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Autore: Miss Kon    15/02/2012    3 recensioni
Konan aveva sempre avuto il vizio di alzarsi presto, non sapeva perchè ma ormai era tardi per cambiare certe abitudini, così anche quel giorno alle sei in punto aveva aperto gli occhi.
Si era alzata con calma, lo svegliarsi presto infatti le concedeva il vantaggio di poter fare tutto senza fretta, e aveva cominciato subito a canticchiare qualche canzoncina.
Aveva avuto, per alcuni minuti, la forte tentazione di mettere su un cd per godersi un po' di musica, ma aveva scartato velocemente quell'opzione perchè sapeva che nella stanza affianco Pain dormiva ancora.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Konan, Pain
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Struttura lenta a volte anche pesante e ripetitiva che dona al brano un tono un po' grigio.
Non ci vuole molto a capire che non è il mio lavoro migliore e neppure a me piace molto. Perchè allora scelgo di pubblicarlo, vi starete chiedendo.
Beh perchè il messaggio di fondo che mi sembra sempre trasparire da questo lavoro mi piace ache, e sopratutto, se triste!
Spero quindi che porterete pazienza e leggerete questo lavoro, ache se non sono riuscita amigliorarlo come volevo!







Weak me up, when september ends.



Konan aveva sempre avuto il vizio di alzarsi presto, non sapeva perchè ma ormai era tardi per cambiare certe abitudini, così anche quel giorno alle sei in punto aveva aperto gli occhi.
Si era alzata con calma, lo svegliarsi presto infatti le concedeva il vantaggio di poter fare tutto senza fretta, e aveva cominciato subito a canticchiare qualche canzoncina.
Aveva avuto, per alcuni minuti, la forte tentazione di mettere su un cd per godersi un po' di musica, ma aveva scartato velocemente quell'opzione perchè sapeva che nella stanza affianco Pain dormiva ancora.
Pain, un suo amico dai tempi dell'infanzia, era divenuto Pain solo qualche anno prima.
Più precisamente il 25 settembre di due anni prima, quando il ragazzo aveva dovuto seppellire uno dei suoi due migliori amici.
Konan si ricordava perfettamente quella data perchè in quel giorno, mentre Nagato seppelliva il suo vecchio nome ed amico, lei aveva seppellito il proprio cuore.
Era passato un po' di tempo da allora ma dentro le mura ammuffite di quel piccolo appartamentino il tempo sembrava essersi fermato.
Solo il vecchio orologio a pendola sembrava smentire quell'ipotesi, continuando a far girare pigramente le proprie lancette.
“Konan?” una voce bassa ma perfettamente nitida, arrivò dalla stanza accanto interrompendo il canticchiare della ragazza.
“Pain?” domandò lei di rimando, uscendo velocemente dalla propria stanza ed affacciandosi in quella dell'amico.
“Come mai già sveglia?” chiese lui, guardando nella direzione da cui entrava un unico e sottile fascio di luce opaca, nella speranza di vedere il volto dell'interlocutrice.
“Mi sveglio sempre presto” replicò lei, aprendo di più la porta ed entrando “Tu piuttosto, come mai sei sveglio così presto?” volle poi sapere, avvicinandosi al suo letto.
Lui tossicchiò un po', poi voltandosi nuovamente verso di lei sorrise debolmente.
“Non aveva sonno” si giustificò.
Negli occhi della ragazza guizzò un veloce bagliore di preoccupazione che, però, si spense con la stessa rapidità con cui si era arrivato. Silenziosamente, quindi, Konan si sedette vicino al letto dell'amico.
“Dovresti riposare, stai ancora male” disse premurosa, guardandolo negli occhi.
Ancora una volta Pain sorrise debolmente come aveva sorriso debolmente il giorno dopo il funerale, quando le aveva detto di essere divenuto Pain.
Konan aveva sempre capito il motivo di quella scelta e aveva sempre rispettato la volontà dell'amico, senza fare alcuna domanda. Da allora erano divenuti i loro silenzi il modo migliore per comunicare davvero tra loro.
Una piccola fitta fece sussultare il cuore della ragazza, portandola di nuovo ad avere un bagliore di preoccupazione nelle iridi.
“Konan scusami” esordì ad un certo punto Pain, attirando l'attenzione della ragazza “Ti sto lasciando solo anch'io. Mi dispiace” proseguì guardandola attentamente.
Konan in risposta scosse il capo.
Avrebbe voluto dirgli che era sciocco dire una cosa del genere, ma la gola era secca ed una morsa allo stomaco le stava ricordando quanto lui avesse ragione.
Il medico era stato fin troppo chiaro: probabilmente non sarebbe arrivato alla fine del mese di settembre.
La ragazza ormai da tempo si era resa conto di odiare quel mese, in cui sia le foglie che le persone a lei care cadevano inesorabilmente.
“Adesso riposa” riuscì in fine adire, prendendo in mano un pezzo di carta e cominciando a fare un po' di origami. Inconsapevolmente, presa a lavorare, aveva ricominciato a canticchiare.
Ma la cosa non dispiaceva a Pain, anzi lui aveva sempre adorato sentirla intonare qualche canzone perchè ogni volta che succedeva sembrava quasi che il tempo si riavvolgesse un poco, restituendo sia a lui che a lei un po' della vecchia felicità che avevano vissuto.
Un piccolo colpo di tosse fece sussultare il magro corpo, consumato da mesi di malattia, del ragazzo e ridestò la ragazza dal suo lavoro.
“Stai bene?” gli chiese premurosa andando a prendere il bicchiere che si trovava sopra il comodino. “Sì, non preoccuparti” rispose lui, quando riuscì a calmare la tosse, intanto la ragazza aveva cominciato a frugare nei cassetti del comodino.
“Ormai è anche ora delle tue medicine” disse lei, in fine, prendendo un paio di scatoline e versando dell'acqua nel bicchiere che aveva messo lì vicino.
Contate le pastiglie Konan si voltò di nuovo verso Pain, porgendogli le medicine e l‘acqua. Il ragazzo, in silenzio, ingoiò una per una le pastiglie poi beve un po'.
“Riprendi a cantare, per cortesia” le domandò, quando ebbe finito la solita trafila di operazioni che ogni giorno, circa a quell'ora, faceva.
Konan si voltò a guardarlo per un attimo.
“Mi piace sentirti canticchiare, mi distrae” ammise, sorridendole.
La ragazza non disse nulla, ma semplicemente riprese a canticchiare e sedutasi di nuovo riprese a fare origami.
Pain, a quel punto, chiuse un poco gli occhi e sospirò.
“Odio settembre” asserì, dopo alcuni attimi, riaprendo le palpebre “Mi porta un sacco di brutti ricordi”
“Non pensarci, ora devi riposare” mormorò la ragazza, interrompendo per un attimo la canzone che stava intonando sommessamente.
“Già. Se ora mi addormento...per cortesia mi puoi svegliare solo quando settembre è già finito?” domandò in replica, guardandola e sorridendole mitemente.
Konan sentì di nuovo la stessa fitta che l'aveva colpita prima, solo che questa volta la percepì più intensamente.
“Va bene” sussurrò piano, prima di riprendere a canticchiare.
Sentiva la gola farle male ma finse di non accorgerse e piano continuò a cantare.
  
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