Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Il Professor What    16/02/2012    8 recensioni
"Così, alla fine, ci sono finito davvero ad Azkaban. Doppio omicidio, indagine, scoperta del colpevole, punizione: perfetto. Peccato che sia innocente".
A quattro anni dalla fine della guerra, Draco Malfoy, isolato e reietto dal mondo magico, viene rinchiuso ad Azkaban per un doppio omicidio che non ha commesso. Quando evade per scoprire la verità, troverà aiuto dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettato.
***
“Ne ho piene le tasche” continuò lei “di essere considerata una piccola Mezzosangue dalle idee bizzarre che per caso ha contribuito a fermare il più grande Mago Oscuro mai conosciuto. E tu sei capitato proprio al momento giusto. Chiariamoci, tu sei uno dei Purosangue più supponenti, arroganti e superficiali che io abbia mai conosciuto. Questo, però, non è una prova per dimostrare che sei un assassino, al contrario di quello che pensa la maggioranza dei maghi… che, per inciso, è la stessa che mi ride alle spalle.”
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HERM (finendo di truccarsi per andare in scena): wow, abbiamo pubblicato due giorni fa e abbiamo già 13 persone che ci seguono!
DRACO: di che ti meravigli, Herm? Ormai dovresti saperlo che il mio fascino non fallisce mai.
HERM (guardandolo male): il NOSTRO fascino, vorrai dire.
DRACO (con uno sbuffo): sì, sì, certo, il nostro fascino... (alza gli occhi al cielo, e sussurra all'Autore) Ma mi spieghi chi è che ha avuto l'idea di mettermi in coppia con lei?
AUTORE: Se dico "io", mi Schianti? (Draco fa finta di pensarci un attimo, poi scuote la testa dicendo di sì) Bene, allora non lo dirò.
HERM: Se avete finito, signori, io sarei pronta.
AUTORE: Bene, allora pronti... (solleva un ciak da regista cinematografico) Si va in scena!

 
CAP. 2: Incontro

Fare la spesa era decisamente una delle cose che più la rilassavano: per una mezz’ora, non doveva pensare ad altro che a rispettare la lista delle cose che le servivano. Meglio ancora se la faceva in un supermercato Babbano, così da evitare incontri indesiderati. Nell’ultima settimana era stata così tanto assediata da reporter, giornalisti e semplici curiosi, che ormai un po’ di quiete era l’unica cosa che veramente desiderasse. Mentre l’altoparlante del negozio ricordava le offerte più vantaggiose ai suoi affezionati clienti, Hermione Jane Granger, in coda alla cassa, tentò di fare ordine nella sua vita.

Il primo problema aveva i capelli rossi e una faccia da idiota. Si chiese per l’ennesima volta cosa ci avesse trovato in lui, a suo tempo, che l’aveva spinta a mettercisi assieme. Era la guerra, concluse: lo spavento, la paura che il giorno dopo avrebbero potuto essere tutti morti, l’avevano portata a equivocare i suoi sentimenti. Aveva scambiato una semplice amicizia, anche se molto forte, per qualcosa di più, e non si era resa conto dei numerosi difetti di quell’uomo, inconciliabili con il suo carattere. Se n’era accorta, amaramente, solo quando era troppo tardi, a quattro anni di distanza, quando il suo ragazzo, anzi il suo fidanzato, non le aveva dato l’aiuto che sperava nelle sue iniziative. Il fatto era che, per quanto non fosse di mente chiusa, Ron restava un Purosangue, e perciò certe idee, certe abitudini del mondo magico per lui erano intoccabili. Inevitabile, perciò, che le iniziative di Hermione a favore delle creature magiche lo lasciassero dubbioso, perplesso, per non dire decisamente contrario. Per lei, invece, quelle iniziative erano fondamentali: il mondo magico doveva cambiare le sue vedute, adottare un modo di vedere le cose meno legato agli schemi del passato. E questo non significava solo una maggiore apertura verso Mezzosangue e Babbani, la qual cosa era ormai più o meno accettata, ma anche verso le creature non umane.

Ed era questo il secondo problema. Aveva scoperto molto in fretta che avere l’amicizia e l’appoggio del Ministro della Magia non era sufficiente. Shacklebolt, infatti, non poteva andare da solo contro l’opinione pubblica, che iniziava a chiedersi per quanto avrebbe dovuto essere ancora grato a quei tre ragazzini. Per Ron, amante della vita tranquilla e poco incline a mettersi in mostra, non aveva in realtà molta importanza; per Harry, nel suo lavoro di Auror, gli riusciva anche opportuno e gradevole essere dimenticato, così da poter lavorare come tutti gli altri; ma per lei, che si era lanciata in politica, la situazione era divenuta intollerabile. Al Ministero, la gente aveva incominciato a guardarla con sospetto, a rivangare vecchi pregiudizi sul suo conto, a deridere le sue idee progressiste dietro le spalle. I pochi appoggi che era riuscita ad avere non erano sufficienti.

Strinse le mani sul carrello, cercando di non farsi sommergere dallo sconforto. Aveva contribuito a sconfiggere la più grande minaccia del mondo magico, ed era incapace di confrontarsi con semplici umani! Con degli stupidi, patetici, politici pieni di pregiudizi! La scuola e la guerra erano stati periodi di scontro bianco-nero, Bene e Male assoluto, e non l’avevano preparata al grigio della lotta quotidiana con avversari contro cui non basta agitare la bacchetta. Non era abituata a lottare in questo modo, a mediare con gli avversari, a cercare con pazienza di raggiungere un accordo. E’ una cosa che non riesci più a fare, se per anni hai dovuto confrontarti unicamente da un lato con i tuoi amici, ai quali puoi dire tutto, e con nemici al di là di ogni patteggiamento dall’altro. E ora, le sue idee, le sue riforme, tutto il suo lavoro si era arenato, nelle secche della burocrazia del Ministero, per cui quelle erano le trovate infantili di una ragazzina in cerca di considerazione.

Era stato triste scoprire che gli amici non potevano aiutarla. Luna aveva convinto il padre a usare Il Cavillo per diffondere le sue idee, ma il giornale della famiglia Lovegood non godeva ancora di una fama sufficientemente buona. Neville aveva scelto mestieri più modesti, che non potevano fornire nessun aiuto. Ginny era entrata alla Gazzetta, come anche il povero Seamus, ma era ancora una reporter in prova: non era pensabile che potesse influenzare l’andamento del giornale. Harry... be’, Harry era un Auror che da poco aveva ottenuto il suo studio personale, e il permesso di indagare per suo conto. Aveva scelto di svolgere un mestiere indipendente da ogni politica, e per quanto potesse essere pur sempre un confidente e una spalla su cui piangere, non poteva essere di più.

E infine, Ron. La rabbia minacciò di tornare a sommergerla, perché lui l’aveva tradita. Messo alle strette da una giornalista abbastanza carina della Gazzetta, si era lasciato sfuggire che non condivideva le sue idee, non del tutto, almeno.

La lite che ne era seguita era stata furibonda, e l’intervento di Harry per placare gli animi assolutamente inutile. Ricordava di avere urlato e pianto nella stanza che condividevano alla Tana. Aveva perso ogni autocontrollo, e l’aveva insultato. Lui aveva risposto. Quella sera stessa aveva fatto le valigie e aveva chiesto a Harry se aveva un posto letto a Grimmauld Place. Era rimasta lì finché non aveva trovato quella piccola casetta alla periferia di Londra dove viveva adesso, il più possibile lontana dal mondo magico. Più evitava quel nido di serpi, meglio era. Aveva perfino detto ad Harry di non cercarla, dicendo che si sarebbe fatta viva, una volta si fosse sentita meglio.

Ma era molto lontana dal sentirsi meglio. La lite con Ron, scoprire cosa veramente fosse, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso di quattro anni passati a ingoiare in silenzio il disprezzo e la derisione dei suoi colleghi al Ministero. Sapeva come la chiamavano, dietro le spalle, come dicevano che unico merito del suo successo fosse stato “aiutare Potter”. E così affogavano le sue idee nel mare dei loro pregiudizi e dei loro interessi, nell’oceano della sua solitudine. Perché era sola. La guerra le aveva fatto dimenticare cosa volesse dire non avere nessuno ad assicurarti che, qualsiasi cosa succeda, ti resta accanto solo perché ti vuole bene. Ironico che fosse stato la pace a ricordarglielo.

Era così assorta nei suoi pensieri che, all’inizio, neanche lo notò. Il suo occhio registrò senza attenzione i capelli biondi e gli occhi grigi dell’uomo in fila all’uscita senza acquisti. Le ci volle qualche minuto per capire perché le risultasse familiare, e quando lo fece si voltò svelta nella sua direzione. Era lui, senza possibilità di dubbio. Certo, era vestito nell’ultima maniera in cui si sarebbe mai aspettata di vederlo: una polo a maniche lunghe abbastanza sportiva, con colletto e bottoni, e dei jeans neri tenuti stretti alla vita da una cintura. Si era tagliato i capelli, e sul mento aveva lasciato crescere un po’ di pizzetto. Ma non c’erano possibilità di equivoci, perché quell’aria arrogante, quel profilo deciso, quello sguardo al tempo stesso prepotente e insicuro erano rimasti identici.

 
***
 
“Ciao, Malfoy.”
La punta della bacchetta era appoggiata contro la sua schiena. Alla minima mossa, era pronta a Schiantarlo. L’aveva atteso fuori dal supermercato, nel vicolo lì vicino: un posto abbastanza tranquillo per scambiare quattro chiacchiere senza dare nell’occhio.

“Granger...” La vecchia, familiare voce strascicata era pervasa da una nota di collera. “Che cosa vuoi?”
“Seguimi e non fiatare.”
“Non sono tornato per te, Potter o Weasley. Non ho interesse a...”
“Ti ho detto di stare zitto.”

Tensione... Sentiva l’adrenalina scorrere per tutto il corpo. Da molto tempo non si sentiva così bene. Era come essere tornata ai vecchi tempi della guerra, quando l’unica occasione di dubbio era costituita dalla paura.

Lo schiaffo la raggiunse prima che avesse dominato questa sensazione. Indietreggiò di qualche passo, mentre lui, voltatosi, estraeva la bacchetta dalla cintura.
“Granger, ascoltami. Non ho intenzione di lottare. Voglio solo...”

Non lo lasciò finire. “Petrificus Totalus!”
Protego.” L’incantesimo andò a sbattere contro lo scudo di energia creato dalla sua bacchetta. La sua prontezza di riflessi era stata incredibile.
Expelliarmus!” Questa volta la bacchetta gli volò via dalle mani, rotolando sotto un bidone della spazzatura.
“Adesso...”

Il suo assalto a mani nude la sorprese. Malfoy avanzò di due passi, e la colpì allo stomaco con un pugno. La sorpresa e il dolore la fecero piegare in due, e lui ne approfittò per assestarle un manrovescio sulla nuca. Hermione crollò a terra. Non si aspettava che Malfoy decidesse di combattere senza magia.
I colpi, comunque, non erano stati molto forti, e si rialzò subito, sperando di essere più veloce di lui.

Incarceramus!”

Le corde le si attorcigliarono attorno a gambe e braccia, bloccandola, prima ancora che potesse fare un passo. Cadde di nuovo, scalciando per liberarsi. Si sentì prendere per una spalla e voltare di lato. Il viso e la bacchetta dell’evaso erano vicinissimi al suo, e sul volto di Draco Malfoy era ricomparso quel suo ghigno tanto familiare.

“Sei ancora più testarda di quello che ricordavo, Mezzosangue. Ti ho detto che non volevo lottare, no? E adesso, cosa devo fare con te? Potrei ucciderti...” La bacchetta le scese giù per una guancia, accarezzandole le labbra. “No, non mi conviene. Un bell’Incantesimo di Memoria, forse...” La bacchetta le percorse il mento, lenta e languida. “Poco divertente. Dopotutto... credo che ti lascerò semplicemente qui.” Si alzò, si rimise la bacchetta nei pantaloni e se li sistemò. Poi, fece per andarsene.

Malfoy ignorava che, in quegli anni, Hermione aveva studiato il modo di eseguire incantesimi anche senza pronunciare le parole. E anche se ancora non padroneggiava perfettamente la tecnica, era già abbastanza brava per compiere quel che aveva in mente. Aspettò che la sua attenzione si fosse completamente distratta. Poi, mentalmente, pronunciò il controincantesimo. Le corde si slacciarono all'istante, e la sua mano corse rapida alla bacchetta.

Stupeficium!”

L’urto dell’incantesimo lo scaraventò contro il bidone della spazzatura e lo fece accasciare a terra come una bambola rotta. Hermione si avvicinò, mentre l’orgoglio le riempiva il cuore. Era da tempo che non provava la sensazione dello scontro aperto, dove non hai dubbi su cosa ti aspetta se vinci o perdi. E lei adorava vincere, specie se l’avversario era uno come Malfoy.
Gli tolse la bacchetta dai pantaloni e lo voltò con malagrazia. Malfoy aveva sbattuto la testa e una lunga scia di sangue gli usciva dal naso. Aveva gli occhi chiusi e i lineamenti contratti; la posizione in cui giaceva a terra lo faceva sembrare un pesce senza lisca.
Reinnerva” sussurrò.

Gli occhi di Malfoy si aprirono e la guardarono. Lei gli torreggiava sopra, un sorriso soddisfatto sul volto, il sole che le illuminava la faccia, le due bacchette entrambe puntate contro di lui.

“Granger...” Malfoy alzò le mani in atteggiamento di resa. “Ti prego...”

Quelle due parole sussurrate fra i denti la colpirono come una frustata. Non c’era più arroganza sul volto dell’uomo, solamente umiliazione e sconforto. Le sembrò persino di notare nei suoi occhi un luccichio... come se fossero umidi.  Il sangue gli era arrivato alle labbra, e continuava a scorrere fuori dalla ferita.

E d’un tratto, si vergognò di se stessa. L’aveva attaccato, dopo che per due volte aveva detto di non voler lottare, e l’aveva colpito quando le aveva voltato le spalle. Si era comportata come lui. Certo, Malfoy era un evaso, un ex Mangiamorte, un Purosangue stronzo e superficiale... ma gli aveva riversato contro la rabbia per cose che non lo riguardavano. Aveva cercato compensazione per le sue croci accanendosi su di un reietto dalla società magica, proprio come le creature che voleva aiutare.

“Granger...” La voce la richiamò dai suoi pensieri. “Non sono tornato per vendicarmi, o per far del male a qualcuno. Voglio solo trovare chi mi ha fatto andare in galera. Non sono un assassino, non ho ucciso io quei due. Voglio giustizia.”

Giustizia... La stessa cosa che chiedeva lei. Quello per cui lottava. E a chiederla, non era un figlio di papà arrogante, sicuro della sua famiglia e del suo denaro, ma una persona che dalla guerra aveva perso tutto. Famiglia, soldi, rispetto, casa. Un disperato.

Respirò a fondo, maledicendosi per quello che sentiva. Tanto, sapeva che la decisione era già presa, e che non poteva farci assolutamente nulla.

“Alzati e vieni con me".

Un ringraziamento da parte delle 13 persone che hanno messo questa storia tra le Seguite. Per le recensioni future, però, mi preme di chiarire una cosa fondamentale: SONO UN UOMO, quindi per favore, non mi cambiate sesso.
(Draco ed Herm sghignazzano alle mie spalle, mentre lei gli cura il taglio sulla fronte) Altrimenti questi due mi prenderanno in giro vita natural durante...

 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Il Professor What