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Autore: Kukiness    14/02/2012    6 recensioni
Se non hai avuto tempo di comprare una scatola di cioccolatini, c'è sempre un'alternativa.
Speciale di San Valentino 2012, 2 di 2
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James, Nuovo personaggio, Victoria | Coppie: James/Victoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Speciale di San Valentino, 2 di 3. Dedicato a tutti coloro che leggono libri d’amore ciucciando cioccolatini.

Il locale Insomnia è una citazione dotta: Dragana, solo tu puoi coglierla.



Mr. Darcy



Hannah fissò la schermata bianca e blu di Facebook.

Che schifo.

Charlotte – che aveva come immagine di profilo una foto di se stessa che mangiava la faccia al suo fidanzato – aveva appena pubblicato uno status su quanto fosse figo essere lei, avere i capelli biondi e lucenti, un fidanzato largo così e alto così, e un meraviglioso programma per San Valentino. “Cena a lume di candela e poi........ bhè, qst è un segreto! ehehehe! diciamo solo che @Lucas farà meglio a fare scorta di preservativiiii......”.

Sai che segreto. Probabilmente qualcosa che aveva a che fare con uno squallido parcheggio dietro al supermercato e una sveltina sul sedile posteriore per ringraziarlo di non averla portata a McDonald per festeggiare, una volta tanto. Hannah storse il naso e cliccò sul proprio profilo.

A cosa stai pensando?, le chiese subito Facebook.

A quanto San Valentino faccia cagare. Lo scrisse. “Carissimi Anti Sanvalentiniani: la missione per il momento è semplice..... stasera abbagliate le coppiette infrattate! Sincronizzate gli orologi, perché devastare la vacua felicità dei presunti innamorati è il nostro dogma! Andate! AH AH!” Ridacchiò soddisfatta e premette invio. Subito Catherine, la sua compagna di banco, le mise Mi Piace. Alex, invece, scrisse “Forever Alone”. Idiota.

Julia: “altro che abbagliarliiii -.- ci sarebbe da chiamare la polizia, si infrattano sempre dietro casa miaaaaa, andate a scopare da un’altra parteeeee, c’è gente che vuole fare altro quiiii”

Catherine: “ahahahaha, è veroooo, zitto Alex che cazzo vuoiiiii”

Hannah si aggiustò gli occhiali sul naso e mise Mi Piace a tutt’e due. E scrisse “Lasciate stare, ragazze. Lasciate a queste persone vuote e frivole le loro feste consumistiche. Tanto non siamo mica noi a spenderci soldi ;) Ah ah!”

Sperava che Charlotte cogliesse la frecciatina. Il cellulare squillò. Era Catherine.

«Ohi, Hannah, che fai oggi?»

Lei sospirò. «A parte deprimermi per l’immenso vuoto cosmico nella testa dei nostri compagni di classe?»

Cath rise. «Hai visto che roba? Manca poco che Charlotte pubblichi un video porno di lei e di Lucas... cioè, dai, nell’ultima foto si vedeva la lingua

«Oh, ti prego, ho appena pranzato!»

Risero.

«Scherzi a parte, allora? Ci vieni alla festa all’Insomnia? Vabbè, le coppie entrano gratis, ma possiamo fare finta di essere lesbiche!»

«No, grazie, passo. Non ho voglia di sorbirmi tutte le coppiette in calore che si strusciano negli angoli. Mi basta mia sorella che fa le fusa a Kevin, grazie tante.» Storse il naso. «Vado in biblioteca, oggi pome. Ci vediamo lì?»

«Magari sul tardi, dai. Allora a dopo!»





La biblioteca era vuota. Hannah abbozzò un sorrisetto amaro. Certo, chi se ne starebbe chiuso in biblioteca il giorno di San Valentino, quando ci sono tutti quei preservativi che aspettano di venire scartocciati? In cuor suo sperò che ci fosse un’epidemia di sifilide. “Port Angeles è sconvolto! San Valentino di sangue! Preservativi guasti. Morti quattordici studenti dopo aver fatto sesso selvaggio e squallido non protetto durante San Valentino!”

Si sedette al suo tavolo preferito in fondo alla sala, nell’angolino buio che la chiudeva in una specie di nicchia tra il muro e lo scaffale di saggistica, e aprì Orgoglio e Pregiudizio. Accese una delle lampade sul divisorio del tavolo.

Ecco, proprio quello che ci voleva: un po’ di Mr. Darcy e della sua lingua dardeggiante. Lui avrebbe sorriso sprezzante se Charlotte fosse andata a sbattergliela sotto il naso. Non se ne faceva nulla, lui, di una tipa come lei. A lui interessava il cervello, non le testoline bionde e vuote. No, anzi, piene di preservativi alla fragola. Ridacchiò tra sé e sé.

E qualcuno ridacchiò con lei.

Fu una sensazione strana, come una specie di eco. Invece, quando alzò lo sguardo, vide che c’era un’altra persona nella stanza con lei. Non l’aveva notata entrando e non aveva sentito la campanella dell’ingresso trillare di nuovo. Era come se fosse sempre stato lì, eppure sapeva che non era così.

Era un ragazzo. Avrà avuto venticinque?, ventisei anni? Aveva i capelli lunghi e biondi legati in una coda e il sorriso sbilenco, non curante, del tipo, ehi, ciao, sono bellissimo, e tu?

Io no.

Hannah deglutì e abbassò lo sguardo. L’aveva sentito ridacchiare. Rideva di lei? L’aveva vista ridere da sola sfogliando Orgoglio e Pregiudizio? Sentì le guance avvampare. Si sistemò gli occhiali sul naso. Fantastico, grandioso. Non aveva ancora aperto bocca e già la considerava una sfigata.

Qualcosa si mosse, rapido come un battito di ciglia. Hannah alzò di nuovo gli occhi. Il ragazzo biondo era davanti a lei. Toccava lo schienale di una delle sedie di plastica. «Libera?» Aveva una voce profonda, roca, e il suo tono era una via di mezzo tra un sussurro e un... Oddio.

«Ehm, sì.» Si guardò attorno. La biblioteca era deserta ed era piena di seggiole vuote. Tra tutti i posti doveva proprio venire a portare via la...

Il tizio sorrise e si sedette con un movimento fluido.

Ah. Non la voleva portare via.

«Che leggi di bello?» le chiese, con un lampo di curiosità negli occhi. Non aspettò la sua risposta – che comunque non sarebbe arrivata tanto presto, visto che Hannah non ricordava più come si parla – e sollevò la copertina del libro con due dita. «Oh, la Austen, huh? Bello. Mr. Darcy è tipo il mio personaggio preferito di sempre

Stava per mandarlo a cagare. Fantastico, adesso i bulli si addentravano fin nelle biblioteche per cercare le proprie vittime. Non si poteva più stare sicuri da nessuna parte. Ma lui la guardava e sorrideva, con un sorriso... disarmante. Un sorriso da Mi piace Mr. Darcy, nel senso di mi piace sul serio.

Lo guardò fisso per un attimo. Poi abbozzò una smorfia, non proprio un sorriso, ma quasi. «Mh, se lo dici tu.»

«Certo che lo dico io, chi dovrebbe dirlo?» Rise, una risata profonda, di petto. Buttava indietro la testa quando rideva. C’era qualcosa di liberatorio e selvaggio nel suo modo di ridere e di scoprire i denti nel farlo. «Perché, a te non piace?»

Lei si strinse nelle spalle, a disagio. «Mh, sì. Cioè, abbastanza, sì.»

«Abbastanza?» Un lampo di malizia gli attraversò gli occhi – erano scuri, i suoi occhi, ma in quella strana penombra non avrebbe saputo dire il colore esatto. «Dai, le scene con Elizabeth, non sono da morire? Lui la desidera fin dal primo momento, la ama, la vuole,» Hannah trattenne il respiro, «e per praticamente tutto il libro è lì a tenersi tutto dentro, a guardarla da lontano, a cercare di reprimere la propria passione. Tensione erotica alle stelle. Cosa vuoi di più dalla vita?»

Lei strinse le labbra. Aveva un profumo forte, quel tizio. Non dopobarba, ma aveva a che fare con le piante, con l’erba, con la pioggia... un deodorante, forse. Le dava alla testa. «Beh, sì, hai ragione...»

«Non parli molto, eh?» Si sporse verso di lei, appoggiandosi con gli avambracci sul tavolo, dita intrecciate. Indossava solo una t-shirt. Erano a metà febbraio, e lui se ne stava lì in t-shirt sdrucita a maniche corte.

«Sai com’è...» Ruotò gli occhi verso il cartello appeso sul muro a qualche tavolo di distanza. «”Silenzio in biblioteca”, no?»

Il tizio rise. Sembrava davvero divertito. Un nuovo lampo di qualcosa gli attraversò lo sguardo. «Infatti, infatti.» Distese le labbra in uno strano sorriso. «E dimmi, che cosa ci fai in silenzio in biblioteca il giorno di San Valentino? Il moroso ti ha dato buca?»

Hannah storse il naso. «Per tua informazione, sto qui perché mi piace stare qui. E poi...» Arrossì. «Non ce l’ho il ragazzo.» Lo aggiunse piano, ma sentì di doverlo specificare. Era assurdo, perché avrebbe dovuto interessargli se aveva il ragazzo o no? Però lo disse comunque. Non si sa mai.

«Oh, capisco.» Il tizio si leccò il labbro inferiore. Fu un movimento fulmineo, ma aveva qualcosa di animalesco. «Ma pensa te. Che strano. Sei così carina. Davvero adorabile. Bella. Come è possibile che tu non abbia il ragazzo?»

Bella.

Era la prima volta che un ragazzo le diceva che era bella. Un nodo di piacere le strizzò le viscere. Non è un ragazzo, le disse una parte di lei che aveva la voce di sua madre. Ha dieci anni più di te, come minimo. Hannah strinse le labbra.

«Non sono bella,» sussurrò.

«Non lo sei?» Il tizio si allungò sul tavolo. Con un movimento lento ma fluido, le afferrò gli occhiali per le stanghette e glieli sfilò dal naso. «Lo sei.» Sorrise, fissandola dritta negli occhi.

Hannah si sentì nuda e il cuore cominciò a batterle forte. Invasione dello spazio personale! Invasione dello spazio personale!, continuava a gridarle dentro la voce di sua madre, ma lei ormai era troppo lontana. Era in un’altra dimensione. Era al ballo a casa di Sir Lucas, vestita con un abito verde acqua, e aveva i capelli sciolti. In un angolo, in piedi, conteso da tutte le altre ragazze ma deciso a non ballare con nessuna, lui: il misterioso uomo con gli occhi scuri e i capelli biondi e il sorriso bello bellissimo. Ad un tratto però lui la notava. Le sorrideva e le tendeva la mano. Ma, proprio io? Sì, proprio tu. Tutte le altre ragazze la guardavano con occhi carichi di invidia, ma lei afferrava sicura la sua mano e cominciavano a danzare in mezzo alla sala, per l’ammirazione di tutti.

In biblioteca, invece, rimasero seduti a fissarsi, lui con i suoi occhiali in mano, lei che non riesce a respirare.

«Riformulo la domanda,» le disse piano, appoggiando gli occhiali sul tavolo. «Perché una ragazza carina come te se ne sta chiusa qui dentro il giorno di San Valentino? Perché non vieni via con me?»

«Io... io...» Non capiva più niente, niente, niente.

«Che c’è? Non devi avere paura.» Sorrise, un sorriso abbagliante, enorme, sincero, tutto denti. «Non ti mangio mica.»





Avevano trovato una casa abbandonata durante la perlustrazione nei boschi. Aveva le finestre sfondate, il tetto marcio, ed era piena di graffiti lasciati lì da tutti i drogati e i ragazzetti venuti lì ad appartarsi. Victoria seguì con le dita il contorno di un cuore inciso nel legno di uno degli infissi. J + O 4EVER. Ridacchiò. I mortali avevano un concetto molto lato di “4ever”.

Avvertì la presenza di James e si voltò. Eccolo lì, sulla soglia, con un sorriso splendido e i capelli spruzzati di neve. «Scusa, ho fatto tardi. Sono stato trattenuto.»

Victoria mise su il broncio. «Se hai mangiato senza di me...» Gli si avvicinò un passo dopo l’altro, facendo ticchettare gli stivali sul legno marcio del pavimento. «Sento odore di sangue, Jamie.»

«Vicky, sei proprio in malafede.» Sorrise e allungò una mano oltre la soglia, dietro il muro. Sollevò un grosso sacco nero della spazzatura, legato in cima da uno spesso fiocco rosso. Victoria sgranò gli occhi. C’era qualcuno nel sacco. Qualcuno di tramortito. Vedeva il profilo puntuto di un paio di gomiti e quello molle delle mani tendere la plastica de sacchetto in movimenti pesanti e lenti. Ora che ci faceva caso, la cosa nel sacco mugugnava.

«Oooh, James.» Batté le mani e corse da lui, che buttò il sacco per terra con un tonfo. La cosa nel sacchetto gemette. «È per me? Tutto per me?» Slegò trepidante il fiocco e aprì il sacchetto nero. «Una vergine! James! Lo sai che le vergini sono le mie preferite.»

James sorrise e si appoggiò allo stipite della porta. «Fai con calma, tesoro.» Si tolse dalla tasca posteriore dei jeans una copia economica stropicciata di Orgoglio e Pregiudizio. «Buon San Valentino.»

   
 
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