Fanfiction
partecipante all'iniziativa
“Aurors In Loves” organizzato dal gruppo di FB
“Cercando chi dà la roba alla Rowling”
(Team Harry/Hermione)
Dedicata a: ELA_CHAN
Londra
14 Febbraio, 1890
Era
una giornata piovosa, come sempre in quel
di Londra. Hermione alzò il viso verso il cielo e si fece
bagnare da qualche
goccia di pioggia. Respirò a pieni polmoni l’odore
della terra bagnata e ammirò
le gocce d’acqua, che scendevano sull’erba curata
del giardino. Il verde le era
sempre piaciuto, ma dopo aver visto i suoi occhi era diventato il suo
colore
preferito. Arrossì leggermente al pensiero di rivederlo di
nuovo. Oggi era San
Valentino e si era messa all’opera con Doris, fin dal giorno
prima, per prepare
dei cioccolattini per lui. La sua domestica era l’unica a
sapere della sua
simpatia per quel bambino con una strana cicatrice, a forma di saetta,
sulla
fronte. Le aveva fatto promettere di non dire nulla alla madre,
perché se lo
fosse venuta a sapere non ne sarebbe rimasta contenta. Di certo la sua
bambina
doveva frequentare solo gente del suo rango e non un semplice garzone.
Harry
Potter non era solo questo però, almeno non per lei.
Soffriva ogni volta che
pensava alle cattiverie che subiva dai conti Dursley. Quella famiglia
non aveva
nessuna pietà del nipote. Sua madre Lily, bellissima donna
dai fluenti capelli
rossi e magnetici occhi verdi, si era innamorata di un contadino di
nome James
e da allora la sua famiglia l’aveva allontanata e
disprezzata. Dopo la loro
tragica morte, avvenuta in circostante misteriose, Harry era stato
cresciuto
dalla zia Petunia, che aveva deciso di sposare il borioso conte
Dursley. Quando
aveva raggiunto un età, secondo loro adeguata, lo avevano
messo alla stregua di
un servo. Le mansioni di quel povero ragazzo erano pulire la casa,
mantenere
pulito il giardino della tenuta, prendersi cura dei cavalli e
soprattutto
sottostare ai soprusi del cugino. Per fortuna la notizia che doveva
dargli, gli
avrebbe cambiato la vita. Fin da bambina sapeva di essere in qualche
modo
diversa dalle sue coetanee. Le capitava di sollevare degli oggetti di
qualche
centimetro, con la sola forza del pensiero e di certo questo non era
normale.
Una volta aveva racchiuso una matita nella mano e quando
l’aveva riaperta era
venuta fuori una coccinella. Dapprima spaventata si era quasi
rassegnata a
questo genere di eventi, che per fortuna capitavano saltuariamente,
fino a
quando due strani signori le erano apparsi all’improvviso.
Era un pomeriggio
piuttosto tranquillo e lei stava ripassando alcuni compiti,
assegnatogli dal
suo maestro, quando una folata di vento, proveniente dalla finestra
socchiusa
della sua stanza, la fece rabbrividire. Fece scivolare Grattastinchi
dalle sue
gambe e distrattamente si avvicinò all’imposta,
per chiuderla. Fu in quel momento
che li vide: due signori molto alti e diversi tra loro. Uno sembrava un
gigante, con degli enormi baffi e un espressione divertita, mentre
l’altro era molto
più magro, con una lunga barba bianca e
l’espressione bonaria.
<<
Signorina Granger non abbia paura di noi. >> disse il
signore con la
barba bianca.
Si
accorse che nonostante la sorpresa, non aveva paura.
<<
Lasci che mi presenti. Io sono Albus Silente, mentre il mio amico si
chiama
Hagrid. Siamo venuti qui a disturbarti solo per qualche attimo. Ti devo
consegnare questa lettera. >>
Con
un sorriso le allungò una busta bianca che lei prese,
indecisa. Avrebbe voluto
dire qualcosa, ma l’unica cosa che riuscì a fare
fu osservare alternativamete
loro e la busta, senza però fiatare.
<<
Albus guarda com’è spaventata. >>
disse Hagrid con una sonora risata, che
le sembrò causare quasi un terremoto.
<<
Bisogna comprenderla, Hagrid. Pensa alle urla spaventate della
signorina prima
di lei. Direi che mantiene il controllo in modo eccellente, ma non sono
affatto
sorpreso di questo. Adesso togliamo il disturbo. Oh, come sono sbadato!
Dovreste consegnare, per favore, questa lettera al signor Potter.
>>
Anche
Harry aveva ricevuto una lettera? E perché la dava a lei e
non a lui
direttamente?
Prese anche l’altra lettera, che stavolta il gigante le
porgeva.
<<
L’abbiamo spaventata abbastanza, andiamo Hagrid. Signorina
Granger arrivederci.
>>
Entrambi
con suo sommo stupore si avvicinarono alla finestra, ma prima di
sparire di
nuovo, Silente si voltò di nuovo a guardarla.
<<
Hogwarts sta per guadagnare due grandi maghi, che rimarranno nella
storia del
mondo magico. >> le disse enigmatico, strizzandole un
occhio.
Ricordava
ancora la confusione che regnò a
lungo nella sua testa. Non sapeva se stava sognando o meno, eppure
tutte quelle
stelline luccicanti, che riempivano l’ambiente, sembravano
davvero qualcosa di
magico. Dopo aver letto la busta, dove la si invitava ad andare nella
scuola
per maghi di Hogwarts, un sorriso le nacque sulle labbra. Lei non era
strana,
lei era una strega e sapere che anche Harry l’avrebbe seguita
le riempiva il
cuore di gioia.
<<
Marchesina! >>
Hermione
si girò e vide Doris correrle
incontro.
<<
Marchesina, cosa fa qui fuori.
Prenderà freddo! >>
<<
Non preoccuparti Doris, piuttosto
quando possiamo andare? >>
<<
Oh Hermione, lei mi farà passare i
guai! >>
<<
No, te l’ho già detto, faremo presto.
Ti prego Doris. >> disse in un lamento di supplica.
La
sua domestica agitò una mano e la invitò di
nuovo ad entrare. Dieci minuti dopo erano in strada, diretti alla
tenuta dei
Dursley.
<<
Fortuna che ha smesso di piovere.
Guardate cosa mi fate fare! >>
<<
Foza Doris! Ricordi cosa devi dire a
quell’antipatica di Petunia Dursley? >>
<<
Certo, ma questa sarà la decima volta
che andiamo da loro con questa scusa! Non avranno più dove
mettere i fiori!
>>
Hermione
rise e tirò il braccio di quella donna
meravigliosa, senza la quale non avrebbe potuto passare nemmeno qualche
minuto
in compagnia di Harry. Ogni volta portavano dei fiori dal loro
giardino,
facendo finta che fosse la madre a mandarglieli. Era noto a tutti, di
come la
signora Granger fosse innamorata dei fiori e nel suo giardino ce ne
erano tanti
di diverso genere. Petunia li ammirava, ogni qual volta che andava a
trovare
sua madre, così lei aveva trovato un ottima scusa.
Da lontano vide Harry, con i capelli bagnati di pioggia, mentre con un
accetta
rompeva dei grossi tronchi d’albero. Di certo, con quel
freddo, il povero Dudley sentiva
freddo e i
genitori avevano mandato il nipote per prendere la legna da mettere nel
camino.
Spesso era capitato ed Harry doveva essere lì da un
po’, perché aveva i capelli
grondanti d’acqua, nonostante avesse smesso di piovere
già da alcuni minuti. Ignorando
i battiti del suo cuore, che avevano cominciato ad andare sempre
più veloci, si
staccò dal braccio di Doris e gli andò incontro.
<<
Harry! >>
Lui
le sorrise e mise a terra l’accetta.
<<
Hermione, sei venuta a trovarmi?
>>
<<
Sì, certo. >> disse, fermandosi
davanti a lui.
<<Harry,
guarda come sono bagnati i tuoi
capelli e tuoi vestiti! >>
Lui
scrollò le spalle e starnutì subito dopo.
Gli occhiali erano appannati dalle gocce di pioggia. Lei glieli prese e
cercò
di pulirli sul suo vestito. Poi si tolse la mantella nera e gliela mise
sulle
spalle.
<<
Non dovresti permettergli di trattarti
in questo modo. >> disse con il suo solito tono saccente.
Gli
mise gli occhiali e lui le regalò un
bellissimo sorriso.
<<
Cosa dovrei fare? Comunque non
parliamo di loro, so che abbiamo poco tempo, come sempre.
>>
<<
Sì, come sempre. Ti devo dare una cosa
importante. >>
Gli
sorrise e gli diede la busta bianca che
avrebbe cambiato il suo futuro.
<<
Cos’è? >>
<<
Non posso dirtelo. Leggila e anche se
ti sembrerà assurdo è tutto vero. >>
Lui
fece per aprirla, ma lei mise la sua mano
sulla sua per fermarlo.
<<
Non ora, non c’è tempo. Sono venuta
qui anche per darti questi. >>
Gli
allungò una busta di cartone che teneva
nella mano libera e lui la guardò con curiosità.
<<
Sei in vena di regali oggi, Herm.
>>
Non
l’avrebbe mai ammesso davanti a lui, ma
quel nomignolo le piaceva.
<<
Vieni, sediamoci al solito posto.
>>
Raggiunsero
le due altalene dall’altra parte
della casa, ma prima che lei si potesse sedere asciugò con
la manica della sua
maglia la sua seggiola, perché era bagnata.
Sussurrò un timido “ grazie “
mentre si sedeva e vedeva fare lo stesso a lui, che non si
curò di asciugare la
sua altalena.
<<
Cosa c’è dentro questa busta?
Wow, grazie! Non mangio cioccolato da mesi!
>>
Mangiò
un cioccolattino dopo l’altro e lei l’
osservò
con un sorriso sereno. Stava bene insieme a lui e avrebbe voluto godere
della
sua compagnia molto più spesso.
<<
Questi cioccolattini sono buonissimi,
Hermione. Li hai fatti tu? >>
<<
Non da sola, sono stata aiutata da
Doris. >>
<<
Beh, grazie. >> si avvicinò e le
dette un bacio sulla guancia. Lei si morse il labbro e
abbassò il viso per non
fargli notare il suo rossore, ma a giudicare dalla risatina da parte
del
giovane l’aveva già notato.
<<
Sei bella quando arrossisci, Hermione.
>>
Sollevò
il viso di scatto e lo vide osservarla
con affetto.
<<
Sei la mia migliore amica, non saprei
cosa fare senza di te. >>
<<
Oh Harry! >>
Si
avvicinò a lui con slancio e lo abbracciò,
rischiando di farlo cadere dall’altalena.
<<
Buon San Valentino, Harry. >>
disse talmente piano che lui di sicuro non la udì.
Dapprima
sorpreso, sentì le sue braccia
ricambiare l’abbraccio e stringerla con forza. In quel
momento era felice. Sapeva
che qualsiasi cosa fosse accaduta, loro sarebbero rimasti sempre Harry
e
Hermione e nessuno avrebbe mai potuto dividerli.
Hogwarts
14 Febbraio, 1900
Il
cielo era terso, pulito, senza nuvole. Affacciata
dalla finestra del dormitorio femminile, osservava alcuni gufi che
stavano
planando verso la guferia, tra essi c’era Edvige,
l’angelo bianco di Harry. Povera
creatura… aveva fatto decine di viaggi in quelle poche ore.
Di sicuro tutte le
ammiratrici di Harry non si lasciavano scappare
quell’occasione, soprattutto
quelle del Ministero. Lei e il suo migliore amico erano i migliori
Auror e il
ministro della magia li aveva mandati a Hogwarts per scovare dei
mangiamorte,
che avevano minacciato la scuola. Ora che il Signore Oscuro non
c’era più e la
maggior parte di loro si trovava ad Azkaban, la prigione dei maghi,
quelli
rimasti tentavano di seminare morte e distruzione. Naturalmente il loro
lavoro
di squadra aveva funzionato. Avevano trovato i mangiamorte e li avevano
arrestati. Adesso rimaneva la parte noiosa, almeno per Harry, ovvero
occuparsi
di documenti e roba via. Così si trovava ancora nella sua ex
scuola, il giorno
di San Valentino. Forse era un bene, almeno per lei, in quanto senza
più un
fidanzato sarebbe rimasta a deprimersi guardando film d’amore
e ingozzarsi di
cioccolato, accocolata sul divano in compagnia del vecchio
Grattastinchi.
<<
Hermione? Cosa fai ancora qui?
>>
Si
voltò e incontrò due occhi verdi e
accusatori.
<<
Non sei stata carina a lasciarmi da
solo a firmare documenti su documenti, sai? >>
<<
Scusa, devo aver perso la nozione del
tempo. >>
<<
Tranquilla, ti rifarai dopo con il
Ministro. Parlerai tu con lui. >>
Hermione
alzò gli occhi al cielo, sorridendo
mesta.
<<
D’accordo. >>
Anche
lui si affacciò dalla finestra e vide
Edvige uscire di nuovo dalla guferia.
<<
Oh no! Devo dire ad Edvige di non
uscire più! Non voglio altre lettere d’amore o
cioccolattini! >>
Risero
entrambi e poi si appoggiò alla sua
spalla, mentre lui le cingeva la vita.
<<
Non sei contento delle donne che ti
fanno dei cioccolattini? >>
<<
No, quando l’unica che vorrei che me
li facesse non li fa. >>
Una
punta di fastidio si fece largo in lei, ma
cercò di mandarla via. Questi anni si erano susseguiti
velocemente, in un
caleidoscopio di emozioni e turbamenti. Harry era sempre stato
irraggiungibile
per lei e aveva dirottato su Ronald Weasley il suo interesse, che altro
non era
che paura di rimanere da sola e perdere un ragazzo che nel bene e nel
male era
stato vicino a lei, quasi quanto Harry. Si era però stancata
di quell’amore
surrogato e aveva preferito continuare la sua vita da sola. Aveva il
suo
lavoro, aveva Harry e Grattastichi. Non le serviva altro…
<<
Potresti farli tu a lei. >>
disse distrattamente, mentre si allontanava dal suo corpo rassicurante
e lo
guardava in viso. Aveva un sorriso enigmatico, quello che
l’aveva sempre fatta
impazzire. Non solo a lei però faceva
quest’effetto. Harry non aveva avuto
molte ragazze, ma una sembrava averlo colpito più del
dovuto. Forse perché era
rossa? Lei si era sempre immaginata, stupidamente, che mai nessuna
ragazza
sarebbe stata il meglio per lui se non lei. Certo, questa era una
visione
paradossalmente presuntuosa, cosa che lei non era affatto, ma fin dal
principio, quando i loro occhi si erano incontrati la prima volta, lei
aveva
sentito quel ragazzo come suo.
Folle
certo, Harry le voleva bene come un amica o una sorella, ma questo non
aveva
fermato i suoi sentimenti che, implacabili, l’avevano
accompagnata per tutto
quel tempo. C’erano volte in cui credeva che il tempo
l’avrebbe aiutata a
considerare Harry esclusivamente come un fratello, ma la
realtà era molto
diversa dalla sua immaginazione.
<<
E’ quello che ho fatto. >>
<<
Allora perché non glieli dai? >>
<<
D’accordo. >>
La
prese per mano e la fece uscire dal
dormitorio. Naturalmente aveva incantato le scale, come faceva sempre
quando
ancora erano studenti e aveva bisogno del suo aiuto.
<<
Harry, dove mi stai portando? >>
Lui
le sorrise in risposta e strinse le dita
attorno alle sue. Le piaceva quel gesto, ogni volta che succedeva. Si
fermarono
davanti la stanza delle necessità e dopo pochi secondi
entrarono. Si bloccò per
la sorpresa e sgranò gli occhi, quando riconobbe lo stesso
angolo di prato, con
la grande quercia e le due altalene. Le sembrò di tornare
indietro nel tempo,
quando lei aveva dato i cioccolattini e la busta al suo migliore amico.
<<
Harry, cosa… >>
<<
Per una volta desideravo stupirti. Non
è cosa facile per Hermione Granger. La mia
Hermione Granger. >>
Le
regalò una lunga occhiata che non riuscì a
definire. Preferì quindi rimanere in silenzio e continuare
ad osservarlo. Si
sedette su un’altalena e le fece cenno di prendere posto in
quella accanto. Lo
accontentò con titubanza e di nuovo attese.
<<
Ricordi l’ultima volta che siamo stati
qui? >>
Fece
cenno all’ambiente circostante e lei annuì
leggermente, cercando di celare la sua emozione crescente.
<<
La mia vita era orribile. Pensavo di
essere destinato a pulire la casa dei miei zii per sempre. Invece, in
un giorno
come un altro, sei comparsa tu. Una bella bimba curiosa, dai capelli
lunghi e
ribelli, che mi osservava mentre tagliavo l’erba.
>>
Era
vero, quella era stata la prima volta che l’aveva
visto. Era di ritorno da una passeggiata con Doris e lungo la strada si
era
fermata per guardarlo. C’era qualcosa in lui che
l’attirava, ma non sapeva che
cosa.
<<
Te la sei data a gambe quando ti ho
colta in flagrante! >>
Rise
e lui le strinse un braccio sul collo e l’avvicinò
a lui.
<<
Sei stata la cosa migliore che potesse
capitarmi. La tua amicizia, quella tua aria da saputella e soprattutto
il tuo
sorriso mi hanno fatto compagnia in quei lunghi giorni senza fine. Quel
San
Valentino non lo dimenticherò mai, non solo
perché mi hai dato la lettera che
attestava che ero un mago, ma perché sei stata la prima
persona che mi ha fatto
sentire importante. >>
<<
Solo perché ti ho regalato dei
cioccolattini? >> mugugnò con il viso nascosto
sul suo petto.
<<
No Herm, non solo. Tutto quello che
facevi per me, come sgridarmi se prendevo freddo oppure a incitarmi di
stare
attento quando tagliavo la legna. E’ quello che hai sempre
fatto, prenderti
cura di me. Fin dal primo momento che ti ho vista ho sentito una forte
affinità, qualcosa di unico che ci legava. In questi anni ti
ho sempre data per
scontata, ma ho capito di essere stato uno stupido. >>
L’allontanò
da se e la guardò negli occhi.
<<
Ti ho sempre considerata qualcosa di
troppo grande per me e soprattutto sacro, ma ho capito che non
c’è altro posto
dove devo stare, ovvero al tuo fianco. >>
Non
le dette il tempo di dire nulla e le
allungò un pacchetto. Al suo interno c’erano dei
cioccolattini, dai contorni
grossolani. Sorrise, doveva averli fatti lui.
<<
Harry, tu sei sempre al mio fianco.
>>
Non
voleva illudersi, cosa voleva dirle
esattamente? Harry sembrò leggerle nella mente
perché le tolse il pacchetto
dalle mani e le strinse nelle sue.
<<
Ti amo Hermione Granger e voglio stare
con te, per sempre. >>
Gli
occhi le si inumidirono e proprio come
dieci anni prima, si allacciò al suo collo, facendolo
sbilanciare all’indietro.
<<
Ti amo anch’io, Harry. >>
Lui
la strinse forte come allora e si scostò
per fare incontrare le loro labbra.
<<
Questo l’avrei voluto fare anche quel
14 Febbraio del 1890, insieme ad un'altra cosa. >>
<<
Cosa? >>
<<
Buon San Valentino, Hermione! >>