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Autore: Jocelyn Loxley    16/02/2012    4 recensioni
Era una fresca giornata di primavera, ma non una qualunque, quella era una giornata particolare, soprattutto per una persona...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I’ll find myself in the end
 

 
 

2 maggio 2008
 

 
Era una fresca giornata di primavera, ma non una qualunque, quella era una giornata particolare, soprattutto per una persona.
George Weasley quel giorno non era andato al lavoro: il negozio era rimasto chiuso, anche se poco importa, visto che ormai, aperto o meno, non faceva alcuna differenza; ‘ I tiri vispi Weasley ’ non era più come prima, forse perché i fratelli Weasley non erano più come prima.
Sta di fatto che, quel giorno, George non era andato al lavoro, ma non era neppure a casa. Angelina, la moglie, non seppe mai dove si rintanò suo marito, in quella giornata tanto particolare per lui.
 

***

 
Era una fresca giornata di primavera e tutt’intorno alla Tana regnava il verde: la siepe che faceva da recinzione era appena stata potata, le aiuole offrivano un tocco di colore in più in quel paradiso di smeraldo; il sole mattutino era già caldo, le guance di George si colorarono leggermente di rosso ed una goccia di sudore scese intrepida dalla fronte del ragazzo, che l’asciugò immediatamente.
Era fermo in giardino e osservava due gnomi azzuffarsi per del cibo rimediato, probabilmente, in una delle aiuole lì vicino; li osservava proprio come ai vecchi tempi, quando Fred…
Deviò lo sguardo dalla zuffa andandolo a posare sulla linea retta dell’orizzonte, una lacrima fugace si affacciò sul suo volto, segnato da molti giorni di dolore. Si perse nell’azzurro del cielo infinito per un tempo  che sembrò un’eternità, finché non si ritrovò in una stanza a lui molto familiare: senza nemmeno rendersene conto si era smaterializzato nella sua camera, di quando ancora abitava lì, di quando ancora Fred lo accompagnava nelle sue giornate.
 
Andava avanti così ormai da dieci anni; si smaterializzava, senza rendersene conto, nella stanza del fratello ogni due maggio: anniversario della morte di Fred, anniversario della sua morte.
Nessuno sapeva nulla e nessuno mai avrebbe saputo, abitanti della tana compresi; Molly e Arthur, infatti, avevano sigillato la stanza anni addietro, per evitare di scontrarsi con il dolore ogni singolo istante del giorno e, per lo stesso motivo, anche George se n’era andato di casa.
La stanza era inaccessibile a chiunque non fosse Fred o George, perché era protetta da incantesimi molto potenti.
 
Esattamente come l’anno prima, e quelli prima ancora, George aveva con sé una lettera indirizzata al fratello ed una foto, sempre la stessa, l’ultima che i due gemelli si erano scattati: abbracciati e vestiti si tutto punto per l’inaugurazione del loro negozio.
Fermo al centro della stanza George ne guardava le pareti e, in silenzio, piangeva. Piangeva riguardando lo specchio di sé stesso e le lettere a lui indirizzate: ognuna era una ferita mai rimarginata sul suo cuore spezzato.
 
Gli occhi colmi di lacrime gli impedivano la vista, solamente alcune righe riuscì a leggere delle molte lettere che ricoprivano le pareti.
 

 

“La morte è l’unica cosa che riesca a spaventarmi, perché oggi si può sopravvivere a tutto, tranne che a lei.” [1]
Io dico, invece, che la morte è proprio l’unica cosa che non mi spaventa più, perché morire significherebbe tornare da te, significherebbe ancora Fred e George vicini, l’uno lo specchio dell’altro, per sempre […]
 

La morte è fredda e calda insieme. La morte è sudore e sangue. La morte è purtroppo l’unico vero modo che il destino ha scelto per ricordarci continuamente che esiste la vita. [2]
Ma se è vera questa frase, perché non provo più alcun interesse per la vita? La vita senza te non vale più nulla; io senza te non valgo più nulla […]
 

Senza di te arranco.
“Arrancare: il lento, faticoso e deprimente procedere di un uomo che non ha più niente nella vita, tranne l’impulso di dover semplicemente continuare…” [3]
Continuo, ma non per me, lo faccio per Freddie perché non può crescere senza un padre […]

 
Quante volte ho stretto una mano che non c’è e per sentirmi meno solo ti ho inventato accanto a me. Quante volte hai detto al mondo: - faccio parte di te - e invece no, non c’eri tu a far smettere dal mio viso questa pioggia di lacrime, che bagnano i giorni e asciugano gli occhi, e tagliano solchi sul viso.
E piovono senza più limiti, sporcando la bocca di sale […] [4]
 

 

Ogni lettera che George rileggeva era un singhiozzo più forte del precedente e nuove lacrime che si riversavano sul viso, giù sulle guance, sul collo… Inutile sarebbe stato asciugarle, perché tanto ne sarebbero sempre sgorgate delle altre.
Era lì, nella sua solitudine, in quella stanza: rannicchiato sul pavimento come quando da bambino veniva messo in punizione, solo che questa volta la punizione era troppo dura da sopportare; il peso troppo greve per essere sostenuto dalle sue esili spalle, tanto che ogni giorno di più ne veniva sopraffatto, ogni giorno veniva schiacciato.
 
Rimase lì in quella posizione, tutt’altro che comoda praticamente tutto il giorno.
Alla fine, quando le lacrime smisero di rigargli le guance, decise che era giunto il momento di tornare alla realtà, alla sua vita, se così la si poteva chiamare.
 

 

***

 

2 maggio 2048

 
Quella sera, di ritorno dalla visita alla Tana, George avvisò i familiari che non si sentiva molto bene, e che aveva deciso di coricarsi prima del tempo.
Disse che stava male, ma nemmeno lui credette alla sua bugia; era infatti da cinquant’anni a questa parte che non si sentiva così sereno come in quel particolare momento.
 
Era tutto il giorno che pensava a Fred, era tutto il giorno che leggeva e rileggeva le innumerevoli lettere appese in camera sua, ma durante l’intera giornata, non aveva versato nemmeno una lacrima; anzi, con ogni lettera riaffiorava un ricordo e con ogni ricordo riaffiorava un sorriso, magnifica opera d’arte che si dipingeva su quel volto, da così tanto tempo riflesso di dolore.
 
Quello però era un giorno differente da tutti gli altri.
George, la sera del 2 maggio 2048, dormì l’ultimo sonno della sua vita.
 
George Weasley, la sera del 2 maggio 2048, si spense, sereno e felice di poter ritornare dal fratello, di poter ritrovare sé stesso, alla fine; senza più lacrime da piangere, ma finalmente con un sorriso, che da tanto, da troppo tempo mancava sulla sua bocca.
 

 

 

***
 


Se avesse saputo degli incantesimi che sigillavano la sua stanza, forse avrebbe parlato a sua moglie o a suo figlio delle sue visite annuali alla Tana.
 
O forse no.
 
Ma lui non sapeva, e la sua famiglia rimase all’oscuro di tutto.
 
Il suo segreto morì con lui e la stanza non venne mai riaperta.    
 

                                                                              ***   
 
« Puoi prendere per la coda una cometa e girando per l’universo te ne vai, puoi raggiungere, forse adesso, la tua meta,                                                                           quel mondo diverso che non trovavi mai. » [5]

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NdA: Questa storia, è sgorgata direttamente dal cuore, per la volontà di concedere un lietofine anche a loro. Spero vi piaccia :)

Qui di seguito trovate le canzoni, i libri e i film, da cui ho preso le citazioni inserite nelle lettere per Fred.
[1] Oscar Wilde _ Il ritratto di Dorian Grey
[2] Giorgio Faletti _ Io uccido
[3] Geoffrey Chaucer _ Il destino di un cavaliere
[4] Negramaro _ Lacrime
[5] Eros Ramazzotti _ Sta passando Novembre

   
 
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