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Autore: paffywolf    16/02/2012    4 recensioni
[SPOILER 3x14] Quinn Fabray è pronta a tutto per convincere Rachel, a un passo dal matrimonio, che sta commettendo un grave errore. In una lotta contro il tempo, deciderà di rivolgersi all'unica persona che forse può aiutarla; una persona il cui passato è fatto di sofferenze, ma che è pronto a tutto per la felicità -quella vera- della sua "drama Queen".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jessie St. James, Quinn Fabray
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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"Non rimarrò qui a guardarti mentre rovini la tua vita sposandoti con Finn Hudson!"

L'eco delle mie parole mi risuonava ancora nelle orecchie mentre premevo il piede a tavoletta sull'acceleratore. La mia Mercedes Slk 200, compratami da mio padre in un impeto di generosità – o divorato dai sensi di colpa dopo il divorzio, in quel momento valeva ogni singolo centesimo della folle cifra spesa per comprarla. Il matrimonio di Rachel e Finn sarebbe stato di lì a poche ore e io non avevo un solo istante da perdere. Macinavo chilometri su chilometri sfidando ogni limite di velocità, diretta alla mia meta: il liceo Carmel High di Akron.
Sapevo che lì avrei trovato qualcuno che potesse aiutarmi. Perché ero l'ultima speranza per Rachel, l'ultima persona che sembrava tenere a lei in un mucchio di pazzi che approvava quella follia. Dovevo tentare il tutto per tutto.
Notai un varco appena sufficiente per far entrare la mia macchina accanto al cancello principale della scuola e parcheggiai lì in fretta e furia, rischiando addirittura di dimenticarmi di chiudere la portiera dell’auto.
La Carmel High non era cambiata da quando io, Rachel e Mercedes eravamo andate a spiare i Vocal Adrenaline. Ricordo ancora il modo in cui Beth scalciava appena mentre Shelby cantava una canzone. Beffardo, il destino.
Corsi dritta lungo l'infinito corridoio di armadietti blu, scansando ragazzi e ragazze che borbottavano arrabbiati se li spingevo nella fretta di passare. Seguii l'eco della musica, in direzione del faraonico auditorium dei Vocal Adrenaline. Appena aprii la porta anti-incendio venni investita dalla musica a volume altissimo che si diffondeva dagli altoparlanti, mentre gli ex campioni Nazionali si esibivano sul palco.

She's a rebel
She's a saint
She's salt of the earth
And she's dangerous

Percorsi le infinite file di poltroncine di velluto in silenzio, avvicinandomi piano al palco. Cercai di identificare la figura che mi dava le spalle e agitava la testa a tempo, ma a causa delle luci accecanti era impossibile riconoscerla.

She's a rebel
Vigilante
Missing link on the brink
Of destruction

A pochi metri dal palco una delle ragazze dei Vocal Adrenaline, Caroline, mi riconobbe. Corse a spegnere il gigantesco stereo appoggiato accanto al pianoforte.
"Questa è una prova privata, signorina."
"Non sono venuta qui per spiarvi, se questo è quello che credi."
Mi rivolse un'occhiata carica di odio. "E allora cosa vuoi?"
Strinsi appena gli occhi per evitare di essere accecata dai fari mentre salivo sul palco.
"Sono venuta qui per chiedere aiuto."
Il loro coach, ancora una sagoma confusa ai miei occhi, andò dietro le quinte, stringendo tra le mani degli spartiti, chiaramente seccato nell'aver interrotto le prove.
"Sei nel posto sbagliato, bambolina." esclamò Caroline, ironica.
"Piantala, per piacere. Non è una cosa che riguarda me e te. Si possono spegnere quei fari? Sto diventando cieca per cercare di guardarti in faccia."
La ragazza si limitò ad alzare le spalle con espressione annoiata, rivolgendomi un sorrisetto di scherno.
"Va bene, allora vado subito al punto. Dov'è Jesse?"
Caroline si morse il labbro, sul volto un'espressione che non le avevo mai visto.
"Allora? Ti prego Caroline, è urgente! "
"Dipende..." mi rispose titubante, lanciando un'occhiata verso le quinte.
"Dipende da cosa?"
"Dipende da chi mi vuole."

Jesse St. James era cambiato tanto in quei mesi. I suoi ricci solitamente impeccabili erano avvolti da una bandana nera e un tatuaggio in inchiostro nero era apparso sul suo polso, ma si affrettò a nasconderlo. Il viso scarno e le borse sotto gli occhi indicavano che la vecchia stella dei Vocal Adrenaline probabilmente non stava passando un bel periodo. “Lasciateci soli. Le prove sono finite.”
“Ma Jesse, abbiamo appena iniziato!” protestò Caroline, lanciandomi un’occhiata di puro odio.
“Ho detto fuori. Tutti. Ora.”disse, con un tono che non lasciava spazio alle repliche. Non appena l’ultimo ragazzo lasciò il palco, si voltò verso di me e mi fissò negli occhi, sprezzante.
“Sono qui. Parla, ti ascolto.”disse, incrociando le braccia al petto.
“Devi venire con me.”
“Perché dovrei, Quinn? ” Riuscii a reggere le sue occhiate accusatorie senza batter ciglio, respirando profondamente per riprendere fiato.
“Non ho tempo per spiegarti. Riguarda Rachel.” Nei suoi occhi verdi, ben celata, lessi una scintilla di malinconia mentre stringeva i pugni.
“Non mi interessa.”
“Jesse ti prego! Quella ragazza sta per commettere il più grande errore della sua vita!”
Rimase in silenzio, mentre scioglieva lentamente il nodo della bandana.
“Jesse cazzo, Rachel sta per sposare Finn!”
Il ragazzo deglutì, prima di farfugliare qualche parola sconnessa.
“Cosa? Sposare… Finn? ”
“Jesse io so che lei ha sbagliato. So che è stata una stupida, che quel bacio alle Nazionali ti ha ferito. Ma ti prego, ti imploro, devi venire con me.”
Jesse rimase in silenzio mentre continuavo a parlare, lo sguardo fisso verso un punto imprecisato del palco.
“Sei l’unico che possa convincerla. Io ho tentato Jesse, ho provato di tutto. Le ho parlato chiaramente, le ho detto che era una pazzia ma non vuole ascoltarmi. Sono qui perché non voglio che la mia amica rovini la sua vita.” Nessuna risposta.
Mi avvicinai a lui e lo afferrai per il polso, sollevando la manica quel tanto che bastava per vedere il tatuaggio. Era una semplice scritta, attraversata da una linea nel mezzo: Rachel, un nome cancellato dalla sua vita.
Lui scrollò la mano e esclamò furioso: “Chi diavolo credi di essere per piombare qui e dirmi quello che devo fare? Lei ha fatto la sua scelta! Ha baciato quello stupido di fronte ai miei occhi, su un palco, circondato da centinaia di persone! Ha scelto lui, lei vuole lui e non me! Vuole una vita con Finn Hudson? Chi siamo io e te per impedirglielo?”
“Siamo due persone che la amano.”risposi semplicemente. “Che vogliono leggere il suo nome sui manifesti pubblicitari dei Teatri di Broadway. Che vogliono vederla sui palchi dei teatri che sogna da una vita. Perché è quello il suo posto, non è Lima. E tu lo sai meglio di me, Jesse. Sai che quello è il suo destino.”
Una lacrima solitaria scorse sulla sua guancia, ma lui si affretto ad asciugarla con il palmo della mano.
“Non servirà a niente, Quinn. Non siamo nessuno per impedirle di vivere la sua vita…”
“Ma possiamo impedirle di commettere uno sbaglio.” Jesse rimase in silenzio, lo sguardo basso e un lieve tremore alle mani. Scossi la testa e scesi dal palco, un lieve tonfo sui gradini di legno ad ogni mio passo.
“Ho parcheggiato appena fuori la scuola. Hai 10 minuti per decidere se venire con me oppure no. Se non verrai capirò.”
Percorsi il corridoio in silenzio, frugando nella borsa per prendere le chiavi dell’auto. Mi avviai a passo svelto fuori la scuola e mi appoggiai al cofano, aspettando pazientemente che il pesce abboccasse all’amo.
Tutto a un tratto comparve dietro l’angolo e corse nella mia direzione. Alzò la testa e tese la mano destra verso di me. “Guido io.”disse ansimando.  “Voi donne siete delle schiappe alla guida.”
“E’ solo un luogo comune, caro il mio St. James.” Borbottai, seccata. La sua mano rimase ferma mentre tamburellava il piede destro.
“Comunque se proprio ci tieni…” dissi, lanciandogli le chiavi.
Quelle che seguirono furono le ore più lunghe della mia vita. Vedevo le lancette dell’ orologio avvicinarsi pericolosamente alle 6, ora in cui avrebbe avuto luogo la cerimonia. Jesse non disse una parola per tutta la durata del viaggio. Io, d’altro canto, trovavo inutile spezzare quel silenzio con frasi stupide come “Ehi, come te la passi?” perché oltre a essere perfettamente inutili e imbarazzanti, il dolore era impresso a fuoco nel suo cuore e sulla sua pelle.
Il tatuaggio sul suo polso affiorava dalla manica quando poggiava la mano destra sul volante e ogni volta non potevo fare a meno di rimanere sconvolta da quella decisione. Il mio tatuaggio di Ryan Seacrest mi era costato tanto dolore, quindi sapevo perfettamente cosa avesse provato Jesse nel fare il suo. In contrasto con la delicatezza della scrittura che aveva scelto per delineare il nome della mia amica c’era quella gigantesca linea nera che vi correva al centro, un avvertimento a cui Jesse sembrava non fare più caso. Rimasi a guardarlo per un po’, ma mi astenni dal commentare.
Chiamai Kurt quando eravamo ormai alla periferia di Lima e appresi con orrore che Rachel era arrivata in anticipo.
“Abbiamo i minuti contati, sono praticamente già tutti dentro.”dissi a Jesse.
“Lo so.”si limitò a rispondere lui, premendo ancora più a fondo il piede sull’acceleratore. In pochi minuti arrivammo di fronte all’edificio in cui si sarebbe tenuto il matrimonio e lanciai a Jesse uno sguardo d’intesa.
Lui si limitò a farmi un cenno con la testa e scese di corsa dall’auto, fermandosi però dopo pochi passi per guardarmi negli occhi. Mi sussurrò un flebile “grazie” e corse via.
Adesso toccava soltanto a lui.

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Soltanto quando fui dentro l’edificio mi resi conto dell’enorme idiozia che stavo commettendo. Ma ero deciso a tentare il tutto per tutto. Chiesi informazioni all’usciere, farfugliando qualche parola di scusa per il ritardo.
“Il suo cognome?” mi chiese. Anche la lista di invitati, ci mancava solo questa.
“Non sono in lista, sono il fidanzato di Quinn Fabray.”improvvisai. Almeno lei avrebbe dovuto essere in quella maledetta lista.
“Fabray ha detto? Fabray Fabray Fabray… “ bofonchiò, scorrendo un dito sul foglio. “Sì, eccola qui. Può andare allora. La seconda porta a destra, poi segua il corridoio alla sua sinistra. Ma si affretti, la cerimonia è già iniziata.”
“La ringrazio.”dissi, riconoscente.
Corsi attraverso quel corridoio che mi parve infinito, fino ad udire la flebile voce del Giudice che pronunciava una sfilza di paroloni. Mi affacciai nell’aula e mi nascosi dietro una colonna delle ultime file, sperando di non essere notato. Avevo bisogno di qualche minuto per recuperare il fiato mentre aspettavo il mio momento. Se dovevo fare il mio ingresso, tanto valeva farlo in grande stile.
“E se in quest’aula v’è qualcuno contrario a queste nozze si faccia avanti adesso.” Non avevo più tempo. Rimasi nascosto dietro la colonna e iniziai a cantare.

“She's an extraordinary girl,
In an ordinary world,
And she can't seem to get away”


Sentivo la folla rumoreggiare, mentre si voltavano tutti nella mia direzione. Mi spostai di scatto e percorsi il corridoio, avvicinandomi alla coppia al centro della sala.

“He lacks the courage in his mind,
Like a child left behind,
Like a pet left in the rain”


Ed eccoli lì, la causa di tutto il mio dolore. La fonte dei miei incubi. Loro due insieme.

“She sees the mirror of herself,
An image she wants to sell,
To anyone willing to buy”


Rachel era splendida nel suo sontuoso abito nuziale. L’avevo sempre immaginata così nei miei sogni. Ma nei miei sogni lei mi sorrideva.

She's all alone again,
Wiping the tears from her eyes
Some days he feels like dying
Some days it's not worth trying,
Now that they both are finding,
She gets so sick of crying


Mi avvicinai sempre più a lei, totalmente incurante del bellimbusto in tenuta da pinguino che era al suo fianco. Con la coda dell’occhio vidi i papà di Rachel trattenere un sorrisino e sentii chiaramente Leroy sussurrare a Hiram: “Questa sì che è una entrata ad effetto!”
“Ciao Rachel.”dissi io semplicemente. “Chiedo scusa per essermi imbucato al vostro piccolo party, ma dovevo dare il mio regalo alla sposa.”
“Vai via di qui.”esclamò Finn, frapponendosi tra me e lei.
“Non sono qui per te.”ribattei, lanciandogli un’occhiata di puro odio. “Tu conti meno di zero nella mia vita.”
“Finn… lascialo parlare.”sussurrò Rachel timidamente.
“Oh certo, come no! Fate pure con comodo! In fin dei conti si sa che è la sposa la protagonista di ogni matrimonio, no? ” sbottò frustrato, allontanandosi in direzione della porta. Ghignai soddisfatto, farlo uscire fuori dai gangheri era senz’ombra di dubbio fra le cose che preferivo.
“Finn, aspetta!”esclamò lei. Kurt le si avvicinò, la baciò sulla guancia e le sussurrò qualcosa indicando nella mia direzione.
“Dobbiamo parlare, Jesse. Vieni con me.”disse lei, facendomi un cenno. La seguii per svariati corridoi e entrammo in quello che sembrava uno sgabuzzino che Rachel aveva attrezzato a mo’ di camerino.
“Jesse ascoltami, io…” iniziò lei, ma le parole le si spezzarono in gola. Senza darle tempo di reagire, accarezzai il suo volto nella penombra, beandomi del lieve calore della sua pelle e della morbidezza dei suoi capelli. Il suo profumo era esattamente come lo ricordavo,ma  i suoi occhi dolci dalle fitte ciglia rilucevano di lacrime.
“Dimmi che vuoi lui per tutta la vita. Dimmi che il tremore nelle tue mani e le lacrime nei tuoi occhi sono perché ti ho rovinato il matrimonio. Dimmi che avermi di nuovo accanto a te non ti fa effetto e andrò via.”
“Non… non mi fa nessun effetto.”sussurrò, la voce strozzata.
“D’accordo, menti pure a te stessa. Ma non mi hai detto che vuoi sposarlo. Non mi hai detto di volere lui per ogni singolo giorno della tua esistenza. Non mi hai detto che sogni questo momento da sempre e che io te l’ho rovinato.”
“Io…”le poggiai un dito sul labbro, zittendola.
“Hai paura, Rachel. Hai una maledetta paura del futuro. Ed è giusto sia così. Non puoi sposarlo. Non adesso, perlomeno. Non è ancora giunto il vostro momento. E tu lo sai Rachel, ecco perché vorresti piangere. Ed ecco perché hai voluto parlare con me e non sei corsa dietro il tuo zombie. Perché tutto sommato ti ho dato la scusa per mandare all’aria tutto quanto.”
“Io amo Finn, Jesse.”disse risoluta, stringendo il bouquet tra le mani. 
“Tu ti imponi di amarlo. Cosa ti ha spinto così in basso, Rachel? Io ti conosco, tu non sei così. Tu vuoi una vita di successi, vuoi una vita con il tuo nome in prima pagina sui giornali. Vuoi il tuo nome su un Tony, vuoi tutti i ruoli principali di tutti i musical cui parteciperai. Vuoi primeggiare, lo hai sempre voluto. E mi fa schifo vederti così.”
Lei alzò lo sguardo, disgustata da quella parola che avevo appena pronunciato.
“Mi fa schifo vederti sposata a 18 anni come una provincialotta qualunque, perché tu vali molto più di tutto questo. E sono sicuro che tre quarti delle persone al di là di questa soglia la pensano come me, ma non vogliono dirtelo in faccia per paura di ferirti. In primis, i tuoi papà. ”
“Non è vero, loro hanno sempre appoggiato questa mia scelta! Tu non sai niente di me!” esclamò, furente.
“Ah sì? Dimmi la verità Rachel, tu come ti vedi tra un anno?”
“Con Finn.”mi rispose.
“Vuoi sapere io come ti vedo invece? A New York, single, concentrata esclusivamente sul tuo futuro. E mi rifiuto di credere che tu voglia davvero questo, Rachel. Lui è l’iceberg del tuo Titanic. Sta a te decidere se credermi o meno: ma in fondo al tuo cuore, tu lo sai che è così. E sai perché ti dico tutto questo?” Sospirai appena nel vederla scuotere la testa.
“Non è perché ti amo ancora. Ma perché amo l’idea di te su un palco, mentre canti Don’t cry for me Argentina di fronte a una platea estasiata dalla tua voce. Amo l’idea di te che scali il monte impervio di Broadway fino a raggiungerne la cima. Amo vederti avere successo, Rachel. E tu sai meglio di me che è questa la tua vera essenza, che è questo il tuo vero io. Perché tu sei un animale da palcoscenico, sei nata per avere successo. E dovevo dirtelo prima che tu facessi la più grande sciocchezza della tua vita, perché morirei nel saperti relegata in uno squallido buco qui a Lima, a preparare da mangiare a dei marmocchi. Meriti molto più di questo. E non sto dicendo di essere io quello giusto nella tua vita, ma sto dicendo che non è Finn la persona giusta per te. Adesso puoi credere questo, ma non sarà sempre così.” Conclusi, attendendo fiducioso una risposta. Risposta che non arrivò. Il coltello era penetrato fino in fondo al suo cuore da farmi odiare, ma sperai con tutto me stesso che bastasse a spingerla verso la giusta decisione.
“Adesso è meglio che vada, ti ho già rovinato abbastanza la giornata e non mi va di rivedere quel brutto muso del tuo fidanzato.” Rachel mi guardò in silenzio, mentre aprivo la porta alle mie spalle. Mi voltai a guardarla per quella che forse sarebbe stata l’ultima volta nella mia vita.
“Sei una sposa magnifica.”dissi, prima di sparire del tutto dalla sua vita. Ma almeno ero riuscito ad afferrare la sua mano mentre precipitava nel baratro. Stava a lei decidere se lasciarsi morire oppure no.  
Addio, Rachel.


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Innanzitutto un grazie ENORME alla mia Giulia, che ha letto questa FF in anteprima e che mi ha offerto lo spunto per realizzarla. Perchè non ho mai conosciuto nessuno che sia St. Berry fino al midollo come me.
Sentivo il bisogno di scrivere una St. Berry da molto tempo, dopo la conclusione della long. Questa mi è sembrata l'occasione perfetta per esprimere quelli che, secondo me, sono i pensieri di Jesse St. James nel vedere una Rachel che ha smesso di sognare il futuro da sempre scritto per lei. Per il momento questa storia rimarrà una one-shot, ma potrei sempre decidere di continuarla, sono molto combattuta al momento.
Nella FF si può notare un leggero accenno Faberry, la mia seconda ossessione al momento. E dopo il poll su E! stravinto dalla coppia, non potevo non inserirla.
La decisione di Jesse di tatuarsi il nome di Rachel addosso è un monito a se stesso: non lasciare mai che qualcun'altra ti rovini come ha fatto lei. Perchè diciamocelo, Rachel è stata molto stronza. Ed ecco perchè traspare un po' di Angst nel discorso di Jesse a Rachel, perchè da un lato vorrebbe disprezzarla ma non ci riesce. Spero di essere riuscita a rendere tutto questo attraverso le parole.
Le canzoni sono entrambe dei Green Day ("She's a Rebel" e "Extraordinary Girl"), tutta "colpa" del mio ragazzo che mi ha praticamente fatto il lavaggio del cervello. Non so cosa mi abbia spinto a scegliere queste due, ma dopo aver riletto il tutto mi sembrava ci stessero bene e ho preferito lasciare tutto così.
Definirei questa FF quasi "terapeutica", scriverla mi ha fatto davvero bene e probabilmente riuscirò ad affrontare psicologicamente preparata la puntata della prossima settimana. E confido che Quinn riesca davvero a impedire quel matrimonio che "non s'ha da fare, nè ora nè mai"!
E niente, ho concluso. Grazie a tutti voi per averla letta! :)
Roberta

   
 
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