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Autore: Nerween    14/02/2012    6 recensioni
John ormai lo capiva senza nemmeno aver bisogno di guardarlo – impegnato com’era a controllare il suo blog – e immaginava benissimo la scena: era corso su per le scale saltando circa quattro gradini alla volta con quelle sue gambe smisuratamente lunghe, [...] ora si stava togliendo di corsa la sciarpa con un unico gesto e si stava liberando dell’impiccio nei primi bottoni della sua camicia perché – John sapeva anche questo – lo faceva ogni qual volta che si sentiva esaltato, nonostante fossero nel bel mezzo di febbraio e la temperatura a Londra non fosse delle migliori. [...]
La verità era che, per John, avrebbe potuto essere San Valentino tutti i giorni dell’anno, ma non avrebbe scambiato un’avventura con il suo migliore amico per nient’altro al mondo.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anything else.

 

 

« JOHN! »

Sherlock irruppe nel salotto quel pacato martedì pomeriggio, sbattendo la porta in quel modo che poteva annunciare una sola cosa: aveva un caso.

John ormai lo capiva senza nemmeno aver bisogno di guardarlo – impegnato com’era a controllare il suo blog – e immaginava benissimo la scena: era corso su per le scale saltando circa quattro gradini alla volta con quelle sue gambe smisuratamente lunghe,  sfrecciando via dalle grinfie di una signora Hudson nervosa che voleva chiedergli quando lui e il suo coinquilino avessero intenzione di pagare l’affitto; era arrivato nell’appartamento senza nemmeno aver avuto bisogno di aprire, dato che ormai la porta rimaneva aperta per abitudine, ma comunque l’aria che aveva mosso nell’irruzione l’aveva fatta  sbattere contro il muro; ora si stava togliendo di corsa la sciarpa con un unico gesto e si stava liberando dell’impiccio nei primi bottoni della sua camicia perché –  John sapeva anche questo – lo faceva ogni qual volta che si sentiva esaltato, nonostante fossero nel bel mezzo di febbraio e la temperatura a Londra non fosse delle migliori.

John sapeva tutto questo ed era pronto a scommettere che se avesse alzato anche solo lo sguardo alla sua destra avrebbe trovato il suo amico fermo, immobile, con un sorriso che andava da un’orecchio all’altro e qualcosa da dire. E i sorrisi di Sherlock – aveva imparato anche questo – non promettevano mai niente di buono, se con “buono” si intende passare un pomeriggio tranquillo senza sangue, uccisioni o strani piani di sabotaggio.

Ma ciò che non aveva imparato ancora, a diverso tempo passato come coinquilino di Sherlock Holmes, era fidarsi delle proprie deduzioni. Perché lui sapeva, sapeva che appena avrebbe alzato lo sguardo e si sarebbe mostrato interessato a Sherlock, quest’ultimo avrebbe avuto un cattivo influsso per la restante parte della giornata, se era fortunato.

Eppure lo fece. Come un ragno che si incastra nella propria ragnatela, fece il fatale errore di concedersi il privilegio di alzare lo sguardo su di lui.

Come volevasi dimostrare.

John sbuffò più a se stesso che a qualche interlocutore, tornando a fissare il monitor del suo portatile senza leggere davvero ciò che vi era scritto. « Non parteciperò a nessuno dei tuoi inseguimenti, Sherlock, sappilo » disse, tentando di assumere un’aria decisa. Come se la determinazione servisse a qualcosa, in quei casi.

« E io non starò a pregarti, visto che prima o poi ti arrenderai e verrai con me » pronunciò infatti Sherlock, cominciando ad andare avanti e indietro per la piccola sala. « Stasera usciamo. »

« Certo che usciamo » disse John irritato « Io uscirò con Clare, andremo ad una intimissima cena a lume di candela; tu uscirai con chi vorrai, non è un mio problema. »

Sherlock sembrò aver udito solamente un ronzio lontano.

Lo odiava quando faceva così. John ci provava, ci provava davvero, ma con Sherlock era impossibile. Probabilmente Mycroft  da bambino l’aveva influenzato malamente, o probabilmente era scivolato sulla nave mentre giocava a fare il pirata.

« Sai che giorno è oggi, vero? »

John immaginò il computer che il suo amico aveva al posto della mente decifrare le cifre 14/02.

« Il quattordici febbraio. »

« E non ti dice niente questa data? » tentò John, immaginando già la risposta.

« Non mi interessano le stupide celebrazioni degli umani, sai che ho questioni più importanti di cui occuparmi. » disse passivamente Sherlock.

Ovviamente.

« I tuoi piani da supereroe del mistero dovrai sbrigarli da solo, allora » annunciò John « Oggi è san Valentino e stasera uscirò con la mia ragazza… »

Avrebbe giurato di averlo sentito ridacchiare. Una flebile, quasi impercettibile risata, uscire da quelle labbra che non poteva vedere, perché ostinato a non osservarlo troppo per non cadere nella trappola di quegli occhi sorprendentemente azzurri che riuscivano sempre a farla franca.

« Un’altra? Avrei giurato che fossi rimasto a Janette. Sono quasi sicuro che si chiamasse così l’ultima. »

John trattenne a stento le urla e mormorò un “sì” mordicchiandosi le labbra per non scoppiare, mentre con il mouse scendeva con la pagina per controllare i commenti dei lettori del suo blog. C’era gente che pretendeva casi in tema romantico, come una scena del crimine a lume di candela, o chi ipotizzava una cenetta romantica tra l’imbattibile Sherlock Holmes il suo fidato John Watson, il tutto allegato ad una gran quantità di cuoricini che avrebbero fatto venire il voltastomaco anche al più freddo calcolatore di tutti i tempi. Persino a Sherlock.

John sbuffò una seconda volta, quel pigro martedì pomeriggio.

« Qual è il caso, questa volta? » domandò chiudendo e riposando il suo portatile.

Vide Sherlock sorridere di nuovo, soddisfatto, consapevole del fatto che ancora una volta una sua deduzione era stata giusta.

Prima o poi ti arrenderai e verrai con me

Sì, si era arreso. Con Sherlock era così da sempre, ormai avrebbe dovuto abituarsi all’idea di essere comunque succube delle sue decisioni. Non poteva controllarlo, era come se soggiogasse la sua mente con un astuto gioco d’intelligenza, che lo costringeva davvero a seguirlo ovunque andasse, qualsiasi cosa facesse. Era un legame, un filo ideale, come la forza di attrazione gravitazionale.

La verità era che, per John, avrebbe potuto essere San Valentino tutti i giorni dell’anno, ma non avrebbe scambiato un’avventura con il suo migliore amico per nient’altro al mondo.

Alla mia sfigatona del cuore, anche se questa "cosa" ti farà cagare

ti voglio bene.

Buon San Valentino. <3

   
 
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