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Autore: two_dollar_bill    10/02/2012    3 recensioni
Giornata di sole ad Huntington, come di consueto, neanche una nuvola sporcava il cielo sereno che si lasciava rimirare nel suo pregievole blu. Per le strade colme, si alzava un vociare allegro: di bambini che correvano qua e là, scalmanati, ridendo con gli amici; di ragazze affette da shopping ossessivo-compulsivo, che approfittando dell'arsura si prendevan la libertà di lasciare poco e niente all'immaginazione dei passanti; di lavoratori che nel loro impeccabile completo, imprecavano sommessamente per non aver scelto la carriera del, per esempio, bagnino; di mamme, cariche di buste della spesa e faccende casalinghe da sbrigare. Insomma tutto da copione ad Huntington Beach, o quasi...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Sara, che mi fa ridere.
che si prende gioco del mio caratteraccio.
che si preoccupa della mia salute fisica e mentale.
che mi sopporta nei miei incomprensibili e stravaganti sproloqui.
che era a Treviso, in uno dei giorni più belli della mi vita a cantare, con me.

A Matt, a cui non mi stancherò mai di dire - grazie - per mille motivi diversi.
Sei come un caro amico per me.
Ti voglio bene.

 

 

 

Giornata di sole ad Huntington, come di consueto, neanche una nuvola sporcava il cielo sereno che si lasciava rimirare nel suo pregievole blu. Per le strade colme, si alzava un vociare allegro: di bambini che correvano qua e là, scalmanati, ridendo con gli amici; di ragazze affette da shopping ossessivo-compulsivo, che approfittando dell'arsura si prendevan la libertà di lasciare poco e niente all'immaginazione dei passanti; di lavoratori che nel loro impeccabile completo, imprecavano sommessamente per non aver scelto la carriera del, per esempio, bagnino; di mamme, cariche di buste della spesa e faccende casalinghe da sbrigare. Insomma tutto da copione ad Huntington Beach, o quasi...

Avanzava a passi pesanti lungo il marciapiede stracolmo - Ma tutta questa gente una casa non ce l'ha... - si trovò a pensare, digrignando i denti; e probabilmente il mondo notava l'aura negativa che lo circondava e la nuvola nera che gli abbelliva il capo; o forse era solo il suo aspetto per nulla raccomanbile, o un sano istinto di conservazione, che li teneva alla larga, risparmiandolo almeno dal contatto fisico tipico delle folle, e lui odiava quel tipo di contatto. Avrebbe potuto tirare un cazzotto random a chiunque random gli si fosse presentato davanti, e la gente, involontariamente o con cognizione di causa, lo lasciava passare. Credette più volte che qualcuno avesse anche osato salutarlo, ma la cosa non lo preoccupava e non aveva la benchè minima rilevanza in quel momento. Così continuava a camminare, chissà poi da quante ore, senza una metà precisa, scuro in volto, con la rabbia che premeva troppo forte e spingeva per uscire, verso qualsiasi posto gli permettesse di non vedere alcun tipo forma di vita pensante, o che potesse minimamente rivolgergli parola. Sarebbe finita male quella giornata. 

In casa regnava il caos più assoluto, quando varcò la porta, trovata stranamente aperta, ebbe un'attimo di esitazione; torno indietro, constatò che sì, si trattava davvero del posto giusto e con un'espressione basita stampata in volto, avanzò con difficoltà nel, qualunque tipo di cosa a caso, che occupava, qualunque tipo di posto a caso, perfino il lampadario, ed in qualunque tipo di stanza, sì sempre a caso. - Che diavolo è successo qui? E' passato un terremoto? Un uragano? Un orda di orchi direttamente da Mordon? Un, non saprei, branco di tremors??! -
- Hai finito? - si sentì rispondere da una voce dietro di lui, voltandosi scoprì di avere Zacky a due palmi dal naso, un'espressione corrucciata sulla faccia e le braccia conserte, batteva ritmicamente un piede a terra. Era senza dubbio nervoso, pensò studiandolo, così intensamente che ci mise qualche secondo a realizzare da dove provenisse il dolore che lo stava invadendo - Ahiaaaaa! Perchè l'hai fatto, idiota!? - sbottò saltellando mentre si teneva il piede dolorante, che Baker in un impeto violento, gli aveva pestato con tutta la forza che aveva in corpo. - Smettila di fare lo spiritoso!Perchè ci hai messo tanto, sono ore che aspetto!? -
- Sei un coglione, mi hai fatto male! - gli rispose l'altro guardandolo torvo e allontanandosi da lui, finendo per inciamparare in una delle cose a caso, sparse a caso per, come avevo detto, tutta la casa, a caso.
- Ho detto... - ripetè Zacky, quasi ringhiando - Perchè c'hai messo tanto, l'hai trovato almeno?! - L'altro offeso, non gli rispose, afferrò il cellulare e compose un numero, aspettò qualche secondo prima di sentire una voce familiare dall'altro capo esordire - Johnny, ehi! -
- Ehi, sì sono io. Sono appena arrivato da sono-un-vero-stronzo-Baker.
No, è ancora peggio di come l'avevamo lasciata, ti dico solo che... bhè un campo di battaglia sarebbe più ordinato.
Hai trovato qualcosa? Cazzo. No, io neanche. Son ore che giro. Sì, d'accordo, glielo dico, va bene. -
- Dire cosa? Dimmi? Cosa? - sbottò subito Zacky guardandolo agitato - Di stare CALMO, Cristo Santo. - lo rimproverò il bassita, mettendo via il telefono.
Zacky, si tirò un pò indietro abbassando le spalle con fare stanco - Scusami Johnny. - sospirò - Sono solo... preoccupato? -
- Sì, lo so. Lo siamo un pò tutti ma adesso, rilassati un attimo. Bevi un bicchiere d'acqua e vedrai che risolveremo tutto. -
- Non l'ha trovato vero? - indagò ancora, il viso contratto in una smorfia.
- No, niente di niente. - fu la risposta che Johnny avrebbe preferito non dare - Però adesso è con Jimmy, ha avuto un idea magari... -
- Jimmy... Jimmy, meno male! E' la mia unica speranza! - Johnny lo fulminò con lo sguardo - Grazie eh... -
Zacky alzò le braccia scuotendo l'aria, rassegnato e disperato si diresse verso il divano, constatando poi con orrore che trovarlo sarebbe stata un'impresa titanica, decise di sedersi con noncuranza su qualunque cosa ci fosse. - Cosa dovrei fare io? Stare qui e... riordinare? Come una vecchia massaia? -
- Sarebbe un idea. - tentò l'amico accennando un sorriso - dopotutto non sei un maniaco dell'ordine? -
- Non sai quanto odio questo casino, ma non riesco a metterlo a posto. Guardarlo mi ricorda quando sono stupido. -
- Emh, siamo... -
- No. Io, io soltanto! Avrei dovuto stare attento, avrei dovuto...! Cazzo.- battè con forza i piedi a terra - Per questo non dovrei stare chiuso qui a non far niente, ma uscire e darmi da fare con le ricerche. Cristo, impazzirò qua dentro! -
- Qualcuno deve rimanere qui, nel caso in cui... sai... E poi... insomma, di questo ci occupiamo noi, per ora... -
- Non puoi rimanere tu? - chiese con speranza negli occhi - No. - fu la lapidaria risposta -... non è il caso. Anzi, adesso vado. Provo a... beh, ti aggiornerò sugli sviluppi. - Zacky si limitò ad annuire abbattuto, abbandonando la testa sul divano e sbattendo sullo spigolo di uno skateboard che per chi sa quale legge divina si trovava lì, ma bastava un'occhiata per capire che neanche le leggi della fisica avevano più potere in quella stanza.
Guardò l'amico che si avvicinava titubante alla porta, pronto ad uscire, in un simil deja-vù - E rispondi a quel dannato telefono quando ti chiamo, stronzo! -
- Sì Zacky, prego, è stato un piacere. - Baker si limitò a fargli un gestaccio che lo fece ridere - Tranquillo, ti farò una telecronaca diretta se è questo che vuoi, ma non credo che farà bene alla tua già compromessa salute mentale. -
- E di chissà chi è la colpa... - bofonchiò l'altro guardando il soffitto. "Belle quelle mutante appese a mò di bandiera, potrei anche deciderle di lasciarle lì. Hanno un non so che di alternativo." 
- Ciao Zee. - 
- Oh... - si riscosse dai suoi pensieri - Si, ciao ciao. - fece sbrigativo, concentrandosi nuovamente sull'intima biancheria che svettava orgogliosa e dondolante, sopra la sua testa, e cercando di ricostruire la dinamica dei fatti che l'aveva portata lì.

Johnny era appena salito in macchina, aveva acceso la radio e si stava concedendo una meritata sigaretta - Dopo aver sopportato gli strepiti di quel ragazzino psicotico, ho bisogno di un attimo di pace. - si disse, meditando sul da farsi e sugli eventi che li avevano portati a trovarsi in quella spiacevole situazione. Non riuscì in alcun modo a trattenere un ghigno, che si trasformò bene presto in copiose risate che inondarono tutta la macchina, tanto che quasi rischiò di strozzarsi con il fumo della sua Marlboro. In quel medesimo istante suonò il telefono - Ehi Jim. - tossicchiò lui con le lacrime agli occhi, il fumo gli era andato gloriosamente di traverso - Johnny? Tutto bene? -
- Sì, sì. E' tutto a posto, un piccolo incidente di percorso... -
- Incidente??? - fece preoccupato l'altro - No, no. Lascia stare. Che volevi dirmi?! Dove siete, vi raggiungo? -
- L'abbiamo trovato! - il telefono quasi esplose sotto le urla di Brian - Idiota mi hai spaccato un timpano! -  Johnny sentì Jimmy sbraitare contro il suo co-pilota e il rumore dell'auto sfrecciare veloce sulla strada - Come hai potuto sentire dagli strepiti del tenore che mi sta qui a fianco... - fece sarcastico - l'abbiamo trovato, finalmente. Stiamo andando da Zacky. Ci vediamo lì? -
- Io sono ancora qui, cioè sono fuori. Vi aspetto. -
- E' in preda ad una crisi isterica? - rise Jim nel telefono
- Colpito e affondato. - rispose il piccolo, sorridendo divertito alla sua immagine riflessa nello specchietto. - A tra poco allora. -
E riagganciò. Alzando il volume della radio e saltellando sul sedile per spegnere la cenere che inavvertitamente gli era caduta sui pantaloni.  

 

Se il giorno volgeva al termine, significava solo una cosa: aveva veramente una buona resistenza, per aver camminato così tanto e non sentire il peso della stanchezza. In quel momento però, più che stanco era annoiato, svuotato, in preda a sentimenti controversi che non si sapeva spiegare. Era scomparsa la rabbia che l'aveva accompagnato per la mano, per tutto il giorno, sotto i raggi beffardi del sole; adesso, c'era solo un velo di tristezza nei suoi occhi e un pò di confusione che pesavano sulle sue spalle leggermente ricurve. Si guardò un attimo intorno, girovagare, da solo, lontano da tutti, era sembrata la soluzione migliore prima, ma ora non aveva più molto senso, con sua più grande sorpresa riconobbe il posto in cui si trovava e un sorriso non potè non increspargli il volto. Inconsciamente aveva raggiunto il posto che gli piaceva di più, in assoluto: la spiaggia. Vedeva il sole volgere all'orizzonte, rotolando pigro nel cielo opaco della sera; e dopo aver preso un hot dog ed una birra, da un carrettino poco lontano, constatando che quell'uomo panciuto e con la maglia unta era la prima persona con cui parlava da ore ed ore, si avventurò felice verso la riva. Per prima cosa, si tolse le scarpe e godette del piacere di immergere i piedi nella sabbia. Come aveva immaginato, il contatto con la superficie fresca, che gli solleticava le dita, lo fece rabbrividire, poi quella sensazione venne sostituita dal lieve tepore dei granelli più profondi. Ci giocò un pò, mentre divorava il suo panino, intervallando i grossi bocconi a lunghe sorsate di birra, per poi finalmente sedersi lungo la battiggia, contemplando lo sciabordare dell'acqua poco lontano da lui. Quello era di sicuro lo spettacolo migliore di tutti: il mare. Prese un respiro profondo finchè non si sentì totalmente invadere dalla tanto amata aria salmastra e lentamente in quella pace sentì i muscoli distendersi, e una nuova ondata di tranquillità pervaderlo. - Qualcosa di cui non ci si può mai stancare, al contrario della gente... - sospirò, ammirando la distesa d'acqua che si stendeva, all'apparenza infinita, dinnanzi ai suoi occhi, e lanciando di tanto in tanto qualche sassolino, che coraggioso, sfindando la gravità, saltellava allegro su quella superficie di marmo liquido, stravolgendone la quiete. Così assorto, non si rese conto di non essere più solo, non percepì i passi ovattati che gli si avvicinavano, men che meno il respiro leggero, ma un pò affannato, del nuovo arrivato; eppure non si sorprese minimamente quando la sabbia vicino a lui si mosse leggermente, plasmandosi per accorgliere il ragazzo che gli si era seduto vicino. - Sapevo di trovarti qui. - si sentì dire.
- Sapevo che mi avresti trovato. - ammise con una chiara ombra di risentimento nella voce, ma comunque felice di non essere più solo, anche se in quel momento non l'avrebbe mai ammesso. - Mi dispiace, davvero - disse ancora l'altro e lui si voltò a guardarlo, scoprendolo intendo a fissare anche lui l'orizzonte in tutta la sua magnificenza cercando di trovare l'impossibile e ormai indecifrabile confine tra il cielo e il mare. - Lo so... -
- Questo posto non cambia mai, è sempre così... -
- Perfetto? -
- Sì, è la parola adatta. Ascolta mi dispiace per quello che è successo, io... noi, vedi... -
- Sta zitto. - lo freddò - ... no, ti prego lasciami spiegare. -
- Non sono stato abbastanza chiaro, allora? - insistette, guardandolo serio. L'altro si limitò ad annuire, ubbidiente.
Passarono dei lunghi minuti silenziosi, in cui l'unico rumore era il brontolio ovattato del mare, poi il suo fastidioso interlocutore afferrò con mala grazia la bottiglia di birra, abbandonata tra di loro, ancora piena per metà, se la scolò in un batter d'occhio sotto lo sguardo stupito e perplesso del vero proprietario, poi si alzò di scatto, la lanciò lontano e proruppe, quasi urlando - Matt! - gli puntò platealmente un dito contro - Adesso basta, adesso torniamo a casa! - Lo disse con decisione ma una nota di timore non potè sfuggire all'osservazione del più grande che per un attimo, lo guardò come se fosse impazzito o come si guarda qualcuno che recita in mutande, la Divida Commedia, per le strade di Manhattan.
- Ecco... - continuò invece l'altro imperterrito, incurante dei suoi sguardi perplessi, si aprì la giacca sotto cui si nascondeva un pacchettino - Ecco, guarda! Questo è per te! E' stata un'impresa trovarlo ma ce l'abbiamo fatta! Ce. L'abbiamo. Fatta.- Scandì, prendendo lunghe sorsate d'aria quasi stesse rischiando di soffocare. - Mi dispiace davvero davvero davvero tanto di avertelo distrutto, è stato un incidente! - poi divenne paonazzo.
Matt, che lo stava ancora fissando, esterefatto gli chiese pacato - Sei già ubriaco con mezza birra? - mentre però le sue pupille si dilatavano per la sorpresa, non riuscì a trattenere una risata mentre davanti ai suoi occhi l'amico, che ancora gesticolava convulsamente, inciampando era finito con la faccia nella sabbia, riuscendo però a mantenere il braccio con il pacchetto alto sopra la testa - E' salvo. E' salvo - rantolò sputacchiando sabbia qua e là. - E' salvo!!! - sospirò, allo stremo delle forze, abbandonandosi poi del tutto all'abbraccio familiare della spiaggia. Poco dopo, Shadows lo aiutò ad alzarsi e a ripulirsi un pò - Zacky, sei proprio un disastro ambulante. - commentò semplicemente, mentre si incamminavano verso la strada.

 

Jimmy, se ne stava comodo sul divano, aspettando impaziente la birra che Matt gli aveva promesso scomparendo in cucina insieme a Zacky, che macchinava con la cena, cosa abbastanza inquietante e preoccupante - Allora - esordì, trattenendo una risata - volete spiegarmi la dinamica dei fatti?- il suo tono si abbassò vertiginosamente sotto lo sbracciare convulso di Johnny e l'espressione preoccupata di Brian, che aveva portato un dito al volto, con fare esplicito, per poi passarlo platealmente lungo il collo.
- Ok, ok. Parlo piano. Raccontatemi adesso... perchè mi perdo sempre le scene migliori??! -
- Ok ma veloci, questo argomento rimarrà taboo per il resto dei nostri giorni. Stavamo giocando con uno dei nuovi arnesi super tecnologici di Matt - spiegò Johnny, controllando febbrilmente la porta  -... quando è stato il momento del cambio, sì insomma... -
- Oh quanto la fai lunga, nano. - intervenne Brian - Dovevamo sfidarci io e Zacky, ad uno di quei giochi idioti, di Matt. -
- Tu giocavi? - domando sorpreso e divertino Jimmy - Sì, sì e credo non lo farò mai più... - taglio corto il chitarrista - Beh, stavo perdendo e abbiamo iniziato a litigare, scherzosamente, come facciamo sempre. Calci, pugli. Così, niente di particolare. Solo che nella foga... - Brian non riuscì a non ridere, ricordando gli avvenimenti della sera prima, così fece cenno a Johnny di continuare - Beh dalla mia prospettiva, ho visto solo - rise anche lui - Zacky inciampare e finire con un tonfo sul divano, tuffo a bomba di Brian su di lui... Il tutto accompagnato da un sonoro crack. Lì per lì, tra le risate generali, nessuno c'ha fatto caso ma poi... - 
- Poi vi siete resi conto di essere nella situazione peggiore che vi potesse capitare. - commentò Jimmy, trangugiando un paio di noccioline e invitandoli a continuare, sempre più divertito.  - Già. Quando ci siamo alzati abbiamo visto il cd spezzato a metà -
- Per non parlare dei pezzetti sparsi per il divano. -
- E' stato un attimo... credo che il tempo si sia fermato per qualche minuto. Non dimenticherò mai l'espressione terrorizzata sul volto di Zacky. -
- Così abbiamo deciso di nasconderlo, magari non se ne sarebbe accorto e avremmo potuto sistemare il danno... -
- Illusi! -
- Esattamente. Instintivamente abbiamo recuperato i pezzi ed io e Johnny ci siam preparati per uscire, ma mentre meditavamo su una scusa credibile per spiegare la nostra "fuga", è tornato Matt da una delle sue lunghe conferenze al cesso... -
- Instantaneamente ci siamo tutti voltati a guardarlo e... - quasi ebbe un brivido - Credo ci abbia letto nella mente, o qualcosa del genere... Non lo so dire con certezza, poi siamo scappati. - ammise, distogliendo lo sguardo con un pò di imbarazzo
- Tutto il resto, lo sai già. -
Jimmy annuì - L'apocalisse - affermò, rimuginando sul racconto che aveva sentito - Che termine riduttivo, Jimmy. -
- Son cose che possono capitare... - scherzò su il batterista
- Cose che capitano se hai un nerd psicopatico maniaco omicida come amico. - sussurrò Johnny - Ho seriamente temuto per la nostra incolumità. Fortuna che dopo aver rivoltato la casa per cercarlo, o forse solo per la rabbia, è andato a sbollire fuori... - 
- Siete stati anche graziati! - commentò agitandosi sul divano cercando di trovare una posizione migliore - C'è qualcosa che mi punge... Oh, ecco cos'era...! - mostrò trionfalmente davanti a lui la scheggia argentata che aveva trovato sotto il suo sedere - deve essere un pezzo del CD - Dopo un secondo di silenzio, scoppiarono tutti in una fragorosa risata, e continuarono a sganasciarsi finchè Matt non varcò la porta con Zacky al seguito. I due si fermarono a guardare gli amici rotolare e tenersi la pancia tra le convulse risate che li stavano soggiogando - Che succede? - chiese Zacky curioso, sporgendosi oltre la spalla di Matt - Non lo so, saranno impazziti? E non avevo ancora portato le birre. -  Fu Jimmy il primo ad accorgersi finalmente della loro presenza,
tra una risata e l'altra, senza pensarci e preso dalla foga del momento, gridò - Ehi Matt, partitina a Call of Duty??!! - agitanto tra le mani la copia nuova di zecca, che poco prima Zacky, alla spiaggia, gli aveva consegnato. Zacky strabuzzò gli occhi incredulo, era sicuro di averlo posato al sicuro, al sicuro... no, non era sicuro di dove l'aveva posato, lo sguardo di Matt invece vagò dal chitarrista, al disco che dondolava a mezz'aria sopra la testa piegata di Jimmy, ancora intendo a ridere a crepapelle, fino a percorrere tutta la stanza in lungo e in largo...

La scena che seguì, sarebbe rimasta negli annali, almeno di coloro che la vissero in prima persona. Nessuno seppe mai, con certezza, cosa successe veramente in quella casa, e nessuno ne parlò più o osò fare domande a riguardo, ma numerose voci e leggende metropolitane nacquero ad Huntington quella sera; molte delle quali avvalorano la tesi che, sì i super Saiyans esistono veramente.

 

 

 

 

Nda.
Ci sarebbero molte cose da dire. Prima di tutto: sì, lo so, questa cosa non ha senso. Se inizio col demenziale, finisco troppo sul serio; se penso al serio, arrivo all'horror; se parto dal triste arrivo al comico, quindi direi che è un mesh up. Forse questa è la definizione migliore che possa trovare, dopotutto c'è un grandioso casino nella mia testa quindi non c'è da stupirsi che poi vengano fuori queste cose prive di senso. xD 
Mi aspetto anche critiche di tutti i tipi per l'assurdità delle parti che sembran messe lì a caso, ma vi assicuro che non è così. E' solo un pò tutto staccato e estremizzato, un riflettore puntato su attimi diversi, in modo diverso, volevo rendere tutto un pò più realistico sottolineando dove si può perdere un pensiero quando si è tristi o arrabbiati anche per una sciocchezza, ma è solo un attimo poi torno in carreggiata. Sarà un' esternazione del mio essere lunatica, chi lo sà! u.u
Sostanzialmente doveva essere una storiella comica su quanto Matt ama la sua x-box e quel super gioco che è Call of Duty. Ammetto che avevo voglia di scrivere, perchè sono ferma da un pò, come magari qualcuno che segue alcune mie storie ha notato, o forse no (LOL) e ho deciso di dar sfogo a qualunque follia il mio cervello avesse deciso di sfornare, anche solo per avere il piacere di metter nero su bianco, qualcosa che avesse un inizio e una fine, senza abbandonare progetti a metà. Quindi eccovi la mia follia del momento, dopo averci pensato tanto alla fine mi sono convinta a pubblicarla, spero che vi piaccia almeno un pò, magari che vi strappi un sorriso o che vi faccia compagnia anche solo cinque minuti.

Ciao J.
Buon Compleanno.
A.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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