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Autore: SunshineEmily    12/02/2012    6 recensioni
Odiava Chuck Bass, lo odiava.
Stava rovinando tutto: nessuno dei bambini voleva partecipare ai suoi giochi, erano tutti troppo concentrati su quell'abominevole nano e le sue storie ridicole, e lei era rimasta sola, il giorno del suo compleanno. Era inaccettabile e terribilmente frustrante.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Once upon a time in the land called Upper East, ...
 

... a beatiful (little) girl met a beast.


 

Quando quella mattina era stata destata dai suoi sogni di bambina di cinque anni dalla voce amorevole del suo papà, le minute labbra a forma di cuore di Blair Waldorf si erano incurvate in un sorrisetto compiaciuto.
"Buon compleanno, Blair-bear.", le aveva detto stringendola in un abbraccio colmo di calore, e gli occhioni di sua figlia avevano preso a luccicare per quell'emozione che era ormai divenuta incontenibile.
Cinque anni, stava proprio diventando grande, mai abbastanza però, da rinunciare ad adagiare tra le onde appena accennate della sua profumata capigliatura la preziosa tiara della paffuta domestica Dorota.
"Sarà il mio più bel compleanno, ci saranno i palloncini rosa, i tovagliolini rosa con sopra ricamato il mio nome, in corsivo ovviamente e ci saranno anche dei bicchieri di cristallo con delle sfumature rosate, papà li ha fatti arrivare dalla Francia una settimana fa solo per me.", raccontava Blair tutta orgogliosa, elogiando a più riprese le gesta quasi eroiche compiute da Harold per realizzare ogni suo più effimero desiderio.
Da brava governante qual'era, Dorota ascoltava con attenzione i pomposi discorsi di quello scricciolo autoritario che amava come una figlia, assecondando ogni contorto ragionamento o assurda richiesta che quei venti chili le esponevano con convinzione e pretendevano con ostinazione.
"Ho detto a Serena di non indossare un vestito rosso, visto che ne indosserò io uno di quel colore. E poi, è risaputo che il rosso non dona particolarmente alle bionde, hai visto le signorine che indossano i vestiti della mamma, quelle che percorrono la passerella avanti ed indietro milioni di volte? Ecco, con quei rossettoni rossi e gli abiti in coordinato le trovo davvero volgari.", sentenziò assumendo un'espressione comicamente superba, mentre porgeva il minuto piedino a Dorota affinchè le infilasse la ballerina lucida dal fiocco imponente sulla punta, rigorosamente arrotondata.
Quella eseguiva con meticolosità gli ordini di Blair con un sorriso bonario nascosto con gran maestria, e in men che non si dica, voilà: la sua bambolina pronta ed infiocchettata come un pacco regalo che con passo deciso si andava ad arrampicare, graziatamente sgraziata, sullo sgabello del bagno, aspettando con malcelata impazienza la sua odierna incoronazione.
"Tutte le altre marmocchie hanno smaniato e pregato per interminabili giorni un invito alla mia festa, sai? Non saranno presenti tutte, come è logico che sia, solo poche privilegiate avranno l'onore di cantarmi Happy Birthday e osservarmi invidiose soffiare sulle mie cinque candeline rosa e scartare i miei regali che, se si comporterà in maniera giudiziosa, ho promesso ad S. mi aiuterà ad aprire.", un sonoro clap riecheggiò tra le pareti naturalmente rosa della stanza.
"Dorota, cosa stai combinando? Non vedi che la mia corona pende troppo sul lato sinistro, è tutta storta. E i miei capelli? Ti avevo detto di sistemarli con eleganza, invece sono schiacciati ed hanno perso il loro volume.", si lamentò Blair con tono capriccioso e spazientito, gli occhi castani che brillavano di bagliori sinistri.
"Ma Miss Blair, ho fatto ciò che lei mi aveva chiesto.", disse Dorota gesticolando contrariata e alzando gli occhi al cielo.
"Ordinato, ciò che ti ho ordinato, è ben diverso. E mi sembra quantomeno surreale che ti abbia ordinato di farmi somigliare ad un barboncino bagnato nel giorno più importante della mia vita, non credi anche tu? Lascia fare a me.", sospirò corrucciata, scacciando ancora una volta con un piccolo schiaffo la mano della sua domestica.
"Oh, così è perfetta.", Blair prese a contemplare ammirata il riflesso che lo specchio le rimandava, la corona adagiata tra i suoi capelli profumati esattamente nella posizione di pochi attimi prima.
Dorota decise di non farle notare la cosa, i battibecchi erano da evitare nel giorno del compleanno della principessa di casa, perciò sorvolò e scelse di introdurre un argomento che ultimamente le stava parecchio a cuore e che la rendeva spesso di buon umore.
"Ho saputo che anche il signorino Nate sarà presente questo pomeriggio.", gettò lì quelle quattro parole che, come previsto, fecero imporporare le gote solitamente rosate di Blair.
"C-cosa? E tu come hai avuto questa informazione?", domandò con fare irritato puntando l'indice dall'unghia smaltata verso l'uniforme di Dorota.
"La signora Eleanor ha dato a me i nominativi degli invitati, ho provveduto personalmente a spedire gli inviti ad ognuno di loro, compreso il signorino Nate."
"E chi sarebbe costui?", domandò la piccola Waldorf con arroganza, ostentando indifferenza.
"L'amore della sua vita, il suo futuro sposo, non che padre dei vostri tre bambini."
La bocca di Blair si aprì attonita in una dolce "o" di indignazione.
"Quelli erano discorsi strettamenti confidenziali tra me e la mia migliore amica!", iniziò a lagnarsi la bambina, scendendo trafelata dallo sgabello.
" Beh, allora non avrebbe dovuto lasciare accostata la porta della camera Miss Blair.", sentenziò Dorota, rifilandole una linguaccia impertinente.
"Come osi mancare di rispetto a me in tal modo? Io sono la padrona di questa casa, e se ne ho voglia posso anche licenziarti. Sei la mia suddita."
"La monarchia è morta e a Maria Antonietta hanno tagliato la testa, Miss Blair. Credo sia ora di farsene una ragione.", concluse Dorota con fare divertito, lasciando la stanza e uscendo nel lungo corridoio.
"Ancora con questa storia, fu incolpata ingiustamente. Ehi, torna qui: non ho finito. Lo dirò alla mamma!", urlò incrociando le braccia al petto, indispettita.
"Io eviterei fossi in lei, Miss Blair. Non vorrà rischiare una punizione proprio nel giorno più importante della sua vita.", la voce della governante le arrivò dal piano di sotto e l'agitazione e la collera della bambina non fecero che divampare ulteriormente.
"Nessuno può punirmi, io sono la principessa!", strillò quasi istericamente prima di scendere le scale con passo affrettato e furioso.

*


"Che bella corona, posso provarla?"
Blair era circondata da un folto gruppo di bambine dagli abitini freschi, nonostante la stagione, e le mani sudicie di dolciumi e leccornie varie.
"No, non credo. E' mia, solamente io posso toccarla e indossarla, voi potete invidiarmela se volete.", rispose con un sorriso maligno dipinto sulle labbra e un'incredibile soddisfazione sul nobile volto.
"B. che festa carina, è piena di palloncini, ed è tutto rosa!", le urlò a pochi centimetri dall'orecchio una sguaiata e vivace Serena, abbracciandola da dietro e spiegazzandole il vestito.
"Carina? E' meravigliosa questa festa, S.", la corresse Blair tentando di divincolarsi da quell'abbraccio fin troppo caloroso e tremendamente inopportuno.
"Sì,sì, certo! E' fantastica, la più bella di sempre. Guarda," la incitò porgendole uno dei fazzoletti con sopra ricamato il suo nome, " hai anche dei tovaglioli rosa, e c'è una scritta sopra!", strillò in preda all'eccitazione.
"E' il mio nome, Serena.", la aiutò Blair inarcando le sopracciglia.
"Oh,", la bambina bionda esaminò più accuratamente le tre parole rilegate sul tovagliolo, poi sorrise "mi piace lo stesso.".
Il tin dell'ascensore annunciò l'arrivo di nuovi ospiti e sbirciando dietro la spalla dell'amica, Blair si accorse con letizia di chi fosse appena arrivato.
"Scusami, S. Ora devo andare.", sussurrò, sgattaiolando veloce verso l'ingresso ad accogliere i suoi invitati, da brava padrona di casa.
"Salve signora Archibald, signor Archibald."
Era indubbiamente nervosa, le mani dietro la schiena ed un sorriso di cortesia stampato sul volto teso.
"Ciao Blair, buon compleanno.", sorrise ancora educatamente, poi Anne fu trascinata via da Eleanor che sembrava dovesse parlarle di questioni assai importanti ed Harold scortò Howie al buffet.
"Ciao Nate.", il tono emozionato e le guance nuovamente arrossate.
"Buon compleanno, Blair!", le disse lui porgendole un enorme pacco dal fiocco rosa maestoso.
Blair lo osservò felicemente stupita.
"So che ti piacciono i fiocchi e il rosa e così ...", Nate tentò di spiegarsi ed anche le sue gote iniziarono a cambiare colore come la bambina, con sommo piacere, potè constatare da sè.
"Ti piacciono i fiocchi e il rosa, sei originale come altri sei milioni di bambine sparse per il mondo.", se ne uscì d'un tratto una voce sgarbata.
Nate si scostò un poco, quel poco che permise a Blair di notare un bambino poco più alto di lei, dai capelli castani e dalla forma degli occhi vagamente orientale, che fino ad allora era rimasto nascosto dietro il suo Natie.
"Prego?", domandò con fare altero.
"Ho detto che-", il bambino maleducato fu interrotto da Nate.
"Blair, lui è Chuck, il mio migliore amico. L'ho portato con me perchè ... Beh, perchè il suo papà è fuori città e non poteva restare da solo.", la piccola Waldorf lo ascoltava rapita e positivamente sorpresa, che cuore d'oro aveva quel Nate!
"Chuck, lei è Blair, la festeggiata."
"Incantato.", sghignazzò Chuck mentre Blair tentava di mantenere un comportamento consono alla situazione.
"Uh, Nate. Sei lodevole, davvero. Portarti dietro questa miserabile bestia per non lasciarla annaspare nella più disperata solitudine, che cavaliere.", concluse ammiccando a Chuck che di rimando le scoccò un'occhiata di puro astio.
"Ehm, grazie.", rispose Nate, portandosi una mano tra i capelli dorati totalmente confuso.
"Vieni a giocare con me, ti divertirai.", lo esortò Blair prendendolo per mano e trascinandolo dietro di sè.
"In realtà,", uno scossone fece scivolar via le dita di Nate dalle sue, "Nathaniel non giocherà con te. I tuoi giochi sono stupidi, infantili, da femmine. Si divertirà di più con me."
"Ma chi ti credi di essere, eh? Questa è la mia festa, decido io cosa si può o non può fare.", sentenziò Blair portandosi le mani sui fianchi.
"Sono Chuck Bass e, perdonami principessa, non prendo ordini da nessuno io.", disse prima di girare i tacchi, portandosi via il suo Nate.


*


Odiava Chuck Bass, lo odiava.
Stava rovinando tutto: nessuno dei bambini voleva partecipare ai suoi giochi, erano tutti troppo concentrati su quell'abominevole nano e le sue storie ridicole, e lei era rimasta sola, il giorno del suo compleanno. Era inaccettabile e terribilmente frustrante.
Si avvicinò quindi al circolo che i suoi amici avevano formato nel salone, posizianondosi proprio nel centro ed attirando così, finalmente, la loro attenzione.
Puntando lo sguardo su Chuck Bass e iniziò a parlare: "Bene, dato che hai traviato i miei ospiti, non mi resta che congratularmi con te. Bravo, hai vinto. Ora fa spazio anche a me, voglio giocare e divertirmi, è il mio compleanno del resto.", terminò con aria risentita, indignata con se stessa per ciò che era stata costretta a dire.
"Oh, che tenera che sei. Ma vedi, Claire-" "Mi chiamo Blair.", lo corresse la bambina serrando i pugni, "Sì, come ti pare. Il punto è che, nonostante io abbia particolarmente goduto di questa pubblica dimostrazione di sottomissione, tu non puoi giocare.".
"E perchè, di grazia?", domandò lei mentre il tono della voce le diventava stridulo.
"Perchè, di grazia, ti ho bannata.", spiegò lui con nonchalance.
"Non puoi bannarmi, io sono la principessa!", strillò lei sull'orlo della seconda crisi di nervi della giornata.
"Beh, mia regale scocciatura, non potrebbe importarmene di meno. E poi, non sei un pò troppo cresciuta per credere nelle favole e indossare corone? E'ora di abbandonare le tue fantasie."
Blair sentiva il sangue ribollire nelle vene, detestava Chuck Bass, lo detestava.
La stava umiliando in casa sua, davanti ai suoi servitori, alla sua migliore amica, al suo futuro sposo, il padre dei suoi tre figli.
"Blair, bambini, c'è la torta!", la voce di Eleanor la riportò alla realtà.
Chuck fu il primo ad alzarsi e dirigersi verso la fastosa sala da pranzo.
"Sarò anche una ragazzina, Bass, ma posso mettere la mano sul fuoco che mio padre non mi disprezza.", il bambino si fermò di colpo.
Colpito, pensò Blair superandolo e posiziandosi davanti a lui.
"Credi che non sappia la tua storia? Mio padre è un facoltoso avvocato, gestì lui la faccenda all'epoca. E ora, se non ti dispiace, a differenza tua ho una famiglia che mi aspetta. Serena, Nate: è il momento della torta.", e affondato.
"Happy birthday Blair!", le urlarono tutti in coro.
"Spegni le candeline, esprimi un desiderio!", strillò Serena battendo le mani.
Due manine giunsero rapide alle spalle di Blair, "Sì, Waldorf: esprimi un desiderio."


*


"Il tuo vestito è comunque molto bello."
"E' inutile che tenti di consolarmi, S. Quel mostro ha deturpato ogni cosa.", sospirò sconsolata Blair, mentre, con l'aiuto di Serena, continuava a togliersi pezzi di torta dall'abito e dai boccoli ormai scesi e appiccicosi di glassa.
"Blair.", la bambina alzò gli occhi da tutta quella crema mischiata a tulle, incontrando lo sguardo dispiaciuto di Nate.
"Serena, puoi concederci un minuto?"
"Certo.", rispose la bambina bionda allontanandosi con un gran sorriso.
"Mi dispiace per Chuck, è un pò ... Particolare.", si scusò il bambino, sinceramente imbarazzato da quanto accaduto.
"Me ne sono accorta.", sentenziò piccata Blair.
"Ma ha un grande cuore, veramente. Posso giurartelo."
A quelle parole le si attanagliò lo stomaco, per un istante, uno solo, boccheggiò senza saper cosa dire.
"Ora devo andare, ancora buon compleanno.", le disse schioccandole un bacio appiccicoso di zucchero sulla guancia che subito si colorò di un'adorabile sfumatura rossa.
"Grazie ...", sussurrò Blair frastornata, prendendo a carezzarsi la parte del viso baciata da Nate ed iniziando a fantasticare sul giorno del loro matrimonio che si sarebbe tenuto a maggio, no, forse ad aprile.

Esaminando attentamente la stanza, trovò Chuck Bass intento a recuperare la sua giacca da uno dei divani antichi che sua madre tanto adorava.
"Che cosa vuoi ancora? Mi hanno già obbligato a chiederti scusa, vuole che mi prostri in ginocchio a supplicare il suo perdono, principessa?", ringhiò stizzito, dirigendosi verso l'ascensore.
"Mi dispiace per quello che ti ho detto, non era affar mio."
Chuck si voltò verso di lei, celando magistralmente la sua sopresa all'udire quelle scuse che mai pensava, avendo intuito che tipo di femmina fosse Blair, di poter ascoltare.
Le sorrise sfrontato, "E' la seconda dimostrazione di sottomissione in quarantacinque minuti, Waldorf. Ed io che credevo avessi la stoffa della regina, ma da quel che vedo non regnerai mai, costretta al ruolo di principessa per tutta la vita. Che peccato, un tale potenziale sprecato così." poi scivolò tra le porte dell'ascensore, senza darle il tempo necessario per controbbattere.

"Miss Blair, venga di sopra, la aiuto a lavarsi i capelli.", le disse Dorota con tono premuroso ma la piccola Waldorf non accennava a schiodarsi dalla sua posizione, intenta a fissare l'ascensore nell'atrio.
"Si sente bene?", provò a domandare con estrema cautela la governante, temendo una reazione negativa della bambina.
Dopo qualche minuto Blair finalmente si mosse, dirigendosi verso le scale e salendo i gradini di marmo a due a due, arrivata a metà si arrestò, affacciandosi in direzione di Dorota, che la osservava preoccupata, stringendo spasmodicamente il freddo corrimano.
"Odio quel bambino, è entrato nella mia vita da meno di quattro ore e guarda cosa ha combinato!", affranta si tolse un candito dai capelli.
"Ma Miss Blair-"
"Niente ma, Dorota. Niente ma. Chuck Bass rovinerà la mia vita.", con teatralità si asciugò una lacrima immaginaria.
"E' un bambino grazioso."
"Vuoi prendermi in giro? E' cattivo, arrogante, insolente. Non è lontanamente simile a come dovrebbe essere un Principe Azzurro."
Dorota alzò un sopracciglio, "Non ha negato però che il signorino Chuck sia un bel bambino.", e un sorriso complice le allargò le labbra coperte da un leggero strato di rossetto.
"Cos'hai da sorridere in quel modo? Va a lucidare qualcosa.", ordinò da piccola viziata e capricciosa qual'era, correndo nella sua cameretta.


*


Quella sera, dopo il bagno, la favola letta da Harold e il bacio della buonanotte di Eleanor, Blair ancora non riusciva a prender sonno.
"Sconvolgerà tutto, lo so.", piagnucolò rintanandosi sotto il morbido piumone rosa, e allora non poteva ancora sapere quanto, a distanza di pochi anni, quelle parole le si sarebbero rivelate la drammatica prefazione di una tragedia inevitabile.




 

Fine

  
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