[pre Deadly Wrath]
Quando
uscirono dal cancello di quella villa diroccata Alaska aveva ancora
gli occhi spalancati per lo stupore “L'hai
sentita?” domandò,
facendo qualche passo veloce in avanti per superare Reid.
Il
profiler alzò un sopracciglio, mentre la osservava camminare
all'indietro davanti a sé “Cosa?”
“Quella
sensazione.- specificò lei con un tono quasi cospiratore- Di
non
essere soli. Di essere in presenza di un'entità
soprannaturale.”
“No.
Direi di no.” rispose Spencer scuotendo piano la testa.
La
ragazza lo fissò incredula
“Davvero?Strano.”
“Tu
sai che i fantasmi non esistono, vero?” le ricordò
Reid, stupito
da quell'entusiasmo e quell'ingenua fiducia verso ogni parola detta
dall'anziana padrona di casa che sosteneva che quella casa fosse
infestata da numerosi ectoplasmi.
“Certo
che esistono.- ribatté invece Ross con sicurezza- Un sacco
di
persone li hanno visti.”
Spencer
alzò le mani, iniziando a gesticolare come suo solito mentre
parlava
“In realtà nessun fenomeno paranormale si
è mai realizzato in un
ambiente protetto e controllato, quindi, non esistendo alcuna prova
per questi eventi, dubito seriamente siano qualcosa di più
oltre al
frutto dell'immaginazione di persone troppo suggestionabili.”
“Solo
perché una cosa non può essere provata non
significa che non sia
vera.” disse tranquillamente Alaska che, al contrario del
nuovo
amico, era da sempre convinta che ogni cosa fosse possibile.
“Mi
sembra strano sentire una frase del genere da una persona come
te.”
ribadì di nuovo il giovane profiler.
Ross
aggrottò la fronte
“Davvero?Perché?”
“Perché
sei una scienziata e in quanto tale dovresti credere ai fatti e a
ciò che ha una spiegazione scientifica provata.”
rispose Reid
sicuro. Con le sue numerose lauree e l'approccio scientifico che
aveva usato, sin dall'infanzia, per studiare ciò che lo
circondava,
era difficile per lui pensare altrimenti.
“Le
prove sono importanti, ma non sono tutto.- rise l'antropologa, che
non sembrava intenzionata ad abbandonare la propria posizione-
Perché
non dovrei credere ai fantasmi?”
Spencer
rimase leggermente spiazzato da quella domanda che, a suo parere
andava oltre ogni logica “Perché non ne hai mai
visto uno, ad
esempio.”
“Ma
ci sono un mucchio di persone che dicono di sì.”
“Ma
non ci sono prove concrete.- corrugò di nuovo la fronte
Spencer-
Potrebbero essere allucinazioni, bugie inventate per attirare
l'attenzione oppure il frutto della fantasia di una
personalità
suggestionabile. Il più delle volte sono frutto di una
compensazione
sensoriale quando ci si trova in un ambiente in cui non riusciamo a
vedere bene a causa del buio.”
“Oppure
potrebbe essere la verità.- sorrise la ragazza- Mi piace
credere che
esistano i fantasmi, o le fate o il mostro di Lochness o un
leprecauro che custodisce una pentola d'oro alla fine di un
arcobaleno. Ti apre gli occhi su tutte le cose che possono ancora
essere scoperte. È questo che facciamo noi scienziati,
giusto?Scoprire cose nuove.”
Reid
si ritrovò a sbattere le palpebre, riflettendo su quelle
parole “Non
l'avevo mai vista in questo modo.” commentò con un
mormorio, ma
Alaska sembrava stare già pensando ad altro mentre cercava
con foga
qualcosa prima nelle tasche del suo cappotto giallo con maniche a
sbuffo e poi nella sua voluminosa borsa di feltro rosso.
“Ah-ah!Trovata!-
esclamò trionfante, sventolando fra le mani un foglio di
quaderno
stropicciato- Controlliamo la nostra lista.”
Spencer
si ritrovò ad annuire immediatamente. Come aveva scoperto
una volta
sceso dall'aereo, Alaska aveva pensato molto al week-end che
avrebbero passato insieme, tanto che, non appena il profiler gli
aveva annunciato di aver prenotato un volo per Baltimora, aveva
stilato una fitta lista di attività che gli sarebbe piaciuto
svolgere con il suo nuovo amico.
“Colazione
con i muffin migliori della città?”
domandò quindi l'antropologa
con voce frizzante, mentre spulciava l'elenco.
“Fatto.”
confermò Reid, ancora appesantito da quella colazione dato
che
Alaska gli aveva detto che Mangiare solo un muffin quando
erano
così buoni era un crimine contro l'umanità.
“Giro
al mercato dei fiori?” chiese di nuovo la mora, rivolgendogli
un
sorriso radioso.
“Fatto
anche quello, così come la visita alla villa infestata dai fantasmi.” asserì di nuovo Spencer, indicando
con un dito la
margherita gialla che la ragazza aveva ancora fra i capelli.
Ross
tornò a rivolgere lo sguardo cristallino alla propria lista
“E' un
vero peccato che tu non sappia andare in bici, altrimenti avremmo
potuto fare un giro al parco. Ma, questo ci ha dato l'occasione di
aggiungere insegnare a Spencer ad andare in bicicletta
alla lista di domani.- disse soddisfatta prima di domandare- Farci
fare caricature dagli artisti di strada?”
“Fatto.-
annuì Reid, scostandosi dal volto dei ciuffi ribelli- Qual
è la
prossima attività che avevi pensato?”
Alaska
si fermò di botto, fece una piroetta su se stessa e
allargò le
braccia “Questa!”
Il
giovane genio si ritrovò ad aggrottare la fronte, mentre
fissava una
grossa insegna colorata che recitava At Bob's Pet Place
“Che cos'è questo posto?”
“Un
rifugio per cani.” annunciò con estrema euforia la
ragazza.
“Oh.-
fu tutto quello che riuscì a dire Spencer, prima di
aggrottare
ulteriormente la fronte- E cosa dovremmo fare qui?”
Ross
sorrise di nuovo “Facciamo un po' di coccole a quei cuccioli
e ne
portiamo qualcuno a fare un giro!”
Dall'interno
dell'edificio Reid poteva sentire l'abbaiare sporadico di qualche
cane “Non credo che sia una buona idea.”
“Perché?”
“Io
non piaccio molto ai cani.” spiegò, memore di come
gli animali
sentissero sempre il suo disagio in loro presenza.
“Mi
risulta difficile credere che tu possa non piacere a qualcuno: sei
adorabile.”
A
quelle parole Spencer si sentì arrossire fino alla punta
delle
orecchie “Uh, beh...Ecco, io...”
“Dai,
entriamo!” esclamò, tirandolo con sé
oltre il portone rosso rame.
Convincere
Alaska della sua incapacità a trattare con animali di
qualsiasi
genere era stato impossibile: l'antropologa era schizzata da una
gabbia all'altra, con la sicurezza di chi svolge
quell'attività
regolarmente e, dopo aver selezionato i cani che secondo lei avevano
l'aria più triste e quindi il maggior bisogno di un giro
all'aperto,
gli aveva consegnato dei guinzagli fra le mani e lo aveva guidato al
parco più vicino. E così, ora Spencer Reid stava
passeggiando con
un vecchio bulldog dall'andatura ciondolante a un lato, e un cocker
spelacchiato e un cucciolo sovragitato di bastardino dall'altro.
“Visto?-
richiamò la sua attenzione l'antropologa- Questi tesorini
sono degli
angioletti.”
Reid
abbozzò un sorriso tirato mentre osservava uno degli animali
portati
da Alaska strattonarla con forza.
“Sì, certo.- balbettò incerto-
Tu...uhm, tu hai animali?”“Solo un pesce rosso
brontolone.-
sbuffò risentita la giovane- Il mio appartamento
è troppo piccolo
per un cane e io preferisco quelli di taglia grossa.”
“L'avevo
immaginato.” sorrise Spencer, indicando con un cenno del capo
i tre
grossi cani che la ragazza teneva al guinzaglio, tutti molto grandi,
incroci fra terranova, cani lupi e mastini.
Quando
raggiunsero l'area dedicata ai cani del parco e si sedettero una
volta lasciati correre liberamente gli animali, il profiler si
voltò
verso Ross “Perché fai tutto questo?”
“Cosa?”
ribatté lei, mentre guardava ridendo i cani che si
rincorrevano.
“Tutte
queste cose.- specificò quindi Reid- Da quando sei venuta a
prendermi all'aeroporto siamo schizzati di qua e di là come
delle
trottole impazzite senza fermarci un attimo e da come ti comporti
sembra che questa sia la tua routine quotidiana.”
Alaska
si voltò verso di lui di scatto, una luce brillante negli
occhi
color cielo “Facciamo un gioco.”
“Un
gioco?” ripeté il giovane, spiazzato da quel
repentino cambio di
argomento.
“Sì.-
confermò Ross entusiasta- Inizi tu! Devi immaginare che la
tua banca
abbia deciso di premiarti ogni giorno con 86.400 dollari,
però tu
puoi usarli solo nel corso della giornata stessa altrimenti ti
verranno portati via. Quindi, ogni giorno ti ritrovi questi soldi e
devi spenderli immediatamente anche perché non sai quando la
banca
deciderà di smettere di farti questi versamenti. Che cosa
faresti?”
“Metterei
i soldi su un altro conto?” tentò lui, dopo
qualche attimo di
riflessione.
L'antropologa
scosse la testa “Non puoi, sarebbe contro le
regole.”
“Io...uhm...Non
so, suppongo che comprerei cose che non potrei permettermi
altrimenti.- decise quindi Reid, dopo averci pensato un po'- Sai,
cose che facciano felice me e i miei amici o la mia famiglia...E poi
aiuterei delle persone che ne hanno più bisogno, dato che
è
impensabile che io possa spendere tutto quel denaro in un solo giorno
solo per dei capricci personali.”
Alaska
gli rivolse un sorriso raggiante “Ma, Spencer, noi abbiamo
già una
banca che ci offre tutto quel credito.”
“Sì?”
Spencer aggrottò le sopracciglia, non capendo bene cosa
intendesse.
“Il
tempo.- gli rivelò quindi la ragazza- Quelli sono i secondi
che ci
sono dati ogni giorno. E, così, mi ritrovo a pensare: che
senso ha
aspettare per fare qualcosa, oppure fare progetti e non
realizzarli?Per ben due volte nella mia vita ho rischiato che questa
banca mi togliesse questo regalo e quindi so come sia prezioso,
capisci?Come posso non approfittarne ogni giorno facendo tutto quello
che mi passa per la testa?”
Spencer
aprì la bocca per cercare di balbettare una risposta, ma
Alaska
puntò gli occhi cerulei dietro di lui “Bravissimo,
Billie!Hai
trovato uno scoiattolo!”
Anche
lui si voltò, ritrovandosi quindi a guardare il bulldog
inseguire
goffamente il roditore.
Rimasero
in silenzio per un po' dopo quella conversazione, anche se non poteva
dirsi un vero silenzio dato che Alaska continuava parlare con i cani,
di tanto in tanto, incoraggiandoli e sussurrandogli parole dolci e
senza senso. Per tutto il tempo Spencer non poté fare a meno
di
osservarla, incuriosito come quando cercava di comprendere una nuova
equazione particolarmente difficile. Come poteva quella ragazza, la
stessa che era stata rapita e torturata da bambina e che aveva
rischiato di morire per mano di uno psicopatico solo poche settimane
prima, vivere la propria vita con una leggerezza tanto disarmante?Era
davvero possibile che lei, un'antropologa forense che come lui era
sempre in contatto con ciò che di più terribile
poteva offrire il
genere umano, avesse ancora un incommensurabile desiderio di fiducia
nei confronti dell'umanità?
Reid
si morse il labbro inferiore, meditando su quegli argomenti, e a
momenti nemmeno si avvide del telefono della ragazza che aveva
iniziato a squillare e del fatto che lei aveva risposto con un
gioviale “Ross.”
La
osservò ascoltare chiunque l'avesse chiamata con attenzione
e
quando riattaccò non riuscì a frenare la propria
curiosità e
domando “Che c'è?”
“Un
corpo è stato portato a riva dal fiume.”
spiegò quindi Alaska.
Spencer
realizzò immediatamente cosa ciò volesse dire
“Oh. Quindi devi
andare?”
“Già.-
annuì rassegnata l'antropologa- È colpa della
stagione, la neve e
il ghiaccio si sciolgono e vengono a galla i resti che fino a questo
momento sono rimasti sommersi e nascosti.”
“Sembra
che la primavera non sia una bella stagione per gli antropologi
forensi.” commentò quindi il profiler, con un
sorriso educato
sulle labbra.
Alaska
si strinse nelle spalle “Lo sarebbe se la gente smettesse di
uccidere i propri simili.”
“Non
me ne parlare.- borbottò lui, facendo roteare i grandi occhi
scuri-
Allora, sarai impegnata per il resto del week-end?”
“Dipende
dalla gravità del caso, ma Davon ha una stretta politica del
non
rimandare a domani quello che puoi fare oggi.” lo
informò quindi
Ross, mentre si alzava e metteva via le proprie cose.
“Capisco.”
annuì piano Reid, alzandosi a sua volta.
La
giovane sbuffò sonoramente “Uffa, non è
giusto. Volevo portarti in un negozio che ho scoperto, uno che vende
accessori per
prestigiatori: ti sarebbe piaciuto un sacco.”
“Tieni.-
disse subito dopo, quando il ragazzo non aveva ancora ribattuto,
posandogli in mano un enorme mazzo di chiavi e i collari dei cani-
Sai dove abito, vero?”
Spencer
aggrottò la fronte “Sì, ma...”
“Dobbiamo
fare il sopralluogo e l'analisi preliminare la inizieremo domani, non
dovremmo metterci troppo.- spiegò quindi velocemente Alaska,
interrompendolo- Mentre io sto con Davon tu puoi riportare i cuccioli
al canile e poi andare alla biblioteca che ho scritto sulla nostra
lista: l'adorerai, te lo assicuro, è la più
grande e fornita dello
Stato. E quando hai finito puoi tornare a casa mia ad
aspettarmi.”
“A
casa tua?” ripeté stupito il profiler.
Ross
gli sorrise “Certo. Tu credevi davvero che ti abbia invitato
qui
per farti andare a dormire in un'anonima camera d'albergo?Sarei una
pessima persona, se permettessi una cosa del genere. Ho un divano
letto a casa, un sacco di dvd e cibo spazzatura preso apposta per
l'occasione. Ci aspettano dei pigiama party fantastici.”
Lo
stupore sembrò essersi impossessato del giovane genio che
riuscì
solo a balbettare “M-ma io...Non pensavo...Insomma, noi ci
conosciamo da poco e non sai nemmeno se puoi fidarti di me
e...”
“Sei
così buffo, dottor Reid.” disse a mo' di saluto la
ragazza, prima
di avviarsi a passo leggero verso l'uscita del parco con un sorriso
spensierato sul bel volto.
“Tesoro!Sono
a casa!” chiamò Alaska, richiudendosi la porta
alle spalle mentre
scimmiottava una delle tante battute zuccherose che aveva sentito
dire in qualche vecchia sitcom sentimentale.
Dall'interno
dell'appartamento non arrivò alcun suono in risposta al suo
trillo
gioviale così, mentre gettava con poca cura il proprio
cappotto su
una sedia dell'ingresso e le chiavi di casa nella vaga direzione del
tavolino su cui si trovava lo svuota-tasche, l'antropologa decise di
parlare di nuovo “Oh, Spenceeeeeeeer?Vuoi giocare a
nascondino?”
Le
parole le morirono in gola non appena mise piede nel proprio salotto,
per trasformarsi poi sulle sue labbra in un sorriso dolce.
Spencer
era semi-sdraiato sul divano, la testa appoggiata ad un bracciolo.
Una gamba penzolava inesorabilmente, quasi rischiando di
sbilanciarlo, come se si fosse addormentato mentre era ancora seduto
e non avesse avuto nemmeno il tempo di sdraiarsi propriamente. Fra le
mani stringeva ancora possessivamente il libro Elementi di
antropologia forense
che
probabilmente aveva trovato in qualche scaffale e di cui aveva
già
letto più della metà.
Un
sorriso le si allargò sul volto, mentre copriva con una
coperta di
pelo sintetico arancione fosforescente l'esile figura del giovane
profiler. Gli passò una mano fra i capelli, troppo tentata
per
frenare quell'istinto, e sospirò rumorosamente.
“Accidenti,
dottor Reid. Ci metti davvero poco a far innamorare una ragazza di
te.”