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Autore: Aliceclipse    10/02/2012    2 recensioni
Non avevo idea di quanto tempo avessi sprecato, in tutta la mia vita, nel chiedermi se la perfezione esistesse, o se fosse solo questione di gusti, di fattori combinati, di gesti, di azioni. Mi capitava di fermarmi a riflettere su quanto il mondo fosse vario, pieno di scelte, di variazioni, di colori. Certo, quello era il bello. Tutti avevano qualcuno di affine, in questo modo. O meglio, tutti avrebbero dovuto averlo.
Ma cosa capitava se quella persona, la persona talmente affine a te da capirti, amarti, esserti vicina in qualunque situazione non poteva esserlo anche fisicamente? Cosa succedeva se La Persona si trovava dall’altro capo del mondo, se tu non riuscivi ad incontrarla in tempo? Spesso mi chiedevo se sarei mai riuscito ad incontrare questa persona, la famosa Anima Gemella. Se il tempo fosse stato troppo poco, e non avessi mai trovato qualcuno che mi amasse sul serio, che mi sentisse, che desse un senso alla mia vita?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I Am Feelin'’ You.

 

Non avevo idea di quanto tempo avessi sprecato, in tutta la mia vita, nel chiedermi se la perfezione esistesse, o se fosse solo questione di gusti, di fattori combinati, di gesti, di azioni. Mi capitava di fermarmi a riflettere su quanto il mondo fosse vario, pieno di scelte, di variazioni, di colori. Certo, quello era il bello. Tutti avevano qualcuno di affine, in questo modo. O meglio, tutti avrebbero dovuto averlo.
Ma cosa capitava se quella persona, la persona talmente affine a te da capirti, amarti, esserti vicina in qualunque situazione non poteva esserlo anche fisicamente? Cosa succedeva se La Persona si trovava dall’altro capo del mondo, se tu non riuscivi ad incontrarla in tempo? Spesso mi chiedevo se sarei mai riuscito ad incontrare questa persona, la famosa Anima Gemella. Se il tempo fosse stato troppo poco, e non avessi mai trovato qualcuno che mi amasse sul serio, che mi sentisse, che desse un senso alla mia vita.
Forse potevano sembrare pensieri stupidi. Lo sembravano anche a me. Ma, nel profondo del cuore, chi non si pone domande di questo tipo? Le persone non sono fatte per stare sole. Nessuno  lo è, per quanto chiunque tenti di bastarsi. E’ una delle piaghe del mondo da sempre.
Morsi delicatamente l’interno del labbro, accennando un sorriso, in pace col mondo, mentre, il respiro ancora leggermente pesante, mi abbandonavo sul cuscino, portando entrambe le mani dietro al collo di Darren, e cercando i suoi occhi.
Osservai le sue labbra curvarsi delicatamente in un sorriso. Non un sorriso disarmante, uno di quelli che regalava al mondo intero, e che avrebbero smosso anche un oceano. Solo, un sorriso timido, felice, emozionato. Ugualmente disarmante, ugualmente potente, ugualmente stupendo. Ma quel sorriso era mio, e nessuno avrebbe potuto togliermelo. Nessuno. I suoi occhi, anche al buio, erano la cosa più bella che avessi mai visto.
Quel momento aveva spazzato via ogni dubbio sulle mie idee di perfezione.
Avevo trovato un compromesso interessante: la perfezione non era qualcosa di fine a se stesso, era proprio la combinazione di gusti, colori, gesti, forme, pensieri. Non importava quanto questa idea fosse confusa. In realtà, non lo era poi così tanto. Per me, la combinazione giusta si chiamava Darren Criss. Ci avevo messo una vita intera a trovarlo, avevo sofferto, avevo pensato di non farcela, e continuava ad essere dura. Perché la vita è dura, è un imprevisto, è qualcosa che ti toglie il fiato anche quando non vuoi, e non in modo piacevole. Ti mette alla prova. Crea ostacoli e abbatte barriere, come piace a lei. Il gioco è nelle tue mani, però. E se solo riesci a trovare quella cosa, quella persona che rende ogni cosa più facile, anche solo minimamente, tutto è perfetto. Perché quella persona è la perfezione stessa.
La mia perfezione erano i riccioli indomabili di Darren, ogni volta che la mia mano vi affondava dentro. Erano i suoi occhi cangianti, ogni volta che mi facevano perdere un battito, ogni volta che dimenticavo ogni cosa solo per pensare a quanto fosse perfetto il contorno delle sue labbra rosee.

Delicatamente, scese su di me, per baciarmi il collo, e poi tornò a guardarmi, prima di poggiarsi a me, attento a non farmi male, le nostre gambe aggrovigliate sotto al lenzuolo e al copriletto completamente sfatti, la sua mano sul mio petto, mentre le mie erano delicatamente scese sulla sua schiena nuda, per stringerlo a me.
I suoi occhi brillavano incredibilmente, incorniciati da quelle ciglia così lunghe e scure da sembrare innaturali, anche alla luce lunare che faceva capolino dalla finestra semichiusa. Non lo avevo mai visto così felice, e nemmeno io lo ero mai stato. Non ero mai, mai stato più felice. Perché lui era tutto, lo era davvero.
Semplicemente, era Darren. Ed io non riuscivo a credere di essere solo Chris. Solo Chris. Lui si meritava così tanto.. ma aveva scelto me.
Perché, per quanto crederci fosse pressoché impossibile, lui aveva scelto me. Aveva trovato me, stava amando me. Avrebbe amato solo me. Era pronto a giurare davanti al mondo di amare solo me per il resto della sua vita, lo era davvero. La mia parte mancante. Da Sempre, Per Sempre.
I suoi occhi mi attiravano come una calamita. E, d’altro canto, lui non faceva assolutamente niente per distogliere i suoi da me. Arrossii lievemente, ma non importava. Era un rossore consapevole. Non avevo paura di mostrarlo, non avevo più paura di niente. Non con lui.
Immaginai a cosa sarebbe stato.
Non erano passate nemmeno un paio d’ore, e già progettavo come sarebbe stato. Ero veramente uno stupido romantico. Ed io che facevo di tutto per nasconderlo. Mi trattenni dallo sbuffare, sembravo già abbastanza stupido così, con l’aria sognante. E lui, invece, sembrava dannatamente dolce e sexy, al tempo stesso. Eppure l’espressione era la stessa.
Un paio d’ore. Per un secondo, il mio sguardo si spostò sulla schiena di Darren, sulla mia mano. Per un secondo, l’anello che portavo al dito brillò, illuminato dalla luce della luna, formando un riflesso sul muro. Il mio sorriso si allargò. Un paio d’ore dalla proposta di matrimonio.
Chris Colfer che si sposava. Mi sarei sposato. Nel mio stato. Circondato dalla mia famiglia, e dai miei migliori amici. Perché, sì, cosa ancora più assurda, adesso avevo degli amici. Capacitarsene non era così facile, dopo aver vissuto diciotto anni di inferno. Anche se ormai ne erano passati altri cinque, ed un po’ di cose erano cambiate.
E, beh, l’unica cosa che ero riuscito a fare, trovandomi di fronte ad un Darren dalla voce tremante, e talmente emozionato da sembrare isterico, con una scatolina blu tra le mani e le luci soffuse, era piangere di gioia. E baciarlo, baciarlo fino a non avere più fiato.
Avevo detto di si. Solo una volta, la voce ferma, piena di gioia. Non ero mai stato tanto sicuro di qualcosa in tutta la mia vita.
Entrambi in pigiama, entrambi noi stessi, entrambi messi a nudo. Entrambi persi, sinceri, innamorati.
E poi avevo detto di si, ripetute volte, con enfasi, poco più tardi, in un groviglio di lenzuola aggrovigliate, mugolii confusi, gemiti e risate, mani che si toccano, corpi che si sfiorano e si completano. Si, volevo sposarlo. Non avevo mai, mai voluto nient’altro così intensamente.

Lì, nella cameretta che mi aveva visto crescere, in un letto ad una piazza e mezzo, tra le pareti che racchiudevano la mia storia. Ed ora potevano raccontarne una nuova, più importante. Quella stanza era la mia essenza. Ed ora era anche quella di Darren. Sempre che le due cose non si mescolassero. Sorrisi ancora, a quel pensiero, ed i suoi occhi brillarono di più, come se avesse colto il pensiero e lo avesse fatto suo. Non avevamo bisogno di parole, noi due. Non ne avevamo mai avuta. Era una cosa che tutti ci avevano sempre invidiato. Spesso ne condividevamo molte. Spesso era difficile condividerle, spesso divertente. Ma c’erano cose più importanti. Cose che da una parola non possono nascere. Cose che solo uno sguardo può catturare, cose che si osservano, cose che si respirano, cose che si sentono.

Io lo sentivo.
Lo sentivo ovunque.
Lo avevo sempre sentito ovunque.
Mi lasciai sfuggire una risatina, mascherando l’imbarazzo. Avevamo sempre evitato di fare l’Amore in camera mia, quando passavamo a trovare i miei genitori, perché si trovava proprio tra la camera di Hannah e quella dei miei, e non eravamo mai stati molto bravi nel controllarci. Non lo eravamo stati nemmeno quella volta, proprio per niente. Mi chiesi se a mio padre fosse preso un infarto, o  se fosse riuscito comunque a dormire. Se mia sorella mi avrebbe preso in giro a vita, o se avrei mai più avuto il coraggio di guardare mia mamma negli occhi se la mattina dopo si fosse presentata a colazione con un sorriso complice che andava da un orecchio all’altro. O se Darren sarebbe arrivato vivo al matrimonio, nel caso mio padre fosse uscito miracolosamente indenne dall’infarto. Darren piegò leggermente la testa di lato, incuriosito, ed io, di riflesso, portai la mano tra i suoi capelli.
-Che c’è?- Sussurrò, un sorriso complice e troppo, troppo tenero stampato sul volto. Se mi fosse venuto il diabete, sarebbe stata tutta colpa sua.

-Niente, Splendore. Pensavo solo che probabilmente avremo svegliato tutta Clovis.- Ridacchiai, facendo scendere la mano sulla sua guancia, e carezzandola con le dita. Darren si piegò ulteriormente contro la mia mano, sospirando, ed unendosi alla risatina. Era leggermente arrossito, riuscivo a notarlo anche con la poca luce che c’era. Poi, la sua espressione si fece seria per un secondo. Si morse il labbro, come se stesse tentando di concentrare i suoi pensieri su qualcosa di importante. Spostò lo sguardo sul mio petto, e poi catturò di nuovo i miei occhi, insicuro. Tornai ad accarezzargli i capelli, sperando che bastasse a tranquillizzarlo. Voleva dirmi qualcosa, lo sapevo.
-I tuoi.. vorrei, ecco, parlare con i tuoi genitori. Voglio fare le cose per bene, sai.- Mormorò, un’espressione incredibilmente seria, fiera e dolce.
Voleva chiedere la mia mano ai miei genitori? Sul serio? Beh, ok, forse era un po’ antico. Ma era molto, molto romantico. Ed anche abbastanza da Darren. Era il mio sognatore. Di solito ero io quello preciso, ma le parti, ultimamente, si fondevano
spesso. Ci completavamo, su questo non c’erano dubbi. Per cui sorrisi, un sorriso che ero sicuro avrebbe illuminato la stanza.
-Si.- Dissi, soltanto. Sentivo che le lacrime stavano per arrivare di nuovo, ma non volevo cedere. Tutto era perfetto. Tutto. La mia vita era perfetta. Non lo era mai stata, prima.

-Voglio dire.. Chris, voglio che i tuoi genitori mi amino. Voglio che sia così, non solo perché sanno che tu mi ami. Questo non mi basta. Non mi basta che loro si fidino di me perché lo fai tu. Conosco tutto quello che hai paura di dire, tutto quello che non mostri a nessuno. Sono la persona più fortunata del mondo. Io so cos’hai passato, e anche loro lo sanno. Non voglio che possano avere anche solo la minima paura che possa succederti di nuovo qualcosa di male. Voglio che sappiano che tu sei tutto quello che io ho sempre desiderato. Che posso proteggerti, che ti sento, che ti amo. Voglio che sappiano che posso guarirti dal passato, che l’ho fatto, lo sto facendo, lo farò sempre. Voglio che pensino che per te trovarmi sia stata la cosa migliore. Tu mi hai detto che io ti ho salvato, Amore. Io voglio che loro sappiano che anche tu hai salvato me.- Mentre parlava, entrambi ci sedemmo lentamente. Intrecciai le mie mani con le sue, sperando di non scoppiare a piangere sul serio, senza sapere che il realtà lo stavo già facendo. Troppo concentrato sulle sue parole per accorgermi che una lacrima era scappata via. I sentimenti contrastanti di Darren si potevano tranquillamente leggere sul suo viso. Lui era così.. trasparente.
-Loro lo sanno. Loro ti amano, Darren. Ma lo capisco, lo so. Ti Amo. E amerò vederti arrossire quando Hannah sputerà i cereali su di me per la sorpresa, domani, a colazione.- Trattenni una risata, mentre lui alzava gli occhi al cielo, divertito.  Sembrava un po’ preoccupato. Beh, i miei genitori adoravano Darren, quindi non poteva aver paura di non piacergli. Anche se io, al suo posto, ne avrei avuta parecchia. Scacciai il pensiero, ricordando che avremmo dovuto dirlo anche a loro. Fortunatamente, Cerina e suo marito mi adoravano. Per non parlare di Chuck, in fratello di Darren. Da quando gli avevo regalato un set di armi ninja, mi venerava.

-Beh, finché sputa a te, non ho nessun problema.- Rispose, ridendo a sua volta. Stavamo di nuovo parlando ad alta voce, ma non mi importava.

-Non sono tanto gli sputi che mi preoccupano, ti ricordo che  ho una passione per i lama. La cosa veramente preoccupante sarà mio padre, nel caso in cui i nostri rumori lo abbiano svegliato. Qualcosa mi dice che tutto il vicinato si è accorto della proposta di matrimonio, Darr.- Gli feci notare, arrossendo di nuovo. Lui rise un po’ più forte.
-Dimentichi con chi stai parlando, per caso? Sono Darren. Non mi vergogno di niente. Quello che non potrà più guardare la sua famiglia in faccia sei tu.- Alzai un sopracciglio, e scoppiai a ridere di nuovo, mentre lui riprendeva a parlare.- Sinceramente, Lea e Mark mi preoccupano molto, molto più dei tuoi genitori. Non ho detto loro un bel niente, quando arriverai con l’anello potrebbero attentare alla mia vita. Li conosci. Oppure potrebbero cominciare a litigarsi il diritto di chi dovrebbe sapere per primo. Come se riguardasse loro. Sono i nostri migliori amici, non le nostre fate madrine!- Alzò gli occhi al cielo, scoppiando a ridere con me. Mi protesi verso di lui. Vedevo gioia, gioia ovunque. Perché ora tutto sembrava più facile. Tutto era più facile. Eravamo stati lontani per tanto, tanto tempo. Ma ora che eravamo insieme, ora che niente ci avrebbe separati, i problemi non erano niente. Perché noi avevamo affrontato cose peggiori. Noi c’eravamo. E Darren non aveva la minima idea di quanto lo sentissi mio. Lui era mio, solo mio, e di nessun altro.

Semplicemente, io lo sentivo, sentivo Darren ovunque. Sentivo le nostre labbra che si univano di nuovo, soffocando le risate, dando sfogo alla felicità.
Tutto era Darren.
Io ero Darren.
E lui era me.

 

 

Una sorpresa per l’adorabile Darren del mio Chris,
perché si ricordi sempre che anche se non tutto va come deve andare,
quando si trova quella cosa, quella persona che rende ogni cosa più facile,
tutto è più facile, tutto è perfetto.
Nonostante tutto.
E che, per me, la perfezione porta il suo nome.
Ti Amo.

-Alis.

   
 
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