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Autore: Gio_BJ    16/02/2012    1 recensioni
Billie, amante del teatro e della recitazione, lavora presso uno di questi famosi teatri della città da più di 15 anni. Un giorno incontra un giovane molto bravo a recitare di nome Mike. Li nascerà una storia tra i due con finale di cui non si aspetterebbe nessuno!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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''Nessuno può capire l'importanza del teatro. Tutti si credono grandi attori, si presentano, fanno il provino, ma solo in pochi passano. Basta, credo che per oggi, abbiamo finito.'' Pensai, tra me e me, sedendomi su quel blocco di marmo di quel freddo teatro. Era un giorno di inverno, e come al solito mi sentivo di dover lavorare per nulla. Nemmeno una persona al giorno che mi desse un po' di soddisfazione nel vederla recitare, se sono qui devono essere di alto livello, mica della gente comune che viene qui perchè non ha niente di meglio da fare. 
 
''Oh, she doth teach the torches to burn bright!
It seems she hangs upon the cheek of night
Like a rich jewel in an Ethiope's ear..''
 
''No! Devi metterci più impegno! I sonetti di Shakespeare non si esprimono cosi, devi metterci passione, guarda come faccio io!'' Cominciai a camminare, alzando una mano verso il cielo, leggendo e tenendo il foglio con l'altra mano, il palco ormai lo conoscevo a memoria, non avevo paura di cadere. Il palco era come una seconda casa per me, dove mi esprimevo, dove sentivo che la gente mi capiva, che nessuno mi avrebbe giudicato. Sapevo che la gente che avrebbe frequentato il mio teatro non era gente comune, ma gente colta, come gli attori che ci lavorano. In questi anni ho visato sudore, lacrime, gioia, dolore, le abbiamo passate tutte. Negli ultimi tempi, nessuno è riuscito a dare quello che voglio. Da 1250 persone, solo in 35 siamo rimasti. E ce ne serve un altra. Sono 5 anni che siamo alla ricerca di qualcuno che sappia esprimere quello che sente dentro di se quando recita. Un sonetto di Shakespeare va vissuto, non solo recitato. 
 
''.. Beauty too rich for use, for earth too dear!''
''So shows a snowy dove trooping with crows,
As yonder lady o'er her fellows shows''. Mi interruppe questo bellissimo ragazzo, dai capelli biondi e gli occhi azzurri come il mare, entrò di sorpresa nel palco, mentre io facevo vedere al ragazzo come doveva esprimersi quando era sul palco. 
''Odio venire interrotto'' gli dissi ''chi siete, o voi che entrate cosi, senza un minimo di rispetto per la gente che sta lavorando?''
Quel ragazzo alzò gli occhi, guardandomi con quel viso angelico che da anni non vedevo in quel palco. Oltre alla bravura di una persona, l'importanza dell'aspetto estetico era molto importante. Mi fissò per un attimo, e senza accorgermi io aprii la bocca, come se fossi stato incantato dal suo sguardo, che in realtà fu proprio cosi.
''Enchanté, il mio nome è Mike'' disse, facendo un breve inchino sempre rivolto verso di me. Lo guardai con aria sorpresa: quel giovane era li da pochi istanti, e già sentivo che qualcosa nell'aria stava cambiando. 
Si. Quel ragazzo era bello da togliere il fiato. Biondo, occhi azzurri, alto, muscoloso. Il sogno di ogni quattordicenne, che sogna il principe azzurro, solo che io non ero una quattordicenne. Io, un uomo di appena 40 anni, e lui, che dovrebbe aver avuto più o meno la mia stessa età.
Avrei voluto chiedergli come avesse fatto ad arrivare fin qui, visto che non avevamo altra gente in lista in attesa di provare. Avrei voluto chiedergli quanti anni avesse, da dove venisse, se aveva una famiglia, da quanti anni recitava.  E invece niente. Io, un professionista, che da oltre 15 anni svolgo questo importante lavoro, non riuscii a pronunciare una parola, quel ragazzo biondo e muscoloso mi aveva incantato, sorpreso, mi aveva lasciato a bocca aperta, me, il grande Billie Joe Armstrong.
Restai qualche istante a fissarlo, mentre nel suo viso si era dipinto un sorriso innocente, come quello di un bambino, il suo sorriso in un attimo mi abbagliò, e non ci capii più nulla. Non capivo cosa mi stesse succedendo, quando fortunatamente lui si avvicinò a me, con passo lento, guardandomi negli occhi per quei secondi eterni.
''Piacere, mi perdoni, non le avevo nemmeno stretto la mano!''. Sentivo la sua mano calda stringere la mia, che tutt'un tratto era diventata gelida e rigida, cominciavo a sudare freddo. Ero agitato, nervoso. Per un attimo, mi sono sentito un principiante che voleva fare colpo sul regista di un film: avevamo invertito i ruoli, ne ero certo.
''Beh, senta, le va di andare a prendere un caffè e di parlare dello spettacolo che si terrà tra qualche mese? Mi piacerebbe entrare a fare parte di questa grande famiglia, della vostra famiglia''. Sorrise, guardandomi dritto negli occhi, a qualche centimetro dal mio viso, continuava a tenermi stretta la mano, ma in realtà ero io che gliela stringevo, solo che non mi stavo accorgendo. 
''C-certo, mi va benissimo anche ora'' risposi un po' arrossendo, un po' mi vergognavo. Io che ero un uomo di alta professionalità, mi sentivo battere il cuore come a una ragazzina mentre il ragazzo dei suoi sogni le sta dichiarando i sentimenti che prova per lei. 
Accettai, anche se molto semplicemente, abbassando lo sguardo per un attimo, volevo nascondere la mia espressione che non capivo nemmeno io che cosa stesse accadendo: una frase semplice quel ''certo, mi va benissimo anche ora'', ma era tutto quello che ero riuscito a dire in quel momento. Sentivo la gola secca, non avevo saliva, dovevo bere qualcosa, se volevo continuare a comunicare con lui.
Battei le mani, e conclusi quella giornata cosi faticosa che fu stata quel giorno. Non vedevo l'ora di tornare a casa, di bermi in santa pace un lieto caffè, e di rilassarmi, guardando il musical di Othello che trasmettevano in tv quella stessa sera. Ci incamminammo fuori dal teatro, sorridendo anch'io, e ci avviammo piano piano verso il primo bar elegante che avremmo trovato, per parlare di quella nostra passione che avemmo appena scoperto di avere in comune: la recitazione. 
  
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