CAPITOLO
VIII:
Erano ormai due ore
che si rigirava nel letto senza ottenere nulla. Del resto, dopo la
dormita del
pomeriggio, era perfettamente normale che non riuscisse a prendere
sonno. Alla
fine, innervosita e arrabbiata, scalciò via le coperte e si
infilò le pantofole
prima di aprire la porta e scendere al piano di sotto.
Avanzava nel buio del corridoio -i passi attutiti dalla
suola morbida- in direzione della cucina: aveva deciso che un
thè caldo fosse
la soluzione migliore. Diede un’occhiata veloce
all’orologio appeso in
soggiorno: erano le 23.15. Si maledisse mentalmente, perché
il giorno dopo
sarebbe stato un trauma svegliarsi per la scuola.
Era quasi arrivata a destinazione quando si accorse che
dalla porta semi-chiusa della cucina filtrava una striscia gialla che
si
rifletteva sul pavimento e sulla parete di fronte: qualcuno le aveva
già rubato
il posto. Si domandò chi potesse essere e, se fino a qualche
settimana prima le
opzioni erano ben poche, ora come ora la casa era anche troppo
affollata per i
suoi gusti. Decise di entrare e porre così fine ai suoi
dubbi; spinse la porta,
che cigolando, le permise di entrare.
Rivolse un’occhiata indagatrice alla stanza e poi, infine,
scorse Sakura seduta al tavolo e con in mano una tazza fumante.
“Ciao Misaki!” la salutò lei aprendosi
in un sorriso. “Non è
un po’ tardi per essere sveglia?”
L’altra si avvicinò alla madre.
“Non riesco a prendere sonno. Colpa del riposino
pomeridiano.”
“In effetti. Ti va una tazza di tè? L’ho
appena preparato.”
“Che thè è?” Le
domandò Misaki prima di risponderle, avvicinandosi
ai fornelli.
“Thè verde.”
“Per fortuna!” sospirò.
“E’ l’unico gusto di thè che
mi
piace.”
“E’ anche il mio preferito.” le rispose
Sakura. “Almeno in
qualche aspetto ci assomigliamo, allora.”
“Già” acconsentì la mora,
versandosene una tazza e prendendo
posto di fronte alla madre.
“Del resto ne bevevo a barilate quando ero incinta di te.
Chissà, magari te l’ho trasmessa io questa
inclinazione.” concluse pensierosa
ma anche piuttosto contenta della possibilità.
“Magari.” le concesse il beneficio del dubbio
Misaki. “Dove
sono tutti?”
“Naruto è ancora a lavoro... aveva una riunione
con i
consiglieri, Sasuke è a girovagare, non so dove.”
le rispose tranquillamente
Sakura, mentre cercava di non
pensare
a lui che la abbandonava al villaggio come era accaduto molto tempo
prima. Perse
giusto un battito al ricordo, ma tornò subito calma per non
far intuire niente
alla figlia. “Hinata, invece, è già a
dormire; la gravidanza la stanca
parecchio.”
Misaki annuì in silenzio nel suo personalissimo modo di dire
alla gente ‘ho capito cosa volevi dire ma non ho niente di
meglio da
risponderti.’ Rimasero un po’ in silenzio, ognuna
persa nei propri pensieri;
poi Sakura prese di nuovo la parola, incapace di stare zitta per
più di cinque
minuti.
“Sei contenta che avrai un fratellino?”
“Tecnicamente non è mio fratello.”
osservò Misaki.
“Ma in pratica si.”
“Già. Speriamo che non sia così
esaltato come Naruto, ma
prenda un po’ della tranquillità della
mamma.” disse Misaki, senza pensare al
‘mamma’ finale che –come aveva intuito
dall’espressione afflitta di Sakura-
aveva rattristato la sua vera madre.
“Tu non piangevi quasi mai né tantomeno ti
agitavi,
nonostante i continui spostamenti e combattimenti.”
osservò Sakura. “Non sembravi
nemmeno una neonata.”
Misaki non rispose ma iniziò a raschiare, con precisione ma
allo stesso tempo distratta da altri pensieri, lo zucchero che si era
postato
sul fondo della tazza. Alla fine sputò fuori la domanda che
le aleggiava nel
cervello e le saliva alle labbra ormai da giorni.
“Perché alla fine hai deciso di rischiare tutto e
scappare
con Sasuke?” le domandò piantandole gli occhi nei
suoi. Verde contro verde.
Sakura rimase un po’ in silenzio, cercando di trovare le
parole per quel lungo discorso che si apprestava a fare.
“Vedi, Misaki, ti ho avevo già accennato del mio
lungo amore
per Sasuke, no?”
L’altra annui.
“Sono cresciuta a pane e favole per questo fin da piccola.
Sono
sempre andata alla ricerca del vero amore,
di quella persona che sarebbe sempre stata con me, che mi
avrebbe amato,
che ci sarebbe sempre stata. Inizialmente mi basavo sui canoni
estetici.. da
vera sognatrice quale ero il mio Vero Amore sarebbe dovuto essere
semplicemente
bellissimo... e iniziai a guardarmi intorno. E poi Bingo! avevo trovato il mio
Vero Amore: tratti fini, portamento elegante, muscoloso quanto bastava,
con quell’aria
da bello e impossibile, in altre parole Sasuke Uchiha.”
Sakura stava parlando come un fiume in piena e Misaki la
osservava, cercava di individuare il più piccolo gesto che
potesse
identificarla come sua madre,
scorgeva il modo in cui apriva le mani, come un’esplosione,
ogni qualvolta
voleva sottolineare un concetto; come le si apriva il sorriso sul viso
ogni
qual volta pensava a qualcosa di piacevole; come storceva,
impercettibilmente,
il naso a ripensare ai momenti più difficili. Era alla
ricerca di qualcosa, di
un movimento, un modo di esprimersi, un tic nervoso, che la
riconducesse in
maniera precisa e definita al concetto di “madre”.
Non ne trovò.
“Ero la classica bambina infatuata, convinta che i ragazzi
arrivassero su un cavallo bianco per portarti via. Peccato che,
effettivamente,
di Sasuke non sapessi un bel niente. A me bastava il bel visino per
convincermi. E poi, con una botta di fortuna sfacciata, sono finita in
team con
lui e con quell’idiota”
sorrise,
pronunciando la parola, e tolse ogni cattiveria dal termine
“di Naruto. Non
potevo crederci. Riuscivo a sentire il coro di arcangeli scesi dal
cielo. E
così ho scoperto il suo carattere: era freddo, distante,
superbo, orgoglioso, insomma
un concentrato di negatività come pochi ne avevo conosciuti;
ma in fondo ai
suoi occhi neri vedevo che c’era qualcosa
di sbagliato nel tutto, che lui non era così, che in fondo
non era quello il
suo vero carattere. E mi innamorai –oltre che del suo
aspetto- anche del suo
carattere: incondizionatamente e eternamente. E arrivò il
momento in cui
se ne andò, nonostante la mia confessione a cuore aperto.
Fui a pezzi per
tantissimo tempo.”
“Io non ce la farei.” la interruppe Misaki.
“Lo avevo intuito” le sorrise Sakura, prima di
ricominciare
il monologo. “Comunque se ne andò lasciando nello
sconforto più totale sia me
–che avevo perso l’amore della vita- che Naruto
–che, invece, aveva perso il
suo migliore amico-. Tradì il villaggio della Foglia e
scappò con Orochimaru
alla ricerca del potere, della forza per uccidere Itachi. Lo andammo a
cercare
e lo trovammo in uno dei covi del Sannin: pronunciò per
primo il mio nome
‘Sakura’ nel suo tono freddo e altero. Erano due
anni che non lo vedevamo e per
ogni giorno passato distante lui si era fatto più bello.
Penso di non aver
respirato per tutta la durata dell’incontro, me ne stavo
lì, ferma, cercando di
trattenere le lacrime e poi sparì di nuovo. Eravamo
così vicino e si è dissolto
di nuovo in una nuvola di fumo. Stavo per abbandonare tutto e lasciarmi
andare,
lasciar perdere.. arrendermi. Ma
non
potevo, sapevo che dovevo salvarlo e quindi mi sono allenata duramente
per me e
per lui. Sono diventata forte, ho studiato con Tsunade, ho fatto la mia
gavetta, ho sputato sangue, lacrime e sudore per diventare un kunoichi
degna.”
“Ma poi l’hai quasi ucciso.” le fece
notare Misaki.
“Può sembrare un ossimoro, ma ho cercato di
ucciderlo per
salvarlo. Era venuto a conoscenza della verità su Itachi
–quella che tu hai
sentito l’altro giorno- ed era impazzito dal dolore,
completamente
spersonalizzato dall’odio. Avevo deciso di ucciderlo
perché non era giusto
condannarlo a vivere una vita nell’oscurità, tanto
valeva porre fine al tutto.
Peccato che sia stato lui a quasi uccidermi. Alla fine non ce
l’avevo fatta a
colpirlo sopraffatta
com’ero dai
ricordi.”
Sakura fece un respiro, prendendo fiato, aveva la gola secca
a forza di parlare.
“Quindi per tornare alla tua domanda, dopo tutto questo
poema che ti ho decantato, ti dico che ora che Sasuke era
lì, svenuto, ma dalla
nostra parte… era tornato in sé, finalmente. Non
potevo perderlo un’altra
volta… sarebbe stato più di quanto potessi
sopportare, e lo sapevo. E quindi ho
mandato al diavolo tutto. Avevo passato più della
metà della mia vita a
corrergli dietro, a sostenerlo, a cercare di aiutarlo, a ingoiare
lacrime e
tristezza e a diventare forte. Non era forse arrivato anche il mio
turno di
essere felice? Ho deciso di fare l’egoista per una volta e
puntare alla mia
felicità, così non ci ho pensato due volte e sono
scappata con lui.
Potrà sembrare la scelta sbagliata ma per me è
stata la più
giusta, perché finalmente avevo quello che avevo sempre
desiderato e quello per
cui avevo lottato. Ero felice anche io.”
Sakura aveva finito il discorso e osservava Misaki, in
attesa di una qualunque reazione, ma la mora non si azzardava a parlare.
“Non riesci a capire le mie ragioni, eh?”
provò a ipotizzare
allora.
“In effetti no. O almeno non pienamente..”
“Sai perché non riesci a capire le mie
motivazioni?”
Misaki la guardò in attesa di una risposta.
“Perché tu sei quella che viene definita una
‘vera ninja’. Io
non ho mai avuto
l’inclinazione di una kunoichi
e ho
dovuto impararlo. Tu, al contrario di me, sei in grado di capire quali
sentimenti portare con te e quali invece, lasciar perdere.”
“In poche parole sono un’insensibile?”
“No!” si affrettò a negare Sakura,
mulinando le mani davanti
a sé “Sei capace di capire quali situazioni ti
porteranno qualcosa di buono e
quali qualcosa di male.”
Misaki non rispose –in realtà non aveva capito
pienamente cosa
intendesse dire la madre- e soprattutto non era così
convinta che quello da lei
descritto fosse un pregio.
“Ti conviene andare a dormire ora, tesoro. Altrimenti domani
non ti alzi.”
“Già. Hai ragione.” concordò
Misaki posando la tazza nel
lavello.
“Buonanotte.” la salutò Sakura.
“Notte.”
Attivò lo Sharingan e iniziò a comporre i sigilli
con le
mani, per poi portarsele alla bocca e urlare “Katon Goukakyuu
no Jutsu”. Il
risultato fu piuttosto scarso: riuscì solo a sputacchiare
qualche fiammella.
Frustata e innervosita, si girò e sferrò un
poderoso calcio
contro la corteccia di un albero. S’accasciò poi
al suolo.
“Componi in modo errato il sigillo del cavallo.”
Sasuke era comparso nell’area e ora la stava guardando.
“In che senso?”
“Devi essere più chiara quando posizioni le mani e
utilizza
bene quello Sharingan, altrimenti è inutile che lo
attivi.” Sasuke si avvicinò,
continuando a guardarla.
“Allora fammi un po’ vedere.” lo
rimbeccò stizzita Misaki.
Il moro si posizionò e, senza farselo ripetere due volte, si
produsse in una palla di fuoco suprema di alto livello.
“Insegnami.” gli chiese allora seria e concentrata.
“Ok.”
Stettero in silenzio per un bel po’, Misaki cercando di
recuperare le forze e Sasuke perso nei suoi pensieri.
Ad un certo punto la mora aprì gli occhi e rivolse il volto
verso il padre.
“Tu non sei contento di stare qua.”
L’altro la guardò, senza dire niente.
“Intendo dire a Konoha.” precisò Misaki.
“Non molto.” rispose lui, telegrafico come sempre.
“E allora perché sei tornato?”
L’altro non rispose, come al solito poco avvezzo a spiegare
i propri sentimenti.
“Immagino che tu non abbia voluto abbandonare
Sakura.”
continuò lei, notando la reticenza del padre a rispondere,
in modo da non
lasciare cadere il discorso.
L’altro rispose con un mezzo grugnito che Misaki prese per
un sì.
“Ma allora perché rimanete qua? Posso cavarmela
benissimo da
sola come ho sempre fatto in questi undici anni.”
“Cavartela da sola? Non riesci nemmeno a fare un Katon
decedente.”
Misaki gli rispose con un’occhiata inferocita alle sue,
purtroppo
veritiere, parole.
“E poi Naruto non può tirar su in maniera decente
l’unica
erede del clan Uchiha.” specificò Sasuke con noia
e superiorità, ma Misaki vide
un guizzo passare nei suoi occhi e lo decifrò perfettamente
perché era lo
stesso che passava nei suoi quando si parlava del suo imminente
‘fratellino’ e
non voleva ammettere di volergli già bene.
SPAZIO
AUTRICE:
Sii, lo so che
sono sempre in
ritardo ç.ç Ma che ci volete fare? E’
già un miracolo, per me, riuscire ad
aggiornare così presto e a continuare questa long (contate
che di solito faccio
un aggiornamento al mese °//°)
Comunque spero mi perdoniate! (:
Questo capitolo è più incentrato sul rapporto
genitoriali e non vediamo ne Aki
ne Naruto e Hinata.
Come sempre, aspetto con ansia i
vostri pareri!
Baci, Eikochan.