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Autore: Maharet Kurosaki    15/02/2012    4 recensioni
[Sherlock Holmes/John Watson]
"John torna dal lavoro e, come regalo di bentornato, trova Sherlock seduto sulla sua solita poltrona, sporco di quelli che hanno tutta l'aria di essere sangue e terriccio."
Prequel (più ideale che altro) di "I'll be the garden, you'll be the snake".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Prequel, mooooolto ideale, di "I'll be the garden, you'll be the snake": l'avete voluto ed eccolo qua xD. Per il seguito ci stiamo attrezzando. Il titolo è preso dalla canzone "카라멜 커피 (Talk To Me)" delle Girls Generation.

John torna dal lavoro e, come regalo di bentornato, trova Sherlock seduto sulla sua solita poltrona, sporco di quelli che hanno tutta l'aria di essere sangue e terriccio.
- Che diavolo hai combinato?!-
- Un caso. Ma l'ho risolto. Anche se tu non c'eri; ho pensato di aspettarti, ma poi aspettare è diventato noioso, quindi ho fatto tutto da solo. -
- Stai bene?!-
- Oh si, non è sangue mio, credo. -
- Credi?!-
- Non posso esserne certo al cento percento, ma le probabilità che non lo sia sono decisamente alte. -
John si passa una mano sul viso e sospira, prima di avvicinarsi a Sherlock per controllare che non abbia nessuna ferita; gli occhi dell'altro seguono ogni sua mossa, ogni suo gesto, ma John ormai ci è abituato.
Ci si abitua a molte cose quando si vive con Sherlock Holmes.
- Ci hai messo più del solito a tornare a casa e a giudicare dall'odore dei tuoi vestiti ti sei fermato a bere qualcosa con i tuoi colleghi... -
- Cos'è, sei geloso?-
- Affatto, solo che ti aspettavo almeno un paio d'ore fa. Se avessi saputo che avresti tardato tanto mi sarei ricucito da solo invece di aspettare il mio dottore. -
- Sei rimasto seduto qui per due ore?!-
- No, credo siano state almeno quattro. -
John sospira ancora e scuote la testa, ma non dice nulla.
- Hai bisogno di una doccia o, meglio ancora, di un bel bagno caldo. Non vedo nessuna ferita preoccupante, ma hai un taglio sulla guancia e uno sul braccio che vanno puliti. -
Sherlock non dice nulla, ma continua a guardare John negli occhi.
Gli occhi di Sherlock hanno un colore così indefinibile e quasi innaturale, all'inizio John faceva quasi fatica a guardarli, e sembrano avere il potere sovrannaturale di leggerti dentro, di spogliarti completamente di qualunque difesa: ci sono momenti in cui John ha la sensazione che quegli occhi possano seguirlo ovunque e scoprire tutto di lui, anche il più piccolo, nascosto e dimenticato segreto.
- Hai sentito cosa ho detto? Sherlock?-
- Si, ho sentito. -
Sherlock gli prende la mano e la stringe nella sua, quasi timidamente: la pelle dell'altro è fredda contro la sua, il gesto è ancora impacciato, come se Sherlock non fosse ancora sicuro di sapere come fare a dimostrare quello che prova con gesti concreti, ma il modo in cui ci prova è quasi tenero; John sorride e gli accarezza la guancia con l'altra mano.
Sherlock appoggia la testa contro il suo petto, i suoi riccioli scuri nascondono il suo viso allo sguardo di John, che lo sente respirare affondo e rilassarsi contro di lui: è una di quelle situazioni che John non avrebbe mai pensato potessero accadere nella sua vita con Sherlock Holmes, questi momenti intimi e protetti che sembrano sopperire a tutte le parole non dette che ci sono tra loro, momenti in cui tutta l'armatura di freddezza ed indifferenza che Sherlock si è costruito intorno crolla e resta soltanto il suo Sherlock, quello che solo John conosce.
- Mi sei mancato anche tu. -
Sherlock sorride e solleva di nuovo la testa per guardarlo negli occhi.
- Sai, credo di aver bisogno anch'io di un bel bagno caldo. -
- Decisamente: hai ancora addosso la puzza di disinfettante e di malattia del Barts, senza contare quell'orribile colonia che usa Stamford e il profumo da quattro soldi della pediatra che sta disperatamente cercando d'infilarsi nel tuo letto. -
- Come fai a... lascia perdere, andiamo. -

- L'acqua è troppo calda?-
John accarezza appena la schiena di Sherlock che, seduto tra le sue gambe, sembra essere di nuovo immerso nei suoi pensieri: la sua pelle, di solito terribilmente pallida, è arrossata dal calore dell'acqua, ma lui non sembra farci caso.
La vasca riesce a contenerli entrambi con un po' di difficoltà e la posizione non è delle più comode, ma a John basta essere vicino a Sherlock, sentire la pelle dell'altro contro la sua, poterlo toccare e stringere a sé per dimenticare tutto quello che li circonda.
- Sherlock?-
John si sporge verso di lui e gli posa un bacio sul collo, sentendo la palle calda e umida sotto le labbra: Sherlock sospira e gli accarezza il ginocchio, un contatto appena accennato che però fa scorrere un brivido lungo la schiena di John.
- Sto bene e anche l'acqua va bene, non ti preoccupare, ti preoccupi sempre così tanto. -
- E tu, invece, ti preoccupi troppo poco. -
Sherlock torna ad immergersi nei suoi pensieri e John continua dolcemente ad accarezzargli la schiena: entrambi sono abituati a restare in silenzio, non c'è niente di teso o di pesante nella quiete che si instaura tra loro.
È un silenzio confortevole, senza imbarazzi, nessuno dei due deve sforzarsi di trovare qualcosa da dire per riempire i vuoti perché non ce n'è bisogno: basta un gesto, una carezza, uno sguardo e semplicemente le parole non sono più necessarie.
- La casa dev'essere stata così tranquilla quando non c'ero. -
John sorride e lascia che Sherlock si appoggi contro di lui, la schiena dell'altro contro il suo petto, la sua pelle calda e umida contro la sua, i capelli bagnati che si attaccano al suo collo.
- Già, niente esplosioni, teste o altre parti del corpo nel frigo o nel forno, esperimenti... solo calma, serenità e silenzio. Noioso da morire. -
Sherlock ride e la sua risata risuona così chiara nel silenzio che li circonda.
- Mi sei mancato da morire. Non farmi mai, mai, mai più una cosa del genere. -
John sente Sherlock sospirare e stringergli forte la mano.
Restano lì immobili per quello che, a John, sembra un tempo lunghissimo, finché l'acqua nella vasca non inizia a diventare fredda.
Le labbra di Sherlock si posano sulle sue e John ricambia il bacio lentamente, godendosi la delicata pressione della bocca dell'altro contro la propria, sentendo il sapore unico di Sherlock mischiarsi al suo: averlo così vicino è intossicante, il suo odore, il calore della sua pelle, il sapore delle sue labbra, tutto si mescola intorno a lui, confondendo e stimolando tutti i suoi sensi.
Sherlock è un'overdose continua, l'unica droga da cui John non riuscirà mai a disintossicarsi.
E, in tutta onestà, a John non interessa neanche provarci.
- Credo di essere abbastanza pulito. Andiamo a letto. -
John sorride e posa un ultimo bacio sulla bocca di Sherlock, prima di seguirlo fuori dalla vasca.

 

  
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