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Autore: Stella Di Mezzanotte    13/02/2012    6 recensioni
Una marchesina e un garzone, due maghi, due Auror, un amore. Il giorno di San Valentino può essere passato nel più semplice dei modi ma essere qualcosa di speciale! [Fanfiction partecipante all'iniziativa “Aurors In Loves” organizzato dal gruppo di FB “Cercando chi dà la roba alla Rowling” (Team Harry/Hermione)]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                    Buon San Valentino, Hermione!

 

 

Fanfiction partecipante all'iniziativa “Aurors In Loves” organizzato dal gruppo di FB
“Cercando chi dà la roba alla Rowling” (Team Harry/Hermione)
Dedicata a: ELA_CHAN

 

 

 

 

Londra
14 Febbraio, 1890

 

 

 

Era una giornata piovosa, come sempre in quel di Londra. Hermione alzò il viso verso il cielo e si fece bagnare da qualche goccia di pioggia. Respirò a pieni polmoni l’odore della terra bagnata e ammirò le gocce d’acqua, che scendevano sull’erba curata del giardino. Il verde le era sempre piaciuto, ma dopo aver visto i suoi occhi era diventato il suo colore preferito. Arrossì leggermente al pensiero di rivederlo di nuovo. Oggi era San Valentino e si era messa all’opera con Doris, fin dal giorno prima, per prepare dei cioccolattini per lui. La sua domestica era l’unica a sapere della sua simpatia per quel bambino con una strana cicatrice, a forma di saetta, sulla fronte. Le aveva fatto promettere di non dire nulla alla madre, perché se lo fosse venuta a sapere non ne sarebbe rimasta contenta. Di certo la sua bambina doveva frequentare solo gente del suo rango e non un semplice garzone. Harry Potter non era solo questo però, almeno non per lei. Soffriva ogni volta che pensava alle cattiverie che subiva dai conti Dursley. Quella famiglia non aveva nessuna pietà del nipote. Sua madre Lily, bellissima donna dai fluenti capelli rossi e magnetici occhi verdi, si era innamorata di un contadino di nome James e da allora la sua famiglia l’aveva allontanata e disprezzata. Dopo la loro tragica morte, avvenuta in circostante misteriose, Harry era stato cresciuto dalla zia Petunia, che aveva deciso di sposare il borioso conte Dursley. Quando aveva raggiunto un età, secondo loro adeguata, lo avevano messo alla stregua di un servo. Le mansioni di quel povero ragazzo erano pulire la casa, mantenere pulito il giardino della tenuta, prendersi cura dei cavalli e soprattutto sottostare ai soprusi del cugino. Per fortuna la notizia che doveva dargli, gli avrebbe cambiato la vita. Fin da bambina sapeva di essere in qualche modo diversa dalle sue coetanee. Le capitava di sollevare degli oggetti di qualche centimetro, con la sola forza del pensiero e di certo questo non era normale. Una volta aveva racchiuso una matita nella mano e quando l’aveva riaperta era venuta fuori una coccinella. Dapprima spaventata si era quasi rassegnata a questo genere di eventi, che per fortuna capitavano saltuariamente, fino a quando due strani signori le erano apparsi all’improvviso. Era un pomeriggio piuttosto tranquillo e lei stava ripassando alcuni compiti, assegnatogli dal suo maestro, quando una folata di vento, proveniente dalla finestra socchiusa della sua stanza, la fece rabbrividire. Fece scivolare Grattastinchi dalle sue gambe e distrattamente si avvicinò all’imposta, per chiuderla. Fu in quel momento che li vide: due signori molto alti e diversi tra loro. Uno sembrava un gigante, con degli enormi baffi e un espressione divertita, mentre l’altro era molto più magro, con una lunga barba bianca e l’espressione bonaria.

 

<< Signorina Granger non abbia paura di noi. >> disse il signore con la barba bianca.

Si accorse che nonostante la sorpresa, non aveva paura.

<< Lasci che mi presenti. Io sono Albus Silente, mentre il mio amico si chiama Hagrid. Siamo venuti qui a disturbarti solo per qualche attimo. Ti devo consegnare questa lettera. >>

Con un sorriso le allungò una busta bianca che lei prese, indecisa. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu osservare alternativamete loro e la busta, senza però fiatare.

<< Albus guarda com’è spaventata. >> disse Hagrid con una sonora risata, che le sembrò causare quasi un terremoto.

<< Bisogna comprenderla, Hagrid. Pensa alle urla spaventate della signorina prima di lei. Direi che mantiene il controllo in modo eccellente, ma non sono affatto sorpreso di questo. Adesso togliamo il disturbo. Oh, come sono sbadato! Dovreste consegnare, per favore, questa lettera al signor Potter. >>

Anche Harry aveva ricevuto una lettera? E perché la dava a lei e non a lui direttamente?
Prese anche l’altra lettera, che stavolta il gigante le porgeva.

<< L’abbiamo spaventata abbastanza, andiamo Hagrid. Signorina Granger arrivederci. >>

Entrambi con suo sommo stupore si avvicinarono alla finestra, ma prima di sparire di nuovo, Silente si voltò di nuovo a guardarla.

<< Hogwarts sta per guadagnare due grandi maghi, che rimarranno nella storia del mondo magico. >> le disse enigmatico, strizzandole un occhio.

 

Ricordava ancora la confusione che regnò a lungo nella sua testa. Non sapeva se stava sognando o meno, eppure tutte quelle stelline luccicanti, che riempivano l’ambiente, sembravano davvero qualcosa di magico. Dopo aver letto la busta, dove la si invitava ad andare nella scuola per maghi di Hogwarts, un sorriso le nacque sulle labbra. Lei non era strana, lei era una strega e sapere che anche Harry l’avrebbe seguita le riempiva il cuore di gioia.

<< Marchesina! >>

Hermione si girò e vide Doris correrle incontro.

<< Marchesina, cosa fa qui fuori. Prenderà freddo! >>

<< Non preoccuparti Doris, piuttosto quando possiamo andare? >>

<< Oh Hermione, lei mi farà passare i guai! >>

<< No, te l’ho già detto, faremo presto. Ti prego Doris. >> disse in un lamento di supplica.

La sua domestica agitò una mano e la invitò di nuovo ad entrare. Dieci minuti dopo erano in strada, diretti alla tenuta dei Dursley.

<< Fortuna che ha smesso di piovere. Guardate cosa mi fate fare! >>

<< Foza Doris! Ricordi cosa devi dire a quell’antipatica di Petunia Dursley? >>

<< Certo, ma questa sarà la decima volta che andiamo da loro con questa scusa! Non avranno più dove mettere i fiori! >>

Hermione rise e tirò il braccio di quella donna meravigliosa, senza la quale non avrebbe potuto passare nemmeno qualche minuto in compagnia di Harry. Ogni volta portavano dei fiori dal loro giardino, facendo finta che fosse la madre a mandarglieli. Era noto a tutti, di come la signora Granger fosse innamorata dei fiori e nel suo giardino ce ne erano tanti di diverso genere. Petunia li ammirava, ogni qual volta che andava a trovare sua madre, così lei aveva trovato un ottima scusa.
Da lontano vide Harry, con i capelli bagnati di pioggia, mentre con un accetta rompeva dei grossi tronchi d’albero. Di certo, con quel freddo, il povero Dudley sentiva freddo e i genitori avevano mandato il nipote per prendere la legna da mettere nel camino. Spesso era capitato ed Harry doveva essere lì da un po’, perché aveva i capelli grondanti d’acqua, nonostante avesse smesso di piovere già da alcuni minuti. Ignorando i battiti del suo cuore, che avevano cominciato ad andare sempre più veloci, si staccò dal braccio di Doris e gli andò incontro.

<< Harry! >>

Lui le sorrise e mise a terra l’accetta.

<< Hermione, sei venuta a trovarmi? >>

<< Sì, certo. >> disse, fermandosi davanti a lui.

<<Harry, guarda come sono bagnati i tuoi capelli e tuoi vestiti! >>

Lui scrollò le spalle e starnutì subito dopo. Gli occhiali erano appannati dalle gocce di pioggia. Lei glieli prese e cercò di pulirli sul suo vestito. Poi si tolse la mantella nera e gliela mise sulle spalle.

<< Non dovresti permettergli di trattarti in questo modo. >> disse con il suo solito tono saccente.

Gli mise gli occhiali e lui le regalò un bellissimo sorriso.

<< Cosa dovrei fare? Comunque non parliamo di loro, so che abbiamo poco tempo, come sempre. >>

<< Sì, come sempre. Ti devo dare una cosa importante. >>

Gli sorrise e gli diede la busta bianca che avrebbe cambiato il suo futuro.

<< Cos’è? >>

<< Non posso dirtelo. Leggila e anche se ti sembrerà assurdo è tutto vero. >>

Lui fece per aprirla, ma lei mise la sua mano sulla sua per fermarlo.

<< Non ora, non c’è tempo. Sono venuta qui anche per darti questi. >>

Gli allungò una busta di cartone che teneva nella mano libera e lui la guardò con curiosità.

<< Sei in vena di regali oggi, Herm. >>

Non l’avrebbe mai ammesso davanti a lui, ma quel nomignolo le piaceva.

<< Vieni, sediamoci al solito posto. >>

Raggiunsero le due altalene dall’altra parte della casa, ma prima che lei si potesse sedere asciugò con la manica della sua maglia la sua seggiola, perché era bagnata. Sussurrò un timido “ grazie “ mentre si sedeva e vedeva fare lo stesso a lui, che non si curò di asciugare la sua altalena.

<< Cosa c’è dentro questa busta?  Wow, grazie! Non mangio cioccolato da mesi! >>

Mangiò un cioccolattino dopo l’altro e lei l’ osservò con un sorriso sereno. Stava bene insieme a lui e avrebbe voluto godere della sua compagnia molto più spesso.

<< Questi cioccolattini sono buonissimi, Hermione. Li hai fatti tu? >>

<< Non da sola, sono stata aiutata da Doris. >>

<< Beh, grazie. >> si avvicinò e le dette un bacio sulla guancia. Lei si morse il labbro e abbassò il viso per non fargli notare il suo rossore, ma a giudicare dalla risatina da parte del giovane l’aveva già notato.

<< Sei bella quando arrossisci, Hermione. >>

Sollevò il viso di scatto e lo vide osservarla con affetto.

<< Sei la mia migliore amica, non saprei cosa fare senza di te. >>

<< Oh Harry! >>

Si avvicinò a lui con slancio e lo abbracciò, rischiando di farlo cadere dall’altalena.

<< Buon San Valentino, Harry. >> disse talmente piano che lui di sicuro non la udì.

Dapprima sorpreso, sentì le sue braccia ricambiare l’abbraccio e stringerla con forza. In quel momento era felice. Sapeva che qualsiasi cosa fosse accaduta, loro sarebbero rimasti sempre Harry e Hermione e nessuno avrebbe mai potuto dividerli.

 

 

 

 

 

Hogwarts
14 Febbraio, 1900

 

 

 

Il cielo era terso, pulito, senza nuvole. Affacciata dalla finestra del dormitorio femminile, osservava alcuni gufi che stavano planando verso la guferia, tra essi c’era Edvige, l’angelo bianco di Harry. Povera creatura… aveva fatto decine di viaggi in quelle poche ore. Di sicuro tutte le ammiratrici di Harry non si lasciavano scappare quell’occasione, soprattutto quelle del Ministero. Lei e il suo migliore amico erano i migliori Auror e il ministro della magia li aveva mandati a Hogwarts per scovare dei mangiamorte, che avevano minacciato la scuola. Ora che il Signore Oscuro non c’era più e la maggior parte di loro si trovava ad Azkaban, la prigione dei maghi, quelli rimasti tentavano di seminare morte e distruzione. Naturalmente il loro lavoro di squadra aveva funzionato. Avevano trovato i mangiamorte e li avevano arrestati. Adesso rimaneva la parte noiosa, almeno per Harry, ovvero occuparsi di documenti e roba via. Così si trovava ancora nella sua ex scuola, il giorno di San Valentino. Forse era un bene, almeno per lei, in quanto senza più un fidanzato sarebbe rimasta a deprimersi guardando film d’amore e ingozzarsi di cioccolato, accocolata sul divano in compagnia del vecchio Grattastinchi.

<< Hermione? Cosa fai ancora qui? >>

Si voltò e incontrò due occhi verdi e accusatori.

<< Non sei stata carina a lasciarmi da solo a firmare documenti su documenti, sai? >>

<< Scusa, devo aver perso la nozione del tempo. >>

<< Tranquilla, ti rifarai dopo con il Ministro. Parlerai tu con lui. >>

Hermione alzò gli occhi al cielo, sorridendo mesta.

<< D’accordo. >>

Anche lui si affacciò dalla finestra e vide Edvige uscire di nuovo dalla guferia.

<< Oh no! Devo dire ad Edvige di non uscire più! Non voglio altre lettere d’amore o cioccolattini! >>

Risero entrambi e poi si appoggiò alla sua spalla, mentre lui le cingeva la vita.

<< Non sei contento delle donne che ti fanno dei cioccolattini? >>

<< No, quando l’unica che vorrei che me li facesse non li fa. >>

Una punta di fastidio si fece largo in lei, ma cercò di mandarla via. Questi anni si erano susseguiti velocemente, in un caleidoscopio di emozioni e turbamenti. Harry era sempre stato irraggiungibile per lei e aveva dirottato su Ronald Weasley il suo interesse, che altro non era che paura di rimanere da sola e perdere un ragazzo che nel bene e nel male era stato vicino a lei, quasi quanto Harry. Si era però stancata di quell’amore surrogato e aveva preferito continuare la sua vita da sola. Aveva il suo lavoro, aveva Harry e Grattastichi. Non le serviva altro…

<< Potresti farli tu a lei. >> disse distrattamente, mentre si allontanava dal suo corpo rassicurante e lo guardava in viso. Aveva un sorriso enigmatico, quello che l’aveva sempre fatta impazzire. Non solo a lei però faceva quest’effetto. Harry non aveva avuto molte ragazze, ma una sembrava averlo colpito più del dovuto. Forse perché era rossa? Lei si era sempre immaginata, stupidamente, che mai nessuna ragazza sarebbe stata il meglio per lui se non lei. Certo, questa era una visione paradossalmente presuntuosa, cosa che lei non era affatto, ma fin dal principio, quando i loro occhi si erano incontrati la prima volta, lei aveva sentito quel ragazzo come suo. Folle certo, Harry le voleva bene come un amica o una sorella, ma questo non aveva fermato i suoi sentimenti che, implacabili, l’avevano accompagnata per tutto quel tempo. C’erano volte in cui credeva che il tempo l’avrebbe aiutata a considerare Harry esclusivamente come un fratello, ma la realtà era molto diversa dalla sua immaginazione.

<< E’ quello che ho fatto. >>

<< Allora perché non glieli dai? >>

<< D’accordo. >>

La prese per mano e la fece uscire dal dormitorio. Naturalmente aveva incantato le scale, come faceva sempre quando ancora erano studenti e aveva bisogno del suo aiuto.

<< Harry, dove mi stai portando? >>

Lui le sorrise in risposta e strinse le dita attorno alle sue. Le piaceva quel gesto, ogni volta che succedeva. Si fermarono davanti la stanza delle necessità e dopo pochi secondi entrarono. Si bloccò per la sorpresa e sgranò gli occhi, quando riconobbe lo stesso angolo di prato, con la grande quercia e le due altalene. Le sembrò di tornare indietro nel tempo, quando lei aveva dato i cioccolattini e la busta al suo migliore amico.

<< Harry, cosa… >>

<< Per una volta desideravo stupirti. Non è cosa facile per Hermione Granger. La mia Hermione Granger. >>

Le regalò una lunga occhiata che non riuscì a definire. Preferì quindi rimanere in silenzio e continuare ad osservarlo. Si sedette su un’altalena e le fece cenno di prendere posto in quella accanto. Lo accontentò con titubanza e di nuovo attese.

<< Ricordi l’ultima volta che siamo stati qui? >>

Fece cenno all’ambiente circostante e lei annuì leggermente, cercando di celare la sua emozione crescente.

<< La mia vita era orribile. Pensavo di essere destinato a pulire la casa dei miei zii per sempre. Invece, in un giorno come un altro, sei comparsa tu. Una bella bimba curiosa, dai capelli lunghi e ribelli, che mi osservava mentre tagliavo l’erba. >>

Era vero, quella era stata la prima volta che l’aveva visto. Era di ritorno da una passeggiata con Doris e lungo la strada si era fermata per guardarlo. C’era qualcosa in lui che l’attirava, ma non sapeva che cosa.

<< Te la sei data a gambe quando ti ho colta in flagrante! >>

Rise e lui le strinse un braccio sul collo e l’avvicinò a lui.

<< Sei stata la cosa migliore che potesse capitarmi. La tua amicizia, quella tua aria da saputella e soprattutto il tuo sorriso mi hanno fatto compagnia in quei lunghi giorni senza fine. Quel San Valentino non lo dimenticherò mai, non solo perché mi hai dato la lettera che attestava che ero un mago, ma perché sei stata la prima persona che mi ha fatto sentire importante. >>

<< Solo perché ti ho regalato dei cioccolattini? >> mugugnò con il viso nascosto sul suo petto.

<< No Herm, non solo. Tutto quello che facevi per me, come sgridarmi se prendevo freddo oppure a incitarmi di stare attento quando tagliavo la legna. E’ quello che hai sempre fatto, prenderti cura di me. Fin dal primo momento che ti ho vista ho sentito una forte affinità, qualcosa di unico che ci legava. In questi anni ti ho sempre data per scontata, ma ho capito di essere stato uno stupido. >>

L’allontanò da se e la guardò negli occhi.

<< Ti ho sempre considerata qualcosa di troppo grande per me e soprattutto sacro, ma ho capito che non c’è altro posto dove devo stare, ovvero al tuo fianco. >>

Non le dette il tempo di dire nulla e le allungò un pacchetto. Al suo interno c’erano dei cioccolattini, dai contorni grossolani. Sorrise, doveva averli fatti lui.

<< Harry, tu sei sempre al mio fianco. >>

Non voleva illudersi, cosa voleva dirle esattamente? Harry sembrò leggerle nella mente perché le tolse il pacchetto dalle mani e le strinse nelle sue.

<< Ti amo Hermione Granger e voglio stare con te, per sempre. >>

Gli occhi le si inumidirono e proprio come dieci anni prima, si allacciò al suo collo, facendolo sbilanciare all’indietro.

<< Ti amo anch’io, Harry. >>

Lui la strinse forte come allora e si scostò per fare incontrare le loro labbra.

<< Questo l’avrei voluto fare anche quel 14 Febbraio del 1890, insieme ad un'altra cosa. >>

<< Cosa? >>

<< Buon San Valentino, Hermione! >>

 



  
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