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Autore: MargotRoux    16/02/2012    1 recensioni
Questa è una storia sulla bellezza, sull'amore, sull'amicizia. Sybil è una ragazza innamorata della bellezza, del lato malvagio delle cose. perchè, sapete, la malvagità è un mito inventato dai buoni per sottrarsi alla curiosa attrazione esercitata dagli altri...
Mi piace pensare che sia una storia surreale e magica... bella. Ma dietro ad ogni cosa bella si nasconde un mostro...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il primo capitolo... Buona lettura, spero di non deludervi...

 

 

Una porta di massiccio legno scuro, finemente decorata con spirali e disegni barocchi, divideva con tutta la sua imponenza la ragazza dai lunghi capelli neri dal suo futuro. Respirava profondamente, la ragazza, con gli occhi chiusi e la mente aperta. Il petto si alzava e si abbassava al ritmo dei sospiri, stretto da un attillato vestito rosso cupo di velluto. Le labbra rosse fremevano, dischiuse, e così le mani, che sembravano cercare freneticamente qualcosa nell’aria. D’un tratto la porta si aprì, e un uomo dall’aria grave la introdusse all’interno della stanza. Lei sembrò trasformarsi completamente, e prese un atteggiamento altezzoso e fiero, degno di un reale. Le mani non tremavano, le labbra non fremevano, e persino il respiro era tornato calmo e regolare. Eppure, dentro di sé, era terrorizzata. Entrò nell’ampia sala, dagli alti soffitti affrescati e dal pavimento di marmo rosso. Su un sontuoso divano di velluto nero erano seduti quattro uomini, ognuno dei quali vestiti con la stessa uniforme. Fu fatta sedere davanti a loro, su una sedia di legno scuro, che le ricordò la porta appena superata.

Sospirò per l’ultima volta, preparandosi alle domande.

L’interrogatorio fu breve. Loro sapevano già tutto, si disse. E si maledisse, per non averlo pensato subito. La ragazza uscì dalla stessa porta da cui era entrata, e i tacchi neri, rivestiti di pizzo, segnavano con un rumore sordo ogni piccolo passo che faceva. E ne faceva molti, di piccoli passi, per arrivare fino alla sua camera. Doveva salire quattro rampe di scale, passando per dieci corridoi e tre salotti. Aveva tutto il tempo per pensare, maledirsi, soffrire. Lacrime, che sembravano piccole perle luminose, scivolavano lungo il suo volto, rigandolo di scuro a causa del trucco. Il petto aveva ripreso a alzarsi e abbassarsi con ansia, le mani a tremare e le labbra rosse seguitavano a fremere, mentre camminava sola in quel carcere lussuoso di legno decorato, in quel labirinto di corridoi e scale, dove tutti sapevano tutto, e nessuno sapeva niente.
Tutto era deserto, in quella sera di fine estate, nessuno più volteggiava per i lunghi corridoi fingendo che andasse tutto bene, nessuno aveva più voglia di essere felice e immaginare che potesse cambiare qualcosa. Arrivò in camera. Continuava a piangere, ma le mani non tremavano più. Ora accarezzavano la lunga veste, lisciandola, e tentando di tranquillizzarsi. Si sedette sull’enorme letto a baldacchino di seta nera, senza preoccuparsi del trucco che colava sulle sue guance, e guardando con gli occhi lucidi e velati di disperazione l’ambiente. Era una camera enorme, sullo stile proprio di quella scuola, sontuoso e barocco. Quanto le era piaciuta appena arrivata. Quanto l’aveva odiata nei mesi precedenti. E ora? Cosa provava ora? Forse una specie di complicità, per tanti peccati che erano ancora segreti, protetti dalle rosse mura di quella stanza. Eppure, anche se la camera aveva saputo tacere, un altro ne aveva svelato i segreti. Qualcuno di più crudele e inaspettato di quelle sadiche mura. Erano i pensieri di una ragazza piena di rancore, ma per chiunque sapesse la sua storia, sarebbero stati terribilmente giusti.


Era arrivata in quel collegio una mattina di settembre. Aveva appena finito il liceo, e i suoi genitori, senza dirle niente, l’avevano iscritta al collegio “La Speranza” quasi segretamente. All’ inizio Sybil ne era rimasta sconvolta: voleva decidere lei il college, senza i genitori, doveva essere una cosa sua! Poi, suo padre le aveva dato il depliant e le ricerche che lui stesso aveva fatto. Dopo aver visto l’elenco delle lezioni e le foto delle camere, la ragazza era corsa ad abbracciarli, dicendogli che era meglio di quanto avesse mai sognato. Quanto era stata stupida. E così, quella mattina di settembre, arrivò in quel meraviglioso carcere. Si innamorò della sua stanza, e così fu per l’arredamento dei corridoi, i colori scelti, persino le dimensioni di ogni sala. Tutto, in quel posto era bello. Bello come piaceva a lei, bello e maledetto, con un retrogusto amaro, tormentato. Eppure così tremendamente bello. Non riusciva a trovare altre parole per descriverlo. Non era carino, non era meraviglioso, non era fantastico, era bello. Bello bello bello. E lei lo adorava. Sembrava che persino gli alunni fossero stati scelti in base alla loro bellezza. Ma Sybil non se ne vergognava. Sapeva di essere altrettanto attraente.
Fece amicizia velocemente, con un gruppo di ragazzi che frequentavano il suo stesso corso di studi. Ma c’era una coppia in particolare con la quale si era trovata immediatamente bene.
Lei si chiamava Erin, una ragazza bellissima, con voluminosi riccioli neri che formavano una splendida criniera attorno al viso abbronzato. Aveva fieri occhi d’ebano, grandi, e una bocca piena sempre incurvata in un sorriso beffardo. Era forte, una leader. Niente poteva mettersi contro di lei, neppure i professori. Era simpatica, ma dovevi stare attento a come scherzare, con lei.
Lui, lui era un po’ meno… oh, come spiegare… Diciamo che si era immediatamente presa una cotta per lui, sin dal primo istante. Pareva perfino più bello di tutti gli altri, era splendente, sembrava irraggiare un calore talmente profondo e meraviglioso da farle scordare dov’era e cosa stesse facendo. Anche lui era fiero e determinato come Erin, ma in modo più profondo, più calmo. Aveva capelli neri, lisci, lunghi fino alle spalle e la pelle leggermente scura. Ma erano gli occhi la parte più bella: azzurro cielo, spiazzanti, la mettevano in soggezione ogni volta che li incontrava.
Grandi finestre su un mondo bellissimo, di cui avrebbe voluto essere regina.

Tutto quello che faceva la attraeva inesorabilmente verso di lui.
  
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