“Cena tra amiche!” gli aveva detto la moglie quella mattina, con un bacio sulla guancia.
Lui, invece, avrebbe passato la serata solo con sua figlia, la piccola Pan. Gohan amava quel genere di momenti, lui e la bambina non passavano molto tempo insieme a causa dei suoi continui impegni di lavoro e quelle poche ora da soli erano molto preziose.

Guardò raggiante la bambina che sedeva sul seggiolone all’ altro capo del tavolo e, quando lei alzò gli occhi dal piatto e li volse verso di lui, fu colpito dall’ intensità del suo sguardo e da quanto somigliasse a quello della madre.
Sebbene esteriormente apparisse uguale al padre, in lei Gohan vedeva tutti gli atteggiamenti di Videl: dalle risolute prese di posizioni, ai timidi gesti d’ amore.
Cercò un aggettivo che descrivesse completamente sua figlia. Ma quale? Pan era determinata, timida, orgogliosa, intelligente…
Guardandola sorridergli finalmente capì qual’ era la parola che cercava: perfetta.
“Pan, quando ti guardo e come se vedessi tua madre e… sai, mi sembra strano parlare a una bambina di tre anni di queste cose ma credimi se ti dico che tu e Videl siete la mia unica ragione di vita e che farei qualsiasi cosa per vedervi sorridere. L’ unica cosa che mi rimpiango e di non esserci tanto quanto vorrei”.
Più che parlare alla bambina parlava a sé stesso ed era certo che lei non avesse capito il significato del suo discorso, eppure, vide il visino della piccola farsi serio.
Pan si concentrò per ricordare la parola che usavano i grandi per descrivere quello che lei provava per il padre. Poi, le si illuminò il viso: l’ aveva trovata. Posò le manine sul viso di Gohan e, guardandolo negli occhi, gli disse: “Papà, ti voglio bene!”