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Autore: Raimondo    15/02/2012    1 recensioni
Anno 2008: i Digiprescelti hanno creato il Progetto Armonia, un imponente sforzo internazionale per mischiare umani e Digimon grazie ad insediamenti nel mondo digitale. Ma la situazione è tutt'altro che tranquilla: prive di un dittatore, le terre virtuali sono cadute in un vuoto di potere e varie fazioni si sollevano a riempirlo. Mentre i Digiprescelti devono affrontare nemici antichi e nuovi, un ragazzino incomincia la sua avventura nel mondo digitale, ma il suo modo di pensare non è quello dei Digiprescelti...
La trama contiene un personaggio umano originale che riveste un ruolo di notevole importanza. Siete avvisati.
Questa storia è incentrata sull'azione e l'avventura, e quindi la parte romantica non sarà sviluppata sistematicamente, ma neanche ignorata. Coppie? Non lo so neanche io quali saranno, quindi mettetevi l'animo in pace...
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1. L'Entrata di Valeri

L'ENTRATA DI VALERI

La popolazione di Digiprescelti sulla Terra crebbe in modo molto rapido, ma nonostante ciò durante i primi anni la maggioranza degli esseri umani era priva di un partner. Ciò era dovuto ai limiti imposti alla produzione di Digivice da parte dei Supremi [...]. Fu attuato un programma di borse merito, privo di limiti di età, in modo che coloro che avevano le capacità di lavorare per il bene dei due mondi potessero farlo con un Digimon al loro fianco. Questo programma, ideato al fine di creare una classe dirigente del Progetto Armonia capace di comprendere i bisogni di entrambi i popoli a livello personale, ebbe il vantaggioso effetto collaterale di attrarre intellettuali, uomini di scienza e ambiziose future promesse sotto l'ala del Progetto. Diventare un Digiprescelto per concorso - in contrasto con chi lo diventava per elezione dei Supremi, cioè la maggioranza - era considerato un certificato di eccellenza e una via sicura ad una carriera onorata e ben retribuita. Fu questo nucleo di specialisti che permise ai Digiprescelti originari di dare al Progetto Armonia un'infrastruttura burocratica efficiente

Sezione storica del Nuovo Sussidiario ad uso dei Digiprescelti, ottava edizione inglese, anno 37 dell'Era Neorinascimentale (2067 D.C.).

Digiworld

Il treno sussultava ritmicamente mentre attraversava la prateria verdeggiante che si estendeva fra la Colonia americana e la grande città digimon di Laito. All’interno, oltre a decine di digimon di ogni specie, c’era un gran numero di umani: alcuni abitanti delle Colonie, molti digiprescelti delle ultime generazioni, e qualche funzionario. Il viaggio sarebbe durato ancora parecchio e la maggior parte dei viaggiatori si era messa comoda. Non tutti: in mezzo ad uno scompartimento un ragazzino vestito troppo pesantemente per quel clima temperato stava camminando nervosamente su e giù, rischiando di cadere ad ogni scossone.
“ Te la senti di dirmi qualcosa, Valeri?” gli disse un giovanotto ben in carne, dai tratti tipicamente cinesi, vestito con l’uniforme del Corpo Nazionale Volontario con un Digivice alla cintura.
“È solo una perdita di tempo, signor Poi. Ma se vuole provare, per me va bene” replicò quello allargando le braccia.
“Su, non essere così formale! Ho solo diciotto anni. Puoi darmi del tu.”
“Beh- disse imbarazzato il ragazzino – può andare. Vedi, Hong, io capisco bene cosa non va. Ho passato del tempo con quei digimon, ho giocato con loro, ho raccontato delle storie e loro mi hanno risposto. Nonostante ciò il legame non si è formato. E il motivo è che io non provo nulla per loro.”
“Come sarebbe a dire? Nessuno di loro ti ha colpito per qualche caratteristica speciale? Mi sembra difficile non farsi incantare da quei piccolini.”
“Incantevoli? Tu dici?” ribatté acido Valeri “Sembrano dei peluches”
“Non mi dire che ti imbarazzano. Anche Octomon quando è a livello Intermedio sembra un giocattolo: con questo le donne mi apprezzano lo stesso” disse il cinese, mentre il suo digimon lo guardava con espressione ironica.  “A quel che mi ricordo, Kari non ha...”
“È colpa mia se non le piace la cucina cinese? E comunque è stato sei anni fa, non puoi pretendere.”
“L’opinione degli altri non è un mio problema.” rispose secco il ragazzino  “Quello che voglio dire –continuò con fare meno annoiato, rigirandosi il digivice spento in mano – lo so che hai ragione. Uno di quei digimon era un Tokomon, un altro un Koromon. So benissimo cosa diventano a livello Campione. Semplicemente, non riesco a curarmi di loro”
“Impossibile. Sei tu che ti sei fissato in testa l’idea di riuscire ad ogni costo. Prenditela con calma! Un’amicizia non si costruisce dall’oggi al domani. Vedrai che a Laito ci sarà qualche digimon adatto, e potrai diventare un digiprescelto.”
Valeri si sedette sul sedile “Forse è per il fatto che ho ottenuto quest’opportunità attraverso il concorso. Pensi che sia per questo? Un’amicizia non può essere un premio.”
“Non dir sciocchezze! Il “premio” è una borsa di studio qui a Digiworld. Potresti anche non diventare partner con un Digimon per passare bene questo periodo.”
“OK.” Concluse rassegnato il ragazzino, frugando nella borsa. “Tanto vale che mi metta al lavoro.” Estrasse una serie di appunti e cominciò a leggerli.
“Che roba è?” chiese curioso il Digimon di Poi.
“Le lezioni del professor Kido. Per restare qui devo tenermi al passo con gli studi…”
In quel momento l’orizzonte si tinse di rosso e il cielo sembrò riempirsi sempre più velocemente di oscillanti drappi di fiamma. La grande aurora polare ricoprì il mondo intero e si ritirò, rapida com’era venuta. Tutti cercarono di vedere qualcosa ai finestrini, accalcandosi e spingendosi, non ultimo Valeri che a dispetto dei suoi modi contegnosi era pur sempre un bambino curioso. Hong invece non si agitò: estrasse una tavoletta con una grossa antenna, la collegò al suo Digivice e si mise cuffie e microfono. Quindi cominciò a girare una manopola dall’aspetto assai antiquato.
“Cos’è, Hong?” chiese Valeri, tornato dal finestrino.
“È una radio”
“Una radio nell’era dei cellulari?”
“Certo. E ora non distrarmi”
Il ragazzo guardò Hong regolare l’apparecchio. Aveva una buona infarinatura in campo tecnologico e riconobbe subito quello strumento per una radio a ripetizione dimensionale: una macchina semplice, utilizzabile su tutta la superficie di Digiworld, che riceve e trasmette messaggi sfruttando la Terra come satellite. I suoi vantaggi erano molteplici, primo fra tutti che aveva sempre campo, anche nelle condizioni più estreme. Anche nel Mondo reale il principio veniva applicato usando Digiworld come ripetitore: Valeri ne aveva letto a proposito di alcune esplorazioni sottomarine.
Il suo unico difetto era che per inviare onde radio fra le dimensioni c’era bisogno di un Digivice, limitando il numero di super-telefoni a quello dei Digivice.
“Niente” disse Hong con rabbia. “Strano. Ha sempre funzionato”
“Posso vedere?” chiese Valeri. In altre occasioni Hong avrebbe rifiutato di dare una macchina del genere in mano a un ragazzo così giovane, ma poi si ricordò che Izzy ad età ancor più tenera trafficava già con i principi scientifici della digievoluzione.
“Prova.”
Valeri guardò le manopole e l’antenna, rigirò la tavoletta e osservò le spie rosse e verdi. Controllò il Digivice. Infine provò a sentire le cuffie.
Si mise la mano sulla fronte, pensoso. “Non riesce a connettersi con la Terra, ma per il resto funziona. Forse quell’aurora boreale rossa di prima sta interferendo come una tempesta magnetica.”
“Sì, anche io penso che sia così. Vedo che te la guadagni la tua borsa di studio, eh?”
“Non tanto, visto che non ti posso aiutare”
“Adesso non esagerare” disse il giovane riponendo l’apparecchiatura “Mi chiedo quanto durerà. Potremmo anche provare a tornare sulla Terra, se avessimo un Digigate”
“Meglio di no” disse Valeri, con espressione concitata “Sono sicuro che il portale sarebbe instabile”
“E tu come fai a dirlo?”
Valeri non fece in tempo ad esporre la sua teoria, perché qualcuno cominciò ad urlare.

Sporgendosi dal finestrino si vedeva un’ombra grigia avvicinarsi. Il ronzio di ali da insetto si era aggiunto allo sferragliare del treno e alcuni dei digimon dalla vista più acuta dovevano aver visto di cosa si trattava. Erano tutti spaventati. Hong tirò fuori un binocolo tascabile – facendo parte di una sorta di milizia, aveva con sé un equipaggiamento ben fornito.
“Che cosa sono?”
Hong sbiancò “Tre Ookuwamon. Livello Evoluto.”

Il Trailmon che trainava il convoglio riconobbe subito i mostruosi digimon. Non è facile scambiarli per qualcos'altro: insetti grigi grandi come elefanti, di una ferocia inusitata, con mandibole a forbice e possenti arti anteriori. La loro stazza li identifica a prima vista come appartenenti al livello Evoluto.
La situazione era veramente gravissima. Nessuno dei passeggeri poteva competere con dei digimon di livello Evoluto, che pur essendo tutt’altro che rari di solito stavano lontano dalle tratte fra le Colonie. In realtà un avvenimento simile era così impensato che non c’era nessun piano per risolvere il problema.
Dunque il Trailmon non aveva una vera scelta: doveva per forza fuggire. Fortunatamente per lui, quelli della sua specie potevano generare autonomamente strade ferrate dovunque volessero andare, perché per fare marcia indietro avrebbe dovuto fermarsi e perdere tutta la velocita che aveva al momento. Quindi si separò dal tracciato preesistente, cercando di non farsi distrarre dalle urla dei suoi passeggeri.

Hong ignorò il baccano. L’addestramento che aveva ricevuto, anche se non degno di un esercito, gli aveva inculcato il sano principio di mantenere il sangue freddo in situazioni critiche. Perciò si guardò intorno, fino a trovare alcuni digimon che facevano al caso suo. Sorvolando sul fatto che non aveva un’autorità effettiva, li cooptò e convinse a urla e spintoni gli altri passeggeri a liberare gli ultimi due vagoni, in modo da poter disporre i digimon dotati della maggior ampiezza di tiro ai finestrini. Infine si mise a cercare in uno degli armadietti del penultimo vagone.
Intanto il Trailmon aveva completato la curva ad U, voltando la schiena agli attaccanti, e dal balconcino dell’ultimo vagone si vedeva uno dei grandi insetti farsi sempre più vicino.
Due Centarumon, appostati alle finestre, aprirono il fuoco, ma i colpi non sortirono quasi alcun effetto, mentre Syakomon, il digimon di Hong, era già passato alla forma campione, pur non potendo attaccare nemici così lontani. Intanto il cinese non aveva ancora finito di frugare. Alla fine cambiò armadietto, trovando ciò che cercava: un treppiede e una mitragliatrice, più un gran numero di munizioni. Octomon lo aiutò a portarla sul balconcino, a fissarla e a collegare i nastri.
Mentre tutti i passeggeri cercavano di pigiarsi nei primi vagoni, Valeri era rimasto alla giunzione fra il penultimo e il terzultimo vagone, guardando con stupore ed ammirazione il gioviale Hong puntare l’arma con decisione ed aprire il fuoco.
Avrebbe voluto correre lì, se non altro per incoraggiarlo, ma sapeva bene che sarebbe stato un’inutile distrazione. Perciò si limitò ad assistere, stringendo involontariamente il proprio Digivice.

La mitragliatrice si stava mangiando un nastro dopo l’altro e l’Ookuwamon aveva solo dei graffietti. Quell’arma era stata scelta per tirare contro digimon di livello Campione, e per di più a terra, ma non aveva grande efficacia contro le corazze degli Evoluto.
“Vorrei tanto avere un lanciamissili” disse fra i denti il cinese, anche se sapeva che il suo addestramento non li includeva e perciò non avrebbe saputo usarli. “O almeno un'arma antiaerea degna di questo nome”.
Intanto gli altri digimon continuavano ad attaccare. La loro azione combinata impediva ai potenti insettoidi di avvicinarsi al treno, che intanto stava riprendendo velocità. Hong pensò per un attimo che il peggio fosse passato, un’idea che nessun avventuriero che si rispetti si farebbe mai venire. Infatti l’Ookuwamon più grande si levò in alto, fuori dal tiro della mitragliatrice, accelerò e superò gli ultimi vagoni. Quindi attaccò.
Forbici ad Omega!”
La giunzione a soffietto fra il penultimo vagone e il resto del treno saltò con una facilità quasi ridicola. Il grande digimon insetto non dovette far di più che allungare un braccio ed afferrare il primo passeggero che capitava.
Intrappolato fra le pinze cornee dell’Evoluto, Valeri non poté far altro che maledire il proprio entusiasmo.

La prima parte del volo non fu troppo spiacevole, dopotutto. Valeri era vivo, e avrebbe potuto essere morto; e questo gli bastava. L’Ookuwamon non lo aveva ferito né lo stava stringendo troppo, anche se secondo logica gli usava quei riguardi perché preferiva nutrirsi di creature vive. L’unica cosa che il ragazzo non riusciva a capire era perché il digimon avesse scelto una preda così misera.
Ovviamente non poteva immaginare che nel mondo digitale il corpo di un uomo contiene una quantità di energia incredibile per un Digimon, anche se potentemente compressa. Pur non potendola sfruttare adeguatamente, l’Ookuwamon la sentiva, e aveva subito tentato di impossessarsene.
Intanto Valeri si godeva il paesaggio. La raffica di emozioni generate dagli eventi lo avrebbe steso, ma solo più tardi: si trovava in uno stato di tranquillità senza preoccupazioni e poté notare distintamente, fra le grandi praterie, la strada ferrata come una linea e il treno come uno spesso segmento nero. Difficilmente sarebbe arrivato qualcuno ad aiutarlo: con le comunicazioni a lunga distanza bloccate, gli unici a sapere qualcosa di lui erano i passeggeri, nessuno dei quali in grado di combattere una battaglia aerea contro il digimon insetto.
L’Evoluto smise di salire. Si girò intorno, offrendo involontariamente a Valeri una magnifica visuale di cielo e terra, e poi accelerò verso nord.
L’aria si stava facendo più fredda, a causa del vento, e il ragazzo non si sentiva più molto confortevole. Alla velocità a cui si muovevano, il suolo già confuso dalla distanza era ancora più irriconoscibile. Egli vide, forse, una grande città di vetro e cromo, colline coperte di risaie, un deserto assetato e fiumi profondamente incassati in canyon, nella disposizione casuale tipica di un mondo in cui anche le leggi di natura obbedivano a forze a loro superiori. Valeri alzò lo sguardo al lontano orizzonte, dove apparivano cime altissime, e intravide una stella sorgere.
Sembrava troppo veloce per essere un corpo celeste. A furia di fissare quel punto luminoso Valeri notò che splendeva con sempre maggiore intensità e si ingrandiva come i fanali di un treno in avvicinamento. Anche Ookuwamon se ne accorse e diede segni di irrequietezza, rallentando e abbassandosi. Ma cosa poteva spaventare quel mostro?
La risposta fu chiarissima al ragazzo quando la stella transitò sopra di loro, ad una distanza incommensurabile, ma pur sempre sufficiente a farne distinguere la forma: una silhouette dragonica, grandi ali e un corpo serpentino circonfuso di luce, saettante nell’etere. Valeri, nonostante fosse in stato semicatatonico, espresse il suo stupore: “Quello era Imperialdramon… l’arma finale in mano ai Digiprescelti… ho fatto bene a scegliere di stare dalla loro parte…”
Imperialdramon era già sparito, anche se la sua scia brillava ancora dalla parte opposta da cui era venuto, quando i venti ciclonici generati dal suo moto investirono Ookuwamon, che senza poter opporre resistenza fu trascinato al suolo.

Settore 304

La sera arrivava presto nel settore nordico e montuoso di competenza di Sora. Il cielo oscurato da dense nubi da tormenta sferzava le cime blu-grigio venate di bianco con un vento gelato e tagliente. Le conifere verde cupo, raggruppate in dense macchie, resistevano stoicamente al clima spietato, e solo raramente si intravedeva un Digimon o un animale digitalizzato muoversi sulle rocce frantumate e coperte di brina.
Il forte che costituiva la base di operazioni dei prescelti, posto a cavallo di uno dei pochi valichi della catena, era stato sigillato per conservare tepore. Acquattata su uno sperone di roccia e ricoperta dalla neve, la costruzione bassa costruita con colate di cemento l’estate prima era quasi invisibile.
All’interno delle sue spesse mura, in una sala relativamente ampia e confortevole, Sora si scaldava le ossa gelate di fronte ad un grosso termosifone. Le ferite riportate nella lotta erano state bendate e i digimon infermieri si erano prodigati nelle cure, il rapporto era stato compilato e ora la giovane osservava con occhio assente due foto su un tavolino, illuminate dalla luce rossastra delle lampade a basso consumo. Tai e Matt, nel Duemila, alla festa per la fine del millennio, a destra. Tai e Matt, all’apertura della Colonia Giapponese, sei anni dopo. Ogni volta che rivedeva la vecchia immagine le tornava in mente la vita che avevano sperato di condurre dopo la prima avventura: scuola, amici, piccoli amori. Tai e il calcio, Matt e la musica. Tutto finito, ormai: Tai era nella fortezza di Antivirus al centro di Digiworld, intento a coordinare il progetto Armonia; Matt in giro per il mondo reale, a combattere contro i Digimon che superassero il confine fra i mondi con intenti malvagi. E lei? Se la dolce e compassionevole Sora di nove anni prima l’avesse vista, si sarebbe riconosciuta sotto i vestiti da soldato?
Rivolse la sua attenzione alla tazza di the caldo che teneva fra le mani, osservando le tracce di schiuma che ruotavano ritmicamente. In groppa a Garudamon aveva combattuto contro i Mammothmon per ore ed era stanchissima, eppure il grande branco non dava segni di voler cambiare direzione. In capo a due giorni sarebbero arrivati alla fortezza, e allora Sora avrebbe dovuto scegliere: ritirarsi e cercare di farli deviare ancora, oppure sterminarli.
La schiuma fece altri due giri.
I pensieri della ragazza furono interrotti da un rapido bussare alla porta. “Avanti!”
La porta si spalancò ed entrò Biomon.
“Sora! Come stai?” disse il grosso uccello rosa. “Non dirmi che stai di nuovo intristendoti. Dai, finita questa storia torneremo nel mondo reale. Non ti ricordi? Abbiamo quell’invito di Mimi per una festa all’ambasciata.”
Sora rise, rendendosi conto di quanto si era lasciata opprimere da quelle terre perennemente coperte di nubi. “Hai proprio ragione! Niente di meglio che una bella festa per re-inserirci nel mondo civile.”
Biomon pigolò felice. Tenere allegra la sua compagna non era un compito facile in quelle condizioni, tenendo conto di quanto Sora fosse stanca in quei giorni, ma ci era riuscita… indirettamente anche grazie a Mimi.
Una festa formale non si adattava moltissimo al carattere di nessuno di loro, ma avrebbero potuto incontrare molti dei digiprescelti dei vari paesi che avevano conosciuto nel 2002. Un appuntamento da aspettare.
Sora si alzò e uscì dalla stanza. Stava crollando di sonno e aveva ancora da lavorare prima di poter andare a dormire.
Le capitò di nuovo di pensare a Tai. Il comportamento del loro leader la stupiva: sembrava stranamente distaccato dal mondo. Forse –pensò con una punta di amarezza – era anche colpa sua. Non gli era stata vicina come avrebbe dovuto… anche se in qualità di semplice amica… ma era veramente solo un'amica? E che ne sapeva lei? Entrò nella sua stanza, estrasse il comunicatore e lo collegò al computer. Ma la connessione con la Fortezza di Antivirus non si stabilì. Frustrata e stanca, Sora spense tutto, rimandando il lavoro all’indomani, e si preparò per la notte.

Settore 000

La fortezza di Antivirus era ben diversa dal piccolo fortino nordico in cui si erano insediati Sora e Biomon. Più che una fortezza, era una grande cittadella, posta sull’unico affioramento roccioso al centro di una pianura alluvionale che si stendeva fino all’orizzonte. Costruita in tempi antichissimi da qualche colossale potentato del mondo digitale come capitale, era circondata da anelli di mura e le sue pareti erano fatte di ciclopiche pietre giallo chiaro che avevano resistito per secoli. Ora era il quartier generale dei prescelti a Digiworld: le sue stanze erano sede dell’enorme sforzo di coordinazione fra le Colonie e la Terra, ed ospitavano anche un intera armata di digimon guerrieri che costituivano il nerbo del sistema difensivo del progetto Armonia.
Gennai l’aveva sconsigliata ai Digiprescelti, perché si trovava in una posizione poco strategica, lontana peraltro dalle Colonie, ed essendo stata costruita per un gigante presentava parecchi problemi. Ma Tai aveva fatto, come era prevedibile, di testa sua: la fortezza era imprendibile, anche da sottoterra, e c’era abbondante rifornimento di cibo, materiali e acqua dai boschi circostanti. Per non parlare del fatto che MetalGreymon, ormai raggiunta stabilmente la sua forma evoluta, preferiva ampi spazi. Perciò, reclutati i pochi Numemon che avevano occupato la struttura altrimenti disabitata, i Digiprescelti avevano restaurato la grande base, ovviamente con il sostegno sia delle nazioni umane sia dei Digimon locali.
Ma ora i difetti di quella soluzione erano evidenti. Tai, seduto dietro ad una scrivania troppo larga in una gran sala semicircolare, si trovava nell’impossibilità di contattare le Colonie, o la Terra, o chiunque altro. Si era affidato troppo alla tecnologia dei comunicatori dimensionali e ora ne pagava le conseguenze. Appoggiò un documento firmato sulla pila alla sua destra, bilanciando contemporaneamente la cornetta dell’interfono sulla spalla sinistra e tentando di usare lo schermo tattile della scrivania. Una segretaria accorse ad aiutarlo e finalmente poté dedicarsi esclusivamente all’interfono. “Avete bisogno di conferire con me subito? In che senso conferire? Avete risolto il problema e volete spiegarmelo? Non l’avete risolto? E allora perché mi avete chiamato?” Tacque per un momento. “Ok, ok, venite su. Come, non vi fanno entrare? Aspettate”
Mise giù la cornetta e fece un segnale ad un Musyamon alla porta: “Falli entrare”. Il samurai annuì e diede un secco ordine. Una porta laterale corazzata si aprì verso l’esterno e lasciò entrare un complemento di digimon  e uomini di ogni tipo, tutti in camice bianco.
“Che senso ha avere un camice bianco per un informatico?” si chiese per l’ennesima volta il giovane, prima di dedicar loro la più completa attenzione. “Allora, cosa avete trovato?”
“Per cominciare – disse un DocNanimon, un buffo digimon simile ad una palla con gambe e braccia e un paio di pince-nez dorati sul naso– le comunicazioni dimensionali con la Terra sono assolutamente bloccate. Abbiamo provato ad aprire varchi con altre dimensioni, ma senza strumentazione specifica è impossibile, adesso come prima. Al momento conosciamo solo due metodi per aprire varchi di altro genere e …”
“Non inizi una dissertazione, dottore. Siamo nel bel mezzo di una grave crisi” disse stancamente Tai, abituato com’era agli sproloqui scientifici di Izzy.
“È importante, invece” disse un altro digimon. Wisemon, unico livello Evoluto del gruppo, era simpatico a Tai perché era l’unico ad esprimere francamente la sua opinione. Era anche estremamente competente, ed insostituibile in ogni impresa scientifica, ma non lo faceva mai pesare.
“Se si potesse aprire un varco verso una dimensione parallela potremmo oltrepassare il firewall “di lato”, visto che le analisi dimostrano che è limitato al confine fra Digiworld e la Terra. Continueremo a tentare di aprirne uno, anche senza strumenti, ma prima dobbiamo contattare Gennai e le altre Colonie.”
“Appunto quello che cercavo di fare” disse Tai mostrando sulla scrivania una pila di aggeggi di vario genere, fra cui un telefono a manovella e un visore olografico.
“Fortunatamente, ci siamo ricordati che c’è ancora in giro una vecchia antenna per le onde radio ultralunghe, che avevamo installato prima dell’avvento dei comunicatori dimensionali. È una macchina rozza, ma dovrebbe darci una copertura sufficiente a comunicare con una delle colonie, e forse con Gennai.”
“Fantastico! E quanto ci vorrà per attivarla?”
“Qualche ora. Il problema è un altro: bisogna avvertire la Colonia di mettere in funzione i sistemi di ricezione alle frequenze giuste. Non possiamo aspettare che qualcuno si sintonizzi per caso sulle nostre trasmissioni: non è impossibile ma…”
“Non è il caso di rischiare. Dovremo inviare un corriere.”
“Esattamente.”
“In quanto al firewall, avete provato a forzarlo?”
Una giovane ricercatrice umana si fece avanti.
“La situazione su quel fronte è molto seria. Tentando coi computer non siamo riusciti a far molto, ma Wisemon ha avuto la magnifica idea di inviare un pallone sonda al livello fisico di Digiworld in cui si trova il firewall.”
“Oh, non esagerare, Lia” disse Wisemon imbarazzato.
Lia gli tirò una gentile gomitata al fianco “Non fare il timido… e comunque, con i dati ottenuti, abbiamo potuto capire come funziona il muro. A quanto pare, è stato pensato bene.”
Prese la parola il suo Digimon, un Chicchimon. “È un’entità semi-senziente, strutturata su più livelli. Può reagire agli attacchi e rinforzare le sue difese quando troviamo qualche punto debole nella sua costituzione.
In altre parole, ogni volta che tentiamo di superarlo, impara a respingerci.”
“Davvero? Ma allora chi…”
“Chi l’ha progettato? Non lo sappiamo. Qualcuno molto abile, ma con poco tempo a disposizione. La versione originale del suo programma era veramente un colabrodo prima che si autoriparasse: l’unica parte collaudata era evidentemente l’AI primitiva.”
“Molto bene. È tutto?”
“Sì.” Disse Wisemon, tacitando gli altri e appoggiando un plico sulla scrivania. “Qui ci sono tutte le informazioni necessarie alla creazione del ponte radio. Non vi ruberemo altro tempo. Salute, comandante.” Il gruppetto uscì dalla sala, dopo un cortese inchino.
“Buraimon, Gaston” sussurrò Tai, premendo un tasto della scrivania. Da una porta nascosta uscirono un digimon antropomorfo dalla testa di rapace, con grandi ali e due spade ai fianchi, e un massiccio uomo in completo nero con una chioma mezza bianca e mezza grigia. Entrambi sembravano dei duri.
“Ho intenzione di risolvere questo problema personalmente. Mi recherò alla colonia e li avvertirò circa le antenne radio. Nel frattempo, prendete voi il comando della Fortezza. Limitatevi a coordinare le attività di routine. Confido nelle vostre abilità.”
“SISSIGNORE!” esclamarono i due mettendosi sull’attenti.
Tai si fece più vicino. “Ah, e inoltre, quella ricercatrice, Lia… tenetela sott’occhio. Lei e Wisemon.”
“Comprendo perfettamente la vostra preoccupazione” disse l’uomo chiamato Gaston.
Uno degli assistenti di Tai fece un passo avanti “Signore, in una situazione come questa, sarebbe più prudente restare…”
“Non chiamarmi signore. Suona come se fossi un re. E comunque, una faccenda di questa importanza può essere svolta solo da me…”
Tai si girò verso la parete di fondo, facendo sventolare la sciarpa gialla. “e da MetalGreymon!”
La parete virtuale scomparve, rivelando il gigantesco dinosauro cyborg che avanzò verso il suo partner. Tai si arrampicò agilmente sulla possente coda fino ad arrivare alla spalla corazzata. Le ali violacee del digimon rettile cominciarono a battere sollevando un turbine di vento, che mandò scartoffie a volare per tutta la sala e costrinse i presenti a ripararsi alla meno peggio. Solo Buraimon e Gaston rimasero impassibili.
Le porte principali della sala si spalancarono e MetalGreymon volò nel corridoio, fino ad una balconata da cui, con un potente colpo di ali, si sollevò puntando al cielo serale.
L’occhio grande come un vassoio del digimon ruotò fino a fissare il suo partner.
“Non ti sapevo così amante delle uscite teatrali, Tai.”
“Di che stai parlando?” chiese lui con nonchalance.
“Far sparire di colpo la parete per mostrare che hai un enorme digimon pronto al combattimento e costringermi a volare per il corridoio davanti a tutti, non contano come una uscita teatrale?”
“Per favore, Agumon! È da settimane che non posso fare nulla di divertente con te come ai vecchi tempi. E poi le pareti virtuali mi affascinano.”
È difficile sorridere quando si ha la faccia di un dinosauro coperta da una corazza metallica. Ma in qualche modo, MetalGreymon ci riuscì.

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Bene! Con l'introduzione di Valeri, aspirante Digiprescelto, ho buttato l'anima oltre l'ostacolo: deve funzionare. Le sue avventure in giro per il mondo digitale saranno... peculiari. Come avrete notato, non ha ancora un Digimon.
Sono perfettamente consapevole del fatto che appaia un po'secchioncello. Beh, deve ancora farlo il suo viaggio di formazione, no?
Per chi non si ricordasse di loro, Hong è il nome che ho dato al più grosso dei tre fratelli Poi, quelli incontrati in Cina verso la fine di 02. Il suo è un ruolo secondario sia là che qui, ma non importa. Almeno qui fa una bella figura.
Ringrazio le anime buone che hanno recensito il prologo, kymyit e Taichi_. L'incoraggiamento fa sempre piacere, e spero che continuiate a seguirmi!

E ora è il momento delle ANTICIPAZIONI!
Nel prossimo episodio di
Digimon: Vuoto di Potere! Che ne sarà di Valeri? Apparirà inoltre un Digimon di vecchia conoscenza: che rapporto avrà con il ragazzo? Intanto, nel mondo reale, Mimi è alle prese con la realtà diplomatica internazionale... e con la sua coscienza.
E per finire, Matt Ishida, in missione speciale in Canada: qualcosa di molto pericoloso lo attende... ho promesso che sarebbe stata una parte carica di adrenalina e lo sarà!
 

Le recensioni sono sempre bene accette! - R.

  
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