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Autore: vannagio    14/02/2012    12 recensioni
Leah interrompe il bacio e fissa Sam dall’alto, puntellandosi con le mani sulle sue spalle. «Piaciuto l’assaggio?».
«Sì, ma non mi è bastato».
Sam ribalta le posizioni, in un groviglio di coperte, braccia, gambe e lenzuola. Leah scoppia in una risata roca, che soffoca a stento con una mano.
«Sei impazzita? Mia madre si sveglierà!».
«Buon San Valentino, Sam».

[Dedicata a Lea__91. Leggendo, capira il perché]
[Seconda classificata al contest "Kill my Valentine!", indetto da LeftEye]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emily Young, Leah Clearweater, Sam Uley | Coppie: Emily/Sam, Leah/Sam
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Per la serie…
“Quando vannagio vaneggia!”






Dedicata a Lea__91.
Leggendo, capirà il perché.







Parallelismi



Sun restaa foe del tò disègn
sun restaa foe de la curniis
sun restaa foe de la finestra
e'l mè sogn el g'ha scià i valiis
(“El puunt” di Davide Van De Sfroos)



Una lama affilata di corrente gelida lo punzecchia sulla nuca. Sam borbotta nel dormiveglia e tira il piumone fin sotto al naso. Si rigira nel letto, il materasso ondeggia sotto il suo peso, fin quando non trova la posizione perfetta, sdraiato sulla pancia. La metà destra del viso sprofonda nel tepore accogliente del cuscino e Sam sospira di sollievo: il profumo di bucato appena fatto ha un potere soporifero su di lui.
«Sam?».
Un tonfo ovattato. E poi un altro.
Sam socchiude di mala voglia la palpebra sinistra. Dapprima vede soltanto geroglifici rossi, tremolanti e sfocati. Man mano che i suoi occhi si abituano al buio, però, gli strani simboli mutano, si allungano, si assottigliano, si trasformano in… ah, giusto, sono numeri.
La radiosveglia segna la mezzanotte e tredici minuti.
«Dormi?».
Un fruscio morbido di stoffa e passi frettolosi di chi non vede l’ora di rannicchiarsi al calduccio, sotto le coperte.
Sam si gira su un fianco. La finestra è aperta, nota con un sorriso. Le tende sono scosse da un leggero dondolio ipnotico. Il quadrato di luce bianca proiettato sul pavimento illumina un paio di scarponcini abbandonato e un mucchietto informe di indumenti. Sam si sdraia sulla schiena, appena in tempo per intravedere il profilo di un corpo sinuoso sgattaiolare sotto il piumone. Braccia sottili e gambe nodose gli si attorcigliano subito addosso, la punta ghiacciata di un naso gli accarezza la mandibola, una matassa di capelli umidi gli solletica la guancia, due piedi nudi e congelati si strusciano contro i suoi polpacci.
Sam rabbrividisce e storce la bocca in una smorfia. «Sei fredda come un ghiacciolo».
«Scusa tanto se ci sono dieci gradi sotto lo zero, fuori».
Dita gelate si intrufolano a tradimento sotto la maglia. Sam quasi salta giù dal materasso.
«Cazzo, Leah!».
«Shhhh. Non vorrai che tua madre ci scopra, vero?».
Sam sbuffa e Leah soffoca una risata contro la sua spalla. Gli si appiccica letteralmente addosso, il materasso a una piazza basta a malapena per una persona. Sam la stringe forte, perché non è mai abbastanza vicina, e inspira il suo odore che sa di buono, di terra bagnata, mandorle e cannella.
«Sue ha fatto i biscotti, oggi? Quelli che piacciono a me?».
Il mento di Leah fa su e giù nell’incavo del suo collo.
«Potevi portarmene qualcuno per assaggiare, già che c’eri».
La sente sorridere, non sa come ma lui ne è sicuro.
«Ho pensato che avresti preferito assaggiare me», risponde lei. Si solleva sui gomiti e lo bacia.
Sam non perde tempo: le circonda la vita con un braccio e se la trascina sopra il petto. Nel frattempo le dita di Leah, appena appena più tiepide, sono tornate a vagare indisturbate sotto la maglia. Il cuoio del bracciale che Leah porta al polso gli raschia un po’ la pelle, ma a Sam non dà fastidio. I due ciondoli che pendono dai fili intrecciati, invece, seguono il percorso tracciato dalla mano sul suo torace e tintinnano allegri. Sam pensa alla scatolina infiocchettata, chiusa nel cassetto del comodino, e alla cena di domani, quando i ciondoli diventeranno tre.
Leah interrompe il bacio e fissa Sam dall’alto, puntellandosi con le mani sulle sue spalle. «Piaciuto l’assaggio?».
«Sì, ma non mi è bastato».
Sam ribalta le posizioni, in un groviglio di coperte, braccia, gambe e lenzuola. Leah scoppia in una risata roca, che soffoca a stento con una mano.
«Sei impazzita? Mia madre si sveglierà!».
«Buon San Valentino, Sam».



Sam apre gli occhi. Si guarda intorno, spaesato. Alla sua destra, sul comodino, c’è una specie di scatoletta rettangolare sul quale lampeggiano strani ideogrammi verdi…
Ah, sì, i numeri. Sempre loro.
Sam si stropiccia gli occhi, ancora appesantiti dal sonno, e lancia un’occhiata scombussolata a quella che ha appena scoperto essere la sua radiosveglia. Le dieci del mattino: sarebbe l’ora di alzarsi per lui. Sarebbe. Invece tira il piumone per coprirsi meglio.
Il cervello comincia ad avviarsi, pigro e svogliato, e a rielaborare i dati acquisiti.
La finestra è chiusa, si rende conto Sam, mentre si gratta distrattamente il mento ruvido di barba e annota mentalmente che dovrebbe radersi. La luce del sole, filtrata dalle spesse tende azzurre, illumina l’ambiente senza ferire gli occhi. Ci sono due paia di ciabatte allineate ai piedi del letto, una vestaglia viola, ripiegata con cura e adagiata sullo schienale della poltrona, un paio di bermuda che penzolano flosci dal pomello della porta.
Poi, sotto le coperte, qualcosa si muove.
Dita leggere disegnano cerchi concentrici intorno al suo ombelico e il cervello di Sam si inceppa bruscamente tornando in modalità standby.
«Sei sveglio?». Un sospiro caldo contro il suo orecchio.
La mano di Sam raggiunge quella di lei e la guida in basso, molto più in basso, per farle capire che sì, è sveglio eccome.
«Oh, buongiorno a te». Gli sorride sulle labbra, tra un bacio e l’altro. «Hai fame? La colazione è pronta».
«La colazione può aspettare».
Lei annuisce, ridacchiando.
Quando lo stringe nel pugno, Sam inarca la schiena. Il respiro si fa subito accelerato e affannato, mentre la piccola mano continua ad accarezzarlo, gentile ma decisa. Sam asseconda i movimenti con il bacino, le sue dita si chiudono intorno al polso di lei per impartirle il ritmo giusto. Il cuoio ruvido del bracciale di fidanzamento gratta contro i polpastrelli. I quattro ciondoli sbatacchiano l’uno contro l’altro e il frenetico tintinnare si mescola ai gemiti soffocati di Sam. Il profumo deciso della cannella aleggia intorno a loro, guarnito da un’invitante aroma di caffè, e li avvolge come una coperta calda e fragrante.
Sam si volta e la bacia ancora.
Ha bisogno di stringerla, perché il letto è troppo grande e lei non è mai abbastanza vicina. Ha bisogno di sentire il gusto della cannella sulla lingua, di sentire lei, pelle contro pelle, di sentire…
«Oh, Leah».
…semplicemente.
Il frenetico tintinnio si interrompe all’improvviso.
Per istanti interminabili, i singhiozzi sommessi di Emily annullano qualsiasi altro rumore e rimbombano tra le pareti come gli schioppi di un’arma da fuoco.
Poi l’ondeggiare del materasso, il fruscio morbido della stoffa, i passi frettolosi di chi non vede l’ora di scappare via, un cigolio strozzato e lo sbattere della porta contro lo stipite, altri passi ovattati sulle scale.
Con un ronzio incespicante, il cervello di Sam finalmente si riavvia.
Solo che adesso è troppo tardi.



Soltanto qualche ora dopo Sam trova il coraggio di scendere in cucina.
Il silenzio ha reso la casa gelida e inospitale come una tormenta in pieno inverno. Sam non ricorda di aver mai sentito tanto freddo in vita sua. Per questo motivo è rimasto a letto fino a tardi, sepolto sotto le coperte, nel tentativo di scrollarsi tutto quel gelo di dosso.
La tavola è ancora apparecchiata per due: un vassoio stracolmo di biscotti alla cannella, una torta alle mandorle, una brocca di caffè ormai freddo, un mazzo di fiori profumati al centro e una cartolina di San Valentino.
Nella tazza preferita di Emily, quella con la sagoma di un lupo nero su sfondo azzurro, c’è un biglietto. Sam allunga la mano per afferrarlo e un tremolio minaccioso gli scuote le spalle.

Ho bisogno di stare da sola per qualche giorno. Non sono arrabbiata con te, ma ti prego, non cercarmi. Mi farò sentire io, promesso.
Ti amo.
Emily







___________







Note dell’autore:
Questa fanfiction si è classificata seconda al contest “Kill my Valentine!”, indetto da LeftEye.
L’obbiettivo era scrivere una storia su un San Valentino andato male, da dimenticare. E siccome avevo una sfida in sospeso con Dragana, ho colto al volo l’occasione.
Dedico questa faniction a Lea__91, perché lei, come me, crede fermamente che Sam ami ancora Leah, nonostante l’imprinting.
Eleonora, consideralo un regalo di compleanno in anticipo! *cuori*
La citazione che precede la storia è una strofa tratta dalla canzone “El puunt” di Davide Van De Sfroos, che mi è stata suggerita da Dragana: dice che, mentre l’ascoltava, ha pensato a Leah e a questa fanfiction. Inutile dire che mi sono sciolta come un ghiacciolo al sole.
Ecco la traduzione della strofa in questione: “Sono rimasta fuori dal tuo disegno, sono rimasta fuori dalla cornice, sono rimasta fuori dalla finestra e il mio sogno ha pronte le valigie”.
Detto ciò, tantissimi auguri di buon San Valentino.
A presto, vannagio







___________







Ecco il giudizio della giudice:



Punteggio: 9.625
GRAMMATICA E SINTASSI: 9.5
CAPACITA' ESPRESSIVA: 10
RISPETTO PARAMETRI E TRACCIA: 10
ORIGINALITA' E CREATIVITA': 9

Pur non amando il fandom di Twilight, riconosco il valore di questa fanfiction strutturata in modo incantevole. Il tema dell'imprinting mi ha sempre lasciata un po' perplessa e incuriosita, e mi piace il fatto che tu abbia in qualche modo messo in dubbio la sua assoluta validità.
Non so quale tra i due, se trama o stile, mi abbia affascinata di più, ma partirò analizzando la prima. Come dice chiaramente il titolo, la storia è basata su un parallelismo, o meglio un "confronto" involontario tra Leah ed Emily. A mio parere hai scelto il modo migliore per rovinare il giorno di San Valentino di Emily: sentire il proprio uomo pronunciare, in un momento di passione, il nome di un'altra donna, deve essere un'esperienza devastante, uno di quei momenti in cui tutto si blocca e senti l'infrangersi di un vetro.
Il parallelismo esiste anche nella doppia reazione suscitata nel lettore che, come me, non ha particolari preferenze verso l'una o l'altra ragazza: da un lato si prova una forte pietà e tristezza per Leah, per ciò che lei rappresentava per Sam e per ciò che non è più ora, mentre dall'altro si compatisce e ci si mette nei panni di Emily, il nuovo, indistruttibile amore del capo branco dei licantropi che pur avendo la sicurezza dell'imprinting, sa che prima di lei c'è stato un altro grande amore, difficile da dimenticare, e il lettore non può non provare una forte ammirazione per la dignità con cui Emily affronta il "piccolo" lapsus di Sam.
Lo stile è curatissimo, la scrittura elegante e ricercata nei dettagli, ma non appesantisce la lettura, anzi, ho adorato la descrizione minuziosa dei due risvegli di Sam, con le varie sensazioni visive, sonore, tattili e olfattive.
Unico errore: si scrive "standby" e non "stand-bay" (ti consiglio di googlare la parola quando hai dubbi sull'ortografia).
   
 
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