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Autore: Marti Lestrange    16/02/2012    5 recensioni
[STORIA SOSPESA]
- Ricordati di sfidarmi più spesso, Finnigan – disse James.
- Sarà fatto, James Potter – rispose lei sorridendogli.
Ecco una citazione dal prologo. Premessa: questa è la mia prima fan fiction su Harry Potter. Ho cominciato a scriverla subito dopo l'uscita dell'ultimo film. Spero che perdonerete eventuali errori o inesattezze nel testo. Protagonista è un personaggio inventato: Cornelia Finnigan, figlia di Seamus. Che ne dite del nuovo titolo??? Spero che la seguirete =) -Martina-
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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1. 

"Puoi sempre buttarlo giù dal manico di scopa e farlo sembrare un incidente"

 
Un piccolo gufo grigio discese piano dal cielo, sfiorò le foglie dell’albero di pesco in giardino e planò leggermente, per andare a posarsi sul davanzale della finestra aperta. Zampettò, alzò la piccola testa piumata e poi emise un unico, solo verso melodioso, come un canto.
Cornelia si girò e sorrise. Si alzò dal divano sul quale stava comodamente sdraiata, posò il libro sul tavolino e si diresse verso il gufetto. Come se questo già pregustasse le coccole che di lì a poco avrebbe ricevuto, aumentò l’intensità del suo canto, che divenne quasi un tubare acuto, che risuonò per la stanza. Cornelia si chinò verso il gufo, allungò una mano e accarezzò leggermente la testolina, e il gufo chiuse gli occhi, soddisfatto e felice. Poi, la ragazza prese la lettera che il gufo aveva legato alla zampina, e disse:
- E’ di Rose, vero Lea?
Il gufetto (per meglio dire, la “gufetta”) annuì convinta. Cornelia le diede un’altra carezza e poi le mise davanti dell’acqua. Si sedette allo scrittoio sotto la finestra, dove sua madre era solita rispondere alle lettere, e aprì la busta.
La calligrafia ordinata e sinuosa della sua migliore amica fece capolino. Tirò fuori un unico foglio di pergamena e lesse.
 
Cara Cornelia,
qui alla Tana tutto bene. Un vero caos, come al solito, direi. Spero che tu stia bene. Sarò da te domani per le dieci, se per te va bene. Userò la Metropolvere. Non vedo l’ora. Manda la risposta tramite Lea.
A domani.
 
Tua,
Rose

 
 
 
 
Cornelia sorrise tra sé e sé, rigirò la lettera e scrisse sul retro:
 
 
 
Carissima Rose,
grazie per la tua lettera. Domani alle dieci è perfetto. Anche io non vedo l’ora. Ti aspetto.
 
Saluti a tutti,
Cornelia

 
Ripiegò la lettera, prese una busta nuova dal plico lì accanto sulla scrivania e la legò alla zampina di Lea. Diede qualcosa da mangiare alla gufetta e poi disse:
- Fai buon viaggio, piccola Lea.
Così dicendo, Lea si girò e riprese il volo. Si alzò piano in cielo e presto scomparve.
Era una delle ultime belle giornate d’agosto, prima dell’arrivo della pioggia di settembre. Mancava una settimana all’inizio della scuola, e Cornelia non sapeva se esserne felice o triste: le vacanze sarebbero finite e sarebbe iniziato un nuovo anno, però era anche elettrizzata per via di tutte le novità che avrebbe portato nella sua vita.
Hogwarts aveva sempre ricoperto un ruolo importante e fondamentale nella sua vita, fin dal primo anno: la Scuola di Magia e Stregoneria, dove aveva imparato tutto ciò che sapeva. Le mancavano due anni, e poi sarebbe entrata a tutti gli effetti nel mondo degli adulti. L’anno prima aveva seguito dei corsi di orientamento, al termine dei quali aveva deciso il suo futuro, o almeno lo aveva abbozzato: Guaritrice all’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche, con sede a Londra. Era ancora indecisa in quale reparto inserirsi, ma aveva ristretto la scelta a tre, quindi era sulla buona strada.
Si allontanò dalla finestra, chiuse il libro che stava leggendo, “Grandi Maghi del Ventesimo Secolo”, e uscì dal salotto elegante che sua madre aveva arredato con tanta passione. Divani color crema, un tappeto prezioso, librerie, quadri e un camino con ripiano in marmo, sopra al quale spiccava uno dei tanti ritratti dei suoi bisnonni, che in quel momento però era vuoto. Probabilmente erano a spasso in qualche altra cornice della casa, oppure della loro vecchia magione nella campagna irlandese.
La casa era silenziosa a quell’ora della mattina. Thomas, il fratello di Cornelia, stava ancora dormendo nella sua stanza al piano di sopra, e non si sarebbe svegliato ancora per qualche ora. Cornelia ponderò bene su che cosa avrebbe potuto fare prima di pranzo: avrebbe potuto sistemare i fiori in giardino, o ricontrollare la sua lista di scuola, oppure preparare un dolce in vista dell’arrivo di Rose, previsto per l’indomani, o avrebbe potuto benissimo starsene comodamente sdraiata fuori, al sole, a godersi una delle ultime giornate d’estate. Alla fine scelse l’ultima opzione. Salì al piano di sopra ed entrò nella sua stanza.
Le piaceva la stanza della casa di Londra. Era più piccola della stanza che occupava nel castello in Irlanda, ma le piaceva proprio per quello: tutto era incastrato con maestria, sapeva di estate e di sole, e le ricordava tutte le bellissime giornate passate a Londra.
Indossò un costume da bagno e un leggero vestitino bianco, passò dal bagno a prendere la crema solare che la mamma le aveva preparato, afferrò una rivista (“Il Settimanale delle Streghe”) e scese di sotto.
Il giardino sul retro era l’orgoglio di sua madre: un curatissimo prato all’inglese, alberi da frutto, fiori e un salottino sistemato sotto un gazebo. Cornelia si distese su una delle sdraie lì accanto, si tolse il vestito e si godette la magnifica sensazione del sole sulla pelle. Aprì il giornale e notò subito la prima notizia: “Astoria Greengrass e Alexandra Creighton: la guerra dello stile è ufficialmente aperta”.
Il titolo campeggiava su quasi tutta la pagina, proprio sopra una foto di due bellissime donne, l’una accanto all’altra, vicine, ma inspiegabilmente lontane, sorridenti ai fotografi.
La donna a sinistra aveva lunghi capelli castani, occhi marroni e un sorriso tirato sui denti perfetti. Indossava un elegante completo verde scuro, secondo i dettami della moda. La giacca le esaltava il punto vita sottile e la gonna le fasciava i fianchi, per terminare appena sotto il ginocchio. In testa, un cappello sulle ventitré. La donna a destra invece sfoggiava un sorriso radioso, lucente, felice: non sembrava nemmeno accorgersi dei flash che la accecavano, bellissima in una camicia bianca leggermente trasparente, un paio di pantaloni dritti e dalla piega perfetta e un paio di eleganti scarpe con un tacco altissimo. I capelli castani erano raccolti in un alto chignon dietro la testa e gli occhi erano azzurri come un cielo senza nuvole.
Cornelia sorrise, come sempre quando vedeva una foto di sua madre su un giornale. Ci era abituata, ormai. Nonostante la nascita di suo fratello e poi della sua, un anno dopo, sua madre non si era fermata, aveva continuato a lavorare per vari giornali, dalla “Gazzetta del Profeta” al “Settimanale delle Streghe”, anche se a ritmi più ridotti. Il suo primo lavoro era stato per la “Gazzetta del Profeta”: dopo il diploma conseguito a Hogwarts aveva cominciato a lavorare come giornalista sportiva, data la sua conoscenza del Quidditch, il più popolare sport tra i maghi. Piano piano, si era conquistata una rubrica settimanale tutta sua, diventata da subito famosa per i consigli di stile, i commenti sulla moda e i giudizi stilistici sulle varie personalità del mondo magico. Mentre stava ad Hogwarts, Cornelia leggeva avidamente quella paginetta settimanale, e sentiva sua madre più vicina. Quasi tutti la leggevano, ormai. Era diventato un rito imperdibile, come il caffé la mattina o il tè delle cinque.
Cornelia si apprestò a leggere l’articolo:
 

E’ ufficialmente aperta la gara di stile tra due vere e proprie icone moderne: Astoria Greengrass, classica e raffinata, e Alexandra Creighton, dallo stile chic e senza tempo.
La prima, moglie del Direttore del Dipartimento Pozioni, Draco Malfoy, ama sfoggiare completi dalle linee rigorose e classiche, che esaltano la sua linea perfetta, e dai tessuti intramontabili: lana, seta, velluto… Ultimamente, l’abbiamo semplicemente adorata alla Cerimonia per l’assegnazione del “Premio Annuale per la Scoperta più Rivoluzionaria”, assegnato ogni anno dal marito Draco a un fortunato ricercatore. Gonna nera dal taglio perfetto, camicia rosa e giacca sagomata, il tutto condito da un paio di scarpe magnifiche [foto 2].
La seconda, moglie di Seamus Finnigan, il famoso Direttore dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, la amiamo per le sue scelte mai convenzionali, per quello stile sempre speciale e diverso dal solito, per quell’eleganza mai ostentata, ma sottile e fine. La sua innata tendenza allo stile la possiamo  ritrovare nel taglio perfetto di un paio di pantaloni bianchi, una camicia blu di seta e scarpe blu altissime, sfoggiato a una cena di beneficenza alla quale ha presenziato con il marito e altre fortunate coppie di invitati, per la raccolta fondi a favore dell’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche [foto 3].
Insomma, che sia l’una o che sia l’altra a vincere la sfida, noi siamo sicuri che, con due donne come Astoria e Alexandra, la bellezza non andrà mai perduta.

 
Cornelia distolse gli occhi dalla fotografia di Astoria Greengrass che, al braccio del marito, sorrideva tirata ai fotografi. L’uomo era molto elegante, i capelli erano di un biondo quasi bianco e gli occhi grigi, freddi come il ghiaccio. L’articolo non le era piaciuto molto, l’aveva trovato troppo imparziale, e troppo condito di lodi ed elogi che le risuonarono solo come finti.
Guardò ancora la foto di Astoria: una donna elegante, apparentemente perfetta, ricca, alla moda, bellissima. Felice? Cornelia non lo sapeva, ma il suo sguardo non sembrava un granché felice, mentre baciava sulla guancia il marito sotto una marea di flash. L’aveva vista dal vivo in parecchie occasioni, le era anche stata presentata, ma quella donna era un mistero imperscrutabile. Era impossibile cercare di capire a che cosa pensasse, quali fossero le sue paure, i suoi desideri, i suoi tormenti. Il suo volto era come una maschera, perfetta e impenetrabile.
Sua madre salutava felice dall’altra fotografia, al braccio di sua marito, il padre di Cornelia: Seamus Finnigan indossava un perfetto completo nero con camicia bianca e cravattino. I suoi capelli biondo paglia risplendevano, i suoi caldi occhi castani sorridenti. Erano felici. Per davvero. Cornelia lo sapeva.
Suo padre le aveva raccontato di essersi innamorato di sua madre a prima vista. L’aveva vista per la prima volta ad Hogwarts, lei era di due anni più piccola, troppo perché potesse essere notata da lui, almeno non subito. Una volta che gli occhi di Seamus si furono posati su Alexandra Creighton, per lui non ci fu più nessun’altra. Sua madre lo aveva notato dopo qualche settimana, ma aveva fatto finta di nulla per tenerlo sulla corda, e lì Cornelia era scoppiata a ridere immaginando la scena, e ritrovando se stessa nel comportamento di sua madre: si somigliavano molto.
Posò il giornale e si appoggiò allo sdraio, gli occhi chiusi. Era felice di tornare a Hogwarts, punto. Al diavolo le vacanze, il sole e il tempo libero. Aveva una voglia matta di usare la magia, dopo due mesi di astinenza. Infatti, ai maghi minorenni era severamente proibito utilizzare la magia, e quindi la bacchetta magica, durante le vacanze estive, pena la sospensione, o espulsione, da Hogwarts. Aveva voglia di sedersi sulle panche in legno della Sala Grande, seguire le lezioni di pozioni nei sotterranei, ridere con Rose la sera davanti al fuoco o sedute fuori nel prato fiorito, giocare a Quidditch, volare, allenarsi duramente e vincere (magari battendo il Serpeverde, perché no?), fare scherzi in compagnia di suo fratello e dei suoi amici, visitare Hogsmeade e rivedere tutto quanto e tutti gli altri.
- Corny!
Si girò al grido di suo fratello. Thomas Finnigan stava affacciato alla finestra della sua stanza e agitava la mano verso di lei.
- Buongiorno! – esclamò lei ridendo.
- Un giorno o l’altro lo ucciderò! – gridò lui – Te lo giuro!
- Di chi stai parlando?
- Ma lo sai che ore sono, o no?! – continuò lui senza risponderle.
- No…
- Le nove e trenta! – esclamò lui, sconvolto, i capelli biondi spettinati.
- Oh, mamma, è prestissimo, in effetti – rispose lei ironica.
- Ti rendi conto?! Quel matto di James mi ha messo una specie di stupido marchingegno Weasley sotto il letto, e questa cosa ha preso a suonare, alle nove e mezza!
Cornelia lo guardava da sotto con un sorrisetto, divertita. James Potter era il miglior amico di suo fratello Thomas. Divertente, pazzo e sempre pronto a combinarne una, James faceva sempre ridere tutti con battute brillanti e aneddoti divertenti, era inarrestabile, imprevedibile e anche parecchio impertinente. Cornelia si divertiva un mondo con lui e Thomas, ma a volte lo trovava davvero incorreggibile. A lungo andare, non riusciva più a sopportare le sue battute agli studenti più piccoli, i continui scherzi e le angherie che riservava a quelli del primo anno.
Il giorno prima era stato lì per fare visita a Thomas: si era materializzato a casa Finnigan solo per fare uno scherzo al suo amico. Cornelia non lo aveva visto, perché in quel momento era fuori. Ora, rideva apertamente in faccia al fratello.
- Grazie, Corny, mi sei veramente d’aiuto – protestò lui.
- Dai, Tom, che cosa vuoi fare, materializzarti alla Tana e ucciderlo? Tra pochi giorni lo rivedi e ti eviti la fatica del viaggio. Puoi sempre buttarlo giù dal manico di scopa e farlo sembrare un incidente.
- Hai ragione, penso che farò così.
Tutti e due scoppiarono a ridere e poi Thomas disse:
- Mi preparo e poi usciamo a prendere un caffé, ci stai?
- Certo che si. Ora salgo anche io a cambiarmi – rispose lei ancora ridendo.
Raccolse la rivista e la crema e rientrò. Salì le scale e fu di nuovo in camera sua. Tolse il costume e indossò un paio di pantaloncini blu e una camicetta bianca. Si diede una sistemata ai lunghi capelli biondo scuro e uscì.
Suo fratello, un metro e ottantacinque di muscoli, bellezza e carisma, la aspettava ai piedi delle scale, appoggiato al muro, lo sguardo fisso sulla parete di fronte. Non appena la sentì scendere le scale si girò a guardarla e le sorrise. I suoi capelli erano biondi come quelli del padre, gli occhi verde-azzurri come quelli della madre, e il sorriso era radioso e pieno di vita.
- Sei pronta?
- Certo, andiamo.
Fuori, l’elegante quartiere residenziale nel quale si trovava la villetta a due piani che era stata del nonno di Cornelia risplendeva della luce del sole estivo. Si sentiva un profumo di fiori e di erba appena tagliata. Cornelia alzò gli occhi al cielo e respirò a pieni polmoni quel profumo buonissimo.
- James è andato via presto, ieri? – chiese a suo fratello.
- Si, è rimasto qui circa due ore. Ha detto che aveva da fare. Probabilmente si sta affannando per finire i compiti di Pozioni.
Cornelia ridacchiò.
- James è sempre il solito… Non cambierà mai. Ecco perché non è mai diventato Prefetto. Sua madre aveva ragione: fare lui Prefetto sarebbe stato come lasciare la scuola in mano a un branco di vermicoli.
Thomas scoppiò a ridere.
- Me la ricordo questa cosa. In effetti è vero…
- Chissà il prossimo anno… - sospirò Cornelia – Come se la caverà con un Caposcuola come migliore amico…
Thomas le sorrise e disse: - Non farla tanto tragica, Corny. Anche se sono diventato Caposcuola, non vuol dire che sia diventato anche noioso. Mica mi chiamo Percy Weasley…
I racconti di Percy Weasley, lo zio della sua amica Rose, di quando era Prefetto, e poi Caposcuola, a Hogwarts, erano sempre materia di risate e occasioni per rivangare i vecchi ricordi a casa Weasley.
- No di certo.
- E poi senti chi parla! – esclamò lui – “Il Prefetto Cornelia Finnigan”!
Cornelia si mise a ridere.
- Dai, quella è stata una vera sorpresa. Ho sempre pensato che la carica l’avrebbe ricevuta Rose…
- Essere secchiona e studiare fino alla morte non vuol dire essere meritevole della carica di Prefetto, e lo sai. Ci sono tante altre tematiche in gioco.
- Hai ragione, però mi ha sorpresa lo stesso.
- Bé, bisogna dire che Rose sì, studia come una matta, però a volte è un po’ troppo impertinente con alcuni professori, con quelli che non le piacciono. Me lo hai raccontato tu, no?!
- Si, si, hai ragione, però è comunque una studentessa modello.
- Certo, nessuno direbbe il contrario.
Raggiunsero il loro Caffé preferito, entrarono e si sedettero ad un tavolino tranquillo, dove avrebbero potuto parlare tranquillamente senza essere sentiti dagli altri clienti del locale.
Ordinarono due cappuccini e mangiarono delle brioches alla crema e, una volta che la cameriera ebbe portato loro tutto (sguardo ammiccante e sorrisetto verso Thomas), Cornelia disse:
- Domani mattina arriva Rose, a proposito.
- Davvero?
- Si, arriva per le dieci con la Metropolvere. Mi ha scritto stamattina.
- Allora era Lea che faceva quei versi, non l’ho sognato – esclamò lui.
- Si, era Lea – rise Cornelia – Ti ha svegliato?
- No, se no col cavolo che ritornava a casa Weasley… - esclamò.
- Dai, Tom! – esclamò Cornelia.
- Ma si, stavo scherzando.
Cornelia sorseggiò il cappuccino e poi disse:
- Sei contento di tornare?
Thomas alzò gli occhi dalla sua tazza e la guardò.
- Certo che sì! – esclamò – Mi mancano troppe cose di quel posto, non so come farò quando tutto sarà finito.
- Sei un romanticone, Tom – disse lei dandogli un pizzicotto sulla guancia.
- Dai, Corny! – esclamò lui – Non sono un romanticone, però so che sarà triste, la fine della scuola. Come la fine di un’epoca.
- Guarda la cosa dal lato positivo: niente più compiti e niente punizioni.
- In effetti, questo aspetto costituisce un’attrattiva non da poco…
Tutti e due risero. Una coppia di mezza età seduta ad un tavolo poco lontano si girò a guardarli.
- Non si può nemmeno ridere, adesso? – disse Thomas sottovoce – Questi
Babbani!
Cornelia rise ancora e rispose: - Facciamo i bravi, dai.
- E tu? – le chiese – Hai voglia di tornare?
- Ci pensavo prima. Si, ho una voglia matta di tornare. Quest’anno più del solito.
- Oh, ho capito perché non vedi l’ora – esclamò lui – Per via del caro McLaggen!
- Tom! – esclamò lei – Non dire fesserie. Non è per questo motivo.
- Mmm – rifletté lui – Non ne sono sicuro…
- E poi, scusa, ma che cosa te lo fa dire? Sentiamo.
- Ma no, è che una notte, quando sono tornato, sono passato vicino alla tua stanza e ti ho sentita chiamare il suo nome… “Michael! Michael! Dove sei?” – aggiunse imitando Cornelia.
- Dai! – esclamò lei dandogli una pacca sulla spalla oltre il tavolo – Non è vero, Tom!
Tom rideva come un pazzo e non accennava a smettere.
- Non ci credo – disse ancora lei, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
- Scherzavo, sorellina. Lo sai che scherzavo. Altrimenti sarei stato seriamente preoccupato per te…
Cornelia gli sorrise.
- Come diavolo hai fatto, me lo spieghi? – le chiese.
- A fare che cosa?
- A stare con Michael McLaggen!
- Dai, Tom… - si difese lei agitando una mano con indifferenza – Siamo compagni di squadra, io gli piacevo, è molto carino, simpatico, atletico…
- Si, si, okay, basta!
- Sei stato tu a chiedere – disse lei alzando le spalle.
Si guardarono e scoppiarono di nuovo a ridere.
 
 
 
 SPAZIO AUTRICE

Buon pomeriggio a tutti! Ecco qui il primo capitolo che, come avrete notato, è ambientato durante il sesto anno di Cornelia. Spero vi piaccia! Finora la storia ha ricevuto 74 visite... speriamo in bene! Ringrazio la mia amica Mikilily che mi ha incoraggiata a postare!
Baci -Marty-
   
 
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