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Autore: _BlackStar    13/02/2012    1 recensioni
Emily Black. persona standard, timida, osservatice. ha solo un difetto: ha un'amica folle: Sarah che tenta di trascinarla nei sui gioci strani. Emily non accetta mai, terrorizzata dai posti in cui potrebbe portarla l'amica, ma un giorno troppo debole per protestare si lascia convincere. non sa che la sua vita sta per essere sconvolta, quello che per lei sembra un passatempo non lo è per altri.
DAL CAPITOLO DUE
Sette. Sette erano i giorni della settimana, sette era il suo numero preferito, settimo era il mese nel quale era nata, sette erano in famiglia, sette erano i nani, sette era il numero scritto su quel foglio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Non doveva accettare la proposta di Sarah non doveva, non doveva e non doveva. Se lo ripeteva mentre si dirigievano verso quella casa, mentre tentava inutilmente di tirare il vestito decisamente troppo corto per i suoi gusti.
"Emy smettila sei fantastica"

"io e i miei piedi non siamo daccordo"

"ma smettila, le scarpe col tacco ti stanno benissimo, non capisco perchè non le metti mai"

"forse perchè sono uno strumento di tortura verso tutto il genere femminile?"

"ah-ah-ah sappi, che con il tuo sarcasmo non rimorchierai tantissimo e che quindi al gioco sarai messa male"

"gioco? Quale gioco Sarah?"
A Emy non piacciono i giochi a cui LEI è abituata.

"un gioco divertentissimo che ti farà dimenticare quello stronzo di Stefano"

Stefano. Possono sette lettere riaprire una voragine nel cuore di una persona? Se in quel momento l'avessero chiesto a Emily Black lei avrebbe affermato con tutta sicurezza che si, sette lettere possono anche perforare l'anima.

"non piace quella faccia" disse Sarah voltandosi verso Emily

"mmmmh"

"non piace neanche quando grugnisci, sono sicura che se fossi stata ancora accartocciata su quel letto puzzolente adesso ti saresti nascosta sotto le coperte ripetendo quel verso"

"può essere" ma nella sua testa Emily si complimentava con l'amica per aver indovinato le sue esatte mosse. Ma cosa ci poteva fare? Stai due anni con una persona per poi scoprire che se la faceva con la tua matrigna.

"Sapevamo che quell'Ilaria era una puttana, questa è solamente un'altro chiodo da attaccare alla sua tomba no?"

"hai ragione Sarah, ma si dà il caso che quell'altro fottutissimo chiodo fosse il mio fidanzato e non un ubriacone raccatato in un pub"

"hai ragione, scusami Emy"

"sai che ti dico Sarah? Che hai fatto bene a farmi uscire perchè ho proprio voglia di divertirmi"

"brava! Questo è lo spirito"

Eh già. Gliel'avrebbe fatta pagare a quel bastardo. E mentre Emy si dirige verso quella casa sicura di risolvere tutti i suoi problemi, non sa che sta andando al centro esatto dei suoi futuri rompicapo.
"anche se è un gioco stupido e frivolo" disse bisbigliando Emy

"come scusa?"

"no, niente"

 

 

La prima parola che venne in mente ad Emy davanti a quella casa fu: costosa. L'imponente edificio sovrastava un giardino semplicemente meraviglioso fatto di statue di cespugli, fontane con acqua cristallina che sembrava emanasse luce propria erano disseminate per il giardino ed un'edera cresceva parzialmente sulla facciata dell'ingresso.

"come hai detto che si chiama questo tuo amico Sarah?" chiese Emy mentre guardava incantata un pesce dai riflessi azzurrini girare intorno ad un'alga.

"Lord William Henry Jonhatan"
"per gli amici?"

"Jo" rispose Sarah con occhi sognanti

"cos'era quella faccia?"

"quale faccia Emy?"

"la tua"

"mi dispiace deluderti ma è la mia faccia"

"no la tua faccia è questa (con gli occhi si guardò il naso) quella che hai fatto prima è questa (sorrise stupidamente e guardò un punto indefinito sul cielo stellato)"

"ma quanto sei simpatica?"

"tanto, comunque permettimi di elaborare una teoria."

"fai pure"rispose Sarah con una faccia che lasciava intendere una frase come "non riuscirai mai a capire che cosa è successo"

"Il nostro Lord coso"iniziò Emy

"William Henry Jonhatan" la corresse stizzita Sarah

"chiedo venia. Il nostro Lord William Henry Jonhatan" continuò Emy alzando gli occhi al cielo "lavora in ufficio da te, presumibilmente a circa due scrivanie da te. Due o tre giorni fa sbattendo le sue lunghe ciglia si è avvicinato sensuale alla tua scrivania e con voce calda ha instaurato una conversazione. Tu probabilmente hai balbettato il tuo nome e ogni volta che ha fatto una battuta hai riso istericamente. Il nostro Lord coso ha continuato dicendoti che il gioco questa settima si sarebbe tenuto nella sua tenuta estiva e che lo avresti reso davvero felice con la tua presenza. Tu ammaliata dalle parole e,parliamoci chiaro, dai suoi bicipiti sei caduta in trappola articolando si e no un monosillabo affermativo"

"non è la sua tenuta estiva" mormorò Sarah

"quindi ho indovinato?? sono davvero troppo forte. Andrò a premiarmi con uno o due tequila" disse Emy leccandosi le labbra

"prima di ubriacarti prendi questo" disse Sarah porgendole una fascia con il numero 12 rosso stampato sopra

"cos'è?"

"serve per il gioco"

"tanto ormai non ho altra scelta" borbottò rassegnata Emy avviandosi

euforica al bancone dell'angolo bar. Mentre camminava non poteva fare a meno di guardarsi ammaliata intorno, luci all'interno delle siepi rendevano quelle piante semplicemente maginifiche, camminava su piccoli sentieri costellati da candele profumate che rendevano l'atmosfera piacevole e intrigante. Arrivando al bancone notò con stupore che tutti gli invitati maschi erano davvero belli, ma che gente frequentava Sarah? Era rimasta estraniata da questo fantastico mondo per tutte quel tempo? Chiese un tequila al ragazzo biondo al bancone che mentre le porgeva la bevanda le ammiccò. Sapete quando l'autostima di una donna sale vertigionasemente? Emy si trovava esattamente in quella situazione. Esaltata si lasciò andare e risultò agli occhi di tutti una ragazza molto socievole, tutto merito dell'Alchol. Mentre gironzolava per il giardino si mise ad osservare le persone, era molto brava a leggerle. Una chioma bionda attirò la sua attenzione. La chioma in questione apparteneva ad una donna con un paio di gambe chilometriche e una risata cristallina. Il suo viso era provvisto di due paia di splendidi occhi azzurri. È un classico, bionde, alte, occhi azzurri e di solito accompagnate da un genere di uomini stile grandi star, con occhiali da sole anche la sera e pantaloni di pelle. Emy si mise però ad osservarla meglio. Una fierezza spavalda caratterizzava il suo sorriso, dal quale si intravedevano denti bianchissimi. Ma un particolare attirò l'attenzione di Emy, la mano della bionda stringeva convulsamente l'abito pregiato. Troppo spesso i suoi occhi guardavano alle spalle del suo interlocutore. Era come se stesse aspettando qualcosa, un segnale, un uomo.
D'un tratto la bionda perse quella scintilla che tanto interessava Emy e gli occhi di quest'ultima passarono oltre. Osservò una rossa. Molto diretta, dedusse Emy vedendo il modo con il quale coinvolgeva fisicamente il suo interlocutore e vedendo il modo in cui i suoi occhi indugiavano troppi sui pantaloni di lui. Perse il suo interesse anche lei. Osservò una nera timida, una mora allegra e infine un uomo dai capelli corvini che sembrava troppo superiore a qualsiasi cosa lo toccasse ma che le guardava lo stesso in modo curioso. Come un bambino. Rimase ad osservalo per un po', in lui sembrava che quella scintilla non svanisse mai. Si indeboliva, si affievoliva, quasi svaniva, ma un suo gesto, un'espressione la faceva brillare di nuovo in modo accecante. Ed Emy non riusciva a capire perchè. In genere quando in un uomo la scintilla brillava così era perchè era vicino ad una bella donna, tipico degli uomini esaltarsi per una donna che non avrebbero rivisto neppure due ore dopo. Ma lui, lui era diverso. Era circondato da donne splendide eppure era lontano, perso in chissà quali ricordi. Come un bambino.
Ed era in quegli occhi verdissimi che Emy poteva vedere quella scintilla ondeggiare. Probabilmente l'uomo sentendosi osservato si girò nella sua direzione incontrando gli occhi cioccolato di Emy, un brivido la attraversò e distolse subito lo sguardo.

 

  
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