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Autore: Lilith Hedwig    10/02/2012    2 recensioni
La sentiva distintamente dentro di sé, ma non appena posava un dito su un tasto del piano, cercare di trattenerla sembrava quasi provare a tenere una candela accesa nella pioggia d’inverno.
E, puntualmente, si spegneva.

Alla pioggia di Novembre, per quello che ha saputo darci.
Enjoy^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It’s hard to hold a candle in the cold November rain



Quando si sedeva davanti a quel pianoforte, tutto il resto scompariva.
Rimaneva lui, e quella sorta di canzone che ogni volta avvertiva crescere dentro di sé.
E allora suonava come poteva quella melodia che solo lui riusciva ad ascoltare, e cantava a fior di labbra quelle parole che ancora non riusciva a considerare finite, ma che sentiva sue.
Una volta in un Hotel Jeff gli aveva chiesto cosa fosse.
Non lo so. Ma un giorno incanterà il mondo.
Ed era così, lo sapeva.
Ma mancava ancora qualcosa.
Suonava quella canzone da anni, oramai, e quando i ragazzi l’avevano ascoltata la prima volta avevano insistito perché fosse inserita nell’album. Lui aveva rifiutato categoricamente: era troppo grezza, il testo non andava bene, c’era da rifinirla.
Quando era in produzione Lies, erano tornati alla carica. Lui nemmeno aveva risposto, e alla fine lo avevano lasciato in pace, scuotendo la testa e borbottando fra loro. E anche quello era passato, con otto pezzi invece che nove, senza che nessuno lo sapesse.
Ma quella canzone, la canzone, doveva essere perfetta.
Per questo la suonava, ancora e ancora, ogni qualvolta si trovava davanti a un pianoforte, cambiando minuscoli dettagli qui e là, senza sosta. Cose che poteva sentire solo lui, cose che mai avrebbe distinto ascoltando due versioni registrate.
La sentiva distintamente dentro di sé, ma non appena posava un dito su un tasto del piano, cercare di trattenerla sembrava quasi provare a tenere una candela accesa nella pioggia d’inverno.
E, puntualmente, si spegneva.
Smise di cercarla, provò a dimenticare la sua creatura, si mise ad ignorare l’istinto che gli diceva di suonare ogni volta che vedeva un piano. Era qualcosa di fisico, resistere a quell’impulso.
Spesso pensava che avrebbe potuto sfogarsi con qualcuno dei ragazzi, se avesse voluto, ma non poteva farlo. Era qualcosa di suo, intimo e personale, non avrebbero potuto capire. Ovunque si girasse, vedeva nebbia.
Arrivavano un sacco di nuovi pezzi, tutti ottimi, tutti straordinari, metteva l’anima in ognuno di essi, ma quello, quello non veniva mai presentato ai produttori.
Fino a che non lo capì.
Fu come un fulmine.
Era già perfetta! Era meravigliosa!
La cosa migliore di quella canzone, ciò che la faceva spiccare sulle altre -almeno nel suo pensiero-, era proprio il fatto di non essere completa, intera. Di trasmettere insicurezza.
Era quello ad essere impossibile da cogliere.
Scese dal letto in fretta e furia, riscuotendosi dal dormiveglia, e cercando l’interruttore della luce nella penombra. Le tende erano perennemente tirate, e pesanti: nessuna luce filtrava, fosse giorno o notte.
Si precipitò al piano di sotto, dove stava il piano, e si sedette a suonare sullo sgabello.
Finalmente.
Lì poteva essere sé stesso, o non essere, poteva sentirsi completo e in pace con sé stesso, in ogni circostanza. Si sentiva completo, in quel modo.
Pomeriggio avrebbero dovuto incidere alcuni pezzi per il disco, e ormai era tardi per aggiungere qualcosa alla tracklist, ma sapeva che non ci sarebbero stati problemi, su quel fronte. Aveva scritto e riscritto furiosamente anche le parti che avrebbero dovuto suonare gli altri, non sarebbe stato troppo complicato. Loro adoravano quella canzone, bisognava solo convincere i produttori. Ma, anche lì, in fondo, il problema si poneva poco o nulla: in fondo quelli facevano tutto ciò che veniva detto loro.
Mentre ragionava, quasi senza accorgersene muoveva le dita sulla tastiera e cantava, aggiustando gli ultimi particolari.
Improvvisamente, sentì una chitarra improvvisare un assolo, e si accorse che erano scesi anche gli altri.
Matt si era messo alla batteria, Duff aveva collegato il basso, così come Izzy e Slash avevano fatto con la chitarra, e avevano cominciato a suonare. Semplicemente.
Era quello che facevano, in fondo. Picchiavano giù duro.


Angolino Me :)
Salve a tutti voi coraggiosi che siete arrivati in fondo^^
Spero che la Shot vi sia piaciuta (anche se non nutro grandi speranze), ma comunque grazie anche solo per essere arrivati alla fine -che non mi convince affatto xD-, magari fatemi sapere se faccio così schifo, se vi ho lasciato qual cosina o quello che vi pare, insomma^^
Anyway, grazie anche solo per aver letto, è importante.
A presto!

Lilith
   
 
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