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Autore: Ginger Si Nasce    13/02/2012    2 recensioni
"Per me, tra sogno e realtà la differenza è sottile quasi quanto la differenza tra la vita e la morte.
Sottile quanto i quindici centimetri di lama seghettata piantati nel loro costato, quando c'era Angelo dalla parte del manico.
Uno ciascuno. Dentro e fuori. La parodia letale di un atto sessuale.
Zac zac. Il sangue e la cartilagine delle costole."
Angelo ha 19 anni, è in prigione per l'assassinio dei suoi genitori. Su suggerimento del compagno di stanza, scrive un breve resoconto della storia della sua vita.
Spero vi piaccia, io non la trovo bella, ma abbastanza particolare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGELO DELLA MORTE

Non avrei mai creduto che uccidere fosse così semplice.
Voglio dire...alla tele sembra tutto così complicato...
Valla a capire, poi, la vita.

A proposito io sono Angelo.
Non è un granché come nome, ma presto o tardi ci fai l'abitudine anche a quello. Meglio di Orazio, in fondo.
Orazio ci si chiamava il mio compagno di stanza, quando facevo il liceo e stavo al convitto a Cingoli.
Lui diceva che un posto non può chiamarsi come quella roba di metallo che attaccano alle ruote delle ruspe.
Da che pulpito! Orazio Santamariarosa, si chiamava.
Odiavo tutto di lui. Compresi quegli odiosi calzoni di velluto nei quali si sarebbe volentieri pisciato dalle risate per qualsiasi battuta bastarda che facesse uno dei prof.
Era un ragazzo per bene, lui.

Io invece no.
Sono un ragazzo difficile, di quelli che, secondo Don Nonmiricordochi, non esistono neanche.
L'ho sentito l'altra sera alla tele.
C'era un programma -Tabloid si chiamava- che è partito da un tale che ha ammazzato entrambi i genitori a sangue freddo ed è arrivato all'emergenza rifiuti a Napoli passando per l'importanza della famiglia nel recupero delle gioventù traviate.
Per Pietro Maso la famiglia, deve essere stata indispensabile, sì...
Comunque parlavano proprio di questo ed è apparso il pretazzo, senza tonaca e niente, a presentare il suo libercolo.
Pensate un po', lo aveva riempito di coglionate sulle sue belle esperienze, lì nel Centro di Recupero Vattelapesca.

Ficcargli un coltello su per il culo, quella sì che sarebbe una bella esperienza...

A proposito l'idea di mettermi a scrivere non è stata mia.
E' stata di Donnola, cioè quel figlio di cagna del mio fratellino.
Fratellino per modo di dire: non sono così stupido da chiamare figlio di troia mio fratello, sarebbe uguale a dire che mia madre è una puttana.

Lei è morta. Anche Papà.
Li ho ammazzati io, come Pietro Maso.
E se la cosa vi stupisce pensate un po' a quante volte avete sognato di ammazzare i vostri genitori.

Per me, tra sogno e realtà la differenza è sottile quasi quanto la differenza tra la vita e la morte.
Sottile quanto i quindici centimetri di lama seghettata piantati nel loro costato, quando c'era Angelo dalla parte del manico.
Uno ciascuno. Dentro e fuori. La parodia letale di un atto sessuale.
Zac zac. Il sangue e la cartilagine delle costole.

Dicono che non riconosco quello che è reale da quello che non lo è.
Cioè un modo gentile per dire che mi considerano pazzo. Nevrotico. Psicotico.
Una logorroica perifrasi per dire che secondo loro ho il cervello molle come un budino di gelatina.

E per questo che sono qui.
Perché ho il cervello spappolato.
E perché ho ammazzato i miei.

Qui sarebbe una cella lercia e lurida nel carcere di Roma.
Tanto per cambiare non una cella singola.
Solo che sta volta l'altro non si chiama Orazio, si chiama Davide, ma tutti lo chiamano Donnola.
E siccome mio fratello Stefano non mi vuole più vedere ha deciso che adesso è lui il mio fratellino.
E s'è messo in testa l'idea del libro.
O del racconto.

Qui non ci arriva nemmeno la birra.
Come se si fosse su una delle lune di Giove. Quella coperta di ghiaccio, magari. Ganimede, forse.
La birra è la lama del coltello: è lei che stabilisce la discontinuità tra il sogno e la realtà. E stabilisce quando è il momento dell'uno e quando il momento dell'altra.
La birra, la coca, il vino. Anche le sigarette, al limite.
Ma qui non ci arriva proprio niente di niente, come se ste robe non le avessero manco inventate, perché secondo me fino a Giove, se fosse Berlusconi a chiederglielo, ce le porterebbero, anche.

Però c'è arrivata una scatola di matite, una gomma da cancellare bianca e un temperino, infilati in un portapenne di metallo tutto ammaccato che pareva avesse vinto la prima e la seconda Guerra Mondiale tutto da solo.
Assieme a una risma di fogli da fotocopiatrice di Fabriano e una tavoletta blu a pinza.
Me li ha portati il Rosso, quello che se gli chiedi di passarti una caramella ti risponde aspetta un secondino.
Il temperino è stato più difficile averlo, perché Loro pensano che potrei levargli la lama è tagliarmici i polsi, o tagliarci le vene di Donnola.

Loro pensano un sacco di cose.
Tipo che io ho ammazzato i miei perché volevo i loro soldi.

Io li ho ammazzati perché mi hanno chiamato Angelo.
Dimenticandosi assolutamente che papà fa di cognome Della Morte.

Angelo Della Morte.

E vade retro Satana.

Donnola dice che mia madre mi ha giocato un brutto scherzo quando mi ha iscritto all'anagrafe.
E ride. Ride come fischia un chiodo quando un falegname lo estrae con il paranchino da un asse di abete verde. ihihihih.
Ma questo l'ho trovato su Qualcuno volò sul nido del Cuculo di Ken Kesey.
Per quello che è una similitudine illuminata in mezzo a tutta questa merda che Donnola m'ha obbligato a buttare giù.

Donnola, dice il secondino, ha riso così per tutto il processo, colle lacrime che gli luccicavano in quei suoi occhietti neri, infossati come animali nelle loro tane.
E' per quello che gli hanno dato l'ergastolo, dice. Se gli davano vent'anni poteva ammazzare altre dieci persone quando usciva e poi se lo ritrovavano di nuovo lì a ridere. ihihihihih.

Quando m'hanno fatto a me il processo, m'hanno messo nella gabbia proprio come alla tele.
Era forte: mi sentivo un fottuto camorrista.
E caspita se m'hanno fottuto, fratelli.
Diciassette anni.
Qui.
Senza nemmeno un goccio di birra.

Sono nato il diciassettesimo giorno del settimo mese.
Cioè quando l'Arca di Noè si è arenata sul monte Ararat.
Mio fratello Stefano me lo ha fatto pesare per tutta la vita.
Finché non ha deciso che non era più mio fratello e che non gliene fregava un accidente di che giorno ero nato.
Lui è nato due anni prima di me ed è andato in prima elementare quando io avevo quattro anni.
Non gli è piaciuta per niente e una volta si è persino messo in testa di ammazzarmi per evitarmi la rottura di andarci.
Lo ha detto alla mamma e lei lo ha portato dallo "ppisssicologo".

Buffo, no.
Se dici una cosa ti portano dallo strizzacervelli, se la fai, ti sbattono dentro.

I miei non sapevano pensarmi senza di loro.
Io passavo le mie giornate a pensare loro senza di me.

Sono andato bene a scuola fino alla prima media.
Poi ho mollato tutto. Ho cominciato a consegnare i temi in bianco e a scrivere parolacce negli spazi bianchi da riempire con i verbi coniugati correttamente nelle verifiche di inglese. Ho risposto male hai professori e mi sono fatto mandare dal preside.
E mia madre dietro a dire che Angelo è un ragazzino tanto buono e sensibile.
Ho rimediato una sufficienza all'esame in terza e mi sono iscritto all'alberghiero di Cingoli, solo perché avevo sentito dire che al convitto c'è gente che spaccia.
Mia madre non lo sapeva, altrimenti non mi ci avrebbe mandato.

Al liceo ho incontrato Orazio che Strazio e l'ho sopportato fino all'estate dei miei diciassette anni.
Poi ho ammazzato i miei e sono finito qui.

Nel frattempo però ho conosciuto un gruppo di ragazzi che, a differenza degli altri, non m'aspettavano all'uscita di scuola per pestarmi o prendermi in giro...(Angelooo...sono il signor della Morte vorrei ordinare una baraaa...)
Loro dicevano che Angelo Della Morte è proprio quello che fa per me.
E non lo dicevano per consolarmi, come fa Donnola.

Lui non ci capisce un accidente di nomi.
Peggio che Orazio Santamariarosa.
Dice che il mio è comico.
E ride.

Allora io gli rispondo come si sentirebbe a chiamarsi David di Michelangelo e lui ride ancora di più, finché non viene il Rosso a battere lo sfollagente contro le sbarre, come per assicurarsi che non le avessimo segate.

Il Rosso Donnola non lo può sopportare.
Cioè Rosso sta per soggetto e Donnola per complemento oggetto, come quando, il giorno che Davide è arrivato lui gli ha gonfiato la faccia di schiaffi per farlo smettere di ridere.

Io invece dal Rosso riesco sempre ad ottenere un caramella alla menta o un gomma, nei giorni fortunati.
Non è che le gomme mi piacciono più delle caramelle, però con le gomme ci puoi fare più cose, mentre le caramelle le ciucci, le ingoi e basta.

Da ragazzino succhiavo sempre caramelle in classe perché sul regolamento di istituto c'era scritto che le gomme erano vietate, ma parlare con un pastiglione bianco di menta in bocca fa imbestialire i prof come ruminare cewing gum.
E i pastiglioni bianchi di menta erano assolutamente legali.

Succhiare caramelle in classe è un compromesso.
Cioè un modo di imbrogliare la legge invece che trasgredirla.

Sono vissuto di compromessi fino a quella notte dell'estate dei miei diciassette anni, quando è stata la legge a imbrogliare me.

Ma ragazzi, non avrei mai creduto che uccidere fosse così semplice.
Alla tele sembra tutto così complicato...
Valla a capire, poi, la vita.

                                                                                                       ********

Angelo Della Morte fu ritrovato morto nella sua cella dal suo compagno di stanza Davide Troisi sabato 23/07/2011.
Non si era tagliato le vene con la lama del suo temperamatite.
Si era impiccato ad un chiodo con la gamba sinistra dei pantaloni della divisa.
Lasciò solo un fascio di fogli manoscritti e un appunto.

"Non avrei creduto che morire fosse così difficile.

Fa male.
E Sirius Black è un coglione: è molto più lento che addormentarsi.
Stefano diceva che se l'Inferno non esiste, lo inventeranno per me.
Pazienza.
Quando il mio inferno personale gelerà lo inviterò per un drink.
Speriamo che i miei si siano meritati il Paradiso.
Altrimenti sai che bella fregatura: averli ammazzati per levarmeli dai piedi e ritrovarmeli all'inferno per l'eternità.
Forse Dio penserà che sia la giusta punizione.
Diavolo, mica ce li aveva lui, una mamma e un papà! Non c'aveva manco l'ombelico!
Dite a Donnola che gli voglio bene e al Rosso che per favore metta sulla mia tomba al posto dei fiori un po' di quelle caramelle di menta che mi piacciono tanto.
Dite a mio fratello Stefano che si trovi un lavoro e una ragazza e si dimentichi di me."
Angelo Della Morte

  
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