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Autore: Luly Love    10/02/2012    3 recensioni
Un incidente accaduto ad una professoressa, regala ad Olette e a Roxas di meditare sui sentimenti che provano l'uno verso l'altra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Olette, Roxas
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tetsuya Nomura; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 

Remember
 
 
 

La notizia aveva sconvolto tutti, studenti, insegnanti e personale scolastico. Si parlava solo di quello da tre giorni. La professoressa Martinez, insegnante di spagnolo, era caduta mentre tornava a casa, battendo la testa e svenendo; ma la cosa peggiore era la frattura alla gamba. Dei passanti avevano chiamato l’ambulanza e la donna era stata portata al pronto soccorso; al suo risveglio, però, una terribile scoperta: aveva perso la memoria.
– I medici dicono che è una cosa passeggera. Cavolo, spero si rimetta! – Olette di portò una mano alla collanina, un gesto meccanico che faceva quando era pensierosa o preoccupata.
– Ma che dici? Primo, quella mi odia; secondo, ho un due da recuperare. Terzo, la sua sostituta è più giovane e carina. E non interroga. – il tono di Hayner sfiorava l’aggressivo.
– Ma tu queste cose come le sai? – Pence era curioso.
Lei assunse un’aria da superiore. – Ad essere amici dei professori si ricava molto, oltre alle prese in giro dai tuoi migliori amici. –
Roxas le diede una gomitata ridendo. Anche lei rise, poi arrossì.
– Cos’altro sai dirci? –
Olette si passò una mano tra i capelli. – Non ha riconosciuto né il marito, né la sorella né i figli. Credo sia terribile dimenticarsi delle persone che si ama. – mormorò afflitta.
Hayner scattò in piedi.
– Se sono fortunato, si è dimenticata di me, anche se mi odia, e del fatto che in spagnolo non vado bene! Questa è una manna dal cielo! – ululò.
Olette si alzò e, guardandolo con odio, sibilò – Sei un idiota, Hayner. Vorrei vedere te nelle sue condizioni o in quelle dei figli! –. Poi corse via, lasciando i tre ragazzi a guardarla.
– Ma che...? – Hayner era senza parole.
– Ragazze – mormorò Pence – valle a capire. Fanno di tutto un dramma. – disse Pence.
Roxas non riusciva a non guardare nella direzione in cui la sua amica era sparita. Qualcosa gli si agitava dentro. Gli altri due avevano ricominciato a parlare, tranquilli come se niente fosse successo. Ma lui non riusciva ad essere altrettanto tranquillo. Dopo circa cinque minuti si alzò e, senza smettere di guardare nella direzione dove Olette era sparita, avvertì Hayner e Pence che sarebbe tornato subito, poi senza aspettare una loro risposta, si incamminò.
La trovò appoggiata alla balaustra delle scale, gli dava le spalle; sospirò e la raggiunse. Lei, appena lo vide, sussultò. Rimasero in silenzio per un pezzo.
Fu lei la prima a parlare.
– È stata una reazione esagerata, vero? –
– Un tantino, ma non se l’è presa nessuno. Lo sappiamo tutti come sei. – le rispose.
– E come sarei? – gli chiese, senza però sfida nella voce.
– Beh tu sei... Olette. Semplicemente Olette. –
Nuovamente galleggiarono nel silenzio. Roxas era stranamente emozionato, ma non sapeva spiegare perché; voleva parlare ma non sapeva cosa dire. Olette, invece, sperava che lui non dicesse niente; il cuore le batteva a mille e le guance le stavano letteralmente andando a fuoco.
Poi, prima di poter collegare il cervello alla lingua, fece una domanda che da tre giorni le premeva nella testa.
– Credi sia possibile dimenticarsi totalmente delle persone a cui vogliamo bene? –
Roxas alzò la testa e la guardò negli occhi, confuso. Ci pensò bene prima di rispondere.
– No. Insomma, lo so che l’amnesia esiste e tutto il resto, ma prima o poi uno si deve pur ricordare. Ho letto da qualche parte che anche nel cuore c’è una specie di hard-disk dove vengono registrati tutti gli eventi emotivamente importanti. –
Lei annuì, poi si morse un labbro.
– Potresti mai dimenticarti di me o di Hayner o di Pence? – chiese ancora.
– Tu potresti dimenticarti di me? – fece lui di rimando.
Olette ebbe un tuffo al cuore. Roxas aveva detto tu, non voi. Tu. Scosse la testa, facendosi ricadere il ciuffo sulla fronte. Roxas rise e le scostò i capelli, poi la guardò negli occhi.
I cuori di entrambi battevano all’impazzata, sembravano tamburi durante una parata. Si sorrisero a vicenda. Poi, finalmente, Olette gli rispose.
– No, non potrei mai e poi mai. Non posso e non voglio. – lo disse tutto d’un fiato, come se gli stesse rivelando un segreto.
Lui fissò ancora per un po’ gli studenti che parlavano nel giardino della scuola.
– Allora nemmeno io potrei mai dimenticarti. – disse infine.
Di nuovo, il cuore di lei ebbe un sussulto. Inoltre, stava iperventilando.
– Forse la nostra amicizia non durerà per sempre per forze di causa maggiore, ma stai sicura che non dimenticherò mai le persone più importanti della mia vita. –
Okay, era fatta. Stava per svenire.
 – Senti, ora abbiamo matematica e non voglio farmi trovare impreparato. Ti dispiace se vado in classe? – la voce di lui la riscosse.
– Oh, no no, vai pure. Tanto tra poco suona, e poi devo andare a prendere Pence e Hayner e trascinarli in classe. – gli rispose sorridendo. Lui ricambiò il sorriso, poi andò via.
Solo quando sparì alla sua vista, il suo cuore smise di battere all’impazzata. Ma le sue labbra non smisero di sorridere.
 
Non potrei mai dimenticarti, non voglio e non posso. Non potrei mai dimenticare il momento in cui ho capito di provare per te qualcosa che andava ben oltre l’amicizia; non potrei mai dimenticare il tuo sorriso, il modo in cui il vento muove i tuoi capelli, i tuoi occhi. Già, i tuoi occhi, quando li pianti nei miei, mi sembra di volare
 Ricorderò sempre, Roxas. E so che tu farai altrettanto. 

  
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