Oscurità accecante
annega il pensier mio,
generata nel dolore
sussurra alla ragione
parole troppo turpi
da meritar la luce del sole.
Verbo maledetto
sigillato a fior di labbra
cresce nel petto,
attecchisce funesto.
Membra riarse
errano ignave,
fuggono il conforto
di un opinar distorto.
Cereo il viso,
vitreo lo sguardo,
estinto lo slancio.
Al petto duole
la cicatrice del cuore,
non vi è speranza
non vi è salvezza
sempre si allarga
mai si rimargina.
Inesorabile scorre
il fiume cremisi
dei dolci pensieri,
dei teneri ricordi
di ciòche fu
e mai più sarà
E turpe si affaccia
una velata minaccia,
l'animo contorto dal dolore
è grembo materno di cattiva progenie,
furiere iracondo di promesse violente.
Riesci a scorgere l'avanzar delle fiamme?
Avverti la furia primordiale che dentro vi rugge?
Non vi è speranza
non vi è salvezza
solo rabbia
e profonda tristezza.
Potrai sopportare il risultato
del tuo triste operato?
Non si gioca col cuore
imprevedibile forza lo muove,
chi osa il gioco proibito
ne rimarr・irrimediabilmente allibito.
L'animo mio è morto,
un alieno è sorto
e non vi è più ritorno.