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Autore: Bloody_Giuly    13/02/2012    3 recensioni
Fic su Ultimate Muscle scritta due anni fa, sarà piena di errori ma non l'ho voluta modificare, ci tengo ai miei vecchi deliri di tredicenne...Robin Mask rimugina sul passato e la sua psiche ne risente. Kevin si autocommisera dopo che ha perso l'incontro con Kid. E naturalmente dovevo citare Mars da qualche parte, e indovinate in che ruolo? eh eh!
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una piovosa mattina londinese e Kevin Mask camminava strascicando i piedi nelle vie buie della città. Si sentiva solo ed inutile, aveva infangato il nome della famiglia Mask perdendo la Corona Chojin e aveva deluso l'unica persona che gli aveva voluto bene.

Aveva passato gli ultimi giorni a vagabondare per la sua città e a bere in svariati bar dai quali veniva spesso sbattuto via.

Tirò dritto continuando a rimuginare, lui non aveva bisogno di nessuno, lui era Kevin Mask! Freddo, solitario e dal cuore di ghiaccio. Non aveva bisogno di nessuno lui......però continuava a sentirsi solo ed inutile....

 

Dall'altra parte della città un uomo guardava fuori dalla finestra di casa sua, era così vuota quella costruzione, all'inizio, più di dieci anni prima lì si sentivano i passi di un bebè e le sue risatine come dei piccoli strilli. Poi era arrivata la gioia quando aveva detto la sua prima parola, girava per casa cercandolo e ripetendo -Papà!- e poi sua moglie che faceva il finto broncio perché il piccolo aveva imparato a dire papà prima di mamma.

Quando il bambino era diventato un po' più grande l'uomo aveva commesso un terribile errore, aveva iniziato a trattarlo come un uomo anche se durante i temporali si nascondeva in camera loro sperando di non essere visto e piangeva quando veniva scoperto e mandato via.

Poi sua moglie si era ammalata, la sua Alisa stava morendo.....

Lui non aveva fatto altro che accanirsi sul suo tesoro, il suo piccolo Kevin, facendolo allenare ancora di più e isolandolo più che mai dal resto del mondo.

E lui era scappato, a soli otto anni era andato via di casa e a quindici si era unito alla d.m.p. Solo per fargli un dispetto. Era andato in un luogo dove lo avevano maltrattato e violentato solo perché lui non era stato in grado di dargli l'affetto che avrebbe dovuto avere.

Ora però gli avrebbe dato quell'affetto, che lui lo volesse o no.....

E Robin Mask uscì di casa sorridendo in modo sinistro e ripetendosi allo sfinimento quanto amasse il suo bimbo.

 

Kevin nel frattempo si era seduto su una panchina e aveva iniziato pensare di tornare da Mars, quando pensava a lui gli veniva ancora da vomitare, lo aveva stuprato e poi aveva preteso di trattarlo come un cagnolino. Lui naturalmente aveva rifiutato, ma forse era ancora in tempo per tornare da lui, non lo avrebbe mai amato, però avrebbe potuto tappare quella voragine che aveva nel cuore. Avrebbe dovuto mandare a farsi fottere la sua dignità e tutte le sue grandi parole. Quando Mars gli diceva che doveva essere il Suo cane, voleva dire che doveva comportarsi come un cane. Ci aveva provato una volta, era solo un ragazzino spaventato e lui gli aveva rifilato chissà cosa per confonderlo in quel modo. Però quando si era ritrovato nudo e a quattro zampe davanti a Mars che si calava i pantaloni il ribrezzo aveva avuto la meglio e aveva fatto l'errore fatale di girarsi e tentare di scappare. Lo aveva semplicemente preso per i fianchi e sbattuto lì dov'era senza che lui potesse fare niente a causa di quello che il bastardo gli aveva fatto bere senza che se ne accorgesse.

Strinse i pugni in un moto di rabbia e scorse una figura sotto la sottile pioggerella....Non poteva essere lui....non ora.....

 

Robin camminava da parecchie ore quando notò il suo piccolino, era solo soletto su una panchina, aveva un'aria talmente assorta che gli dispiaceva avvicinarsi ed infastidirlo, ma voleva averlo a tutti i costi per se.

 

F-figlio...” Non gli sembrava vero che fosse proprio lui.

 

Va via” Non voleva vederlo, non ora che lo aveva deluso

 

Ma io voglio aiutarti” Voleva farlo sentire speciale, il suo bambino.

 

Dovevi farlo molto tempo prima!” Kevin a quel punto si alzò tentando di scappare dai ricordi, ma venne prontamente bloccato dalla stretta ferrea del padre.

 

Ma io ti voglio bene! Ti prego rimani con me non voglio perderti di nuovo!” Lo aveva stretto a se da dietro premendo la schiena di lui contro il suo petto e aveva appoggiato la testa sulla sua spalla.

 

Perché vieni solo ora? Perché?” Era da tanto che nessuno lo abbracciava in quel modo e il calore del suo papà era avvero piacevole, si rilassò un po' e socchiuse gli occhi.

 

Bravo così, calmo” Non gli sembrava vero, suo figlio era tra le sue braccia e si stava rilassando piano piano, si vedeva che era stanco. Si era stretto ancora un po' a lui e alzandosi piano la maschera gli aveva dato un bacio sul collo, come gli faceva da piccolo. “Non ti lascerò mai più”

 

Kevin si era sentito morire quando suo padre gli aveva posato le labbra sul collo, non lo faceva più da quando aveva tre anni “Papà.....” Si abbandonò fra le braccia dell'uomo temendo di sentire quell'abbraccio così caldo e sicuro sciogliersi.

 

Robin non ne poteva più, ora che il suo ragazzo si era appoggiato fra le braccia tolse le labbra dal suo collo e le appoggiò dove avrebbero dovuto esserci le orecchie “Mi dispiace” sul suo volto si affacciò un sorriso che aveva molto poco di sano.

 

Di cosa?” Sentì la presa dell'uomo adulto farsi più forte e si accorse di avere le braccia bloccate lungo i fianchi.

 

Lo faccio per il tuo bene!” Doveva essere suo, che lui lo volesse o no. Con un braccio gli strinse saldamente le braccia e con l'altro lo colpì violentemente alla testa facendogli perdere i sensi.

 

Ma che...?” Vide tutto nero e si accasciò fra le braccia della persona che lo abbracciava.

 

Andrà tutto bene” Questa volta il sorriso che si allargò sul suo volto era quello di un folle.

 

Si caricò il figlio sulle spalle e andò a casa fischiettando “London Bridge is falling down, falling down, falling down, London Bridge is falling down my fair ladyyy !”

 

Kevin si svegliò qualche ora dopo in un luogo buio e appena aprì gli occhi si ritrovò davanti il rosso acceso degli occhi di suo padre.

 

Mhhh..mh...mhhhmhh....Mhhhhhhhh!!!!” Si accorse con orrore che aveva la bocca bendata e non ebbe nemmeno il tempo di muoversi che sentì qualcosa stringergli i polsi e si ritrovò le mani legate dietro alla schiena.

 

Ben svegliato tesoro, hai sete?” Robin non poteva crederci, era già sveglio e non sembrava avergli fatto molto male, all'inizio temeva di averlo colpito troppo forte.

 

Mhh..mhhhh....mhmhhhmhhh??” Doveva esserci una spiegazione se Robin lo teneva chiuso nella cantina della loro villa legato e imbavagliato.

 

Ah scusa, ti ho messo il bavaglio! Sapevo che avresti urlato!” Fece per toglierli il pezzo di stoffa ma si bloccò a metà fissandolo con finto sguardo di rimprovero “Promettimi di non urlare e piangere, non voglio farti del male!”

 

Kevin semplicemente annuì e aspettò.

 

Ecco fatto” Sorrise al suo amore e gli baciò la fronte

 

Papà...cosa stai facendo?” Non capiva cosa stava succedendo e non capiva nemmeno perché.

 

Tu devi rimanere per sempre con me, nessuno deve farti del male, tu sei mio “ Il sorriso di qualche ora prima tornò sul suo viso e questa volta gli illuminò anche gli occhi, ora aveva davvero l'aria di un folle e stava spaventando Kevin.

 

M-ma che dici, nessuno mi farà del male, so proteggermi da solo”

 

No, io devo proteggerti, non l'ho fatto quando eri piccolo e lo farò ora!” Aveva parlato con foga e si era avvicinato al volto del figlio afferrandogli le braccia.

 

S-stai in-dietro....n-no..” Suo padre si era avvicinato a lui e si era alzato indietro, in un lampo capì cosa voleva suo padre. Si rivide nudo e drogato ai pedi di Mars e lui che si avvicinava sorridendo come stava facendo suo padre. Chiuse gli occhi e abbassò la testa.

 

Cosa fai?” D'un tratto si era fatto serio e si era messo a fissare il suo bimbo che si era accucciato in un angolino tutto spaventato.

 

Stammi lontano!” Sapeva cosa voleva e non aveva nessuna intenzione darglielo.

 

STUPIDO!” Robin, quando aveva visto lo sguardo di terrore sul volto di Kevin si era inginocchiato di fronte a lui con aria arrabbiata e lo aveva afferrato per lo scollo della maglia. “Cosa credevi volessi farti!”

 

Non lo so....lascia perdere...” Lo fissò perplesso ma anche visibilmente sollevato, suo padre non voleva fare sesso con lui, buona notizia, aveva un'aria molto arrabbiata, cattiva notizia.

 

Il viso di Robin alle parole del ragazzo londinese assunse un aspetto tranquillo e sorrise come se non fosse successo niente “Sciocco, non voglio farti male, lo sai! Vieni qui vicino!” Si sedette e fece segno con la mano di avvicinarsi.

 

D'accordo” Si spostò un po' più vicino a lui, anche se era ancora legato e spaventato.

 

Ti va di raccontarmi cosa è successo fra te e Mars?” Voleva farlo sentire al sicuro e protetto.

 

S-si..” Gli raccontò tutto, da quando lo aveva drogato, a quando lo aveva legato con un guinzaglio al suo letto ed infine quando lo aveva stuprato e lasciato in lacrime e sporco di sangue sul suo letto.

 

Robin aveva ascoltato tutto con gli occhi sgranati e si era ripromesso di farla pagare a quel Mars “Mi dispiace cucciolo...non avrei mai immaginato...”

 

C-come mi hai chiamato?”

 

Cucciolo! Tu sei il mio cucciolo!” Il suo piccolo dolce cucciolo. “Vuoi che la faccia pagare a Mars?” Lo disse con tono minaccioso ed un sorriso che non si rispecchiava nei suoi occhi, che erano iniettati di sangue e più rossi che mai.

 

No, lascia stare...non fargli del male” In quel momento suo padre lo stava spaventando con quello sguardo ed ebbe paura che volesse uccidere Mars.

 

Se vuoi così, va bene” Avrebbe rinunciato a tutto per quell'amore di ragazzo. “Ho qui un po' d'acqua, ti aiuto a bere” Gli alzò la maschera e appoggiò la bottiglia alle sue labbra. Il ragazzo bevve avidamente e si staccò prendendo fiato.

 

Grazie..” Ora però voleva sapere cosa voleva da lui. “Perché mi hai legato e portato qui?”

 

Sciocchino, voglio proteggerti e averti tutto per me!!”

 

Puoi slegarmi, non scappo mica.” Aveva già i muscoli pronti allo scatto.

 

Credi sia stupido? È da un quarto d'ora che fissi la porta!” Gli sorrise come si sorride ad un bambino piccolo che ti dice una cosa stupida convinto di dire una cosa intelligente.

 

T-te ne sei accorto..”

 

Tu sarai mio per sempre! Mio,mio, mio. Il mio adorato cucciolo! Mio per sempre!” Iniziò a ridere istericamente abbracciando un terrorizzato Kevin.

 

Suo padre era diventato pazzo, non riusciva a crederci, voleva tanto che fosse un brutto sogno. “Tu sei pazzo! Pazzo da legare!” Invece l'uomo continuava a ridere e a stringerlo a se convulsamente.

 

Si era fermato giusto per parlare “Si, pazzo di te cucciolo!” Aveva finalmente smesso di ridere e si era alzato “Io oggi ho il turno di pomeriggio a lavoro, torno verso ora di cena, tu stai qui io torno non ti preoccupare” Si era alzato ed era uscito.

 

Kevin era rimasto per le seguenti ore a fissare la porta con gli occhi spalancati ed il battito a mille.

Lui era tornato, gli aveva raccontato qualcosa lo aveva imboccato nonostante la sua resistenza e lo aveva accompagnati in bagno. All'inizio aveva cercato di uscire dal bagno, poi lo aveva lasciato fare. Il padre gli aveva aperto i pantaloni e abbassato le mutande, al ragazzo inglese era scappato un gemito di sorpresa e Robin si era messo a ridere promettendogli di girarsi e di non guardare. E così fece tutte le altre volte che lo accompagnava in bagno.

Spesso gli toglieva la maschera, anche per facilitargli le cose in sua assenza, era difficile bere da legati e con una maschera.

Aveva provato a slegarsi una volta ma quando credeva di aver sentito le corde allentarsi un pochino, l'uomo aveva deciso di legarlo con un paio di catene.

Andarono avanti così per una settimana, fino a quando Kevin decise di scappare.

 

Robin gli stava raccontando la giornata di lavoro ma lui non ascoltava “Quell'idiota credeva di avere ragione, invece si è fatto licenziare! Kevin....che fai?”

 

Il ragazzo fissava la porta “Uh,no niente...”

 

Il padre sospirò “Non costringermi a chiuderla a chiave!”

 

E quindi era aperta, bene! “Non preoccuparti” Gli sorrise, ma era un sorriso tirato.

 

A Robin pianse il cuore quando vide il sorriso del figlio, voleva dire che aveva intenzione di andarsene e che non voleva essere sincero con lui “Io esco a fare una commissione” Si alzò ed uscì, appoggiò la porta della cantina e sbatté quella di casa rimanendo però dentro.

 

Kevin aspettò svariati minuti prima di alzarsi, doveva essere scuro che la casa fosse vuota “Ora devo fare piano” Stava cercando di tranquillizzarsi parlando a voce alta, ma il suo cuore batteva forte.

 

Robin entrò in cucina e aprì molti cassetti.

 

Kevin salì le scale a arrivò davanti alla porta.

 

Robin trovò quello che cercava.

 

Kevin si girò con la schiena rivolta verso la porta e afferrò il pomello della porta girandolo.

 

Robin posò l'oggetto sul tavolo.

 

Kevin aprì la porta e si inginocchiò per terra.

 

Robin andò davanti alla porta.

 

Kevin si alzò e si girò.

 

E si videro.....

 

Robin aveva uno sguardo adirato ma sembrava anche tristissimo.

 

Kevin indietreggiò un po' e suo padre lo spedì ai piedi delle scale con un calcio.

 

Stai fermo e non muoverti!” Si girò urlando ed andò a prendere l'oggetto dalla cucina, entrò in cantina e si inginocchiò vicino al figlio prendendolo per i capelli.

 

Il ragazzo si ritrovò sdraiato a pancia in su. Vide suo padre avvicinarsi con qualcosa in mano, indietreggiò un po' cercando di alzarsi ma venne preceduto dall'uomo più anziano che lo afferrò per i capelli.

Gli avvicinò l'oggetto agli occhi e sorrise...era...era.... “Un coltello?”

 

Esatto Kevin..” Robin lo guardò seriamente negli occhi,gli tolse le catene e gli afferrò una mano mettendosela in grembo.

 

A quelle parole il giovane Mask si spaventò: era la prima volta da quando si erano incontrati che lo chiamava per nome. Quando si mise la mano in grembo lo terrorizzò e lui cercò di allontanarsi.

L'uomo però non allentava la presa “Allontanati!”

 

No, sta giù.” Gli prese la mano e gli appoggiò una gamba sul petto e una sulla vita bloccandogli le gambe.

 

Kevin si dimenò e cercò di colpirlo, lui però non mollava la presa, doveva punirlo per aver tradito la sua fiducia.

 

Il ragazzo continuò disperatamente a tentare di liberarsi, poi arrivò il dolore.....per un attimo non sentì più niente, poi solo un dolore lancinante alla mano. Iniziò ad urlare ed il padre lo lasciò andare, accovacciandosi notò che aveva la camicia bianca imbrattata di sangue. Si guardò la mano sinistra, era completamente sporca del sangue che scendeva a fiotti dal moncone del suo mignolo. Poco più in là ne vedeva l'appendice, sentì le lacrime pungergli gli occhi, ma le ricacciò indietro. “Cosa...cosa mi hai fatto...pa-pa-papà...”
Suo padre gli aveva tagliato un dito e ora lo stava guardando con aria dispiaciuta, gli si rivoltò lo stomaco e si avventò sull'uomo cercando di colpirlo con la mano sana. Lui però lo bloccò a terra e lo mise a pancia in su.

 

Perché mi costringi a farti del male, perché??” Bloccò il tentativo di ribellarsi del suo ragazzo e gli si sedette sullo stomaco, gli stese il braccio sinistro lungo i fianchi e glielo bloccò con le ginocchia, poi prese la mano destra, quella sana.

 

No..non farlo...noooo!” Kevin era più terrorizzato che mai e cercava disperatamente di allontanarsi.

 

Devo impedire di farti andare via!” Questa volta fece un lavoro più preciso, calò più forte che poteva il coltello sull'indice e l'anulare del figlio e li tranciò di netto. Per il mignolo aveva fatto un lavoro malfatto, il moncone era irregolare, ma non troppo così decise di lasciarlo stare.

Notò che il suo bimbo stava piangendo a dirotto e cercava disperatamente di toglierli il braccio dalle mani, urlando e supplicandolo, gli sorrise e lo accarezzò con la mano libera.

 

Ti prego basta! Lasciamo stare, smettila! Mi fai male! Ti prego papà, non tenterò più di scappare, te lo giuro! Basta!!” Kevin aveva la maschera rigata di lacrime e sentiva tutto ovattato intorno a se, suo padre lo stava accarezzando e gli sorrideva stringendogli più forte che mai la mano sanguinante e piena di dolore.

 

Scusa, vai...” Gli lasciò il braccio e si alzò, lo vide accucciarsi in un angolo e portarsi le mani in grembo in un tentativo di far fermare il sangue. Continuava a piangere a dirotto e a gemere come un bambino e Robin si allontanò salendo al piano terra.


Kevin vide i suo papà salire le scale e gemette più forte premendosi le ginocchia sulle mani.

 

Robin tornò poco dopo con una scatoletta del pronto soccorso e il volto rilassato. Si sedette vicino al figlio e gli prese la testa fra le mani poggiandogliela sulle gambe. Il ragazzo non oppose resistenza e si abbandonò sulle gambe dell'uomo continuando a piangere, questa volta in silenzio e trattenendo i singhiozzi.

 

Bravo bambino, continua così, devo solo disinfettare e mettere le bende” Parlava con tono dolce e paterno, ora lo avrebbe curato e sarebbe tutto tornato a posto. Era sicuro che non sarebbe più scappato!

 

Mi -mi hai mozzato e dita...” Lo aveva appena sussurrato, ma nella sua mente lo urlava insieme ad un enorme -Perché??-

 

Dovevo, ora non scapperai più....i bambini cattivi vanno sempre punti, lo sai” Gli sorrideva ed intanto gli curava i tre monconi che gli erano rimasti dove prima c'erano le altre dita. Ben presto il ferito si addormentò cullato dalle dolci parole del padre e dal suo calore.

 

Robin osservò quel capolavoro della natura mentre dormiva, il suo capolavoro, il suo piccolo dolce capolavoro. A lavoro finito, portò un po' di ammoniaca giù e pulì il pavimento dal sangue, non era un bello spettacolo e poteva turbare il suo bambino. Finì in un'oretta e riportò tutto al piano di sopra. Forse, se il suo bimbo si fosse comportato bene, gli avrebbe permesso di salire al piano di sopra e quando fosse riuscito a rieducarlo e ad impedirgli di scappare sarebbero anche riusciti ad uscire insieme.

Tolse ad entrambi la maschera e si stese insieme a lui sul letto che aveva portato in cantina. Aveva allestito la stanza come una camera, aveva portato giù il lettone che una volta condivideva con sua moglie, un tappeto e un tavolino con tre sedie. Prima dell'arrivo del figlio aveva ridipinto tutto, ora le pareti erano di un bellissimo azzurro nuvola. Aveva avuto un po' di problemi con il bagno, gli era toccato spiegare all'idraulico perché mai un uomo solo avesse voluto un bagno in cantina, quando in casa ne aveva già due. Lo aveva liquidato con una scusa banale che aveva anche dimenticato.

Rimasero tutta la notte a dormire insieme.

 

Verso l'alba Kevin si svegliò, si sentiva ancora le mani pulsare e solo dopo averle mosse si ricordò della mancanza delle dita e sentì la bile salirgli in gola. Suo padre doveva avergli dato qualcosa, perché si sentiva un po' intontito e i monconi delle dita gli pulsavano appena mentre la sera prima gli era sembrato di essere precipitato all'inferno.

Non poteva credere che suo padre fosse impazzito fino al punto di mutilargli le mani, appena imprigionato aveva sperato fosse solo un brutto sogno o che si stesse sbagliando. Ma quando suo padre si era messo un attimo prima a guardarlo con gli occhi iniettati di sangue e il secondo dopo era scoppiato a ridere istericamente aveva capito che era sveglio e che suo padre era davvero un folle. Ma era stato travolto dall'orrore quando era arrivato a mozzargli tre dita.

Sarebbe voluto correre via...ma per cosa?? Per tornare in mezzo alla strada tra odio e disperazione......lì aveva il suo papà, che lo avrebbe amato e protetto e che, se non lo avesse più fatto arrabbiare, non gli avrebbe più fatto del male.

 

Robin aprì gli occhi e si trovò i capelli del suo amore in faccia, avevano un buon profumo. Un ottimo risveglio. Il piccolo era steso a pancia all'aria mentre lui era coricato su un fianco e gli cingeva la vita con le braccia, si accorse che era sveglio e gli baciò il collo mordicchiandolo dolcemente.

 

Papà! Sei sveglio...” Soffocò a stento un singulto quando Robin gli iniziò a mordicchiare il collo.

 

Buon mattino cucciolo!” Durante la notte gli aveva allacciato le gambe intorno ad una delle sue e adesso l'aveva avvicinata di più a se. “Hanno un buon profumo i tuoi capelli!” affondò il volto in quel mare biondo-verde ed inspirò profondamente.

 

G-grazie.....papà......se-se mi comporterò bene...tu...non mi farai più del male...vero?” Suo padre si soffermò a guardargli le mani e si fece triste.

 

Cucciolo sei tu che mi hai costretto a farlo, io non voglio che tu soffra, ma devi anche essere punito” Sorrise e riprese a mordergli il collo.

 

Ti voglio bene pà!” Gli voleva davvero bene, si sentiva che tutto sarebbe andato meglio.

 

Anche io te ne voglio cucciolo!” Ora sarebbe stato al sicuro, niente avrebbe più potuto nuocerli.

Sul suo viso si accese di nuovo un sorriso folle e Robin aggiunse a bassa voce “Si mio, mio per sempre

 

  
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