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Autore: Ai_Sellie    13/02/2012    1 recensioni
Come ogni notte, appena l’ultimo raggio di sole si è spento all’orizzonte, Remus ha abbandonato la protezione che la fitta vegetazione di quella foresta gli assicura durante gli spostamenti diurni e si è sdraiato al centro esatto della piccola radura in cui sono accampati, per guardare le stelle – o contare, come usa ripetergli Sirius in continuazione per prenderlo in giro.
« Hey, Remus » ghigna Sirius quando lo raggiunge, richiamando così la sua attenzione ed abbandonando malamente il cadavere vicino a lui.
« La cena ».
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Scritta per il prompt vampiri della mia tabellina presa da auverse e per la terza settimana del COW-T indetto da maridichallenge. ◕U◕
Visto che in extremis sono riuscita pure ad infilarci un pinguino totalmente a random XD partecipa pure al Mese del Pinguino indetto da destiel_italia, tiè! :3

Ammetto candidamente di non essere in grado di capire se il Remus da me trattato in questa AU sia o meno IC. Per me lo è, ma io sono ormai rassegnata alla consapevolezza di avere una visione del personaggio parecchio distorta rispetto al resto del mondo, quindi amen, decidete voi. XD
Oh, e potrei essere stata inconsapevolmente influenzata da Supernatural. Forse.

Warnings: Creature sovrannaturali. Pre-slash - forse.
Non betata.



And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's meant to be broken
I just want you to know who I am

("Iris" - Goo Goo Dolls)




La lama del coltello affonda nel cuore dell’uomo come fosse burro, uccidendolo all’istante.
Sirius barcolla all'indietro, esausto. Si aggrappa con forza al ramo di un albero per evitare di cadere di faccia sul terriccio umido e riprende lentamente fiato un paio di volte, prima di chinarsi sul corpo ormai morto del ladro che ha avuto la disgraziata idea di provare a derubarlo e sfilargli il coltello dal petto.
Non era sua intenzione ucciderlo.
In genere preferisce sempre consegnarli a chi di dovere; tra la gratitudine degli abitanti dei vari villaggi che libera dalla loro presenza e le – seppur misere – taglie che pendono sulle loro teste, riesce sempre a guadagnarci un sacchetto di monete sufficiente a permettergli di svagarsi in qualche bordello di tanto in tanto. Inoltre Remus non approva.
Quell'unica volta, agli inizi della sua carriera, che ha preferito uccidere l'inutile bandito da quattro soldi a cui stava dando la caccia perché troppo stanco per trascinarlo fino al villaggio più vicino, si è dovuto sorbire una paternale talmente lunga e noiosa che da allora preferisce fare come dice lui, piuttosto che dover subire sistematicamente le sue stronzate sull'importanza della vita e il rispetto.
Teme però che non avrà scampo, questa volta, mentre osserva la pozza scura allargarsi a macchia d'olio sotto la schiena dell'uomo, ma... hey, non ha avuto scelta, d'accordo? È notte fonda, sono nel bel mezzo della foresta e quel bastardo lo ha sorpreso alle spalle; tra la vita di un inutile brigante incapace e la sua, ha scelto la sua, grazie tante! Nessuno potrebbe biasimarlo.
Remus sì, ma Remus è diverso, non può capire, di questo Sirius ne è certo.
Gli sembra comunque uno spreco lasciare il corpo a marcire tra le foglie, così, anche se con notevole fatica, se lo carica in spalla e si incammina verso il punto in cui lui e il suo compagno hanno deciso di piantare le tende quella settimana.
Come ogni notte, appena l’ultimo raggio di sole si è spento all’orizzonte, Remus ha abbandonato la protezione che la fitta vegetazione di quella foresta gli assicura durante gli spostamenti diurni e si è sdraiato al centro esatto della piccola radura in cui sono accampati, per guardare le stelle – o contare, come usa ripetergli Sirius in continuazione per prenderlo in giro.
« Hey, Remus » ghigna Sirius quando lo raggiunge, richiamando così la sua attenzione ed abbandonando malamente il cadavere vicino a lui.
« La cena ».
Remus sposta lentamente lo sguardo dal corpo morto, dentro al quale riesce ancora a sentire l'odore di sangue fresco, al compagno, che studia da sotto in su con una punta d’apprensione.
Il sangue non del tutto asciutto che gli sporca la camicia all’altezza della spalla non è sicuramente suo, ne avrebbe riconosciuto l’odore, altrimenti, ma gli uomini continuano a sembrargli degli esseri così delicati che ogni tanto si sorprende a preoccuparsi per Sirius senza un reale motivo, anche se ovviamente questo lui non lo sa.
A volte si chiede come sia possibile che un essere umano come lui, che non ha un aspetto forte ne tanto meno grande o possente – sembra così debole, così fragile! – non sia ancora stato ucciso da una delle tante creature decisamente più pericolose di lui che popolano le foreste dentro al quale è costretto ad avventurarsi da quando hanno deciso di collaborare e viaggiare insieme.
Si solleva sui gomiti senza mai staccare gli occhi dal ghigno bonario che ancora piega le labbra dell’altro ragazzo, sbuffando un sorriso.
« Sirius, ne abbiamo già parlato, no– ».
Sirius rotea gli occhi ed alza le mani in segno di resa, interrompendolo.
« Sì, sì, sì. La vita, il rispetto, non uccidere e bla bla bla, lo so, conosco la storiella, grazie ».
Remus sospira.
« Non è solo una storiella, dovresti dimostrare un po' più di rispetto per la vita dei tuoi simil– ».
« Ma io porto rispetto! » ribatte Sirius, piccato.
E smetterla di interrompermi quando parlo, pensa Remus un po’ seccato, ma questo evita con cura di dirglielo, sa quanto il compagno sia permaloso e troppo facilmente incline al broncio.
Si limita ad inarcare un sopracciglio, scettico.
« Hey, non fare quella faccia, io porto davvero rispetto per la vita degli altri. È che non ho avuto scelta, questa volta, d'accordo? Quel codardo mi ha sorpreso alle spalle, ho agito d'istinto. Vedilo come un semplice incidente, se può farti stare meglio ».
Remus sospira nuovamente e si alza in piedi, anche se con movimenti un po' più lenti rispetto al solito.
« Lo sai che non bevo sangue umano ».
Sirius rotea gli occhi.
« Senti, ormai sono quasi due settimane che non mangi e, se permetti, ci tengo alla mia vita. Tanto è morto, non se ne fa più niente; bevi il suo sangue e zitto! Ma se proprio va contro la tua etica allora fa quello che ti pare, solo fai sparire il corpo, magari, che non è per niente un bel vedere. Vado a darmi una sciacquata, intanto ».
Remus si limita a continuare ad osservare in silenzio il compagno dargli le spalle ed allontanarsi in direzione del piccolo laghetto poco distante, poi china lo sguardo sul corpo morto che giace ancora ai suoi piedi.
Anche se semi nascosto dalle maniche imbrattate di fango, legato al polso del cadavere scorge un rozzo braccialetto fatto con un pezzo di corda consumato a cui è stato appeso un pinguino stilizzato intagliato nel legno e Remus, per un attimo, si domanda distrattamente se quell’uomo avesse una famiglia.
Se, nonostante è evidente sia solo un ladro, avesse anche lui una fidanzata o una moglie – o magari, perché no, addirittura una figlia – che proprio in questo momento ne stanno aspettando fiduciose il ritorno a casa. Poi l’odore del suo sangue gli punge le narici ed è costretto ad arrendersi all’evidenza.
Ha fame; e Sirius ha ragione: non mangia da troppo tempo.
Non beve sangue umano perché va contro il modo in cui ha deciso di vivere il resto della sua esistenza, ma è pur sempre una creatura con degli istinti e conosce i suoi limiti. Non vuole correre il rischio di ferire l’unico essere umano che, fin’ora, gli abbia dimostrato un minimo di rispetto.
Si china sul corpo dello sconosciuto e con un gesto che sembra quasi una carezza gli abbassa le palpebre, poi gli strappa i vestiti logori all’altezza del cuore e, dalla ferita ancora aperta che il coltello di Sirius ha lasciato sul suo petto, beve tutto il sangue fresco che riesce a succhiare, fino a saziarsi.
Quando Sirius lo raggiunge nuovamente, pulito e con i capelli ancora bagnati, Remus gli dedica giusto un’occhiata. Si lecca le labbra per ripulirle dagli ultimi residui della sua cena, poi torna a sdraiarsi sull’erba per guardare le stelle.
Sente Sirius sbuffare un abbozzo di risata e sedersi al suo fianco.
« Te l’avevo detto che avevi fame » lo punzecchia, sorridendo. « Sia chiaro che non ho nessuna intenzione di seppellirlo; se proprio ci tieni, fallo tu ».
Remus scuote la testa e rivolge al cielo un fugace sorriso malinconico.
Sirius è un bravo essere umano; davvero. Ha un carattere un po’ diverso rispetto agli standard a cui era abituato lui prima d’incontrarlo – molto meno aperti e socievoli – ed anche se ad una prima impressione può sembrare sciocco e superficiale, ha un gran cuore, questo Remus lo ha scoperto viaggiando al suo fianco.
Sirius è un bravo ragazzo e a Remus piace, almeno a se stesso non si vergogna di ammetterlo, ma lo trova anche terribilmente ingenuo.
Come tutti i tuoi simili, non si rende conto dell’immensa fortuna che possiede, ma non gliene fa una colpa. In fondo, Sirius resta pur sempre un essere umano ed essendo una creatura dall’esistenza limitata non può capire davvero quanto questo piccolo particolare sia considerato un dono pressoché inestimabile, agli occhi di una creatura come Remus.
Sirius sospira ed alza a sua volta lo sguardo sulla volta celeste.
« Avevi davvero così tanta fame? »
Cacciano insieme da quasi un anno, ormai, e Sirius ha perciò avuto il tempo e l’occasione di imparare a conoscere il compagno – amico? – di viaggio più di quanto avrebbe mai creduto fosse anche solo possibile.
Remus è un vampiro anomalo, strano; sicuramente unico nel suo genere. Con lui ci sono cose su cui si può ridere e scherzare, altre su cui può addirittura permettersi di prenderlo in giro e punzecchiarlo un po’, ed altre ancora su cui Remus assolutamente non transige.
Il bere sangue umano è sempre stata una di quelle, per questo Sirius non si spiega come mai il compagno abbia ceduto tanto facilmente.
Inarca un sopracciglio.
« Lo hai fatto sul serio per me? »
Il pensiero è improvviso e parecchio disturbante, ed, in realtà, anche abbastanza infondato, ma fa nascere nel petto del ragazzo una strana sensazione che somiglia molto alla vergogna mista a qualcos’altro di non ancora ben definito.
Rimane con la testa piegata verso l’alto e lo sguardo fisso sulle stelle, ma con la coda dell’occhio cerca di spiare il compagno, per cogliere un’eventuale sua reazione senza farsi scoprire.
Remus sorride e si limita a fare spallucce.
« Non potrei mai bere il tuo sangue » risponde senza guardarlo. « Non mangio schifezze ».
Sirius dovrebbe offendersi ma non riesce a farlo sul serio.
Getta la testa indietro e scoppia a ridere di gusto, lasciandosi poi cadere a sua volta sull’erba, inspiegabilmente più rilassato.
  
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