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Autore: Jocelyn Loxley    13/02/2012    1 recensioni
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte.
Il primo per vederti tutto il viso.
Il secondo per vederti gli occhi.
L'ultimo per vedere la tua bocca.
E tutto il buio per ricordarmi queste cose,
mentre ti stringo fra le braccia.
J. Prévert
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Dame, cavalieri & intrighi amorosi a corte'
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Anche questa volta la mia dedica va a Payton,
perché per l’ennesima volta, se non ci fosse stata lei,
non avrei scritto nulla.
 
Grazie per l’ispirazione
E per la poesia.
 
I’m on the highway to Hell
 
 

E’ tutto il giorno che vi seguo con gli occhi, seguo ogni vostro movimento, ogni vostra espressione. E’ tutto il giorno che medito su ciò che sono, su ciò che provo e che sento nei vostri confronti…

Quando penso a voi, non so più chi sono, non so più cosa stavo dicendo, cosa stavo facendo.

 

Non posso andare avanti così, devo trovare il coraggio per scendere quelle tetre scalinate che conducono ai vostri alloggi, giù nelle profondità del castello, nel buio dei sotterranei.

Dov’è finito Godric Grifondoro, l’uomo così coraggioso da affrontare un drago con il solo aiuto della sua spada? L’uomo così coraggioso da non riuscire a sostenere il vostro sguardo, per paura di leggere rifiuto e disprezzo nei vostri occhi, per paura di affogare in quel mare smeraldino che sono le vostre iridi?
 
Non riesco a prendere sonno, il vostro volto affolla la mia mente, i vostri occhi, le vostre labbra, le vostre mani, il vostro corpo
Come in preda alle convulsioni demoniache mi muovo in un dormiveglia agitato, finché di colpo non mi desto, con la consapevolezza di essere giunto, alla fine, alla decisione che cambierà la mia vita: solo voi potrete decidere se in meglio o in peggio.


 
Sul tavolo da notte non c’è alcuna candela, solo una scatola di fiammiferi semivuota, la mia bacchetta giace sotto il lieve peso del cuscino, e sa che non può essermi d’aiuto in quello che sto per fare; non la cerco, afferro invece tre fiammiferi, gli ultimi…
Con addosso la sola vestaglia da camera, esco dai miei alloggi e nel buio della notte mi avventuro nei corridoi del castello; il buio mi avvolge, ma non è necessario accendere le fiaccole, conosco a memoria la strada che conduce dove devo andare, tante, troppe volte l’ho percorsa per poi ritornare indietro; ogni vola sempre più frustrato della precedente.
 
Ma non stavolta, stanotte no, stanotte andrò fino in fondo, costi quel che costi.
 
Eccomi giunto ad un passo dal baratro: di fronte a me l’ultima scalinata ed un portone mi dividono da voi, dal mio destino, che è nelle vostre mani. Come in una processione, scendo lentamente gli ultimi gradini, cercando di ritrovare la voce, cercando di formulare un pensiero coerente e concreto, cercando di ritrovare il coraggio per confidarvi il mio amore.
 
Tre colpi sul pesante portone risuonano nel corridoio come se fossero stati amplificati da un ‘Sonorus’; interminabile il tempo che impiegate per mostrarvi.
Nella fievole luce della luna che proviene dal vostro alloggio, non riesco a leggervi il volto, non so cosa state pensando, come mi state guardando.
 

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte.
Il primo per vedervi tutto il viso.
 

La debole fiamma dorata illumina quello che riconosco essere il vostro viso: gli occhi stanchi, i capelli spettinati, la vostra vestaglia da camera che non copre completamente le vostre nudità…
 

Il secondo per vedervi gli occhi.

 

I miei occhi rubini, si posano nei vostri smeraldi: leggo sorpresa e curiosità: «Salazar, scusate….io non dovevo…non volevo svegliarvi…scusate…»
«Non stavo dormendo. »
Tre parole e trovo nuovamente la forza per continuare: «Devo parlarvi di una cosa molto importante…»
 

 

L’ultimo per vedere la vostra bocca.

 
Nel breve istante che precede l’accensione dell’ultimo fiammifero, mi avvicino impercettibilmente al vostro viso, e nel momento in cui la fiamma dona un altro momento di luce, osservo che anche voi vi siete avvicinato a me.
Siete così vicino; la vostra bocca è così vicina alla mia: sottile, sensuale…
Pronuncio quelle parole, incerte come i primi passi di un bambino: «Salazar, sono innamorato di voi.»
Poi il buio ci avvolge…
 

 

E tutto il buio per ricordarmi queste cose,
mentre vi stringo fra le braccia.

 


 

Il vostro viso, i vostri occhi e la vostra bocca che non proferisce risposta; ed io non so cosa pensare: la mia mente è come svuotata, quasi la mia rivelazione fosse stata l’unica cosa che albergava al suo interno.
All’improvviso, poi, la vostra mano si intreccia alla mia; basta il vostro gesto a farmi capire che non sono solo in questa storia, che anche voi provate qualcosa.
Nel momento stesso in cui questi pensieri passano nella mia testa, l’impulso è più forte della ragione: mi avvicino, protendo le braccia verso di voi e vi stringo a me.
Trasportato dalla passione, anche voi mi circondate con le vostre braccia, iniziate ad esplorare il mio corpo con le mani, con la bocca, il vostro respiro leggero accanto alle mie orecchie, i miei gemiti a ogni vostro tocco: dolce melodia del nostro desiderio.
Mani che si intrecciano, corpi che si sfiorano, labbra che si toccano, lingue che combattono…
Lentamente, ci inoltriamo del buio, che dal corridoio penetra anche nella vostra stanza, alla ricerca del nostro angolo di paradiso, giù nei profondi meandri dell’inferno.

 

   
 
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