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Autore: Brat    10/02/2012    0 recensioni
-Cosa vuoi fare?-
-Credo che mi perderò per un'altra fottuta notte-
[...]
-Chi sei?-
-Uno fottuto dalla vita, fottuto da se stesso e dai suoi errori, un errore vivente. Un ragazzo che scompare, che scappa, che non smette di piangersi addosso e di evitare responsabilità e doveri, cerca solo di salvarsi il culo ogni dannata volta. E di evitare di farsi colpire irrimediabilmente. Un perfetto stronzo, è questo che sono. Un bastardo. Un figlio di puttana. Sono un codardo, ecco chi sono-
-E vuoi esserlo?-
....
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è facile. E io , in fondo, ho sempre cercato solo di migliorarmi. Non ho mai creduto in niente, in nessuno, neanche in me. Forse solo nell’unica persona che ho perso, forse ho creduto in mio padre. Getto a terra il mozzicone di sigaretta e soffio l’ultima nuvoletta di fumo calda e grigia, morbida e pigra si diffonde intorno alla mia testa. La guardo dissolversi, sparire, come me, un’ altra fottuta notte da un altro fottuto letto. È una vita che scappo da me stesso, ed è una vita che non mi fermo a  chiedermi se sia giusto. Forse dovrei voltarmi. Il mio passato fa parte di me, in fondo. Ma i piedi continuano a portarmi avanti, verso il nulla, a seguire la notte. Ho passato anni a descrivere la mia vita in canzoni, sperando di poter così chiudere tutto ciò che mi faceva incazzare da morire, tutta quella dannata tristezza e voglia di ribellarmi a me stesso e alla mia mente lontano, in un ricordo di quelli quasi dimenticati, che riportano su solo le sbornie più pesanti e un paio di canne, ma una dopo l’altra continuano a tornare, e con loro tutta quella rabbia. I primi album, i primi concerti, sembrano lontanissimi da adesso, sembrano così staccati da me, mi riportano sui miei passi, e su tutti i miei fottuti errori. Bevo un sorso di vodka e accendo un'altra sigaretta. L’unica cosa che riesce a salvarmi dalla caduta a cui mi sto avvicinando. Ho cercato al verità in ogni singola parole, e forse ora l’ho trovata nel silenzio. Oppure no. Scaglio la bottiglia lontana e qualcuno nell’oscurità la afferra prima che tocchi terra. È un ombra scura, lontana, come me. Non vedo chi sia, e sinceramente poco importa. In questo momento la bottiglia avrebbe potuto uccidere persino uno dei miei figli e probabilmente non me ne sarebbe fottuto niente. Qualcosa si muove, là in fondo, o forse sono solo io che immagino.
-Cosa vuoi fare?- Chiede qualcuno. Forse si riferisce al lancio della bottiglia, ammesso e non concesso che stia parlando con me. Voglio credere che lo stia facendo. Voglio credere che mi stia chiedendo della mia fottuta vita da disadattato.
-Credo che mi perderò per un'altra fottuta notte- non voglio che mi chieda della bottiglia. Voglio che quell’ombra resti lontana, sconosciuta, e che mi lasci sfogare contro le sue orecchie.
-Chi sei?- sussurra. Troppo ubriaco e cannato per riconoscere la voce. Sembra femminile. Potrebbe essere un angelo, potrebbe essere un Dio. Oppure semplicemente nessuno. Non mi chiedo di chi sia quella voce, comunque,  ma forse non voglio neanche veramente riconoscerla.
-Sono Billie Joe Armstrong-
-Non era il nome che volevo sapere, ma chi sei tu- okey. Sono pazzo. Non mi muovo, faccio un altro tiro di sigaretta e volto il viso per soffiarlo via insieme alla mia mente, a il mio nome, per lasciare solo un corpo e la sua anima, davanti a quell’ombra lontana. Cerco qualcosa in quest’altra nuvoletta scura, forse un futuro, o magari solo una fottuto mancamento che mi porti a dormire.
-Uno fottuto dalla vita, fottuto da se stesso e dai suoi errori, un errore vivente. Un ragazzo che scompare, che scappa, che non smette di piangersi addosso e di evitare responsabilità e doveri, cerca solo di salvarsi il culo ogni dannata volta. E di evitare di farsi colpire irrimediabilmente. Un perfetto stronzo, è questo che sono. Un bastardo. Un figlio di puttana. Sono un codardo, ecco chi sono-
-E vuoi esserlo?- L’ombra parla piano, chiaramente, le domande sono quelle giuste, quelle che mi pongo io. Comincio a pensare di essere solo con me stesso. Comincio a pensare che l’ombra sia io, e che la mia mente malata giochi a farmi sembrare pazzo.
-No, non voglio, voglio solo star bene. E forse neanche quello. Sono arrabbiato. Dannatamente fottuto da me stesso e continuo a credere che passera. Mi odio, ma non posso cambiarmi. E probabilmente con alcool e droga cerco solo di distruggermi ancora di più di quanto non lo sia già di mio. Voglio solo rimediare, a tutte le volte che ho ferito, voglio solo riuscire a crede in qualcosa, in qualcosa di vero, voglio solo smettere fuggire, non essere più me-
-Credimi, non è così bello. Hai mai provato a smettere di scappare? A lasciarti colpire, subire le punizioni che meriti per poi leccare le ferite e rialzarti?-
-Probabilmente non ho mai provato a non scappare. Ma tu non sai nulla di me, chiunque tu sia. Mi sono lasciato colpire, ho aspettato che il tempo mi guarisse.. e le ferite sono ancora qui, ancora sanguinanti-
-Allora dimmi cosa cerchi-
-Una risposta-
-Allora smettila di parlare con me, perché io solo domande-
-Chi sei-
-Il mio nome l’ho abbandonato-
-Il tuo viso-
-L’ho scordato-
-La tua vita-
-Forse è l’unica cosa che veramente riesco ancora ad amare. L’aria nei polmoni, il calore del sole, il fresco della notte. La gioia e il dolore. Forse è l’unica cosa a cui tengo ancora. Forse è tutto ciò in cui credo davvero- ora sono curioso. Voglio capire chi è. È come parlare da solo. Ma il mio nome io lo ricordo ancora. È tutto ciò che voglio resti di me, una vita, con la voglia di andare avanti. Di aprire gli occhi ad un nuovo giorno. Voglio cancellare il mio fottuto nome, Billie Joe Armstrong. E la mai fottuta faccia. I miei occhi e il mio cuore ferito, io lo affogavo di vodka, l’ombra l’aveva lasciato indietro, ed era andata avanti.
-Dove vai- chiede. Io vado a perdermi, da nessuna parte, solo lontano. Non importa dove.
-Via-
-Stai scappando ancora, quindi- conclude la figura. La odio, si, sto fottutamente scappando ancora. È tutto fottutamente vero, lei ha solo domande, ha le mie domande. È una ladra, ruba i miei dubbi e le mie angosce, ma i da una speranza. Marito, padre, zio, uomo, amico, fratello, amante, cantante, drogato, sono ognuna di queste cose, cose che non voglio portare con me. Cose che voglio perdere. Ricominciare. Io amo la vita, amo anche io aprire gli occhi nel sole e sorridere, amo suonare e amo respirare, ma lei è una fottuta puttana: mi bacia e sparisce. Come faccio io. La sto ancora inseguendo. Come le mie risposte. Come quella diavolo di ombra che sembra sapere di me più di quanto sappia io stesso, e la cosa mi da fastidio, lei non è nessuno. Non ha nome, non ha identità, la odio. Eppure non riesco a non ascoltarla, non riesco a non risponderle, a girarmi ed andarmene e lasciare cadere quelle richieste nel vuoto ancora una volta.
-Perché continui a farmi domande-
-Perché tu possa trovare le tue risposte- sussurra. –Non è forse quello che cerchi?-Mi sta dimostrando che le mie risposte sono qui fra le mani, ma che io non riesco a vederle, diavolo, ed è dannatamente tutto vero. La voglio vedere, ora. Non sono pazzo. Quella persona, quella senzanome, quella comesichiama, deve avere un viso,per forza. Lo deve vedere per me. Devo vedermi riflesso nei suoi occhi. Non ho idea di come possano essere, ma per qualche strano e danantissimo motivo che alla mia testa suona come un’altra domanda, sono sicuro che sono come i miei. Occhi sofferti. Occhi persi o di che non hanno nulla da perdere. Occhi lontani. Occhi vivi. Allungo una mano nell’ombra ma afferro il vuoto. Mi domando ancora se non sia tutto un dannato sogno.
-No- sussurra lei.
Non è un sogno. Voglio crederlo –Voglio vederti-
-Dimentica- sussurra.
-Che cosa?- Chiedo. Lei non risponde. –Cosa diavolo devo dimenticare?!- Sputo. Mi getto ancora avanti, e sta volta afferro qualcosa, un braccio caldo e liscio, la prova  che non sono pazzo. la prova che non sono solo.
-No- dice ancora lei.
-Perché – voglio solo guardare negli occhi chi è riuscito a fare quello che io in venticinque anni di vita non ho saputo fare. Dimenticare.
-Ho cercato di perdere il mio volto negli ultimi dieci anni. Me stessa. Non voglio che qualcuno possa dire di avermi trovata, non voglio dover scappare ancora, non voglio essere scoperta, voglio restare nessuno, sconosciuta, non voglio andarmene-
-Allora resta- mormoro, cercando di capire. Non ha senso, niente di tutto ciò ha un fottuto senso, non riesco a capire perché sento come di far parte di tutto questo, di tutte queste domande. Forse perché sono le stesse a cui cerco una risposta. Quelle in cui cerco la mia verità. E lei ha perso il suo nome. E io le mie memorie, ora. Non so più chi sono, resta solo ciò che ho perso. Come mio padre. Resta il suo ricordo. Guardami papà, sono cresciuto? Credo di essermi solo incasinato. Credo di essermi perso. Sto davvero uscendo di testa, ma lei, quest’ombra, sembra la mia ultima possibilità di trovare la salvezza, di raggiungere l’alba di domani. Non scapperà. La tiro verso di me, alla luce di un lampione mezzo rotto che lampeggia. L’ombra prende forma. Ed è una forma bellissima. I capelli sono color delle fiamme dell’inferno, ricci, che le bruciano il viso, le labbra rosse e carnose socchiuse, i tatuaggi sul collo, sulle braccia e sulle mani, il corpo sottile e infine gli occhi. Lo specchio dei miei. Rabbia, frustrazione, odio, e  amore, voglia di vivere, stare bene, con una leggera ombra di alcool e di fumo ad annebbiarli, e ad arrossarli, a portarli a perdersi lontano, ma loro è qui che vogliono stare. Non sognano di fuggire. Sono stanchi di fuggire. Lei è innocente fino a prova contraria. È il diavolo nel corpo di un angelo. Non sarebbe potuta durare.
-Mollami- dice, allontanandomi. Ora la vedo tutta. Nella destra tiene stretta una sigaretta a metà, che si sta finendo da sola di bruciarsi.
-Da dove vieni- chiedo. È così.. distante da me. Dal mio mondo.
-Lontano-
-Perché sei qui-
-Cercavo qualcosa-
-Cosa-
-La mia risposta- dice, si avvicina e mi fissa dritta negli occhi, avvicinando il viso al mio. Non vuole baciarmi, non è così vicina perché vuole ME, le mie labbra, il mio corpo, sta guardando dentro la mia mente ed il mio cuore, sta guardando nel mio passato, sta leggendo cosa provo, sta scavando dentro me con quegli occhi così caldi e brillanti, così vivi e innocenti che cercano risposte in me, ed il peggio è che non riesco a fermarla. Quella piccola ragazza, così lontana dal mio mondo sta violando la sicurezza del mio cuore, sta avendo accesso a tutto ciò che ho di più nascosto e segreto, sta volando via con i miei ricordi, li sta accarezzando piano un ad uno e leggendo in silenzio una ad una tutte le mie mille domande, scovando i miei dubbi più nascosti, sta perdonando i miei peccati come un Dio, sta fottutamente portando via tutto ciò che mi schiacciava il petto e premeva sul cervello come un cancro lasciandomi lì ad aspettare una risposta. Mi guarda come se avessi le risposte alle sue domande, con quei due enormi e bellissimi occhi verdi, e si sta mangiando la mia mente, si prende gioco di lei come fosse un gatto col suo gomitolo. Si allontana, e voltandosi se ne và.
-Aspettami cazzo, aspetta! Dove vai?- lei si ferma. Non si volta neanche, sposta lo sguardo verso terra. -Dove  vuoi andare- Chiedo ancora.
-Seguo la strada-
-Verso dove-
-L’alba-
-Dove posso venire a cercarti-
-Tu dove vuoi andare?-
-Lontano- rispondo, sicuro, avvicinandomi svelto. Incredibile accorgesi di quanto, in pochi passi, si sia allontanata.
-Allora è lì che mi troverai- dice sorridendo. Il primo sorriso che vedo sul suo viso. È bellissimo. Mi ferisce come un raggio di sole nell’oscurità. Riprende a camminare. Mi fermo e la guardo farsi sempre più piccola e lontana, e dopo tutto, non sono più così solo. Qualcuno in questo pianeta, come me continua a scappare, come me ha voluto scordarsi chi è. Qualcuno come me se ne sta andando, ha perso se stessa, la sua mente, e si pone delle domande. Qualcuno come me non crede in niente, ma forse non è più così.
Forse lei è l’unica cosa in cui credo, adesso.
Lei è l’unica in cui voglio credere.
 
‘I don’t belive Ii ask opinion,
I don’t belive I searched the truth,
I’m not a looking for a bargain
All I really belive in is
YOU.’
  
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