Disclaimer: I
personaggi e gli eventi di queste storie sono puramente fittizi e basati sulla
propria fantasia. L'intreccio è liberamente ispirato alla saga di "Harry
Potter" di J. K. Rowling (che ne detiene i diritti), il che significa che i
personaggi NON esistono realmente e sono immaginari, ed è scritto NON a scopo di
lucro ma per divertimento e per diffonderne la fama.
Avvertimenti: La storia è stata scritta dopo la pubblicazione del sesto
libro della saga e di conseguenza potrebbe contenere degli SPOILERS. Di solito
non descrivo le reali vicende del libro, ma, visto che nella vita tutto può
accadere, se non siete interessati ad alcun tipo di anticipazioni consiglio di
non proseguire la lettura di questa storia.
In quanto parte della categoria slash avverto che i contenuti di questa storia
non sono adatti ad un pubblico sensibile o comunque contrario all'argomento. Se
non siete informati su questo genere di storie
cliccate
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Genere: Romantico
Sommario: Grazie ai gemelli, la nostra serpe preferita avrà un ricordo piacevole da conservare ^_^.
Note Autore: Dunque… questa sarebbe dovuta essere la mia prima fanfic su
commissione e la prima lemmon. Mi dispiace non essere riuscita a rimanere federe
al tema iniziale T_T. E' stata modificata e corretta migliaia di volte: credo
che ormai la mia socia abbia cominciato ad odiarla ;-). Anche perchè, a furia di
correggerla e modificarla, mi sono accorta che cominciavo a fare errori anche
stupidi, e questo significa che "lo spirito" che mi animava nella realizzazione
mi stava abbandonando. Praticamente è "necessario" pubblicarla, in modo da
lasciarla definitivamente e andare avanti nella produzione di nuove storie ^_^.
Se volete leggere TUTTE le storie che scrivo sulla coppia Harry/Draco,
venite sul mio
live journal; potete commentare anche se
non siete iscritti, ma almeno firmatevi ^_^.
I preparativi sono stati svolti nel migliore dei modi per poter celebrare
Halloween, una delle feste più attese ad Hogwarts; ormai è necessario solo
attendere il tardo pomeriggio per potersi riunire in Sala Grande a festeggiare,
anche se, già dalla vigilia, avvenimenti insoliti e scherzi di varia entità
hanno degnamente onorato lo spirito della festa, grazie soprattutto ai Gemelli
Weasley, dominatori ormai incontrastati della scena, con i frutti delle loro
sperimentazioni.
Le zucche necessarie come decorazione sono state, per comodità, fatte lievitare
direttamente dal girardino di Hagrid fino alla Sala Grande: alcune tra queste
però inaspettatamente, come animate di vita propria, hanno iniziato a girare in
lungo e in largo per i meandri del Castello, lanciandosi direttamente su
studenti e professori, cercando intenzionalmente lo scontro, diventando
praticamente pericolosi bolidi senza controllo, scherzo forse di qualche mago
particolarmente burlone.
Una di quelle zucche giace ora, ormai inutilizzabile, frantumata e colante, su
un tronco d’albero nel giardino del Castello, frenata nel suo girovagare dai
bravissimi battitori della squadra di Quidditch di Grifondoro; i gemelli Weasley
hanno salvato il loro cercatore Harry Potter, come sono da sempre abituati
durante le partite, da una collisione potenzialmente molto dolorosa.
«Grazie, ragazzi.» Harry rivolge ai due giovani il suo più radioso sorriso, come
gratitudine per aver evitato il pericolo.
Hermione, che ha assistito alla scena, per un attimo è rimasta pietrificata
nella paura per le sorti dell’amico; ripresasi dallo spavento causato
dall’ortaggio incantato, volge uno sguardo severo verso i gemelli « Vi rendete
conto che la situazione sta degenerando? Sarebbe meglio se annullaste
l’incantesimo o qualcuno potrebbe farsi male sul serio.».
«Ci dispiace ammetterlo, ma questa grande idea non l’abbiamo avuta noi»
rispondono i gemelli «E lo diciamo con amarezza, perché questo significa che
qualcuno cerca di farci concorrenza. Alla festa dobbiamo assolutamente essere
noi gli unici a distribuire gli scherzi migliori.».
«Secondo me, qualcuno ha mandato di proposito quell’enorme zucca contro Harry.»
sentenzia Ron, seguendo di sottecchi due Serpeverde che passeggiano poco
distanti da loro.
«Dai, ragazzi, adesso non esageriamo. Pensiamo piuttosto a divertirci, almeno
oggi teniamo fuori questi argomenti dai nostri discorsi.».
«Giusto! E poi dobbiamo ancora trovare un travestimento adatto con cui
presentarci alla festa.» con negli occhi uno strano brillio.
«Trovate qualcosa di più “normale” per favore, quest’anno.» prega Harry «Già
così sono considerato un fenomeno; se possibile, non vorrei attirare
ulteriormente l’attenzione su di me.».
«E soprattutto…» aggiunge Hermione «… cercate di contenervi nel fare scherzi. Se
la situazione dovesse sfuggire al controllo, sareste voi i primi con cui i
professori se la prenderebbero.».
«Ah, Harry, a proposito di scherzi: abbiamo avuto questo scherzo di Hallowen
babbano da nostro padre. Tu sai cos’è e a cosa serve? Come si usa?» domanda
George, ignorando completamente l’ammonimento dell’amica, mostrando ad Harry una
arcana ampolla sottile con all’interno un misterioso liquido giallastro.
«Lo avete avuto o lo avete preso?» chiede Ron.
«Bhè era sulla scrivania di papà con un cartellino che diceva “da identificare”.
Vogliamo aiutarlo.».
Harry osserva con attenzione la familiare fialetta, mentre Hermione lo guarda
con un misto di rassegnazione e comprensione.
«Eh bhé…» Harry afferra la fialetta dalle mani di George «… questo!».
La fialetta, gettata a terra con decisione, cade esattamente su di una pietra
che sporge dal terreno, frantumandosi in una miriade di brillanti schegge; i
gemelli e Ron, a quel punto, pensano sia quello il suo utilizzo e risultato. Ma,
dopo pochi attimi, l’odore nauseante, emanato dalla chiazza scura formatasi
sulla roccia, si sparge nei dintorni del gruppetto, provocando il voltastomaco
ai ragazzi presenti e a chiunque si ritrova a passare da quelle parti in quel
momento, arrivando persino all’albero picchiatore abbastanza distante da loro,
che comincia a contorcersi e sbattere i rami in terra con forza per una buona
mezz’ora.
I professori, riuniti in Sala verso metà pomeriggio, per dare il benvenuto agli
studenti che cominciano a riversarsi nel salone, mantengono un certo distacco e
una moderata attenzione, per controllare che la festa non degeneri in modo
troppo sconveniente.
Grazie ad Hermione, che si applica sempre nelle materie di studio, tutti i
Grifondoro si presentano alla festa con il volto trasfigurato in un simil-leone:
il naso leggermente schiacciato, dei piccoli e corti baffi che spuntavano ai
lati della bocca, una coda lunga e sinuosa che sbuca fuori da sotto le gonne
delle ragazze e dalla vita posteriore dei ragazzi ed, infine, un paio di
deliziose orecchie pelose semicircolari, aggiunte ai lati della testa,
perfettamente funzionanti, che permettono di udire molti più suoni e voci di
prima, e percepire anche i sussurri più lievi.
Ciò che è facilmente udibile dalle orecchie supplementari dei Grifondoro, però,
si presenta comunque abbastanza noioso e monotono per almeno uno di loro, visto
che tutte le chiacchiere, i pettegolezzi e i sussurri, hanno come unico oggetto
Harry Potter; il giovane ormai, crescendo, ha attirato ancor di più l’attenzione
su di se, visto che, con l’approssimarsi dello scontro finale, da ex
Bambino-Sopravvissuto si trasformerà presto in Salvatore-del-Mondo-Magico. Tutti
quindi cercano di avere la sua benevolenza, cominciando fin da ora ad
avvicinarlo, prodigandosi per fare in modo che il loro eroe non sia mai assetato
o affamato, procurandogli sempre una bevanda e dei pasticcini, grazie al cielo
ogni volta diversi.
Verso il tramonto, la Sala è già quasi piena di tutti gli studenti e professori;
anche i fantasmi sono stati invitati a partecipare come ospiti d’onore della
serata e pregati di raccontare, verso notte fonda, alcune delle loro
agghiaccianti storie di paura.
Harry ha bevuto litri di ogni genere di bevanda offerta e svariati pasticcini di
ogni gusto, quando avverte che ormai il suo stomaco è arrivato al limite. Grazie
all’abilissimo piano di fuga ideato da Hermione, che porta sempre con sé il
mantello dell’invisibilità, Harry riesce a dirigersi indisturbato finalmente
verso i bagni. La sua assenza viene subito notata dai suoi intrattenitori, ma
Hermione li rassicura sul suo prossimo ritorno.
Intanto, come è facilmente immaginabile, sin da subito i gemelli hanno iniziato
a distribuire i loro terribili scherzi; le vittime, dall’inizio della festa,
erano già state dieci, anche se stranamente la qualità del loro lavoro si
manteneva comunque molto basso rispetto a quello di cui notoriamente sono
capaci: evidentemente il meglio è stato conservato per un eventuale gran finale.
«Quelle vostre facce non fanno sperare in nulla di buono. Qualcosa mi dice che
il peggio deve ancora arrivare» constata Hermione, sorpresa anche lei dagli
scherzi poco eclatanti dei due ragazzi.
«In realtà, avevamo preparato un ottimo piano per movimentare la serata, ma
sembra che non abbia funzionato. George, sei sicuro di averla preparata bene?».
«Sicurissimo, Fred. E poi non era la prima volta, non avrei mai potuto
sbagliare.».
«Strano, ero strasicuro che si sarebbe attivata subito, e invece niente.».
«Evidentemente abbiamo interpretato male i suoi gusti. Non ci resta che
aspettare e vedere cosa succede.».
«Insomma, si può sapere cosa avete fatto e a chi?» esclama esasperata la
ragazza, ancora all’oscuro dell’argomento di conversazione.
«Se lo diciamo, che sorpresa è?» è la risposta dei gemelli: quella che non
consente repliche, se non alzare gli occhi al cielo e allargare le braccia in
segno di rassegnazione.
D’improvviso, la porta del Salone si spalanca: un vento magico abbassa
l’intensità della luce delle candele e la sala viene invasa da una luce soffusa
e mistica, che lascia solo intravedere le scure figure che avanzano
dall’ingresso verso il centro della stanza, con una tale sinuosità che sembra
quasi stiano strisciando. Dalla tenuta che li ricopre completamente, composta da
un lungo mantello e un appuntito cappuccio nero, spunta una bianca maschera dal
muso sporgente e occhi talmente rossi da far temere che da un momento all’altro
si mettano a grondare sangue. Tutti gli studenti rimangono pietrificati, mentre
i professori già avanzano, bacchette alla mano, verso i nuovi venuti; poi le
luci ritornano di nuovo ad illuminare perfettamente: sui loro mantelli capeggia
lo stemma della Casa Serpeverde.
Tolgono le maschere e sistemano il mantello sulle spalle, mostrando sfarzosi e
finemente ricamati abiti d’epoca, e si guardano attorno incontrando gli sguardi
degli altri ospiti puntati su di loro.
«Bhè, cosa sono queste facce impaurite? Sembra che abbiate visto la morte in
persona.» commenta sarcastico Zabini.
I professori invitano i ragazzi a continuare i festeggiamenti, mentre Piton si
giustifica con il Preside e gli altri insegnanti sulla scelta del travestimento
e dell’entrata, da parte degli studenti della Casa sotto sua custodia, con i
quali farà sicuramente i conti il giorno dopo, per averlo tenuto all’oscuro del
loro piano.
Per un attimo, hanno davvero tutti creduto che fosse arrivata la fine.
I Serpeverde lentamente si separano e Malfoy si avvicina al buffet dove sono
raccolti i dolci, cominciando a riempirsi un piattino.
«Non ci credo: avete avuto il coraggio di vestirvi da Mangiamorte.» esclama ad
alta voce Fred, poco distante dal Serpeverde.
«Ci siamo travestiti tutti da Salazar Serpeverde. Questi sono abiti d’epoca, del
periodo in cui è stata fondata la Scuola.» precisa seccato il Serpeverde,
riservando un’altra occhiata sommaria al costume dei Grifondoro e constatando la
loro carenza di gusto «Voi invece? Vi siete travestiti da teneri leoncini? Da
quel che vedo, questo sembra l’intento.».
«Appunto, che ho detto, io? Vi siete vestiti da Mangiamorte.» puntualizza,
questa volta facendosi sentire di proposito.
«E la maschera, allora? O vuoi dirmi che Salazar andava in giro con una maschera
per nascondere la sua bruttezza.» chiede fintamente curioso George, mentre
Malfoy esamina e assaggia i vari dolci nei vassoi.
«La maschera rappresenta il serpente, bianco, tra tutti il più regale e
prezioso, che si addice perfettamente alla nostra Casa.» risponde senza mai
rivolgergli lo sguardo.
«Ti stai arrampicando sugli specchi, Malfoy. Sento lo stridere delle tue unghie
sulla superficie, mentre cadi nel baratro».
«Siete voi che non sapete capire i riferimenti, e di certo non posso scendere al
livello del vostro basso intelletto per rendervelo più comprensibile. Cosa ci si
potrebbe aspettare in fin dei conti, da gente che non ha trovato niente di
meglio che farsi crescere orecchie e coda, per rendere ancora più evidente il
loro essere bestie incivili.» afferra un bigné alla crema, ma il dolce non
arriverà mai al piattino, cadendo a metà strada, lasciato dalla presa di Malfoy.
Harry ritorna poco più tardi nella Sala continuando però a mantenere il mantello
dell’invisibilità, per potersi guardare attorno senza essere assalito dai suoi
ammiratori. Portandosi in un angolo del Salone, si rende quasi subito conto che
i partecipanti alla festa sono aumentati e che ci sono molte più persone vestite
di nero. Il suo sguardo vaga sentendosi stranamente alla ricerca di qualcosa tra
la folla, che non riesce ad identificare, finché non lo vede: Malfoy è vicino al
tavolo dei dolci che battibecca con i gemelli.
I vestiti, di un verde scuro, e il mantello nero sono fortemente in contrasto
con la sua carnagione nivea e i capelli chiari, mentre i ricami argentati
rispecchiano la perfetta tonalità i suoi occhi. Continua a servirsi, senza
prestare minimamente attenzione alle persone con le quali sta parlando,
soffermandosi poi su un pasticcino ricoperto di glassa. Un attimo prima è
davanti a lui, tenuto tra pollice e indice, già macchiati ormai dalla fina
copertura bianca, fatto roteare leggermente per essere visto nella sua
interezza; e un attimo dopo è nella sua bocca, completamente, con le dite che
sfiorano le sue labbra per spingervi all’interno il dolciume.
Ed Harry non sente più niente, se non lo schiocco che fanno le due dita che
escono dalla bocca, ripulite dalla glassa.
Intorno a lui tutto diventa sfuocato; le forme e i contorni non hanno più
definizione, ad eccezione della figura di Malfoy: lo osserva con una certa
attenzione, è sicuro di vedere un aura lucente delinearne il delicato profilo;
il fascino elegante che filtra da ogni centimetro del suo corpo è disarmante per
quanto appaia naturale.
Harry si rende conto che il suo respiro è d’improvviso accelerato, che gli arti
inferiori subiscono un indebolimento inaspettato, mentre il cuore batte ad una
velocità innaturale, irradiando sangue caldo in tutto il suo corpo: non riesce a
spiegarsi come un simile bastardo, che gli ha causato innumerevoli guai nel
corso degli anni scolastici, sia riuscito ad insinuare simili sensazioni in lui.
Anche se ora ha imparato ad accettarli, è comunque impensabile credere che
possano avere ulteriori sviluppi, sentimenti che perdono ogni loro significato
se cerca di adattarli alla realtà. È piacevole per Harry pensare che Malfoy sia
affascinante, che molto probabilmente le sue labbra devono essere davvero
morbide e gustose da succhiare ma, di certo, non farà mai niente per averne
riscontro.
Eppure, in questo momento, vorrebbe solo che lui si girasse, sentire il suo
sguardo puntato su di sé, e essere riconosciuto tra la folla. Se cercasse di
avvicinarlo, in questo momento, probabilmente lo stuzzicherebbe con qualche sua
tipica provocazione per poi tornare a far compagnia ai suoi amici; vorrebbe,
invece, che mantenesse la sua attenzione su di lui il più a lungo possibile.
Ormai, sono innumerevoli le volte in cui ha provato ad accostarsi, per avere un
dialogo con lui. Spesso gli è quasi parso che il Serpeverde lo guardasse con
occhi supplicanti, come a pregarlo con una muta richiesta di avvicinarsi, perché
a lui era vietato farlo. Ma, quando poi lo faceva, si ritrovava sempre
rovesciato addosso le solite argomentazione da Purosangue tradizionalista.
Si guarda attorno, per trovare un’idea, qualcosa che gli permetta di avere un
tipo diverso di interazione con Malfoy, che attiri la sua attenzione al punto da
costringerlo a fare il primo passo verso di lui. Voltandosi verso la pista da
ballo nota le ragazze che, ballando sensualmente, ammiccano ai ragazzi a cui
sono interessate, che subito dopo si avvicinano e le accompagnano in disparte. È
il movimento del loro corpo, la profondità del loro intenso sguardo, che fa
intendere quanto siano disposte a fare “nuove amicizie” e chi sia l’oggetto di
tali attenzioni.
Come spinto da una volontà molto più forte della sua coscienza, lascia cadere il
mantello dell’invisibilità dal suo capo e si dirige verso la pista cominciando a
muoversi, seguendo la musica: all’inizio cerca di imitare le ragazze intorno a
lui, ma questo, alla fine, lo fa apparire solo come un goffo elfo domestico che
cerca di sembrare un essere umano credibile.
Chiude gli occhi e comincia ad immaginare cosa succederebbe se anche Malfoy
adesso lo stesse guardando; come si avvicinerebbe lentamente, fino a sfiorare il
suo orecchio con le labbra, sussurrandogli qualcosa che non capirebbe, perché
troppo emozionato dal respiro caldo del Serpeverde sul suo collo. Gli
allaccerebbe un braccio alla vita per portarlo via da lì e lui si lascerebbe
trasportare in qualsiasi posto, lontano possibilmente da tutti, e soli. È
davvero strabiliante per Harry rendersi conto di quanto sia piacevole pensare
tutto questo, mentre continua a ballare ad occhi chiusi.
Il volume della musica che si alza, fa intendere a tutti i partecipanti della
festa che è ora di scatenarsi in pista a ballare in mucchio. Sarebbe tutto
perfettamente normale, come gli altri anni e le altre feste, se non fosse che,
fra tutti, quello che attira di più l’attenzione su di sé è l’ultima persona che
avrebbe voluto essere notata: Harry Potter.
Non si era mai dimostrato un abile ballerino, né un amante di tale
intrattenimento, eppure ora è nel punto della Sala adibito al ballo, totalmente
naturale nei gesti e nelle movenze da sembrare addirittura sensuale.
Mantiene gli occhi chiusi le orecchie piegate all’indietro, forse perché per lui
il volume è amplificato; la coda scivola su e giù per il suo corpo e ogni tanto
sugli altri partecipanti attorno a lui, per poi ritornare a lambire il suo corpo
con carezze sinuose; e così anche le sue mani, che tracciano leggeri cerchi
sempre tra l’addome e il basso ventre.
Come un automa a cui è stato programmato il lavoro da svolgere, Malfoy si dirige
verso i divanetti sistemati in un angolo della Sala; precisamente, su quello dal
quale riesce ad avere una visuale perfetta dell’ esibizione di Harry. Lo osserva
attentamente: lo prenderà in giro a lungo per questo «Di sicuro crede anche
di essere attraente.» sghignazza tra sé, mentre affonda la mano nei dolci e
nelle caramelle con cui ha riempito il piattino per cominciare a mangiarli. Quei
gesti, che diventano sempre più frenetici e meno aggraziati, accompagnati da un
masticare sempre più rumoroso, evidenziano e palesano la crescente rabbia del
giovane Serpeverde «Perché si comporta così? Vuole attirare l’attenzione di
tutti su di sé? È il solito esibizionista!». Pensare allo sguardo affamato
che i movimenti, tanto sensuali quanto naturali del Grifondoro sulla pista,
provocano in chi lo guarda aumenta la sua rabbia fino a renderla incontenibile.
Ma quando Harry, voltandosi, punta lo sguardo proprio verso di lui e incontra i
suoi occhi, mantenendo il contatto sempre costante, ogni movimento si arresta
all’istante.
Si gira intorno per notare chi altri è seduto nei paraggi; ed in quel momento la
consapevolezza lo avvolge: Harry sta fissando proprio lui.
Uno sguardo bisognoso e audace, simile a quello che più di una volta molti
ragazzi e ragazze lo hanno abituato a ricevere; ma quello di Harry non dice
«fammi quello che vuoi, avrò la notorietà se starò con te» ma «fammi quello che
vuoi, voglio te». E lui non è mai stato lusingato da un simile sguardo.
Non aveva mai immaginato che questo giorno sarebbe realmente arrivato; tutto
quello poteva essere realizzabile esclusivamente nei suoi sogni, che cercava
costantemente di combattere durante la giornata, ma che riuscivano sempre e
comunque a proiettarsi vividi ed emozionanti durante il sonno, adesso è reale
davanti a lui. Quel limite tra sogno e realtà nell’ultimo periodo, era diventato
talmente labile, che una volta si è ritrovato persino a cercare di baciare
Harry, mentre litigavano e si spintonavano, per la voglia di sapere che sapore
avessero le sue labbra.
E ora, che sente un familiare “ingombro eccessivo” all’altezza del cavallo dei
pantaloni, solo per un suo sguardo, sente che non riuscirà a mantenersi
indifferente ancora per molto. È sempre riuscito a camuffare bene il suo
interesse, nascondendolo nell’acidità delle sue battute, ma stanotte non riesce
a non pensare a lui in un modo completamente libero da divieti e preconcetti e
con maggiore accuratezza nei dettagli.
«È davvero la notte, questa, in cui tutto è possibile!».
Mentre Harry balla, le mani che percorrono il suo corpo cominciano a muoversi
più lentamente, anche se il genere di musica trasmesso rimane lo stesso: è come
se ballasse una musica tutta sua, e se Draco sta bene attento ai suoi movimenti,
forse può sentirla anche lui.
Tutti i partecipanti al ballo aumentano velocemente ma, più che ballare,
accennano solo brevi e leggeri movimenti, perché il loro vero motivo è vedere
Potter danzare in quel modo, il più vicino possibile.
I gemelli rintracciano il loro fratello minore Ron tra la folla assiepata
attorno ad Harry e lo portano in disparte «Dai Ron sgancia i dieci galeoni.».
«Cosa? E perché?» chiede frastornato.
«Abbiamo fatto ballare Harry.».
«Siete stati voi a farlo ballare così?» esclama scioccato, e anche il suo volto
comincia a manifestare lo stesso colorito dei suoi capelli.
«No, noi lo abbiamo solo aiutato a non avere timore. Il resto l’ha fatto tutto
da solo.» rispondono orgogliosi.
«Diavolo. Però chissà cosa gli passa per la mente: sembra come se avesse
dimenticato dov’è.».
Blaise afferra con decisione il braccio di Draco e lo scuote con forza. Gli si
porta più vicino, in modo da potergli parlare all’orecchio e non essere sentito
dagli altri intorno a loro.
«Smettila immediatamente di fissarlo, Draco, o tutti cominceranno a scommettere
“quando gli salterai addosso”.».
Draco si risveglia dal torpore che lo ha invaso. Si ritrova scivolato molto in
avanti sul divanetto, con le gambe leggermente divaricate, una mano
sull’inguine, con un anomalo rigonfiamento, il respiro affannato come se stesse
disputando una maratona, e il piattino dei dolci frantumato in terra con il
contenuto sparso ed immangiabile.
«Io… non è vero.».
«Diavolo, tra poco lo vedranno tutti quanto stai apprezzando questo siparietto.
Si può sapere che diavolo ti è preso, così all’improvviso? Sta diventando
eccessivamente evidente.».
«Forse è una punizione, per tutte le volte che ho represso il mio istinto e mi
sono consolato da solo per non dovermi abbassare ad usare Pansy.».
«Perché non ti allontani per un pò? Vatti a “sistemare”, così dopo sarai più
rilassato. Tanto, una volta in più, ormai.».
Zabini lascia l’amico per dirigersi verso la Parkinson che, nonostante faccia di
tutto per nasconderlo, apprezza la situazione che si è appena creata, e in
particolar modo le movenze e le particolari parti anatomiche del Grifondoro più
famoso fra tutti.
«Draco ha bisogno di restare un po’ da solo. Pansy, tieniti pronta per il
diversivo B. avverti gli altri.»
«Il diversivo B? usiamo l’A, voglio dargli una mano, vedere Potter che balla in
quel modo mi ha ispirata.».
«No. Finché siete nella nostra Comune potete fare quello che volete, ma non
voglio che nascano pettegolezzi tra le altre Case. Dobbiamo mantenere la nostra
onorabilità.».
«Uffh, però neanche quando siamo da soli mi dà tante possibilità. Va bene, vado.».
Grazie ad un incantesimo d’illusione, scivolano lungo le pareti fino alla grande
porta della sala; Zabini accompagna fuori Malfoy per poi ritornare all’interno
ed intrattenere i suoi compagni, senza far loro notare l’assenza dell’amico.
Assenza e fuga sono state seguite perfettamente da Harry che, a causa della
mancata presenza dell’oggetto delle sue attenzioni, si blocca improvvisamente.
Corre lungo la Sala fino all’angolo dove ha lasciato cadere il suo mantello,
talmente veloce che, nonostante continui ad avere gli occhi di quasi tutti i
presenti puntati addosso, nessuno riesce a vederlo mentre se lo infila e
scompare: si rendono conto soltanto che un attimo prima correva come un
forsennato, e un attimo dopo non c’è più traccia di lui.
Harry si affretta lungo il corridoio in cerca del ragazzo fuggito
frettolosamente dalla festa: i suoi occhi sono velati in modo insolito e le sua
stabilità sembra alquanto precaria. Blaise l’ha accompagnato da Malfoy per un
breve tratto, poi si è separato da lui, per tornare alla festa, quando hanno
raggiunto i bagni. Harry è rimasto per tutto il tempo nascosto sotto al suo
mantello invisibile, ed ha atteso che Malfoy uscisse, per sincerarsi delle sue
condizioni: sente la testa pesante e le pareti intorno a lui cominciare a
vorticare pericolosamente.
Quando finalmente il Serpeverde esce dal bagno, Harry vorrebbe alzarsi e
seguirlo, ma a stento riesce a sorreggersi al muro per scivolare, poi, fino al
pavimento, con il viso perfettamente candido e gli occhi socchiusi,
impossibilitato a muovere una qualsiasi parte del corpo. Malfoy avanza di un
passo nella sua direzione, ma al suo primo passo quelli che seguono non
appartengono a lui, ma a qualcuno che sta attraversando di corsa il corridoio in
quel momento. Theodore Nott, un altro dei compagni di Casa di Malfoy, si è
avvicinato frettolosamente al ragazzo, afferrandolo per le spalle.
«Se me lo concedi, sarei lieto di intrattenerti.»
«Nott, avrei dovuto immaginare che non avresti perso quest’occasione.: non hai
fatto altro che infastidirmi, e quest’anno sei stato particolarmente testardo.».
«Credi davvero di essere l’unico a poter ottenere quello che vuole? Non
dimenticarti che noi Serpeverde siamo stati educati tutti allo stesso modo.».
La voce dei due ragazzi è lievissima, ma grazie all’acuto udito delle orecchie
feline, Harry riesce ad ascoltare anche da una certa distanza il discordo dei
due ragazzi.
«Non ti sei mai concesso a nessuno, non hai mai voluto nemmeno mai “giocare” con
noi. Nessuno ha mai pensato di osare tanto con te per paura di tuo padre, ma io
ti voglio, tutto per me, almeno per una notte, a qualsiasi costo, anche se non
vuoi. Forse dopo sarai anche più “accondiscendente”.».
Gli si avvicina ancora, inginocchiandosi davanti a lui.
«Non sperarci. E se non la smetti immediatamente, ne subirai le conseguenze.»
gli sibila in faccia, mentre gli afferra i polsi per allontanarli
dall’allacciatura dei suoi pantaloni e rifacendolo rialzare.
«Sei veramente ostinato, amore mio. Non capisco perché tanto il difficile.».
Porta le mani alla sua cravatta e comincia a scioglierla, aprendo poi i primi
bottoni della camicia. Quando Malfoy cerca di nuovo di allontanarlo, sono i suoi
polsi ad essere intrappolati nella morsa dell’altro Serpeverde.
«Vuoi che mi si rivolti lo stomaco? Smettila di essere disgustoso e di toccarmi,
o comincerò davvero a fartene pentire.»
«Potrei sempre utilizzare una delle pozioni che irretiscono i sensi, così poi
saresti mio per tutta la notte e anche di più.».
Sibila nel suo orecchio, prima di leccarlo, mentre sfila la camicia del ragazzo
e gli accarezza i fianchi e la schiena nuda.
«Dubito fortemente che resisteresti tanto, non fare promesse che non puoi
mantenere.».
«Con il tuo atteggiamento non fai altro che eccitarmi, Draco. Più ti arrabbi e
mi provochi, più significa che ho potere su di te.».
Scende con le labbra fino alla giugulare e comincia a lasciare una serie di baci
affamati lungo il suo collo e sul petto.
L’espressione sul volto di Malfoy stride fortemente con la sua immobilità: il
disgusto che traspare dai suoi occhi rende perfettamente l’idea di quanto gli
siano sgradite tali attenzioni, eppure niente di ciò che fa, lo aiuta a
liberarsi.
Harry non riesce a muovere un muscolo: non riesce ancora a spiegarsi se quello
che vede sta accadendo veramente o è l’effetto di qualche cocktail troppo
azzardato.
Quando Nott, però, porta una mano all’interno dei pantaloni di Malfoy,
provocandogli un lamento tutt’altro che di piacere, Harry raccoglie tutte le
energie che la sua determinazione riesce a recuperare e, ancora nascosto dal
mantello, si avventa sull’aggressore arpionandogli una gamba e facendolo
sbattere a terra, lasciandolo privo di sensi.
Mentre Harry rimane ad osservare il ragazzo steso, Malfoy non riesce a spiegarsi
cosa sia accaduto. Prima, però, che dia segni di svegliarsi, il Serpeverde cerca
di allontanarsi il più possibile, ma inciampa in qualcosa che gli ostacola il
cammino. Voltandosi, vede Harry seduto a terra, spalle al muro, che tenta
goffamente di alzarsi sostenendosi al muro dietro di lui. Senza perdere tempo,
Malfoy afferra velocemente Harry per un braccio, trascinandolo il più lontano
possibile da Nott che sicuramente, appena si sveglierà, cercherà di vendicarsi
in qualche modo. Quando giungono in un corridoio abbastanza lontano, senza
proferire parola, i ragazzi si osservano per qualche istante, poi Harry si volta
e percorre il corridoio nel senso opposto. Draco nota l’insolita andatura più
accentuata del solito nel Grifondoro e cerca di bloccarlo paradosi di fronte a
lui, ma il ragazzo senza neanche reagire si incammina semplicemente dal lato
opposto.
«Dove stai andando?».
«È importante?».
«Non mi sembra che tu stia tanto bene. Vuoi che ti aiuti?».
«No-…» non fa in tempo a rispondere al ragazzo perché il muro dietro di lui si
apre e cade a terra, trascinando anche Draco, ritrovandosi sulla soglia di una
porta apparsa dal nulla, all’interno di una stanza buia, stesi l’uno su l’altro
a terra.
«Ahi! Che botta. Potter, stai bene?» chiede Malfoy, tenendosi alzato sui gomiti,
per non gravare col suo peso sul ragazzo sotto di lui, con gli occhi fissi sul
suo volto.
«Malfoy…» riesce a sibilare con una lievissima voce: ha il volto eccessivamente
rilassato, per la situazione in cui si ritrovano, un leggero sorriso che gli
incurva le labbra, e non accenna nessun movimento brusco che gli permetta di
allontanare il Serpeverde da sé.
È Malfoy allora a muoversi per primo alzandosi, e rendendosi conto con qualche
occhiata di ritrovarsi all’interno della Stanza delle necessità, che non
presenta nulla al suo interno forse perché, nel momento in cui l’hanno aperta,
non stavano pensando a niente in particolare. Tende la mano verso Harry ancora
sdraiato a terra, per sollecitarlo ad alzarsi, lontanamente intenzionato
all’apparenza di rimettersi in piedi, ed attende una sua reazione.
«Se non vuoi il mio aiuto, almeno fallo da solo, o ti romperai la schiena su
quel pavimento freddo.».
«Uhmmm.» è l’unica risposta che concede Harry.
La tranquillità mostrata è per Malfoy quanto mai fuori luogo e inconciliabile
con il conosciuto atteggiamento del Grifondoro nei suoi riguardi.
«Potter, stai bene?» ripete Malfoy, stavolta sporgendosi verso di lui per
afferrargli una mano che, appena lasciata andare, piomba a terra come inerte.
Afferra il ragazzo per le spalle, senza ricevere alcun tipo di resistenza e lo
porta in posizione seduta, con la testa che gli penzola davanti come se non
avesse forza nel collo per sorreggerla: il suo respiro è regolare e gli occhi
semi aperti che lo fissano indicano che è ancora cosciente.
« Potter, ma sei ubriaco? O sei anche tu vittima di qualche stupido scherzo
Weasley? Non voglio fare concorrenza alla bonarietà Grifondoro, ma io non so
comunque come aiutarti. Sarebbe meglio chiamare Madama Chips.».
Harry si ridesta dal suo torpore e scuote la testa in segno di negazione,
poggiando poi le mani sulle spalle di Malfoy per aiutarsi ad alzarsi. «Non ne ho
bisogno… solo… ho sonno…».
Il buio che avvolge i due ragazzi improvvisamente si illumina ed attorno a loro
appaiono mobili, letti, pareti, apparentemente familiari al giovane Grifondoro,
ma che Malfoy non riesce ad identificare; osservando attentamente, però, i
colori predominanti del rosso e dell’oro, intuisce che molto probabilmente deve
essere una riproduzione del Dormitorio Grifondoro, che ha fatto apparire
pensando di voler riposare nella propria camera.
Quasi come un automa, si avvicina all’estremità inferiore del letto salendoci
sopra e gattonando fino ai cuscini, fermandosi poi al centro per iniziare a
svestirsi, partendo dalla camicia. La sfila via lentamente dai pantaloni
scoprendo leggermente l’addome; si distende sui cuscini alle sue spalle, porta
le mani alla chiusura dei pantaloni ed apre il primo bottone, facendo poi
scendere la lampo. Infine, puntellando i talloni al materasso, inarca il bacino
e comincia a sfilarli, facendoli scivolare piano sulle anche.
Nel momento stesso in cui Malfoy si rende conto di cosa sta per fare Harry, si
volta di scatto dal lato opposto, con la faccia rivolta verso la porta.
Sconvolto, con il cuore che batte all’impazzata e la respirazione che non
accenna a rallentare, sente il flebile fruscio della camicia scivolare dalle
spalle di Harry, cominciando ad avere visioni del ragazzo sul letto
completamente privo dei suoi indumenti, trovando la situazione tutt’altro che
disgustosa. È possibile che questo sia uno degli orribili scherzi suggeritogli
da quei maledetti gemelli? Forse fra poco comincerà a ridere di lui, prendendolo
in giro per l’ennesima volta. Se fosse davvero così, in questo caso non se la
caverebbe certo con un pugno sul naso.
Mentre decide quale comportamento adottare, si rende conto che nessun rumore
aleggia più nella stanza; voltandosi di nuovo lentamente verso il letto, vi
trova Harry disteso, con la testa sui cuscini, le braccia abbandonate ai lati
della testa, la camicia non del tutto sfilata dalle maniche, i pantaloni
sbottonati e abbassati leggermente, con il respiro lento e regolare.
Malfoy si lascia trasportare verso il letto per poter vedere più attentamente
l’intera figura di Harry addormentato: mai avrebbe immaginato che un giorno gli
fosse concessa l’occasione di poter assistere al riposo dell’essere che attirava
ormai da tempo la sua attenzione e si imponeva come unico soggetto dei suoi
sogni.
L’ulteriore passo per portarsi al di sopra del letto è una conseguenza
necessaria, comandata solo dal suo crescente bisogno di contatto, che mai come
in quell’occasione può essere soddisfatto senza recare danni.
Si distende accanto al ragazzo e per un momento lunghissimo rimane semplicemente
lì, ad osservare il suo petto che a cadenze regolari di abbassa e si alza, le
pupille che sotto le palpebre si muovono impercettibilmente e che sempre
lentamente si riaprono, fissando dapprima il soffitto e poi rivolgendosi verso
Draco.
La completa indifferenza che Harry mostra per quell’assurda situazione, è come
un invito per Malfoy a sollevare la mano e sentire con il tatto la consistenza
di quel volto, di scoprire quanto sia liscia quella pelle, seguendone i contorni
con tocchi delicati delle dita.
A quel contatto, Harry risponde con bassi mugolii e lievi sospiri, che
spaventano Malfoy, facendolo preoccupare per un rinsavimento brusco carico di
insulti: invece il Grifondoro socchiude gli occhi, mentre cerca un contatto
sempre più ravvicinato con il corpo di Malfoy, come si farebbe attratti dal
calore in una giornata fredda.
«Draco…» sussurra piano Harry, provocando in Malfoy una vampata di calore, nel
sentire il suo nome fuoriuscire dalle labbra del ragazzo.
«Ciao.».
«Sono tre notti che non ti vedo. Non voglio più prendere il sonnifero: l’ho
detto a Ron. Non mi importa cosa succederà, ma voglio almeno continuare a
sognarti.».
«Potter, te ne pentirai amaramente quando ti sarai ripreso, lo sai, vero?».
«Sei bellissimo stasera. Tutti ti ammiravano, ma tu non avevi occhi per nessuno,
per te non esisteva nessuno. Avevo voglia di venire da te e…».
Harry continua a parlargli nell’orecchio, con quella flebile voce che spedisce
ai sensi di Malfoy scariche elettriche tanto destabilizzanti da non poter
seguire il filo dei discorsi del Grifondoro.
La coda di Harry striscia lungo la vita di Malfoy: la sente scivolare sulla sua
vita, e la punta si ferma proprio sull’interno coscia, accarezzando, con piccoli
movimenti, l’inguine. Il gemito, che scaturisce da un simile trattamento, non
può essere evitato.
Malfoy non riesce ad impedirsi di portare una mano alle piccole orecchie pelose
sulla testa di Harry, incurvate all’indietro, cominciando ad accarezzarle.
Il mugolio e le fusa che produce in apprezzamento a quelle carezze creano un
delizioso riverbero che si trasmette direttamente a Malfoy, riecheggiando in
tutto il suo corpo.
Le mani di Harry cominciano a salire lentamente lungo il corpo dell’altro,
insinuandosi al di sotto della maglia e posandosi sulla vita, mani così calde
che Malfoy crede probabile lascino un’ustione in quel punto. Si era sempre
convinto che non sarebbe stato affatto piacevole avere le mani di Potter su di
sé, continuamente impegnate ad impugnare il manico della scopa nei lunghi
allenamenti di Quidditch, che le avrà sicuramente indurite e rese poco delicate.
Invece, adesso, quelle carezze tanto desiderate, sono assolutamente la cosa più
morbida, leggera e straordinaria che abbia mai immaginato.
Può davvero considerare la persona che stringe tra le braccia “il vero” Harry? O
lo è di più quello che giace nascosto nel suo inconscio da una pozione
inibitoria, mischiata all’alcol? Sa che tutto questo non sarebbe mai successo se
Harry fosse stato lucido e in grado di comprendere la situazione: eppure
considera assolutamente reale e sincero il commento di poco prima. Vorrebbe solo
addormentarsi nel calore di quell’abbraccio e rimanere lì per sempre.
Appena Harry si avvicina ancora di più a Malfoy, fino a portare parte del busto
e una gamba sopra di lui, il Serpeverde non può non notare il crescente
desiderio di Harry a contatto con la sua coscia. Da quel punto, un’improvvisa
ondata di calore si irradia lungo tutto il suo corpo, il cuore comincia a
battergli freneticamente, dovendo necessariamente respirare con la bocca, e
tenersi la gola con una mano, dalla paura che scoppi a causa del continuo
rimbombo che vi sente echeggiare all’interno.
«Io… non mi importava di nessuno, tranne te. Appena ti ho visto, per me, in quel
momento, esistevi solo tu.» gli sussurra ancora Harry nell’orecchio,
distruggendo ogni minimo segno di raziocinio e controllo in Malfoy.
Rinforzato dall’adrenalina che anima il suo corpo, il giovane Serpeverde ribalta
le posizioni, allungando una mano verso l’allacciatura dei pantaloni del ragazzo
sotto di lui. Quando la sua mano entra in contatto con la semi-erezioni di
Harry, il ragazzo comincia a contorcersi e ad inarcare il bacino per avere un
maggiore contatto con quella mano, continuando lievemente a mormorare il nome
del ragazzo sopra di lui e a strusciare la testa sui cuscini, fino ad affondarvi
tra le pieghe. Tutto questo è troppo da sopportare per il giovane Serpeverde,
che vede quell’istante come la possibilità di realizzare tutto quello che da
sempre popola i suoi sogni.
Fremente d’attesa e con dita leggermente tremanti, fa scivolare un paio di volte
la presa sul membro del ragazzo sotto di lui, quando un forte boato d’improvviso
squarcia l’aria nella stanza, portando Malfoy a rotolare giù dal letto, e dalla
porta filtra una fortissima luce che si irradia da una bacchetta.
«Merlino! Ragazzi, a quanto pare, i nostri dormitori sono una delle fantasie
erotiche di Harry» comincia Gorge, entrando nella stanza.
«A giudicare dai occhi languidi, è ancora sotto l’effetto della pozione, ma
direi che sta bene e non ha rimorchiato nessuno.» constata Fred, avvicinandosi
al ragazzo ancora disteso sul letto.
«Sia ringraziato il cielo!» sospira con sollievo Hermione.
«Ma come?! Abbiamo preparato la pozione proprio per questo, Diamine! Si sarebbe
finalmente dichiarato alla sua ragazza segreta! Immaginavo fossero qui, visto il
mantello dell’invisibilità abbandonato nel corridoio. Mi sono fatto anche
prestare la macchina fotografica da Colin: volevo fare in modo che Harry avesse
un bel ricordo dell’esperienza.».
Accertate le condizioni del loro amico, i tre si accorgono finalmente di Malfoy,
osservandolo mentre si solleva da terra e sistema i vestiti.
«E tu che diamine ci fai qui?».
Malfoy non pronuncia una parola, né un insulto: osserva per l’ultima volta il
ragazzo ancora addormentato sul letto e poi, sempre silenziosamente, si avvia
verso l’uscita, sparendo dalla vista dei presenti. «Allora è vero che era
sotto l’influsso di una qualche pozione. Merlino, ti prego, fa che non ricordi
niente di stanotte. Non riuscirei a sopportare l’idea che possa odiarmi ancora
di più.».
«Temo che, quando Harry saprà cosa avete fatto, si arrabbierà moltissimo.».
«E perché dovrebbe? Volevamo aiutarlo a dichiararsi alla persona che popola i
suoi sogni e che dichiara di amare anche mentre dorme! E, ovviamente, scoprire
chi fosse questa donna del mistero. È una fortuna che siamo arrivati, visto che
la compagnia era quella sbagliata.»,
«Non mi riferisco alla pozione.» sospira Hermione, osservando l’espressione
serena sul viso di Harry, mentre sistema la chiusa dei pantaloni all’amico,
prima che possano vederla i gemelli, e lo aiuta ad alzarsi per bere la
contro-pozione, che farà ritornare tutto come prima.
§ FINE §