contatto da quando erano arrivati gli intrusi, e mandò una scarica di adrenalina giù per le schiene di tutti. Ma contribuì a anche a spezzare la tensione.
-Non toccarmi, mi fai schifo- fece Bellatrix, stringendo i denti e tirando indietro la spalla. Alzò la mano, puntò la bacchetta in alto ed in un unico, fluido gesto fece esplodere una delle lunghe e strette vetrate della chiesa e si Smaterializzò. I quattro uomini rimasti la imitarono subito, come per un segnale convenuto, e per qualche istante l’aria fu piena del fragore dei vetri e delle schegge taglienti che fischiavano intorno, crollando verso terra in una pioggia colorata di santi disintegrati.
Tutti si chinarono, le braccia istintivamente sulla testa, aspettandosi di venirne quasi seppelliti. Molly ed Arthur si erano piegati sui bambini per ripararli. Hector invece alzò la bacchetta in aria e gridò qualcosa di indistinguibile nel fragore, aprendo uno scudo convesso su tutti loro, contro le cui pareti le schegge urtarono e scivolarono, per riversarsi ai suo margini in un tintinnio che sembrò non finire mai.
Poi fu silenzio.
Ted corse verso i suoi genitori, Annie si chinò sul pastore, ancora svenuto. Le tremavano le ginocchia. Lo shantung pesante del suo tailleur frusciava, assurdamente pulito ed ordinato nello sfacelo. Il pianto straziato di Charlie e Bill echeggiava contro il soffitto.
-Portali via, ti raggiungiamo alla Tana, Molly!- sentirono dire ad Arthur, con voce alterata. Un attimo dopo, come se qualcuno avesse girato la manopola di una radio, il pianto si spense: Molly si era Smaterializzata con i due bambini.
Poi sentirono ancora Arthur parlare con i gemelli, che ribattevano qualcosa: riuscì a far Smaterializzare anche loro, che portarono via Kingsley.
-Come sta?- Hector si era chinato accanto ad Annie.
-Solo svenuto, credo... Hec, se qualcuno entra in chiesa adesso...
-Ho lanciato un Repello Babbanum sull’ingresso, dovrebbe bastare per qualche minuto...
-Dobbiamo... dobbiamo...
-Tu stai bene?
Hector la fissava, come cercando di scorgere tagli o ferite su di lei.
-Sto bene- rispose Annie, cercando di controllare il tremito delle mani –Dovremmo denunciarli!- aggiunse, ancora incredula.
-Come se lo avessimo già fatto, sono un Auror, Annie!
-G-già...
-Adesso vado al Ministero. Riparate le vetrate, Obliviate il reverendo e toglietevi di qui, è chiaro? Farò il prima possibile.
Era incredibilmente calmo, padrone della situazione: l’addestramento Auror serviva a qualcosa, dopotutto. Solo il pallore tradiva quanto anche lui fosse sconvolto.
-Dove...
-Non alla Tana, a casa dei Tonks, credo sia meglio non separarli subito dal figlio, e comunque dovete accompagnarceli. Torno subito, Annie, stai tranquilla.
Si chinò in avanti per baciarla leggermente sulle labbra e girò su se stesso, svanendo.
Annie si guardò intorno. Ted aveva fatto sedere sua madre, che sembrava in preda ad un mancamento. Il signor Tonks le stava facendo vento con un innario, l’aria del tutto instupidita.
Arthur veniva verso di lei, Bertha si era diretta da Andromeda, che era ancora immobile dove aveva fronteggiato la sorella, lo sguardo duro, i pugni stretti lungo i fianchi, il bouquet stretto in pugno. Sulla faccia le scorrevano lacrime. Bertha le porse silenziosamente la bacchetta, e lei la prese senza guardarla in faccia.
-Dov’è Hector, Ann?- fece Arthur.
-E’ andato al ministero. Ha... ha detto di riparare qui e accompagnare i Tonks a casa.
-Bene, facciamo come dice lui- rispose Arthur deciso. Si alzò e prese a riparare le vetrate, facendo sussultare tutti all’udire ancora rumore di vetri. Ma erano solo i frammenti che si sollevavano per tornare ognuno magicamente al suo posto. Annie lo imitò dandogli le spalle, dedicandosi al lato opposto. Sguardi, mani ed aureole si ricomposero, attraversati dalla luce del sole che doveva essere riuscito a bucare le nubi basse della mattina, e che riempì la penombra grigiastra di bagliori colorati.
I tempi stanno cambiando” aveva detto Lestrange, fissando lei e Ted, i Sanguesporco. Cosa significava? Si sentiva stanca ed improvvisamente vecchissima.
-Accompagniamo i signori Tonks a casa- disse Arthur, dirigendosi verso loro ed il figlio ed aiutando la signora ad alzarsi.
Annie puntò la bacchetta sul viso del pastore per Obliviarlo, sperando di cancellare solo l’essenziale, poi mormorò “Innerva”, e lo aiutò ad alzarsi quando quello aprì gli occhi con un lamento, passandosi una mano sul retro della testa.
-Che... che è successo?- chiese, confuso.
-Deve aver avuto un... ehm, mancamento, signor Cobbs. Purtroppo ha battuto la testa. Si sente bene?
-Davvero? Povero me, non ricordo...- si interruppe, stringendo gli occhi come per ricordare: -Qualcuno stava urlando.
-Ci... ehm, ci siamo presi un bello spavento, sa?
-Ah, beh, in effetti... in effetti non ha una bella cera, signorina. Mi dispiace avervi spaventato.
-Se si sente bene, noi andremmo, ci aspetta il rinfresco e...
-La signora Lucille non sta bene?- chiese preoccupato il vecchio, guardando verso la signora Tonks, incerta sulle gambe e sorretta dal figlio poco più in là.
-Ehm...
-Non si preoccupi, Lucille, è tutto a posto!- esclamò premurosamente l’ometto. La signora Tonks si voltò verso di lui, sgranò gli occhi incerta e poi, con un controllo di sé che stupì Annie disse, con voce appena malferma:
-G-grazie, signor Cobbs.
-Allora ancora auguri agli sposini e...
-Certo, grazie mille. Vada a mettere un po’ di ghiaccio sul bernoccolo, mi raccomando- tagliò corto Annie.
Il signor Cobbs, docilmente, si avviò verso la sagrestia e sparì agitando ancora la mano.
Ted e Arthur avevano spinto fuori i Tonks, ed Annie si avvicinò ad Andromeda, ancora immobile con Bertha che le accarezzava timidamente un braccio, incerta su cosa dire.
-Andiamo via, Andie... è tutto a posto.
Lei sembrò non averla sentita, poi, con un gesto rabbioso, scagliò il bouquet a terra e si mosse verso la porta. Bertha, senza dire nulla, si chinò a raccogliere il mazzolino, prima di seguirle.
 
Molly era sull’orlo di una crisi di panico e di nervi, quando li vide Materializzarsi nel cortile della Tana.
Aveva aspettato a lungo, impegnata a calmare i bambini, a trattenere i suoi fratelli che volevano tornare indietro, ed a tranquillizzare il piccolo Kingsley, che la madre era venuta a prendere là, visto che Hector non aveva potuto riportarlo ad Hogwarts dopo la cerimonia come avevano stabilito.
-Finalmente! Che cosa...- cominciò, spalancando la porta a vetri della cucina.
-Tesoro, abbiamo dovuto accompagnare a casa i genitori di Ted ed assicurarci che fossero tranquilli, prima di venire- le spiegò Arthur, abbracciandola, felice di rivederla, e zittendola subito.
Il gruppo, compreso Hector che li aveva raggiunti dai Tonks, crollò in soggiorno. Avevano tutti delle facce orribili, pensò Molly, dicendosi che probabilmente lei non era da meno.
Qualche istante di silenzio, trascorso a scrutarsi a vicenda, senza trovare parole.
 Poi Andromeda cominciò a gridare, balzando in piedi dalla poltrona dove l’avevano fatta sedere.
-Che bastarda! Che lurida, insopportabile... che... come ha osato rovinare il mio matrimonio, spaventare i genitori di Ted, come...
Diede un calcio al tavolino davanti a lei, facendo crollare la pila di MuggleWorld, la rivista di babbanologia cui Arthur era abbonato.
-...io la ammazzo quella... quella... la odio, non voglio più vederla, non...
Non avevano mai visto Andromeda perdere il controllo a quel modo: aveva un carattere freddo e misurato, e quando si arrabbiava la sua furia era gelida, non esplosiva.
-Bastarda! Bastardi tutti, con il loro sangue e le loro dinastie, perchè non mi lasciano in pace, in PACE?!
Scoppiò in un pianto rabbioso, si girò bruscamente verso Ted che, pallido, si era alzato in piedi e le si avvicinava.
-Io ti amo, capisci? Non devono osare toccarti, non devono osare dir nulla di Ninfadora, o Nereus, o quello che sarà, non devono...
Ted le fu accanto in un istante, la strinse e la baciò impetuosamente. Molly incrociò lo sguardo di Bertha che, serissima fino ad allora, le fece l’occhiolino. Poi Ted, senza dire una parola sollevò la moglie tra le braccia, in un fruscio di seta bianca, la bacchetta impugnata, girò su se stesso e sparì con lei, lasciando i presenti di stucco.
-Beh, spero che quando sei andata a prendere Ted a casa, stamani, tu ti sia preoccupata di rifar loro il letto, Annie – commentò Bertha, scatenando le risate dei gemelli Prewett, sollevati che l’atmosfera si fosse finalmente alleggerita. Anche gli adulti si unirono al coro, anche se Molly aveva lanciato all’amica un’occhiataccia.
-L’appartamento è pulitissimo- confermò Annie, contenta di aver fatto un giro di Gratta e Netta nel bilocale prima di portare Teddy in chiesa.
-Hanno fatto bene, avevano bisogno di stare da soli- commentò Arthur, pulendosi gli occhiali.
-Molly, possiamo mangiare tutto questo bendiddio?- chiese Gideon disinvolto, servendosi di un bignè.
La tensione si stemperò lentamente, mentre mangiavano la profusione di dolci e delizie varie che Molly aveva preparato, festeggiando gli sposi in loro assenza e lasciando da parte solo la stupenda meringata nuziale nell’eventualità (improbabile, secondo Bertha) che si rifacessero vivi più tardi.
L’incursione in chiesa sembrava solo un brutto episodio, finalmente, da dimenticare il più presto possibile.
-Rischiano tutti grosso, soprattutto Bellatrix, che ha agito quando il signor Cobbs era ancora cosciente, anzi, contro di lui- spiegò Hector, un braccio intorno alle spalle di Annie.
-Spero che li sbattano ad Azkaban!- disse astiosa Bertha, sistemando con cura il bouquet di Andromeda in un vaso che le aveva procurato Molly, dopo aver dato un colpo di bacchetta ai boccioli sciupati.
-Non ci sperare troppo, Bertie...- commentò Hector –Non hai idea di quanto sia importante la famiglia di Andromeda al Ministero. Per non parlare dei Lestrange. Credo che se la caveranno con una multa ed un richiamo ufficiale.
-E’ un vero scandalo- commentò Molly, mentre tutti assentivano.
-Ci sono un sacco di cose che avrebbero bisogno di una modifica, al Ministero. Quando Kingsley dice che vorrebbe fare carriera politica storco sempre il naso, e non lo faccio perchè voglio scoraggiarlo.
-Oh, se Kingsley diventasse qualcuno di certo non si farebbe corrompere. E’ un ragazzino talmente responsabile...- commentò Annie ridendo.
-Comunque queste scempiaggini del sangue puro si sentono anche al Ministero, e più frequentemente di quanto uno si immagini- fece Arthur, pensieroso, porgendo un krapfen grondante miele a Bill che glielo chiedeva tirandogli l’orlo dei pantaloni –Vecchi pregiudizi... non ce ne libereremo mai?
Fece un sorriso ad Annie, che ammiccò in risposta. Per i Nati Babbani come lei e Ted, non era certo piacevole, ma non voleva mostrarsi turbata da una simile meschinità.
-Sono scemenze, mi dispiace piuttosto per Andromeda che deve sopportare queste cattiverie da sua sorella, in un giorno così.
 
Alla fine, gli sposini tornarono, quando il breve pomeriggio invernale volgeva al termine, e fu possibile festeggiarli un po’ e tagliare la torta. Erano sereni, non si staccavano un attimo l’uno dall’altra, ed i gemelli Prewett poterono divertirsi con le loro immature battutine fino a che Molly non li spedì dai suoi via camino, sbottando che per quel giorno le avevano rotto l’anima a sufficienza.
Saltarono i tappi del Magispumante di Bertie, che inondò la stanza di un piacevole profumo alcolico e caldo, e riempì i bicchieri di un liquido color dell’oro, che brillava e scintillava, spumoso.
Le urla, gli insulti, i cattivi presagi volarono via nell’aria della sera, mentre l’amicizia e l’affetto li circondavano con il loro calore.
-A Ted e Dromeda, la coppia meglio assortita della Gran Bretagna!
-A Ninfadora! O Nereus, insomma...
-Andie, ti ho rimesso un po’ a nuovo il bouquet... dovrebbe durare con quell’incantesimo, ero sicura che in realtà volevi conservarlo...
-Oh, Bertie...
-Auguri, ragazzi!
-Vi vogliamo bene...
-Alla vostra vita insieme!
 
 
(Febbraio 1999)
Il bambino mosse qualche passo incerto dentro la fresca penombra della chiesa, schiacciata tra i palazzi ed il traffico.
-Sei... sei sicura che sia qui, Andromeda?- chiese il ragazzo, tirandosi gli occhiali indietro sul naso.
La donna alzò lo sguardo verso le arcate del soffitto. I suoni interrogativi di Teddy, che esplorava quello spazio vasto, echeggiavano lievi nel silenzio tranquillo. Dalle vetrate, i santi che quasi trent’anni prima erano esplosi in una pioggia tagliente, guardavano sereni ed immobili lei, il bambino ed il ragazzo dai capelli neri e spettinati.
-Proprio qui.
Il mazzetto di boccioli bianchi, fresco e morbido come allora per effetto dell’incantesimo, spandeva il suo profumo leggero. Le sue mani non erano più mani di ragazza, ma la fede liscia era ancora al suo dito.
Sfilò una rosa, separandola dalle altre, ed avanzò lungo le file di banchi, fino al gradino dell’ambone.
Bertha aveva riso e Annie si era commossa, e Ted le aveva detto che sempre, che “tutti i giorni della mia vita”. E le era sembrato che la sua bambina (già lo sapeva, nel cuore, che era una bambina) le balzasse in grembo per la gioia.
Ma poi i vetri erano esplosi. E alla fine, l’odio che aveva insozzato anche quel giorno era riuscito a portarglieli via. Aveva vinto, Bellatrix.
Si portò una mano al ventre, lottando contro le lacrime.
-No-nna?
In braccio ad Harry, un po’ indietro, Teddy la guardava e tendeva le manine.
Non erano riusciti a portarle via tutto, no. E lei lo avrebbe amato e lo avrebbe difeso da qualsiasi cosa.
Tutti i giorni della mia vita, Ted. Tutti i giorni della mia vita, Dora.
Lasciò la rosa bianca, protetta dall’incanto di Bertie attraverso gli anni, sul gradino, e tornò da loro.
Uscirono insieme senza fare rumore.
 
Lo so, finale un po’ malinconico, con questa incursione nel presente. Ma Andromeda è stata un po’ maltrattata da Zia Jo. Concedetele qualche rimpianto!
 
   
 
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