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Autore: Zomi    10/02/2012    5 recensioni
-Uhm… mi ricorda tanto la nave di quel pipistrello-pera di Kekko Moria…- mugugnò Rufy, appoggiando il capo pensieroso ai suoi pugni sovrapposti sul tavolo.
-Si chiama Cesco Moria e la sua nave Thriller Bark…- lo corresse Usop, pulendo i suoi occhiali da cecchino.
-Taci ignorante…- lo zitti Sanji, servendo un caffé all’archeologa e alla navigatrice che le sedeva accanto -… era Gheko, e comunque non farmi ricordare quel terribile luogo!!! Per poco la mia dolce Nami finiva sposa di quel depravato di un Absolom… se ci penso… grrrrrrrrrr!!!!-
Genere: Demenziale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
A Carin, sempre presente nel commentare le mie cazzate mentali sottoforma di FF: Grazie, dolcezza mia!!!!!!!!!!!!!

Zomi
 

LOVE IN THE DARK

 
 
L’isola si stagliava grossolanamente tra la fitta nebbia grigiognola che la circondava. Nubi nere e compatte ne celavano quasi del tutto i contorni, facendola somigliare a un ammasso informe di tempera nera, galleggiante nel mare.
La spiaggia, il piccolo villaggio popolato, il porto in cui ondeggiavano delle tetre imbarcazioni di pescatori, erano di una tonalità corvina e priva di luce, quasi che il clima nebbioso e oscuro li avesse contagiati, donandogli quell’aria cupa e ostile.
-Questa è Dark Island, non molto nota isola del Nuovo Mondo, la cui locazione posta in prossimità della fascia di bonaccia, e la perpetua presenza di una fitta nebbia di nuvole color blu notte, la rendono irraggiungibile dai raggi del sole…- leggeva serafica Robin, da un voluminoso atlante che reggeva in mano.
Chiuse il saggio con gesto galante, e sorrise ai compagni, radunati intorno a lei intorno al basso tavolino da tè ai piedi dell’albero maestro.
-Uhm… mi ricorda tanto la nave di quel pipistrello-pera di Kekko Moria…- mugugnò Rufy, appoggiando il capo pensieroso ai suoi pugni sovrapposti sul tavolo.
-Si chiama Cesco Moria e la sua nave Thriller Bark…- lo corresse Usop, pulendo i suoi occhiali da cecchino.
-Taci ignorante…- lo zitti Sanji, servendo un caffé all’archeologa e alla navigatrice che le sedeva accanto -… era Gheko, e comunque non farmi ricordare quel terribile luogo!!! Per poco la mia dolce Nami finiva sposa di quel depravato di un Absolom… se ci penso… grrrrrrrrrr!!!!-
Nami guardò di striscio la sfuriata del cuoco, cercando di non ripensare a quel suo matrimonio fortunatamente fallito. Sorseggiò la tazza e il suo liquido scuro, controllando la rotta. Pochi attimi e sarebbero arrivati al porto dell’isola.
-Yohohohoho-ho… mi viene la pelle d’oca a ripensare a quell’esperienza… anche se la pelle non ce l’ho più… YOHOHOHOHOHOHO-HO!!!!-
-Fratello, calma!!! Dovresti invece ricordarla con affetto quell’avventura: è stato lì che ci siamo incontrati…- si mise in posa super Franky.
I due si misero a muovere passi improbabili di un balletto, canticchiando una canzonetta stonata. A loro si unì, manco a dirlo, Rufy che prese a braccetto lo scheletro e prese a cantare anche lui.
La cartografa di bordo scosse la testa sconsolata, mentre Robin li osservava divertita.
-Comunque, arrivati a terra, dovremo andare in cerca di un alloggio per la notte…- farfugliò Sanji, appoggiandosi al corrimano delle scale che collegavano il ponte al balconcino che lo sovrastava.
-E perché, cuoco di serie C?- chiese aprendo un occhio lo spadaccino, comodamente sdraiato sotto l’albero con l’altalena. Un calcio lo colpì in piena faccia.
-Cuoco di serie C, a chi, Morimo della malora?- sbraitò offeso il biondo.
-Uff! Finitela voi due… se stessi un po’ più attento, e sveglio, mentre parliamo, buzzurro, sapresti che Franky ha bisogno della Sunny vuota e priva di cicloni ambulanti come e te e il capitano, per sistemarla dai danni subiti nell’emersione dall’isola degli Uomini pesce…- gli sgridò Nami, fissandoli con sguardo saccente.
-Pfui… ma sentitela, la saputella… e non parlatemi di Thriller Bark che se no mi vien da vomitare a ripensare ai due anni trascorsi con quella secca scatole di Perona-la principessa pazza…- si mise a sedere in terra lo spadaccino, massaggiandosi l’impronta rosea di un tacco 45 maschile sul viso. Un altro calcio lo colpì, facendolo cadere in avanti sul prato.
-NON T’AZZARDARE A RISPONDERE COSI’ ALLA MIA NAMI, IGNORANTE TESTA DI VERZA!!!!!- gridò Sanji, schiacciando ripetutamente il tallone di un suo piede sul cranio infossato del verde.
La navigatrice rise divertita.
-Idiota di uno spadaccino…- ridacchiò, osservando la scena. Già, Zoro era un idiota. Ma lei gli voleva bene lo stesso, nonostante quel deficit mentale.
Intanto, al balletto del carpentiere, del capitano e dello scheletro si erano aggiunti Usop e Chopper…
 
 
-OK Franky… Noi andiamo!!! Appena troviamo un albergo ti chiamiamo…- salutò a pieni polmoni il boss, il piccolo Chopper, scuotendo nell’ari una sua zampetta per poi avviarsi dietro ai compagni lungo la banchina del porto.
La colorata Sunny, ondeggiò salutando la sua famiglia, abbandonandosi completamente alle cure del carpentiere.
Il piccolo gruppo di pirati, carico di armi e bagagli (e non per modo di dire) si incammino verso l’interno del piccolo paesino dell’isola. Le case che costeggiavano la via che avevano intrapreso, erano di tonalità grigie e nere, prive di qualsiasi colore. Nessun tono di giallo o rosso, nessun sbuffo di vivacità. Sembrava che davvero il clima tetro avesse fatto sue anche le case.
-Per di qua…- indirizzò il gruppo Nami, entrando in un albergo dalla facciata grigio-bianca e i balconi neri, con un insegna illuminata a neon blu con soscritto “GothicHotel”. L’hall dell’hotel era illuminata da un enorme lampadario sospeso nel centro soffitto, indicando le varie vie per le zone ristoro che l’attività ristoratrice offriva. Le pareti erano ornate di drappi neri e avorio, il cui ondeggiare mosso dall’entrata dei Mugiwara, si rifletteva nel pavimento di marmo nero. Veloce, Nami, si avvicinò a bancone di accettazione, dove un pallido uomo di mezza età, vestito in giacca e cravatta rigorosamente neri, le sorrideva stranamente solare.
-Salve…- salutò cordiale lei, ricambiando il sorriso e appoggiando a terra il suo zaino contenente i suoi averi -Siamo appena arrivati in città e vorremo pernottare nel vostro hotel…-
L’uomo annuì e, aperto il registro delle prenotazioni, lo consultò.
-È la vostra prima visita a Dark Island, vero?- chiese, col naso immerso nelle pagine.
-Da cosa lo deduce?- ripose Nami, voltandosi a fulminare i compagni che avevano preso a correre per tutto l’ingresso illuminato.
-Siete vestiti con colori sgargianti…- mormorò quello, alzando un lieve sorriso in sua direzione.
La rossa lo fissò interrogativa, sporgendosi sul bancone. -È forse vietato?- chiese con fare suadente.
-No, no… è solo un’abitudine locale quella di usare abiti di color nero o grigio, per essere in sintonia con il clima particolare della nostra terra… una consuetudine ecco… ma ciò non toglie che si possano usare anche altre tinte…-
Nami rimuginò su quelle parole. Forse avrebbero dovuto cambiarsi d’abito, per passare inosservati tra la gente se non volevano attirare l’attenzione di qualche losco individuo.
Sorrise. Credeva che il tempo lugubre e tetro dell’isola avesse conquistato anche gli animi dei suoi abitanti, rendendoli simili agli zombi incivili e tristi di Thriller Bark, e invece erano cordiali e a modo come in tutto il resto del mondo.
-Grazie…- sussurrò al ristoratore, vedendolo arrossire sulle gote.
-Oh, e di che signorina?!? Ecco, dunque, quante stanze le servono per lei e i suoi compagni…?-
-Nove…- rispose, conteggiando le teste urlanti dietro le sue spalle.
-Bene, ne ho giusto nove libere sullo stesso piano… dalla 21 alla 29 del primo piano… le vanno bene?-
-Perfette… grazie per la sua disponibilità e per la dritta sui costumi locali, sa non vogliamo proprio attirare l’attenzione di nessuno…- si dileguò con le chiavi in mano la navigatrice. L’uomo arrossì per il dolce modo della donna e, seguendola nel suo tornare dai compagni, la guardò rapito. Aveva un corpo aggraziato e accattivante, abbellito dalla chioma ribelle rossa che illuminava come fuoco la candida pelle. Gli occhi color cioccolato, poi lo avevano conquistato subito.
Ah, se tutti i suoi clienti fossero stati così serafici…
-Allora, queste sono le chiavi delle vostre stanze… non perdetele…- ammonì la navigatrice, carbonizzando i compagni più scavezza collo.
-Usop affido a te la chiave della stanza di Franky e per favore avvisalo tu di dove siamo e di come raggiungerci…-
Il cecchino annuì, facendo roteare su un dito le chiavi dell’alloggio del cyborg.
-Prima che vi dileguiate, sappiate che è uso dell’isola indossare capi di color scuro… quindi cambiatevi e non attirerete l’attenzione di nessuno… cercate comunque di non farvi notare… siamo in tesi Rufy?!?- minacciò il capitano con un pugno.
-Ma uffa!!! Perché dobbiamo vestirci come a un funerale?-
-Tu fai come ti viene detto e stop…- lo appiattì con un colpo al pavimento, placcato di marmo nero, la rossa, iniziando a perdere la pazienza.
-La solita mocciosa manesca…- mugugnò Zoro, incrociando le braccia dietro la testa e avviandosi verso la porta d’ingresso dell’edificio per uscire.
-E TU DOVE CREDI DI ANDARE?!?- lo prese per il colletto della maglia che indossava, Nami, strattonandolo di nuovo al punto di partenza.
-MA CHE VUOI? IO VOGLIO ANDARE A BERE!!! MOLLAMI!!!!!!!!!- si divincolava a forza lo spadaccino.
-MA HAI CAPITO CHE HO DETTO O NO?!? NIENTE VESTITI COLORATI!!!-
Il samurai si guardò gli abiti, come se, nella sua maglia senza maniche rossa e i pantaloncini a mezza gamba in jeans beige, i colori fossero assenti.
-Bhè, ma così non vado bene?- chiese con tono confuso.
L’ennesimo calcio di Sanji della giornata, lo fece affondare al suolo, mentre la giovane navigatrice si massaggiava dolorante la fronte, contratta a causa di una crisi di nervi imminente.
-Su ragazzi… andiamo a cambiarci e poi visiteremo la cittadina…- sorrise bonaria Robin, accarezzando una spalla alla sorella e conducendola verso le scale, mentre il verde e il biondo si azzuffavano nell’atrio, sotto gli occhi atoni e stralunati del portiere, che si chiedeva a che razza di persone avesse appena affittato le sue stanze.
Il gruppetto rumoroso s’incamminò lungo una bianca rampa di scale che li condusse al primo piano, dove ognuno di loro si indirizzò verso la propria stanza.
Nami, ancora disturbata dal mal di testa che l’aveva colpita nella sua ultima sfuriata, si reggeva il capo nel palmo di una sua mano, desideroso soltanto di potersi riposare. Con gesto elegante, infilò la chiave del suo alloggio nella toppa, facendo scattare la serratura.
Alle sue spalle, profondi occhi neri, ne seguivano i gesti. Le sue movenze stanche e strascicate, non erano sfuggite allo sguardo attento e segugio dello spadaccino.
-Tutto ok, mocciosa?- mormorò, aprendo la porta della sua stanza, proprio di fronte a quella della cartografa.
-Sono solo stanca, buzzurro… una doccia e qualche ora di sonno e sarò come nuova…- gli rispose senza voltarsi la rossa, entrando nella rispettiva cabina.
Zoro la vide scomparire dietro l’uscio di legno marrone scuro. Erano giorni che la vedeva lavorare ininterrottamente alle sue cartine, senza concedersi pause. Ogni notte, alla fine dei suoi allenamenti, andava nel suo studio a controllare che non fosse ancora sveglia. Ma la trovava ogni volta, testarda e laboriosa, china sulla sua scrivania, intenta a misurare, disegnare e ritoccare le sue creazioni, e vani erano i suoi consigli di andare a letto e riposarsi, per riprendere il lavoro il giorno seguente con mente lucida e più fresca. Lei annuiva un po’, ma poi restava alzata fino all’alba a lavorare, sorda a ogni suo commento. Alla fine i primi segni di stanchezza e cedimento delle forze si erano fati spazio sul suo volto, accentuando piccole occhiaie bluastre intorno agli occhi nocciola e scatti di nervi sempre più frequenti.
Un po’ di riposo le avrebbe di certo giovato, e la tranquilla permanenza di qualche giorno su quell’isola calma e noiosa sembrava essere caduto a fagiolo.
Con un ghigno soddisfatto, anche lo spadaccino entrò nel suo alloggio, sperando che la mocciosa stesse già riposando.
 
Nami abbandonò il suo bagaglio ai piedi del letto, perlustrando con lo sguardo la piccola stanza dell’albergo. Il letto a due piazze con lenzuola nere e cuscini grigi, occupava il centro della stanza, presentando ai lati due comodini di legno massiccio. A destra del giaciglio, una finestrella aperta dava veduta della strada sottostante, abbellendo il paesaggio delle case tetre circondate dalle nubi nere, con una piccola cornice di tende in pizzo scuro. Addossato alla parete, un piccolo armadio di mogano. Una lampada ad olio, in testa al letto illuminava con la sua brillante presenza il tutto, rivelando sulla sinistra dell’alloggio, una porta che portava a una piccola toilette per gli ospiti. La navigatrice si stiracchiò appena, alzandosi sulle punte dei piedi e stirando la schiena all’indietro.
“Una doccia e poi a dormire… la visita dell’isola può aspettare…” pensò, sfilandosi gli stivali dai piedi e appoggiandoli vicino al letto. Scalza, entrò nel piccolo bagno, dove aprì l’acqua del rubinetto della vasca affinché si riempisse, mentre si spogliava. Lasciando la luce accesa nel piccolo bagno, tornò nella stanza. Fissò sorpresa la porta: era leggermente schiusa.
Si grattò il capo, confusa: credeva di averla chiusa dietro di se dopo aver parlato con Zoro… Mah, forse si era sbagliata.
La richiuse, sorridendo nel ripensare alla dolce attenzione del compagno per lei. Non era da tutti i giorni che quel buzzurro si interessasse alla salute dei suoi compagni, di lei poi era come pensare che Rufy rifiutasse il bis di qualche pietanza. Rise serena, decisa di premiare quel gesto di affetto con una piccola somma di Berry extra per lo spadaccino e le sue bevute. Altre forme di gratitudine sarebbero parse sospette e imbarazzanti tra loro, e poi in fondo se lo meritava.
Appoggiò il suo Sansetsukon al muro grigiognolo della stanza, accanto a un comodino, e passò sbuffando sfinita una mano tra i crini rossi. Un leggero mugugno la fece voltare verso la parete vuota alle sue spalle. Che era stato?
Osservò studiosa il muro, non notando niente di anomalo. Forse un soffio di vento, forse la sua immaginazione, forse la stanchezza.
Scosse la testa e iniziò a slacciarsi i bottoni a lato della gonna a scacchi bianchi e marroni che indossava, iniziando a farla scivolare lungo le sinuose gambe diafane.
Ora rimaneva a lato del letto in maglia con cappuccio, e profonda scollatura, gialla e mutandine azzurre che sporgevano dal bordo della camiciola, intenta ad aprire il suo zaino ed estrarne il cambio d’abito. Inchinandosi a terra, raccolse la gonna e la piegò, per poi riporla nella piccola sacca. Aveva appena alzato di poco la maglia dalla vita, sollevandola dal bordo con entrambe le mani, quando le parve di risentire il mugugno di prima. Abbassò di scatto il vestiario, guardandosi attorno.
Ma cosa c’era lì con lei?
Spostò lo sguardo veloce intorno a lei, per poi constatare che nella stanza era sola. Scosse ancora la testa ed entrò nel bagno a chiudere l’acqua della vasca. Vi immerse la mano, per sentirne la temperatura, e la trovò perfetta. Fece ritorno nella stanza e riprese a spogliarsi.
Per la stanchezza iniziava a diventare paranoica e sentiva rumori e sibili ovunque. Stava per spogliarsi del tutto, aveva di già la maglia sopra il reggiseno, quando però sentì chiaramente una improvvisa e muscolosa mano, premerle su una natica con inaudita forza. Con scatto felino, fece su balzo sul letto, afferrando la sua arma e impugnandola minacciosa, pronta a proteggersi. Ancora mezza nuda, guardava incredula la stanza.
Non era sola.
Accidenti, lì c’era qualcuno.
Che fare? Che fare?
Solo una cosa.
Un'unica cosa…
 
Si guardò allo specchio soddisfatto. Si era proprio un bel figurino quando voleva. Si rigirò davanti la specchiera del piccolo armadio del suo alloggio, sfoggiando il suo ghigno più seducente. La zazzera verde, con ciuffi sparati in ogni direzione, non stonava affatto riproducendo le sfumature verdognole della bandana che era legata sul braccio sinistro, sopra la manica della maglia.  Con indosso la camicia nera, semi aperta, e quel paio di pantaloni neri che indugiavano con le loro pieghe proprio nei punti più accattivanti, Zoro poteva benissimo gareggiare con Sanji in una gara di bellezza maschile.
Lo spadaccino ghignò, rimirandosi compiaciuto.
Si era cambiato come su suggerimento della navigatrice, e ora, pronto e ben vestito, poteva benissimo andare a bere in qualche bettola del paesino. Prese dal letto, dove le aveva deposte per cambiarsi, le sue spade, e si diresse verso la porta per uscire. Si fermò a un passo dal legno dell’uscio, pensieroso.
Non aveva molti Berry con se, forse abbastanza per qualche boccale di birra ma non molti. Avrebbe potuto chiedere l’ennesimo prestito alla mocciosa, tanto sarebbe stato insoluto come i precedenti, ma non volva rischiare di svegliarla. Aveva bisogno di riposo.
Il vederla stanca, lo faceva intenerire, sentimento che sempre più spesso lo portava a guardarla con occhi attenti e premurosi la compagna. Le voleva molto bene, da sempre, ma da qualche tempo a quella parte, il semplice legame d’amicizia iniziava ad andargli stretto. Come se non bastasse più. Iniziava a diventare qualcosa di più importante. Sbuffò, mettendosi a sedere sul letto e guardando il suo riflesso sullo specchio che gli era davanti. Era certo che quello che provava per la ragazza non fosse una semplice infatuazione o una sbandata delle tante, ma un vero e proprio procinto d’innamoramento. Si grattò il sopracciglio dell’occhio cieco, indeciso.
Sapeva bene, anche, che pure la mocciosa iniziava a percepire un certo cambiamento nel loro rapporto e che forse, anche i sentimenti della rossa si stavano tramutando da semplice amicizia in amore. O, almeno, così sperava.
Stanco di quella indecisione, si alzò di scatto dal materasso, facendolo cigolare, e deciso si diresse verso la porta. Avrebbe bussato all’alloggio della mocciosa e le avrebbe chiesto se le andava di bere qualcosa assieme. Non gli importava che tutto ciò fosse anormale per il loro solito rapporto. Era sicuro che lei avrebbe accettato. In fondo, vestito in quel modo, chi gli avrebbe detto di no?
Prese la maniglia della porta nel palmo, pronto a bussare forzuto contro la soglia della navigatrice, quando un urlo lo fece sussultare.
-AAAHHHH!!!! AIUTO!!!!! ZORO!!!!!!!-
Era la voce di Nami, ne era certo. L’avrebbe riconosciuta tra milioni. Con scatto veloce, si catapultò nel corridoio, aprendo con forza la porta dell’alloggio della compagna. Sfoderando una katana si buttò nella stanza e ringhiò combattivo.
Nami era semi svestita sopra il letto, in piedi e con il suo bastone spara fulmini in mano, i capelli scompigliati e gli occhi sbarrati che setacciavano la stanza.
-AAHHH!!!- urlò stavolta lo spadaccino –Ma che fai mocciosa?!?-
Con la mano disarmata, si coprì gli occhi, diventando rosso in viso e cercando di non cedere all’impulso di sbirciare ancora il corpo semi nudo della ragazza.
-Zoro!!! Grazie al cielo!!! C’è qualcosa qui dentro che mi ha palpato!!!- strillò la navigatrice, stringendosi l’arma al petto, e infossando il manico celeste tra le sue due dune morbide ricoperte dal reggiseno azzurro e dal orlo della maglia gialla.
-Eh?- chiese il verde, ancora fermo sulla porta aperta dietro di lui e oscurandosi la vista.
-Qualcuno mi ha fatto la mano morta, mentre mi stavo spogliando per fare la doccia…- spiegò Nami, cercando con gli occhi un qualsiasi movimento del maniaco.
-Ah?-
-Accidenti!!! Qualcuno mi ha palpeggiato il culo, idiota!!!- sbraitò, fissandolo male.
Quello, alzò di poco la mano dagli occhi, per incontrate lo sguardo furente della compagna, e dire ancora –Uh?-
-LA VUOI PIANTARE DI RIPASSARE LE VOCALI, CRETINO?!? QUI DENTRO C’E’ UN MANIACO CHE HA PROVATO A MOLESTARMI!!!!!- urlò quella, scaraventando un lampo contro al samurai.
Zoro lo schivò in tempo e, chiusa la porta alle spalle, si grattò il capo.
-Tu non stai bene…- commentò fissandola incredulo.
Nami si abbassò la maglia da sopra il seno, coprendosi fino a nascondere le mutandine. Scese dal letto e lo prese per il colletto della camicia nera.
-So quello che ho detto, e qui c’è davvero un maniaco… guarda…- e così dicendo, fece bella mostra del suo sedere, dove un leggero stampino rosso si intravedeva su una natica.
-Lo vedi?- chiese dando le spalle a Zoro, intendo a gustarsi il bel panorama -…Ha lasciato perfino l’impronta della sua mano, con quanta forza mi ha palpeggiato…-
-Mah… a me sembra che tu ti sia posata da qualche parte con troppa irruenza, e non un palpeggio…- mugugnò in risposta lo spadaccino, voltando il viso verso un’altra parte. Nami si voltò verso di lui e, ripreso a scuoterlo per il colletto, lo minacciò: -Me ne frego di quello che sembra a te: qualcosa mi ha fatto la mano morta, e ora tu controlli che non ci sia niente e nessuno qui dentro perché se no io ti ammazzo di botte…-
Il verde sbuffò e, liberatosi dalla presa della ragazza, buttò un’occhiata nel piccolo bagno e nella stanza. Non vide nessun movimento o percepì niente di anomalo.
-Secondo me sei troppo stressata…- mugugnò grattandosi il capo -…ti sei immaginata tutto…-
-Oh, si certo!!! Ora sono io quella che si struscia su per i muri e si fa arrossare il sedere solo per divertimento!!!- sbottò la navigatrice, incrociando le braccia al busto e puntando lo sguardo sul compagno in studio del bagno.
-O per divertimento o per sedurmi, vedi tu…- ghignò Zoro, ridacchiando, tornando a guardarla in volto.
-Ti ho chiamato perché eri quello più vicino che poteva accorrere…- mentì, perché in realtà anche se fosse stato dall’altra parte dell’albergo lo avrebbe invocato comunque, lui che solo sapeva farla sentire al sicuro.
-… Sedurti, poi? Pfui!!!Ti piacerebbe…-
-Ehi, sei tu quella che si è messa a urlare il mio nome a squarcia gola e per poi fare bella visione del tuo corpino mezzo nudo senza tante pretese…- si incurvò verso di lei imbronciata.
-Ci tieni a vedere l’alba domani?-
-Ok, capito… Faccio il bravo e la smetto… comunque qui, nessuna traccia del Fantasma Palpone dalla mano lunga…-
-Sicuro…?-
-Non ho visto niente di niente…- alzò le spalle Zoro. La guardò, con quei suoi occhietti bassi a fissarsi i piedi e le braccia strette al petto. Sarebbe bastato un attimo, e avrebbe anche potuto abbracciarla e approfittarne di quel momento di titubanza di lei per coccolarsela. Scrollò la testa. Non era da lui servirsi così delle donne.
Con passo deciso, si avviò verso la porta.
-Aspetta… dove vai?- lo trattenne per una manica della camicia Nami.
-A bere…- rispose vago lui.
-E con che soldi? Sei al verde come i tuoi capelli…-
-Strega!!! Qualche Berry ce l’ho sai…- gli tirò la lingua.
-Si, abbastanza per due gocce di Sakè e basta… Facciamo così, tu resti qui di guardia, mentre mi faccio la doccia, e poi io ti do un po’ di Berry da scialacquare in alcol… ok?-
Lo spadaccino la guardò riflettendo.
-Dov’è l’inganno?-
-Nessun inganno… anzi, guarda, non te li addebito nemmeno sul tuo conto, ma tu resta qui e fai la guardia che quel maniaco non torni…-
-Ma dai mocciosa!!!! Ti sei immaginata tutto!!! Non c’è nessun fantasma mano morta qui!!!-
-So quello che ho sentito- sbottò offesa la rossa, fulminandolo imbronciata che non gli credesse. Zoro sbuffò, e con un tonfo sordo, si sdraiò sul letto della stanza.
-Fai in fretta…- l’ammonì.
Nami, vittoriosa, si fiondò nella toilette con il suo zaino, finalmente tranquilla e pronta a bearsi un bel bagno rigenerante. Chiuse la porta dietro di se, e sfilatasi maglia e biancheria, si immerse nella vasca. Sapere Zoro lì, dall’altro lato dell’uscio, la rassicurava e tranquillizzava. Si rigirò nella schiuma e cercò, disperatamente, di non cedere alla tentazione di invitarlo ad unirsi a lei in quel piccolo paradiso bagnato.
Il samurai fissava concentrato il soffitto nero, tentando di non lasciare libero spazio alla fantasia e di non permetterle di immaginare la sua mocciosa immersa nelle bolle schiumose del bagno. Di certo la sua candida pelle, scivolava leggere nel bagno schiuma, avvolgendola morbida e, mentre l’acqua calda bagnava i suoi dolci capelli rossi, le bolle del sapone scivolavano in ogni anfratto del suo corpo. Giù, sul suo piatto ventre, accerchiando l’ombelico, e scorrendo sempre più giù, sempre più giù fino…
-Finito!!!-
La voce squillante e improvvisa di Nami, lo fece sobbalzare e mettere a sedere sulla sponda del letto. La navigatrice uscì dal bagno, lavata e vestita. Indossava un completino nero molto grazioso: copriva a mo di corpetto il torace e i seni della ragazza, risaltandoli nella loro chiarezza su contrasto corvino, e legato con lacci neri sulla schiena, lasciva le spalle e un po’ del dorso nudo; le spalline erano a livello del seno ed erano di tessuto semi trasparente nero, stretto fino al gomito e poi largo e a buffetto fino al polso; la gonna, lunga fino a metà coscia era di un nero corvino simile al corpetto, ma terminava con una doppia fila di pizzi leggeri che solleticavano le gambe della rossa, ed era fermata attorno alla vita da un elegante ficco che dondolava a fine schiena.
Quel stile gotico così suadente e contrastante con la diafana pelle della navigatrice, era perfettamente in tono con la chioma ribelle e mossa, di crini rossi di lei, lasciati liberi sul dorso, apparte due ciocche legate sulla nuca. Zoro deglutì imbarazzato.
-Allora? Che te ne pare? L’ho comprato durante i due anni di separazione…- roteò su se stessa la cartografa.
Il samurai si schiarì la gola. Eccome, che le stava bene. Cavolo, riusciva a trattenersi appena dal saltarle addosso.
-Umpf… se piace a te…- bofonchiò, grattandosi il capo e guardando da un’altra parte.
-Il solito zotico… ho capito, dai: eccoti 3000 Berry. Buona bevuta e cerca di non perderti…- mugugnò scontenta Nami, porgendo allo spadaccino un borsellino colmo di monete. Quello lo prese in mano, e si alzò dal letto che occupava. Se lo rigirò tra le dita, tastandone il contenuto. Ripensò al suo piano di chiederle di uscire a bere con lui, e si chiarì la voce.
-Tu… tu ora che fai?- le chiese, non alzando gli occhi dal sacchetto di Berry.
-Penso di dormire un po’…- sorrise Nami.
-Ah…- sembrava deluso.
-Perché?- si fece più vicina la rossa.
-No, niente… insomma… mi chiedevo se, se per caso ti andava… si… una delle nostre solite gare di bevute…- alzò lo sguardo di petrolio dalla mano che reggeva l’involucro. La navigatrice gli sorrise. Era da tempo che sperava che lui facesse il primo passo, e finalmente si era deciso.
-Se sei così premuroso di perdere un’altra sfida, andiamo…- lo punzecchiò.
-No, dai… sei sfinita e poi non mi va che mentre gareggiamo ti metti a gridare in mezzo a tutti che il fantasma mano lunga ti ha palpato ancora, impazzita per la troppa stanchezza…- la canzonò.
La cartografa lo atterrò con un pugno.
-Idiota!!! Davvero qualcuno mi ha palpeggiato!!! Se la metti così, allora, vacci da solo a bere… io sto qui a dormire, e se torna davvero, tranquillo che non ti chiamo… mi arrangio!!!-
-Uff… la solita mocciosa… vabbè dai, resto anch’io, e quando ti svegli andiamo a bere…- e così dicendo le buttò contro il sacchetto di Berry e si sdraiò sul lato destro del materasso. Nami lo guardò confusa: che aveva in mente?
Ma non si fece altre domande. Veloce, mise i soldi nello zaino e si sdraiò, ancora scalza, accanto al samurai. Si posò sul lato sinistro, per poterlo vedere meglio. Era così affascinate con quella bella camicia scura semi aperta e le katane al fianco. Arrossì, pensando che se si fosse vestito così tutti i giorni, di certo, migliaia di ragazze gli avrebbero fatto il filo e che milioni di fan club sarebbero nati in suo onore. Lo fissò ancora, mentre lui chiudeva gli occhi cercando di dormire a pancia in su. Accidenti, com’era bello!!!
-Davvero non ti piace il mio vestito?- chiese in un sussurro, per rompere il silenzio che si era formato, e cercare quindi di non saltargli addosso assatanata.
Quello aprì un occhio, e volse il suo sguardo a osservare ancora il completo della compagna.
-Umpf…- sbuffò.
-Traduzione?- chiese ironica.
-Umpf…-
-A volte mi chiedo il perché ti pongo certe domande, sapendo che sei un ominide senza speranza…- bofonchiò lei, girandosi sull’altro lato -…per forza non hai la ragazza…-
Zoro la guardò sorpreso.
-E che centra?-
-Con quel carattere che ti trovi, qualsiasi donna getterebbe la spugna nel sedurti. Sei un sasso impenetrabile…-
Lo spadaccino si adagiò sul lato destro e fissò la schiena ricoperta di capelli rossi che aveva davanti. –Forse la ragazza non la voglio…- mugugnò.
-E perché? Non vorresti qualcuno con cui scherzare e parlare sempre di tutto, con la certezza che per te ci sarà in ogni momento, senza  mai stancarsi di te? Qualcuno che ti sorregga nelle giornate storte e nelle sconfitte, ma che ci sia anche nelle vittorie e nelle belle giornate?- si voltò verso di lui, la cartografa.
Si ritrovarono faccia a faccia, occhi negli occhi. Zoro scrollò le spalle, senza rispondere.
-Non ti piacerebbe…?- chiese ancora lei.
-Si… però l’hai detto tu che sono uno con un carattere difficile… un sasso impenetrabile…-
-Ma hai anche tante belle qualità…- gli accarezzò leggera il profilo della mandibola.
-Tipo?-
-Bhè, ti ho chiamato e subito sei arrivato, no? Ci sei sempre quando ho bisogno di te…-
Zoro sorrise e si spostò un poco verso il suo corpo.
-E poi?-
-Sei coraggioso…- sussurrò, avvicinandosi anche lei verso il verde.
-Mmh mmh…- annuì lo spadaccino, abbracciandola per un fianco.
-… e poi se ti vesti bene, in modo decente e senza quella ridicola pancera, non sei male…- posò le mani bianche sul suo torace.
-Si?-
-Si… anzi, direi che non sei proprio niente male…- sospirò a pochi millimetri dal viso del ragazzo.
-Nemmeno tu…- bisbigliò lui, prima di posare le sue labbra su quelle rosee della navigatrice. Si ritrovarono uno nelle braccia dell’altro, stretti in un caldo abbraccio, illuminati dalla flebile luce della lampada ad olio della stanza. Un leggero sfiorarsi di lebbra, che poco a poco, scoprendo pian piano il consenso del partner, diventò sempre più profondo. Le esili e morbide labbra di Nami si dischiusero per permettere alla lingua di Zoro, che leccava lenta la sua bocca, di entrare in lei e accarezzarle l’intero palato. I loro sapori si unirono in uno nuovo e gustoso, che la navigatrice assaporò golosa. Spostò le mani dal torace del ragazzo, al suo viso, per poi circondargli il collo e stringerlo a se. Lo spadaccino la strinse al suo torace, accarezzandole la schiena nuda e facendo scivolare le mani tra i crini di fuoco. Approfondì il bacio, assecondando i movimenti della lingua della ragazza, seguendola con la sua. Con mani leggere, l’accarezzava, abbandonandosi al contempo, alle carezze della rossa. Si portò sopra di lei, e dopo un attimo di indecisione, si staccò dalle sue labbra, per guardarla. Era meravigliosa, con i capelli sparsi sul cuscino e le gote arrossate per il bacio. Il fiato, leggermente ansimante. Le accarezzò il viso e le sorrise.
-Faccio sul serio, io, Nami…- sussurrò convinto -…voglio stare con te. Ti amo-
La cartografa lo carezzò sul volto, facendo scorrere i polpastrelli sulla cicatrice che lo rendeva cieco. –Anch’io voglio stare con te. Ti amo…-
Zoro ridiscese su di lei a baciarla, abbracciandola e lasciando che le sue mani callose e  tremanti per l’emozione, la sfiorassero eccitate. Quando sentì i primi bottoni della sua camicia aprirsi per opera del delicato tocco di lei, ridacchiò, capendo che di certo nessuno dei due avrebbe dormito quel pomeriggio…
 
 
-Oh, eccovi finalmente!!! Ma dove eravate finiti?!?- li salutò Rufy, scuotendo in aria un osso spolpato di carne.
-Ho dormito un po’… ero stanca…- sorrise Nami, sedendosi accanto a Usop al tavolo che occupavano i suoi Nakama, nel ristornate dell’hotel.
-Idem…- rispose sobrio Zoro, sedendole accanto, e circondandole le spalle con un braccio. Un sorriso soddisfatto gli illuminava il volto.
-Tu stanco? Ma se dormi sempre fratello!!!- ridacchiò Franky, mandando giù una Cola.
-Credo che tutta quella stanchezza fosse dovuto a una qualche forma estrema di sforzo intenso…- sorrise bonaria Robin, capendo tutto.
-Mah, forse…- guardò di sottecchi l’amante, rispondendo la navigatrice e mentre rideva sotto i baffi.
-Uhm… ma dov’è il damerino?- chiese il samurai, versandosi da bere e cambiando discorso. Tutti indicarono una trottola nera che roteava tra mille cuori di fumo, dietro alle cameriere del locale.
-Solita routine…- commentò Brook, degustando da gentiluomo il suo piatto.
-Maniaco…- mugugnò Zoro, bevendo, e stringendo a sé la sua donna.
Quella rise e iniziò a chiacchierare con Chopper che le era davanti.
-Ehi, ma perché dopo cena, non andiamo a fare una bella passeggiata al porto?- propose la renna, alzandosi in piedi sulla sedia che occupava e sporgendosi sul tavolo per prendere l’ultimo cosciotto rimasto. Un braccio elasticizzato glielo rubò da sotto la zampa.
-Umpf… argh… ok, Chopper… CAMERIERE!!!! ALTRO CIBO!!!!-
-Sei insaziabile Rufy…- commentò sconsolato Usop.
Finito di cenare, e dopo aver pagato un conto salatissimo che a vederlo Nami ci lasciava le penne, il gruppo di pirati si avviò verso il porto per la passeggiata concordata, non prima però che la navigatrice pestasse a sangue il capitano per la sua ingordigia senza pari.
Rufy, Usop e Chopper guidavano il gruppo, schiamazzando lungo la banchina e rincorrendosi infantili, arrampicandosi sui lampioni che illuminavano il porto nella sera nera, e cantando stonati. Franky e Robin discutevano dell’architettura del paese e della decisone di assecondare il clima del luogo, imitandone i colori. Brook e Sanji commentavano la bellezza delle cameriere che per tutta la sera gli avevano serviti, mentre Zoro e Nami se ne stavano in fondo al gruppo, abbracciati.
-Che razza di matti…- ridacchiò Nami, presa sotto braccio dallo spadaccino e stretta intorno alla sua vita.
-I nostri matti…- sghignazzò lui, accarezzandole i capelli.
-Credi che abbiano capito?-
-Che stiamo assieme? Bhè, ti ho stretta a me per tutta la cena e tu mi hai pure dato un bacio sulla guancia!!! Non sono cose che facciamo tutti i giorni eh…-
-Mah, da oggi in poi mi sa di si…- rise la rossa, fermandolo in mezzo alla via portuale e alzandosi sulle punte dei tacchi per baciarlo. Zoro la prese per la vita e l’accolse, mai sazio di quei baci che per tutto il pomeriggio si erano scambiati prima, durante e dopo aver fatto l’amore. La abbracciò per la vita e iniziò rispondere al bacio.
Quelle dolci labbra rosa, lo facevano diventare matto, disarmandolo e rendendolo invulnerabile alle mani morbide che lo accarezzavano. Nami, da parte sua, a stento riusciva a staccarsi da lui, a non sfiorare il suo bel viso con i suoi polpastrelli, a non baciarlo e restare a digiuno del suo profumo. Inevitabilmente, si baciarono con foga, mai stanchi dell’amante. La navigatrice si sentiva in paradiso, nel sentire le mani protettive e forti del suo uomo lungo la schiena e scendere, lente e sensuali, fino ad accarezzarle il sedere.
-Mmh… Zoro… calmo!!!- ridacchiò Nami, sentendo la presa forte e potente di una mano del verde, su una natica -… metti le mani in stand by, e poi in albergo continueremo…-
-Che vuoi dire?- chiese lo spadaccino, aprendo gli occhi e strusciando la fronte su quella della navigatrice. Lei si posò completamente a lui, e con occhi lussuriosi e voce accattivante, bisbigliò: -Trattieniti ancora un po’ dal toccarmi il fondo schiena, e poi in camera potrai dare libro sfogo alle tue carezze…-
Zoro la guardò sorpreso.
-Ma non te lo sto toccando il sedere, io. Ho le mani sulla tua schiena!!!- affermò stranito.
-Eh?- esclamò la rossa, guardandosi prima la schiena, dove effettivamente le mani callose e bronzee dello spadaccino l’abbracciavano, e poi il fondo schiena, dove una chiara ma invisibile mano modellava la gonna con pizzo contro la natica soda sottostante. Con un balzo, Nami, si girò di scatto, frapponendo il sedere tra lei e il corpo del samurai.
-L’hai visto, no?!?- quasi urlò a Zoro.
-E certo che l’ho visto!!! Qualcosa ti stava toccando!!!- sbraitò quello, geloso. Infuriato, strinse a se la ragazza, e con la mano libera impugnò una spada.
-Mi crederai ora, no? Anche in bagno è stato quella cosa lì a palparmi!!! Ne ho riconosciuto la mano…- si attaccò al braccio che la proteggeva, la cartografa.
-Si, si, ok… avevi ragione tu, adesso però taci che provo a localizzare questo pervertito…-
Si zittirono, riuscendo a percepire dei passi che camminavano in cerchio intorno a loro. Leggeri mugugni, risuonavano. Un lembo della gonna di Nami si alzò animato, e cercò di concedere la visione dell’intimo della ragazza.
-Ehi!!!- urlò la ragazza, abbassandolo. Zoro affondò la lama nel punto in cui sembrava che la gonna fosse stata alzata, ma nessun lamento riecheggiò.
-Che succede ragazzi? Perché vi siete fermati?- gridò Chopper a qualche metro da loro.
-Qualcosa sta cercando di palpeggiare la mia Nami…- ringhiò inviperito lo spadaccino, incapace di trovare quell’essere. Tutti accorsero lì, iniziando anch’essi a udire i piccoli suoni di piacere emessi dal maniaco.
Un ciuffo di capelli rossi della navigatrice, si arricciò introno a un dito invisibile.
-Ti stanno bene i capelli lunghi, mai cara…- ridacchiò qualcuno. Zoro spostò Nami di qualche passo.
-Provaci ancora e ti affetto…- ringhiò. Quell’idiota si approfittava del fatto che non lo vedevano per tastare la sua donna. Accidenti, che poteva fare per scovarlo?
Era sua da meno di un giorno, e già provavano a portargliela via. Ruggì, irritato e con i compagni si concentrò in modo da stanarlo. I passi di quel depravato, camminavano intorno a lui e alla cartografa. Un’idea, d’un tratto, lo illuminò.
Si ricordò che la prima volta che Sanji aveva rivisto le ragazze dopo tanto tempo, aveva avuto una grossa perdita di sangue dal naso, e se quell’animale era maniaco tanto quanto lui, forse…
-Amore, scusa…- baciò Nami sulla fronte, per poi alzarle di scatto la gonna e mette in bella mostra le sue mutandine viola.
La rossa rimase senza parole, scandalizzata dal gesto del suo compagno così indecente, mentre Brook e Sanji spalancavano gli occhi estasiati. Il resto dei compagni guardava da altre parti per rispetto dell’amica e per paura delle ripercussioni del geloso samurai, suo uomo.
-IDIOTA DI UN PORCO!!! CHE FAI?!?- sbraitò, picchiandolo sul capo e facendogli mollare la presa sull’orlo della gonna. Zoro attutì il colpo con un braccio.
-Guarda…- indicò un punto davanti a loro. A pochi centimetri di distanza, una figura dal naso sanguinante, si andava materializzandosi, rivelando una chioma bionda e lunga, e un viso dalle fattezze leonine. In brevi attimi, davanti a loro emerse dal nulla Absolom.
Con sguardo inebetito e bava alla bocca, stava lì fermo a fissare le gambe di Nami.
-TU!!!!- urlò quella, facendolo tremare –LURIDO MANIACO!!!!-
Una raffica di fulmini e lampi si scaraventò sull’uomo, facendolo scintillare come una lucciola. Alla fine dell’attacco, una leggera nuvoletta di fumo uscì dalle labbra socchiuse del pirata di Moria.
-Cof… è sempre un piacere vederti mia adorata quasi- sposa…- tossicchiò.
-Ti affetto, porco!!!- gli saltò contro Zoro, seguito a ruota da Sanji, ancora in ira con lui per gli eventi di Thriller Bark.
-Si può sapere che fai qui? Eri tu allora il fantasma mani lunghe del bagno eh?!? Ti ammazzo!!!- picchiava senza pietà il verde, seguito a ruota dal cuoco, per una volta d’accordo sul picchiare qualcuno.
-Aiut… ahia… pietà… ahia!!!!-
-Fatelo parlare, su, fratelli…- li prese per la collottola Franky, alzandoli entrambi da terra e allontanandoli da Absolom.
-Grazi… ecco, questa è la mia isola natale… sono qui in visita da alcuni parenti… ma quando ho visto la dolce Nami, entrate all’hotel Gothic, non ho resistito alla tentazione di rivederla e mi sono intrufolato nelle sue stanze, scappando poi all’arrivo dello spadaccino… e poi vi ho seguiti fin qui dal ristornate…- spiegò mal ridotto.
-Ti ammazzo due volte, depravato!!!- minacciò Zoro, messo a terra dal cyborg. Tentò di scagliarsi ancora contro il mezzo uomo mezzo animale, ma una nuova scarica di fulmini si abbatté su di lui, sul fissato, sul cuoco e su Brook. I 4 caddero a terra bruciacchiati.
-È quello che meritate per avermi palpeggiato, guardato la mia biancheria e alzatami la gonna… SIETE 4 MANIACI OLIMPIONICI!!! E TU, BUZZURRO, NON SPERARE DI DORMIRE COME ME STANOTTE: NON TI PERDONERO’ FACILEMNTE!!!- gridò la collerica navigatrice.
-Che????- si rizzò a sedere a terra lo spadaccino, alla minaccia -Ma io l’ho fatto per difenderti!!! Mica sono un fissato ninfomane, allupato come questi qui!!!-
-Ehi!!!!!!!!!!!!- si offesero gli altri tre, fulminandolo con lo sguardo. Ma Nami aveva già ripreso a camminare lungo il porto, diretta verso l’hotel. Le corse dietro, mentre il resto della ciurma li seguiva ridacchiando. Tutti tranne Sanji e Brook che si erano un attimo fermati a legare e imbavagliare Absolom a un attracco per navi, in modo che non disturbasse più la loro permanenza sull’isola. Quello si dimenava e scalciava, ma, in fin dei conti, era il minimo che si meritasse, per il suo comportamento da fissato. Si avvicinarono alla neo coppia, intenta a far pace con un tenero bacio.
-Ehi Morimo! Mi raccomando: abbine sempre cura!!!- ridacchiò il cuoco, vedendo la scena.
-Stanne certo, è la cosa più preziosa la mondo che ho. Se non ne avessi cura, non sarei degno nemmeno di guardarla…- sorrise il samurai, stringendo al petto la compagna, raddolcita.
-Su, torniamo all’albergo… ho fame…- suggerì Rufy, mentre il suo stomaco lo appoggiava borbottando affamato. Con calma, tornarono al Gothic Hotel, ridacchiando e scherzando come loro solito, mentre teneramente, navigatrice e spadaccino, si accoccolavano tra loro a fondo gruppo, innamorati e felici, luminosi del loro amore che risplendeva energico nell’oscurità dell’isola.

   
 
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