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Autore: Something Rotten    12/02/2012    2 recensioni
L'aveva aperto così, per ingannare il tempo. Era un "falso libro", al suo interno divisi da piccole pareti di plastica c'erano dei sacchetti che contenevano un qualcosa, ma erano tutti rossi e non si poteva vedere quello che c'era all'interno. Dalla parte opposta, invece, c'erano gli stessi sacchetti colorati di nero. Nel mezzo c'era il vero libro, un opuscolo di neanche venti pagine che, come copertina, aveva una piccola bambola di pezza cosparsa di spilli. L'aveva richiuso e riposto al suo posto.
« Si tratta di Vodoo. » aveva commentato il ragazzo comparendo all'improvviso « Se è interessato è a metà prezzo. »
Lui aveva scrollato la testa, dicendo che non era un vero e proprio fan dell'occulto e della magia nera.
« Il vodoo non è solo magia nera, signore, è anche magia rossa. La magia dell'amore, capace di piegare anche il cuore del più etero degli uomini. »
« Come? »
Il ragazzo aveva ripetuto le stesse parole, accompagnandole con un piccolo sorriso gentile. Lui si era sentito "toccato", nel senso che aveva percepito un qualcosa entrargli nella testa, sfogliando i suoi pensieri come se fossero delle pagine di un libro sospinte dal vento.
« Quanto ha detto che costa? »
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Be careful what you wish for, 'cause you just might get it.


Camminava a passi svelti, aveva perso la concezione dello spazio, perdendosi nel cuore di New York. Dopo una mezzora buona che camminava girandosi intorno, aveva deciso di entrare nel primo negozio aperto nonostante l'orario e di chiedere indicazioni. La sua pausa pranzo era, sicuramente, finita da un pezzo, doveva tornare nello studio ed incidere la sua parte, se non voleva sentire le urla cacofoniche di Matt.
L'unico negozio aperto aveva un'insegna luminosa scritta in una lingua straniera, non sapeva davvero a quale nazione o parte del mondo appartenesse, ma aveva un qualche cosa di eccitante, forse era il fascino dell'ignoto o forse perché, non conoscendone la traduzione, gli poteva benissimo affibbiare i più disparati significati che la sua mente riusciva ad elaborare. Aveva aperto la porta, guardando all'interno, c'era poca luce e le varie mercanzie esposte si trovavano in una penombra che ne conferiva un qualcosa di magico, d'affascinante ma, allo stesso tempo, di spaventoso. Un acchiappasogni fissato a pochi centimetri dalla porta aveva tintinnato per via del vento ed una figura era comparsa di fronte a lui. Un ragazzo sulla ventina completamente tatuato e con due grandi rasta che gli arrivavano al petto.
« In cosa posso esserle utile?  » aveva chiesto in un imperfetto accento americano.
« Mi sono perso, dovrei tornare alla casa discografica ma non so come fare. »
Il ragazzo gli aveva sorriso cordialmente, prima di far cenno di seguirlo. Si era seduto dietro al bancone, accendendo il piccolo computer portatile a pochi centimetri dalla cassa. Gli aveva chiesto la via della casa discografica ed il nome, lui li aveva dettati scandendo bene le lettere.
« Mentre stampo la cartina può dare un'occhiata se vuole, sa il mio computer risale all'epoca preistorica, le conviene tenersi occupato nell'attesa. »
Lo aveva ringraziato, camminando per i vari scaffali ed osservando gli oggetti. Da quanto ne sapeva potevano essere dei semplici gingilli che si tenevano sui mobili di casa, ma erano davvero strani ed inquietanti. C'erano bambole di stoffa dall'espressione malvagia, gli occhi rossi come il fuoco e le labbra tese in un ghigno malefico, tantissimi teschi di tutte le dimensioni e le forme, alcuni avevano persino un buco nel quale, forse, bisognava inserire una candela. Si chiedeva che genere di clientela attirasse quel posto, qualche pazzo fissato con l'esoterismo? Si era avvicinato ad uno scaffale, uno dei pochi ad essere quasi del tutto spogli. Un pesante libro dalla copertina dorata aveva attirato la sua attenzione. Il titolo era scritto in una lingua straniera, forse la stessa dell'insegna luminosa. Sotto c'era un piccolo sottotitolo scritto in inglese, "Dagida e filtri". L'aveva aperto così, per ingannare il tempo. Era un "falso libro", al suo interno divisi da piccole pareti di plastica c'erano dei sacchetti che contenevano un qualcosa, ma erano tutti rossi e non si poteva vedere quello che c'era all'interno. Dalla parte opposta, invece, c'erano gli stessi sacchetti colorati di nero. Nel mezzo c'era il vero libro, un opuscolo di neanche venti pagine che, come copertina, aveva una piccola bambola di pezza cosparsa di spilli. L'aveva richiuso e riposto al suo posto.
« Si tratta di Vodoo.  » aveva commentato il ragazzo comparendo all'improvviso « Se è interessato è a metà prezzo. »
Lui aveva scrollato la testa, dicendo che non era un vero e proprio fan dell'occulto e della magia nera.
« Il vodoo non è solo magia nera, signore, è anche magia rossa. La magia dell'amore, capace di piegare anche il cuore del più etero degli uomini. »
« Come? »
Il ragazzo aveva ripetuto le stesse parole, accompagnandole con un piccolo sorriso gentile. Lui si era sentito "toccato", nel senso che aveva percepito un qualcosa entrargli nella testa, sfogliando i suoi pensieri come se fossero delle pagine di un libro sospinte dal vento.
« Quanto ha detto che costa?  »
« Dieci dollari, è l'ultimo di quella serie... »
Aveva afferrato il libro, portandolo al petto e seguendo il giovane verso la cassa. Aveva pagato il libro e preso la cartina che l'avrebbe condotto alla casa discografica, ma non ne aveva poi così tanto bisogno, si era ricordato, improvvisamente, la strada, compresi i vari mezzi pubblici che da lì portavano alla sua destinazione. Aveva salutato il ragazzo, camminando velocemente fuori dal negozio e correndo a perdifiato verso la fermata dell'autobus
.


[....]

Non sapeva nascondere le cose, questo l'avrebbe dovuto saper bene, eppure tutte le volte riponeva false speranze nelle sue capacità di mentire. Fin da piccolo aveva sperato di avere una qualche indole d'attore nascosta sotto a tutto quel grasso che, un tempo, circondava le fragili ossa diafane, ma la prima recita scolastica, nella quale aveva vomitato sulla principessa per via dell'ansia da prestazione, era bastata per capire di non avere alcuna speranza di diventare un attore di un certo livello.
Si vergognava di aver comprato quel libro, soprattutto perché era chiaro a cosa servisse, sarebbe stato chiaro agli occhi di tutti e non voleva davvero trovarsi nuovamente in mezzo a quelle chiacchiere da paesino di campagna. Voleva essere il più "normale" possibile, voleva passare inosservato, così da poter portare avanti il piano che aveva formulato durante il tragitto dal negozio alla casa discografica, senza che nessuno si mettesse in mezzo, rovinandolo.
« Sembra che tu abbia commesso un omicidio! » aveva pigolato Mikey comparendogli al fianco.
« Non ancora, Mikey, ma se appari un'altra volta all'improvviso è possibile che succeda. »
« Sempre di buon umore, eh fratellino? »
Aveva grugnito, entrando nella saletta d'aspetto dell'edificio e togliendosi il cappotto, lasciando la tracolla incollata alle sue spalle.
« Oggi hai intenzione di registrare con la borsa? »
« No, testone! Ho solo paura che qualcuno mi rubi il portafogli! »
« Che tieni nella tasca destra dei pantaloni? » aveva chiesto cinico, indicando la tasca.
Aveva sbuffato, muovendo le mani con fare teatrale e sottraendosi dalle sue grinfie. Ora, con il fratello che sospettava qualche cosa, non poteva davvero permettersi di lasciare quella borsa incustodita, avrebbe dovuto portarsela persino nel bagno!
La Sala delle registrazioni era già gremita di gente, il produttore con i vari tecnici del suono trangugiavano dei tramezzini di dubbia provenienza, mentre gli altri due chitarristi se la ridevano di gusto, indicando la barba incolta di Bob, così lunga che gli arrivava alla metà del petto.
« La Diva è qui! Ora possiamo davvero cominciare! » aveva urlato Bob, distogliendo per un attimo l'attenzione degli altri dalla sua barba chilometrica.
« Perché? Non avete ancora registrato nulla? » aveva chiesto spalancando gli occhi raggiungendo dimensioni spropositate.
« Diciamo che manca solo la tua parte? Come facevamo a registrare? » aveva chiesto acido Frank, mordicchiandosi le pellicine che contornavano le unghie.
« Oh... allora cominciamo! » aveva urlato, cercando di ignorare lo sguardo di fuoco del più piccolo, anche se ormai a grandezza era quasi più largo di lui.
Era compatto, sembrava uno di quegli armadi alti cinquanta centimetri ma con quattro e passa ante, quelli che si mettevano fuori dal bagno per gli asciugamani e per gli accappatoi, per intenderci. E, nel profondo, sapeva che la colpa non poteva che essere la sua e del suo comportamento infantile.
Il produttore gli aveva fatto cenno di entrare, lasciandogli tra le mani sia i testi delle canzoni sia l'ordine di registrazione. Era entrato nella stanzetta, lasciando sul pavimento la borsa e chiudendosi dentro a chiave. Si era messo le enormi cuffie nere, perdendo quasi subito la concezione del tempo.

[.....]

Quando erano usciti da quello studio era già notte. Il termostato, posizionato all'ingresso, segnava cinque gradi e l'acqua piovana si era già ghiacciata per le strade, rendendole più scivolose del solito. La sciarpa non riusciva a proteggere la sua gola dal freddo, sentiva già le tonsille ingrandirsi e quel pizzicorio alla gola che tanto lo infastidiva. Aveva tossito per togliersi quella sensazione strana, sputando a terra un misto di saliva e di roba gialla.
« Dovresti smetterla di fumare, almeno quando registriamo. » aveva commentato piccato Frank, togliendosi la sciarpa di lana più lunga di lui e intorcinandola al collo del più alto, così da coprirgli sia la gola che la bocca ed il naso. L'aveva stretta così tanto che non riusciva neanche più a respirare.
« Stai forse cercando di uccidermi? » aveva chiesto ironico allentando leggermente il nodo intorno alla gola.
« Vorrei tanto Gerard, ma almeno in questo paese è illegale. » aveva risposto acido, accendendosi una sigaretta e sputando all'esterno il fumo, fumo che aveva colpito, accidentalmente, il naso di Gerard.
« Come faccio a smettere se tu mi istighi? » aveva chiesto muovendo la mano di fronte al suo naso, così da scacciare il fumo immaginario.
« Devi resistere alle tentazioni, Gee. » il sarcasmo era anche peggio dell'ironia, soprattutto se espresso con la voce fredda e distaccata che solo Frank sapeva fare.
Gerard aveva distolto lo sguardo, mentre sentiva l'irrefrenabile voglia di tornare a casa e di preparare quella bambolina. Le cose, sparse nella borsa, sembravano tremare e chiamarlo a gran voce. Naturalmente era solo l'effetto della sua mente e della sua fantasia, ma non poteva negare che c'era qualcosa di magico e di terribilmente eccitante in tutta quella situazione.
« Andiamo al solito Pub? » aveva chiesto Bob, sfregandosi le mani per cercare un po di tepore.
« Voi andate. Io vado a casa, mi sento la gola strana, non vorrei perdere la voce... » aveva mentito « Un po di tè caldo ed un piumone mi rimetteranno a nuovo! »
Gli altri avevano annuito, rimproverandogli il vizio del fumo. Solo Mikey si era offerto di accompagnarlo, ma aveva declinato l'offerta con una scusa banale. Solitamente il fratello era l'unica persona della quale si fidava, solitamente gli diceva tutto, ma quella volta era davvero troppo. Quella volta la faccenda era così malata che neanche il fratello, sangue del suo sangue, l'avrebbe capito e spalleggiato.
« Ci vediamo domani. » aveva pigolato, entrando nell'auto parcheggiata di fronte all'entrata e salutando gli altri con la mano.
Solo Frank non lo aveva degnato di uno sguardo, già seduto sui sedili della macchina di Ray e con i fili bianchi delle cuffiette che gli penzolavano dalle orecchie.



Avevo già postato questa storia, ma non si sa come qualcuno, con una vena umoristica molto grande, ha deciso di entrare nel mio account cancellando parecchie storie delle quali, purtroppo non ho i capitoli salvati.
Questa era una delle poche che li aveva, ma ho deciso di "cambiarli" un po. Quindi non odiatemi, la colpa non è la mia ma di chi non ha davvero nulla da fare nella vita che "distruggere" il "lavoro" altrui.
Detto questo spero che sia di vostro gradimento :)
   
 
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