Titolo: Uno Specchio
in frantumi
Autore: cicella
Pairing: Harry/Draco
Rating: NC-13
Disclaimer: I personaggi e gli eventi di queste storie sono
puramente fittizi e basati sulla propria fantasia. L'intreccio è
liberamente ispirato alla saga di "Harry Potter" di J. K. Rowling (che
ne detiene i diritti), il che significa che i personaggi NON esistono
realmente e sono immaginari, ed è scritto NON a scopo di lucro ma per
divertimento e per diffonderne la fama.
Avvertimenti: La storia è stata scritta dopo la pubblicazione del
sesto libro della saga e di conseguenza potrebbe contenere degli
SPOILERS. Di solito non descrivo le reali vicende del libro, ma, visto
che nella vita tutto può accadere, se non siete interessati ad alcun
tipo di anticipazioni consiglio di non proseguire la lettura di questa
storia.
In quanto parte della categoria slash avverto che i contenuti di questa
storia non sono adatti ad un pubblico sensibile o comunque contrario
all'argomento. Se non siete informati su questo genere di storie
cliccate qui!
Genere: Romantico, Yaoi
Sommario: Quando una amicizia è disinteressata? Draco si ritrova
da solo a riflettere su quanto una vita può cambiare sostanzialmente nel
breve scorrere di un attimo. Ma quello che crediamo di aver superato si
ripresenta a noi sotto varie forme. Questa fanfic partecipa al concorso
1. Aprile Uno specchio in frantumi sul sito Nocturne Alley Fanfiction
^_^.
Note Autore: Questa fanfic è nata per partecipare al concorso
indetto dal sito NocturneAlley qualche tempo fa. L'ho risistemata perchè
i riferimenti nascosti, forse, erano troppo nascosti e la trama
risultava incompleta. Non ho cambiato molto,perchè comunque non volevo
sembrasse troppo ovvio: solo il finale è stato modificato in modo da
suggerire meglio quale può essere la verità sull'accaduto. La prima
versione potete trovarla su NA. Se nonostante le modifiche risulta
ancora incomprensibile fatemelo sapere ^_^.
Se volete leggere TUTTE le storie che scrivo sulla coppia
Harry/Draco, venite sul mio
live journal;
potete commentare anche se non siete iscritti, ma almeno firmatevi ^_^.
Un’altra notte è trascorsa senza riposo per Draco: i suoi sogni sono
continuamente popolati dagli avvenimenti susseguitisi nell’ultimo
periodo, sempre più frequenti e sempre più dolorosi, finché le prime
luci dell’alba lo portano ad abbandonare la speranza di riposo e il
tepore del suo letto e cercare distrazione nell’ennesima passeggiata
senza una meta precisa. Trascina le sue membra e i suoi pensieri fin
l’esterno del Castello: l’umida neve ricopre ancora come un leggero
strato opaco la vegetazione e le architetture ricordando il finire
dell’inverno.
Si stringe nel mantello e si siede su una delle panche di fronte la
fontana del giardino. Porta le gambe al petto e poggia la fronte sulle
ginocchia, chiudendo gli occhi. Ascolta in silenzio il canto degli
uccelli che cominciano la loro operosa giornata, lo scroscio dell’acqua
della fontana, le fronde della vegetazione mosse da un leggero ma freddo
venticello: è incredibile come tutto questo riesca a rilassarlo, più del
tepore delle coltri. Si ritrova a chiudere gli occhi trasportato in una
sorta di dormiveglia, quando una mano leggera ma decisa stringe la sua
spalla sinistra e lo scuote.
«Draco, vuoi morire assiderato?» gli dice Blaise, sedendosi accanto a
lui. «Almeno ci hai graziato non aprendo le finestre nella nostra
camera.» lo ringrazia con un cenno di scherzosa riverenza, facendo
nascere sul volto dell’amico un leggero sorriso.
«Come mai anche tu qui fuori?»
«Ti ho visto uscire dalla stanza e ti ho seguito. A dire la verità, era
da un po’ che volevo parlare da solo con te, ma ultimamente ti
accompagni spesso al tuo nuovo “amico” e non riesco a trovare
l’occasione.»
«Cos’è, sei geloso? Lo sai perché non abbiamo più parlato. E comunque,
puoi sempre chiedermi una conversazione, se hai da dirmi altro.»
Rimane in silenzio ancora qualche istante,e dopo un lungo respiro
riprende a parlare.
«Draco, ti ricordi quando mi hai detto di averlo visto in coma nella
stanza segreta in infermeria?»
«No, Blaise, ancora, perché mi fai questo? Dopo tutto quello che ho
sofferto, vuoi ancora farmi parlare di “lui”?» il nodo che gli si
forma in gola, a causa dei ricordi che quella domanda ha risvegliato,
non gli permette di pregarlo di non continuare.
«Draco, ti prego è importante: mi ascolti?»
«Invece di aiutarmi a dimenticare ti ostini a farmi ricordare ogni
particolare, e continui nonostante ti abbia chiesto di smetterla. Eppure
eri proprio tu che mi dicevi di non pensarci e di dimenticarlo.»
«Ma non lo capisci, questo era prima che accadesse tutto questo, e poi è
proprio per aiutarti che voglio conoscere la situazione nei minimi
particolari. Mentre tu ti fai consolare dal tuo gentile amico, io ho
cercato di capirci di più da tutta l’assurda situazione di questo ultimo
periodo.»
Draco guarda dritto davanti a se, imponendosi di non ascoltarlo, ma
questa volta Blaise sembra intenzionato ad andare fino in fondo.
«Potter è stato attaccato dai Mangiamorte nel pieno centro di Hogsmead,
è ridotto in coma e non si sa per quanto questa situazione è destinata a
protrarsi. Lo so che da quel giorno in poi sei stato molto concentrato
sul tuo dolore, ma adesso hai abbastanza serenità mentale da riuscire ad
accorgerti che i Professori sono troppo tranquilli?»
«Tranquilli non direi proprio. Dove vuoi arrivare?»
«Dovrebbe essere una situazione a dir poco drammatica e tutti dovrebbero
essere animati dall’apprensione di trovare una soluzione il prima
possibile: un eventuale attacco da parte del Signore Oscuro sarebbe
molto più pericoloso, con Potter in coma impossibilitato a fare da
solito Parafulmini.»
«Il Professor Piton sta facendo tutto il possibile per trovare il modo
di svegliare Potter al più presto con qualche suo preparato.»
«Ecco, anche lui è strano: più che sembrare preoccupato, appare come
infastidito.»
«Non riuscirebbe a nascondere una cosa del genere tanto a lungo; non con
mio padre che gli sta addosso da quando questa situazione è iniziata. Ti
prego: o mi mostri qualche prova o smettila una volta per tutte di
farneticare.»
«Bhè, prove vere e proprie non ne ho, però mi è capitato di ascoltare
qualche conversazione tra i professori e…»
«Certo, immagino, molto “casualmente”… e allora?»
«Draco, non ne sono sicuro, però da quello che ho capito, credo che
Potter stia bene, non in coma come vogliono farci credere, ma che sia
nascosto da qualche parte, e che sia proprio il professor Piton che si
occupa di lui.»
«Il professore è vicino a Potter perché sta cercando una qualche Pozione
per-…»
«Si, si, lo so. Questa almeno è la versione ufficiale. Eppure per quanto
appaiano verosimilmente preoccupati, per una situazione del genere non
lo sono abbastanza. È come… se stessero salvando le apparenze in attesa
che succeda qualcosa.»
«Ti rendi conto di quello che dici? Mio padre è col fiato sul collo di
Piton quasi ogni giorno per avere informazioni su Potter, come potrebbe
mentire per tanto tempo senza che mio padre se ne accorga?»
«Piton è un ottimo Occlumante, se davvero gli è stato affidato un
compito del genere, è plausibile capirne la scelta.»
«Puoi dire quello che vuoi, Blaise, ma restano solo congetture, se non
conosci neanche il modo di scoprire come stanno realmente le cose.»
Draco riporta la testa sulle sue ginocchia e chiude gli occhi mentre il
silenzio si è imposto su di loro, come a sentenziare che non ci fosse
bisogno di dire altro, se non poteva essere qualche informazione utile.
Draco si volta verso Blaise, per catturarne lo sguardo.
«Ma se non è Potter quello steso sul letto…»
«Un modo, forse, l’ho trovato. È probabile che abbiano usato qualche
incantesimo, o la pozione Polisucco su qualche volontario.»
«Non credo: quando ho chiesto a Piton di portarmi da Potter, ho
insistito per vederlo subito, non avrebbe avuto il tempo di organizzare
una tale finzione.»
«Draco, vorrei che tu facessi una cosa, solo tu puoi farlo: devi fare in
modo di tornare da Potter.»
«A che scopo?» chiede con un sorriso amaro ad incorniciargli il volto,
al ricordo doloroso della prima volta in cui lo ha visto nelle
condizioni in cui lo aveva ridotto lo scontro.
Blaise infila una mano nella tasca del mantello ed estrae un oggetto
avvolto in un fazzoletto bianco.
«Che roba è?» sbircia curioso Draco tra i lembi che vengono aperti
lentamente.
«Ho cercato nella biblioteca qualcosa che mi potesse aiutare e ho
scoperto che c’è un oggetto in grado di rivelare l’uso della Pozione
Polisucco, il vero volto di un licantropo, o un Animagus. Questo è uno
strumento che riflette il vero essere della persona che vi si specchia,
senza necessariamente usare qualche contro-incantesimo, per scoprire il
truffatore senza che se ne accorga.»
«Vuoi che lo provi su Potter.»
«Giuro che, se non è come penso, non ti assillerò più e, se è ancora
possibile, potrai tornare a contare su di me.»
Malfoy allunga una mano e afferra il piccolo specchietto dai bordi
acuminati che si trovava nel fazzoletto, rigirandoselo tra le mani e
continuando a scrutare con attenzione l’insolita foggia.
«Va bene, una prova in fondo non costa niente, anche se dovrò ritornare
in quell’orribile posto.»
«Me ne rendo conto, e mi dispiace, ma solo tu puoi farlo; è l’ultima
richiesta che ti faccio su questo.»
L’aula di pozioni è ancora vuota, segno che Draco è arrivato con largo
anticipo. Raggiungere quell’aula per lui è stata la cosa migliore da
fare, dopo la sua discussione con Blaise, per restare ancora un attimo
da solo a pensare, considerando che la sua Casa avrebbe dovuto comunque
dirigersi lì per le lezioni del mattino.
Con un lungo sospiro si porta fino alla prima fila, posa la borsa sulla
panca e si appoggia contro un banco, di fronte alla cattedra.
«E’ incredibile quanto una vita possa cambiare da un momento
all’altro. Per anni un’esistenza si trascina lenta e uguale senza
neanche lasciarti la consapevolezza del suo trascorrere, eppure in brevi
attimi si può decidere la sorte di un uomo.
Ancora più straordinario, c’è da considerare che questi cambiamenti non
si verificano una sola volta lungo il compimento del nostro destino
comune, e si possono subire capovolgimenti a volte anche drastici, che
mutano il nostro essere e quindi il modo di agire e di affrontare la
vita.
Il mio primo vero cambiamento è avvenuto quando ho avuto la
consapevolezza di ammirare una persona che dovevo odiare: mi sono
impegnato con tutte le mie forze, ma non ci sono mai riuscito veramente.
Ho sempre sentito parlare di Harry Potter , fin da piccolo; era il mio
grande sogno diventare suo amico, e invece il nostro primo incontro fu
un vero fallimento. Successivamente, non ebbi più modo di avvicinarlo e
allora cercai di attirare la sua attenzione con discussioni basati su
liti e scherni, sentendomi così anch’io partecipe del suo mondo. Più il
tempo passava e più la sua attenzione diveniva per me un costante
bisogno, tanto da arrivare ad inventare le cose più assurde e spesso
ingiuste per farmi guardare da lui.
Nell’ultimo periodo mi sono ritrovato a pensare che sarebbe bello essere
guardato da lui con il rispetto, l’affetto, e la dolcezza che riserva
solo ai suoi amici, di invidiare la sua forza e il suo coraggio, di
voler essere io la causa della sua felicità che gli fa nascere sul viso
quel sorriso così luminoso e caldo da scaldarti il corpo e l’anima.
Quando questa consapevolezza mi ha raggiunto, per come sapevo sarebbero
andate le cose, ho subito cercato di reprimerla.
E invece tutto quello che sento e che tengo chiuso in me è esploso quel
giorno di due mesi fa, quando un improvviso attacco da parte dei
Mangiamorte, di cui anch’io ero all’oscuro, lo ha reso in fin di vita e
ridotto in coma: un sonno profondo da cui non si è ancora svegliato, lì
in quel letto nell’infermeria della scuola, riservato apposta per lui.
Quel giorno il mio cuore ha urlato tutto il suo dolore: sapere di non
vederlo più in giro per la Scuola, di non parlargli; il fatto stesso di
saperlo in quelle condizioni mi fa tuttora un male lacerante. Solo
allora capii quanto tenevo alla sua esistenza, e quanto dolore potrei
provare se il Signore Oscuro riuscisse davvero ad ucciderlo. Insistetti
con Piton perché me lo facesse vedere, lì in quel letto, in quella sua
espressione di quiete che sembrava così naturale, come se finalmente
avesse trovato il modo di dormire sereno. Fino ad un attimo prima, mi
illudevo che non fosse vero, che lo avrei prima o poi rivisto in qualche
corridoio e gli avrei riservato il migliore dei miei “saluti”; e invece,
la consapevolezza della verità mi dilaniò definitivamente.
Nei giorni successivi ero troppo sconvolto per accorgermi che un
componente della mia Casa di un anno inferiore cercava insistentemente
la mia attenzione: Daniel Cleanthe, un ragazzino esile dai capelli e gli
occhi scuri come il carbone che contrastano con la sua pelle nivea, di
cui non sapevo neanche l’esistenza, e di cui neanche gli altri
sembravano molto informati: un tipo fino a quel momento estremamente
riservato che adesso voleva la mia compagnia. Estenuato, un giorno da
soli in Sala Comune, riuscimmo a scambiarci qualche parola: i dialoghi
diventarono sempre più lunghi e i momenti passati insieme sempre più
frequenti, e con mia grande sorpresa piacevoli. E sempre più spesso mi
chiedevo come un ragazzo tanto buono, dolce e gentile come lui fosse
stato smistato nei Serpeverde!
Non so perché abbia voluto essere mio amico, né perché proprio in quel
momento. Ha fatto di tutto per dimostrarmi che il suo interessamento
fosse sincero e disinteressato, tanto convincente che alla fine è
risultato quasi una naturale conseguenza parlare con lui del mio dolore:
mi ha aiutato pian piano ad alleviare la sofferenza. Non gli ho mai
rivelato l’oggetto a cui erano rivolti tutti i miei pensieri e
preoccupazioni, e lui non me l’ha mai chiesto; mi ha confortato e
rincuorato, e anche illuso con qualche speranza, al contrario di quello
che mi diceva sempre Blaise. »
La porta che si apre e l’eco di passi che si avvicinano lo fanno voltare
e riconosce il suo nuovo amico nella persona che avvicinandosi gli si
para davanti.
«Ehi, sei già qui. Stamattina ti sei avviato molto presto. Avevi
qualcosa da fare?»
«Mi ha aiutato tantissimo eppure, ancora oggi, non posso dire di
conoscerlo bene, forse perché, in un modo o nell’altro, l’espressione
che assume e il tono che usa ogni volta che siamo insieme, finiscono
sempre per ricordarmi il mio Harry, e io non riesco a continuare ad
ascoltarlo e guardarlo per troppo tempo.»
Pensieroso l’amico si guarda intorno.
«Avevi bisogno di stare un po’ da solo?»
«E poi, ad un certo punto, mentre ci divertivamo alle spalle della
goffaggine di Goyle, anche il suo sorriso mi ha ricordato Harry. E i
suoi occhi che brillano allo stesso modo, pieni di coraggio e
determinazione; senza contare che è l’unico Serpeverde che litiga con
Piton!»
Un leggero sorriso increspa le sottili labbra di Draco, mentre all’altro
Serpeverde sembra aumentare la preoccupazione.
«Draco, va… tutto bene? Mi rispondi?»
«Sarebbe stato così tra me e Harry, se le cose fossero andate
diversamente? Ancora mi fa male pensare a qualsiasi cosa lo riguardi.»
Gli occhi lucidi di Draco e le leggere lacrime che gli rigano il viso
portano istintivamente il ragazzo moro a stringerlo a se, come per
cercare di contenere il dolore che sa sta tracimando dal cuore
dell’amico.
«E ancora una volta Daniel mi consola, facendomi perdere nel calore
di questo conforto. Se fosse Harry a tenermi stretto a se, la sua voce a
tranquillizzarmi, il suo profumo ad accarezzarmi l'anima? Desidero
talmente tanto tutto questo che è un gesto naturale posare le mie labbra
sulle sue.»
Daniel rimane per qualche momento immobile, poi i suoi occhi si
chiudono, respira il profumo di Draco, e sente l’esigenza di conoscere
il sapore di quelle labbra sulle sue.
«Mi ha ricambiato, non è scappato: vorrei che questo momento durasse
per sempre.»
Draco alza le mani verso il viso di Daniel e le posa sulle sue guance;
non riesce a spiegarsi come la pelle di un ragazzo possa essere così
morbida e liscia: forse è la loro ancora giovane età a permettere quella
piacevole sensazione, la tranquillità di un tempo che non ha ancora
scavato solchi e imbrunito e irritato la pelle: dal calore che emana, e
che quasi riscalda i suoi palmi, intuisce che sicuramente le sue guance
sono arrossate. Vorrebbe posare una mano sul suo petto per sapere se
anche il suo cuore sta battendo così forte da non riuscire ad udire
altro.
Anche Daniel si ritrova ad alzare le mani, e le porta ad afferrare i
polsi di Draco: non per eliminare quel loro contatto, ma per essere
sicuro che durerà ancora molto, perché trattenuto dalla sua salda presa.
Quando si allontanano, l’incanto si spezza ed il rammarico appare sul
suo posto; Draco si rende conto di aver approfittato dell’affetto di un
amico che si è dimostrato tale in più occasioni.
«Scusami, ho sbagliato, non era destinato a te.»
Daniel appoggia la sua fronte su quella dell’amico, con gli occhi ancora
chiusi.
«Stavi pensando a lui, vero?»
Il silenzio del ragazzo non fa altro che divenire l’assenso a quella
domanda.
«Se vuoi… puoi…»
«No, non dirlo.»
«Per me va bene, se ti fa sentire meglio.»
«No , non mi fa sentire meglio: già il ricordo di quello che è appena
successo non farà che aumentare il mio tormento.»
«Diavolo, è stato davvero tanto brutto?»
Il tono scherzoso usato dal moro stempera la tensione tra loro e porta
Draco ad abbozzare un leggero sorriso.
«Draco, credimi se ti dico che non avrei mai immaginato che un giorno
avrei pronunciato simili parole, ma farò qualsiasi cosa possa alleviare
il tuo dolore.»
«Allora continua ad essermi amico e stammi vicino; quello che già fai
per me è impagabile e ci tengo davvero alla tua amicizia.»
«Se dipendesse da me, farei ritornare Potter per poter vedere il tuo
volto illuminarsi se posi il tuo sguardo su di lui; scommetto che
succede davvero quando vi trovate nella stessa stanza.»
Malfoy abbassa gli occhi e le sue guance si tingono di un leggero
rossore.
«Proprio come succede a te quando posi il tuo sguardo su Draco?»
La voce di Blaise che si avvicina dal fondo della stanza fa sobbalzare e
allontanare leggermente i due ragazzi, portando Daniel ad avvicinarsi a
Blaise e dare le spalle a Draco.
«Cosa c’è, Zabini? Geloso? Ti ho per caso fregato lo scalino più alto
nella classifica delle persone più importanti nel cuore di Draco?»
«Di sicuro, non potrai mai aspirare al primo posto; quello se l’è
meritato una persona che non sa nemmeno di essere tanto in alto in
quella classifica.»
Malfoy non fa caso al battibecco tra i due suoi amici. Osserva le sue
mani, dove sente ancora il calore del viso di Daniel: inserisce le mani
in tasca, come a voler inconsciamente prolungare il più possibile quella
calda sensazione. Nella tasca destra la mano si scontra con un oggetto
consistente e spigoloso; lo afferra e lo estrae per poter capire di cosa
si tratti.
«Ah, è lo specchio che mi ha dato Blaise: credevo di averlo messo
nella borsa. Con questo saprò se Harry è davvero in coma, o tormenterò
Piton finché non mi dirà la verità e se sta bene.»
Osserva dal piccolo specchio Blaise che dietro di lui con sguardo
irritato discute con Daniel.
«È davvero impressionante quanto la vena sulla sua tempia si ingrossi
quando è arrabbiato o preso da un discorso.»
Lo specchietto è troppo piccolo per poter vedere anche l’espressione di
Daniel, così Draco è costretto ad inclinarlo per avere anche l’altro
ragazzo nella sua visuale. Lentamente l’immagine di Blaise scompare e il
suo interlocutore comincia a mostrarsi: i capelli corvini in disordine,
come se fosse appena sceso dalla scopa dopo un volo a folle velocità,
gli occhi di cui l’animosità del momento rende il verde ancora più
brillante del solito, stretti in una smorfia di frustrazione data dalla
discussione: conosce bene quell’espressione perché, da quando lo
conosce, è stato sempre riservato a lui un simile sguardo. Il ragazzo
alza la mano per portarsi indietro i capelli, e la cicatrice a forma di
saetta appare lì, sulla sua fronte, più visibile di come lo sia mai
stata.
Decisamente non è Daniel.
«Harry»
L’impatto stridente dello specchio che si infrange cadendo al suolo fa
cessare all’istante i due litiganti dal discutere e a chiudere
istintivamente gli occhi per poi riaprirli e portarli verso la sorgente
di quel rumore; il più veloce dei due è Daniel, che subito si avvicina a
Draco.
«Draco, come stai? che è successo?»
Mentre Blaise si abbassa e recupera tutti i frammenti disseminati in
terra, il Serpeverde rimane immobile per alcuni interminabili istanti,
poi alza gli occhi e posa il suo sguardo sul volto del ragazzo di fronte
a lui, incatenando i loro sguardi.
«Harry…»
Il ragazzo moro spalanca gli occhi e il suo stupore diventa tanto
evidente agli occhi di Blaise, quanto esagerato: in fondo, è molto
probabile che Draco abbia una delle sue crisi nelle quali vede Harry
dappertutto.
«Come hai fatto a-… come hai detto?» si corregge subito Daniel, come a
sincerarsi della reale affermazione di Draco. Il giovane lo guarda
allungo attentamente, accarezzando una sua guancia leggermente; poi i
suoi occhi si assottigliano e lo sguardo si addolcisce.
«Scusami, scusami, ti prego. Sto davvero impazzendo.»
FINE