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Autore: eliana1991    11/02/2012    3 recensioni
siamo a Vienna, tutto è pronto per un magico Natale, ma il giorno stesso di 4 anni fa viene a mancare una persona importante nella vita di un uomo e di un bambino. Lo stesso bambino che sorride al padre e che gli dà la forza per andare avanti senza mollare. L’uomo ricorda ciò che è successo alla moglie, ogni dettaglio, ma quando torna a casa dal lavoro un bimbo riuscirà a spezzare la sua corazza d’acciaio con otto semplici parole…
Storia arrivata seconda nel contest: "Natale in Città"
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un altro giorno di lavoro mi attendeva, l’ultimo prima delle vacanze natalizie. In questo periodo dell’anno perdevo il sorriso, avevo una gran voglia di saltare le festività e ritrovarmi al primo gennaio, non era mai momento di allegria per il sottoscritto, non lo era ormai da 4 anni.
Mi bastò un gesto rapido per alzarmi da sotto le lenzuola, al caldo e con il cuscino che attendeva soltanto il mio ritorno. Sorrisi tra me e me, a volte mi sembrava di vivere in un sogno e altre in un vero e proprio incubo ad occhi aperti. Mi stiracchiai, potevo permettermi di perdere alcuni minuti, e con molta calma accostai la porta del bagno, prima di tutto era il momento di farsi una doccia così da andare sul posto di lavoro profumato e lavato, secondo mi sarei lavato i denti e come ultima cosa vestito con un paio di jeans e una maglietta, niente di elegante poiché ero un uomo delle pulizie. Per vivere facevo questo mestiere, non molto nobile però riusciva a mantenerci in forze. Avrei cambiato sicuramente, basta spaccarsi la schiena e tornare a casa tutto rotto, volevo una vita diversa, ma il destino mi era sfavorevole come la fortuna.

Da piccolo sognavo di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America, infatti era solo un sogno di un bambino che non sapeva cos’era la vita reale, poi cresci e ti rendi conto che Babbo Natale non è mai esistito, i regali diminuiscono ogni anno e che ti ritrovi a 35 anni con una scopa in mano e un secchio per lavare i pavimenti nell’altra. Il futuro non poteva essere più nero di così.
Ecco che arriva mia madre, almeno in una cosa ero fortunato, lei c’era sempre nel momento del bisogno, non aveva mai rifiutato una mia chiamata, era felice per me e un po’ meno per il mio piccolo Jack. Un bimbo a cui gli era stata tolta la madre tre anni fa e per questo non la ricorderà nemmeno per sbaglio. Aspetto che mi corra incontro e con quel sorriso sincero, spensierato, senza nessun problema mi sussurri al’orecchio: “Ti voglio bene papà”. Quello che mi rende fiero, che mi fa alzare ogni singolo giorno è il mio bambino di 4 anni. Lo saluto e raccomando a entrambi che tra qualche giorno sarà Natale, quindi di fare i bravi altrimenti sotto l’albero il buon vecchio Babbo non metterà nulla.

Esco di casa e mi sembra di vivere nel paese dei balocchi. Vienna sotto le festività è unica al mondo, già da una settimana si vedevano turisti da qualsiasi parte dell’oceano, dagli americani a finire con i giapponesi. Quello che affascina sono i “Mercatini di Natale” durano parecchio e questo porta molti soldi al nostro paese. Mi fermo in mezzo alla piazza e guardo le decorazioni, luci a intermittenza rosse e verdi, scritte che si illuminano, tutti i vari Babbo Natale che si arrampicano alle finestre, come se fossero dei ladri, la neve che scende dal cielo e ci fa assaporare la sua freschezza, bancarelle che vendono alberi di Natale, l’agrifoglio e tutto il necessario per addobbarlo come si deve. Alzo un attimo la testa e vedo tutto attorno al campanile le luci, è incantevole. Cerco di svegliarmi e camminare verso la villa, sì lavoro presso una famiglia molto ricca ed è per questo che riusciamo a sopravvivere con uno stipendio solo. Quello che non mi aspettavo era un albero gigante in mezzo alla strada pedonale, doveva essere alto più di tre metri, addobbato nei migliori dei modi e con una stella appoggiata sulla punta. Ogni anno Vienna diventava bellissima, soprattutto visto con gli occhi di un bambino. Sorrido pensando alla faccia che avrebbe fatto Jack osservandolo da vicino.

Guardo l’orologio e il mio passo si velocizza, mancavano cinque minuti all’inizio del mio lavoro, sarebbe durato poche ore. Arrivato davanti alla casa suono e il capofamiglia mi apre, invitandomi ad entrare e iniziare immediatamente. Vado nel loro magazzino, dove tengono il necessario e incomincio dal bagno, lavare i loro cessi era umiliante, soprattutto per un uomo, ma non avevo alternative, pensavo al mio bimbo e a dargli il Natale che desiderava ormai da un mesetto. Ripenso all’anniversario di mia moglie, il 25 dicembre saranno 4 anni che è venuta a mancare. Un incidente stradale, colpa di un ubriaco che non l’ha vista attraversare la strada sulle strisce pedonali. Morta sul colpo, ecco cosa mi hanno riferito i medici e la polizia. Sospiro, ecco perché le feste non mi piacevano, erano solo dei ricordi che tornavano a martellarmi in testa e la cosa più brutta è, aver detto una specie di verità a mio figlio.

Mi alzo da terra e guardo fuori dalla finestra, dei bambini stavano cercando di formare un pupazzo di neve. A fianco intravedevo delle renne, una slitta e un vecchio uomo con la barba bianca, chi faceva il lavoro dello scultore era davvero un’artista. Tornai al mio lavoro, una passata alla vasca, al lavandino e allo specchio, così finivo in fretta e potevo tornare dalla mia famiglia. Presi lo spazzolone per lavare i pavimenti e iniziai con calma dal salotto, andando verso la cucina e finendo con le due camere da letto, un vero massacro, però il risultato era eccezionale dopo parecchi anni di servizio, ero diventato un maestro. Passai la cera sul parquet ed ecco che Ronald, il mio superiore, nonché padrone della casa, mi diede ciò che mi aspettava e mi augurò buon Natale.

Avrei ripreso il 10 gennaio da loro, poiché sarebbero partiti per posti più caldi. Osservai il mio orologio, erano le sette di sera e Vienna diventava ancora più bella. Prima non avevo visto con attenzione, ma c’era anche Babbo Natale (gonfiabile) che usciva dal camino e con la sua solita risata, augurava a tutti un felice Natale, avevamo anche un presepe gigante, dove tutte le persone si soffermavano per fotografarlo. Non mancava nessuno anzi, avevano aggiunto qualche pecorella nell’insieme. Pian piano tornai a casa vedendo nonna e nipote guardare Topolino e la magia del Natale. Adorava quel cartone, quando si girò sorrise, come suo solito e disse: “Possiamo portare un regalo alla mamma, a Natale?” Non avrei versato una sola lacrima davanti a lui, ma quelle otto parole, riuscirono a frantumare la mia barriera. Saremo andati al cimitero, il 25 dicembre, a trovarla e farle sapere che non ci dimenticavamo di lei. Né ora e né mai.


ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, ecco che pubblico il mio racconto xD è da tanto che non ne metto una e spero che possa piacere ùù poichè la situazione me la sono immaginata, povero Jack.
Un saluto a tutti!!!!
  
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