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Autore: DarkAeris    16/02/2012    5 recensioni
La storia è ambientata prima e durante "Sulle note di Cat Stevens" e "Non ti amo più" di MedusaNoir. Diciamo che potrebbe essere letta anche senza conoscerle, ma io vi consiglio comunque di leggere, perché sono molto belle.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia nasce dalla voglia di riscattare due personaggi passati, se così si può dire, "in secondo piano" rispetto al tanto amato Marco.
Io sono una fan accanita della coppia Aurora - Marco e volevo far capire cosa ha vissuto lei, esporre il suo punto di vista.
Ma, soprattutto, ho voluto approfondire Ettore, perché molti non l'hanno compreso.
Spero che vi piacerà, lasciate un commento, se volete.



Il locale era completamente pieno quella sera e riuscire a passare tra le file di tavoli, per poter parlare con un cameriere, parve quasi un miracolo.
Per fortuna, le manie di perfezionismo di Fabiano lo avevano spinto a prenotare due giorni prima e quindi, insinuandosi tra mille individui rumorosi, il gruppo di amici era riuscito a prendere posto proprio sotto il palco.
"Non riesco a smettere di pensare che stasera in tv c'era Ballando con le Stelle...”
Ludovico, con i suoi grandi occhi azzurri, lanciò un'occhiataccia verso gli altri, continuando a sottolineare ironicamente la loro ostinazione al volerlo portare a vedere un concerto rock.
Silvia ricambiò l'occhiata, giusto per non dargli soddisfazione, e si portò una mano tra i capelli, cercando di emergere dalla sedia bassa che, considerata la sua statura, le impediva di guardare bene in faccia i suoi amici.
“Oh, insomma, Ludo, lo sai che mi piacciono i Nirvana.”
Aurora rivolse un luminoso sorriso al ragazzo, cercando di tranquillizzarlo e si concentrò sul menù appena arrivato con il cameriere.
Davanti a Roma Tre, lei e Silvia avevano trovato il manifesto di una cover band – i Lithium – e si erano decise a coinvolgere i loro due amici, tanto per passare una serata diversa, una volta tanto.
Tra il lavoro, l'università e impegni vari, infatti, i quattro avevano finito per vedersi molto poco e sentivano la mancanza l'uno dell'altro.
Fabiano, sempre accomodante, aveva subito accettato, mentre Ludovico si era dovuto far pregare, perché le “novità” di solito era lui a suggerirle ed era di gusti difficili sulle iniziative degli altri.
Il pub era vicino a Garbatella, quindi Aurora era riuscita ad arrivarci senza problemi, limitandosi a seguire la stessa strada che faceva con la macchina, quando doveva seguire qualche lezione che finiva tardi.
Le ragazze, infatti, erano di Viterbo e i treni di quella linea facevano sembrare un sogno la traversata con Caronte.
Quando il cameriere portò loro le bibite e le patatine fritte, il gruppo cominciò a bere e a mangiare, chiacchierando circa i loro argomenti preferiti: telefilm, cattiverie, film, libri, musica e un po' di cattiverie.
Non che fossero pettegoli, ma era divertente affinare l'arte dell'ironia, presente in grandissima parte in ognuno di loro, e quella del doppio senso, presente in grandissima parte in Aurora.
Dopo una mezz'oretta, i loro discorsi vennero interrotti dallo spegnersi delle luci in sala e dall'arrivo di un fumo bianco che invase ogni oggetto.
“Odio quando ti spruzzano sta cosa bianca addosso!”
Silvia tossì, infastidita, mentre Aurora, ridendo, si rivolse a Ludovico, bisbigliando:
“Silvia odia quando le spruzzano una cosa bianca addosso.”
La risposta dell'amico, però, non arrivò mai alle orecchie di Aurora, il quale sguardo venne attirato sul palco dall'improvviso accendersi di fari colorati, che puntavano sul gruppo, già disposto per suonare.
Sentì una morsa allo stomaco: il cantante era lui.
Come lui chi? Lui: l'uomo che aveva sempre sognato di avere accanto, l'uomo che quando si divertiva a fantasticare – cioè sempre - , la prendeva tra le braccia e le faceva vedere il paradiso, il famoso uomo “dai capelli lunghi, dalle spalle immensamente larghe e dai modi rudi”, che ormai i suoi amici le avevano sentito nominare mille volte.
Le sembrava impossibile che fosse reale, eppure era lì e per giunta stava anche cantando, dimostrando una voce bella, piena e scura, che non si sposava molto con quella di Kurt Cobain, che avrebbe dovuto emulare, ma che rapì il cuore di Aurora, facendola arrossire violentemente.
Silvia non trovò niente da ridire al gruppo, che suonava bene, ma la sua attenzione era rivolta verso il gruppo di ragazzi che sedevano al tavolo accanto al loro, tra i quali c'era un ragazzo con i capelli neri che stava urlando e ridendo come un matto, mentre gli altri due suoi amici lo guardavano, divertiti. Uno dei due, il più alto, lanciò quello che sembrava un paio di mutande contro il cantante, che, riuscì a scansarlo, ma scoppiò a ridere, per fortuna durante un assolo.
Suonarono per un'ora e mezza, finendo con i pezzi più noti dei Nirvana, e il cantante nominò i vari musicisti, perché prendessero gli applausi; poi il bassista urlò al microfono il suo:
“Un grande urlo per il nostro Ettore!”
Ettore...
Aurora ripeté il nome meccanicamente, continuando a fissare l'uomo.
Ludovico sbuffò:
“Ce la siamo giocata.”

“Aiuto Dario a portare le casse in macchina e vi raggiungo.”
Ettore entrò nel locale, legandosi i capelli con un elastico e rivolse un sorriso ad un tavolo di donne, che gli urlarono, cinguettando, i complimenti per la performance.
Avanzò verso il palco e notò una ragazza piccolina che si alzava dal tavolo lì accanto e si dirigeva probabilmente in bagno, incrociando i suoi occhi e abbassandoli immediatamente.
Sorrise ancora, stavolta davvero contento che ci fossero ancora ragazze che timide di fronte agli uomini.
Ripensò alla sua fidanzata e a quanto ultimamente si fosse trasformata in un'oca pettegola, sempre pronta a scoppiare in una risata falsa con ogni uomo e ad ostentare il suo rapporto duraturo con lui per ingelosire le donne , e sospirò.
Gli occhi si posarono sul tavolo dal quale la piccoletta si era alzata e notarono un'altra ragazza, all'apparenza più grande.
Ettore si bloccò, guardandola.
Cavolo, se era bella. Lui, prima di Simona, con la quale stava ormai da anni, aveva avuto numerose relazioni, ma raramente si era ritrovato così attratto da qualcuno istantaneamente.
Aveva un viso sottile, i capelli lunghi e ricci e un sorriso incredibilmente dolce.
Pensò che Davide, il suo migliore amico, lo avrebbe deriso per questa definizione, ma non riusciva ad attribuirle altro aggettivo, continuando a guardarla ridere con i suoi amici.
Poi le si accorse del suo sguardo e arrossì, facendolo scattare, imbarazzato dall'essersi fatto beccare a fissarla.
Si avvicinò al tavolo, fingendo di essere alla ricerca di pareri sul concerto, e si presentò al trio, stringendo la mano a tutti, con un sorriso.
“Sono contento che vi siamo piaciuti, continuate a seguirci.”
Mi intimidisco con le ragazze: sono proprio un ragazzino come Davide.

#

"Dà, ma è possibile che ad ogni concerto mi devi tirare un tuo indumento?!”
Ettore diede una pacca sulla spalla dell'amico e continuò a fumare, con un sorriso sulle labbra.
“Te l'ho detto che non riesco a tenermi le mutande addosso quando ti vedo.”
Davide si appoggiò al muro accanto ad Ettore e gli fece i complimenti per il concerto.
Marco e Manuel li raggiunsero fuori poco dopo, parlottando tra loro, e si unirono agli amici, rifiutando l'offerta di una sigaretta.
“Complimenti, Ettore. Certo che però, quel chitarrista...”
Marco si passò una mano tra i capelli corti e folti e fece segno di no con la testa, serio.
“Sì, lo so. Ma comunque ho già deciso che appena troviamo una nuova cantante per il gruppo nostro, questo lo lascio perdere. Non abbiamo manco tutto sto rapporto tra di noi. ”
Manuel abbracciò tutti, con un grande sorriso sulle labbra:
“Noi, invece, ci amiamo!”
Davide scoppiò a ridere, toccando il sedere ad Ettore, che lo scansò con un mezzo calcio.
“Ecco, già non mi vuoi nel gruppo per non cacciare la tua ex, e ora mi impedisci anche di palparti!”
Il cantante tornò a fumare, con una smorfia:
“Lo sai che già l'ho lasciata come un infame; non me pare giusto dirle di andarsene, finché a lei va bene rimanere.”
Dopo anni di convivenza, durante un concerto con i MoonLight Sonada, Ettore si era lasciato semplicemente vincere dal suo malumore e aveva vissuto l'ennesima battuta di Simona con le amiche su quanto a letto lui fosse bravo e quanto lei dovesse essere migliore della altre donne per stare con lui come l'ultima goccia. Le aveva urlato di portare via le sue cose il giorno dopo da casa sua e si era andato a sedere alla batteria.
Il concerto, ovviamente, era andato malissimo e avevano dovuto anche interromperlo, perché Simona ci era rimasta davvero male.
Ettore si era pentito del suo comportamento, perché comunque non era il tipo da comportarsi da stronzo senza rimpianti, ma si mostrò deciso nella sua scelta di interrompere la relazione con lei.
Dopo qualche giorno, comunque, le aveva chiesto scusa ed ora i rapporti sembravano essere per lo meno amichevoli.
Manuel, notando la tensione, si rivolse a Davide:
“In realtà, è che io suono il basso meglio di te!”


“Te l'ho detto, Aurò, hanno parlato proprio di una nuova cantante.”
Erano ormai sette mesi che Aurora, accompagnati dal suo gruppo, seguiva le date dei Lithium, nella vana speranza di poter rivolgere ad Ettore più di due tre parole a sera.
Lo aveva visto con una ragazza bionda tempo prima, ma non si erano mai baciati e agli ultimi concerti non si era nemmeno presentata, portandola a sperare nuovamente di avere speranze con l'uomo che occupava costantemente i suoi sogni.
Fabiano era sgusciato fuori dal locale, dietro richiesta dell'amica, per origliare le conversazioni del gruppo di amici di Ettore, con i quali era uscito a fumare.
Silvia era divertita dalla situazione e, in effetti, le sembrava proprio che il tipo fosse molto simile alle descrizioni di perfezione maschile che aveva sempre tirato fuori nei suoi discorsi l'amica.
Ludovico sorseggiò la sua Fanta e indicò e sospirò.
“Voglio che sappiate che sono davvero contro questa tua ossessione. Quello mi dà l'idea di saperti solo sollevare e sbatterti contro un tavolo, ma...”
Aurora urlò, in risposta, interrompendolo:
“Solo?!”
“Sì, sì, lo so che ti piace l'idea di un uomo che ti vinca sessualmente, ma sono anche del parere che tu sia il tipo romantico, che va anche coccolato e alimentato con passioni in comune.”
Aurora rivolse un sorriso dolce all'amico, annuendo.
“Hai ragione...”
Come sempre, il parere di Ludovico riusciva ad insinuarsi nella mente della ragazza, incredibilmente potente. Aurora non era debole, aveva un carattere forte e ben delineato, ma era molto insicura e, delle volte, si lasciava convincere dagli eventi, come se non si fidasse abbastanza del proprio giudizio per impuntarsi nel modificarli.
Silvia le posò una mano sulla spalla, rivolgendole un sorriso:
“Tu sei una cantante, lui è un cantante: primo punto in comune. Non si può mai sapere.”
Ludovico sbuffò.
“Tutto quello che accadrà sarà vostra responsabilità!”

#

Aurora uscì dal treno, pallida in volta ed estremamente pensierosa.
Si era pentita pochi minuti dopo aver accettato l'invito di Marco ad uscire e non riusciva proprio a capire perché l'avesse fatto.
Ricordò il modo smorfioso con il quale Simona aveva accarezzato i capelli di Ettore, dicendogli che ora i suoi capelli non erano più così esclusivi, visto il taglio nuovo del bassista e del chitarrista, ed era scoppiata a ridere sguaiatamente.
Marco e Manuel, in effetti, avevano smesso di tagliarsi i capelli da un mesetto e ad entrambi donava questo nuovo look.
Aurora scese le scale di Roma Ostiense, per raggiungere Piramide, continuando a riflettere sul suo rapporto con il chitarrista.
Infinite immagini di loro due che chattavano su Facebook, di loro che chiacchieravano al telefono, di lui che sgranava gli occhi sentendole nominare per la prima volta Anakin Skywalker le apparvero davanti agli occhi, facendola finalmente sorridere.
Forse aveva ragione Ludovico, come sempre. Forse Ettore era diventato per lei un'ossessione, un'ideale di perfezione che gli aveva cucito addosso dal primo momento.
Si accorse che, per quanto cantasse nei MoonLight Sonada da un paio di mesi e conoscesse Ettore da molto di più, con lui non si era ancora instaurato un rapporto di amicizia e raramente avevano scambiato più di qualche parola.
Perciò l'immagine che aveva nella sua testa quando pensava a lui doveva avere sostituito la realtà effettiva, provocandole battiti di cuore e vampate di calore inopportuni, dovuti alle tante volte nelle quali se lo era immaginato nudo.
Si sentì più tranquilla e si andò a sedere sulla metro, decisamente più rilassata, stupendosi del sorriso enorme che le era spuntato sulle labbra, pensando a Marco che la aspettava per l'appuntamento.


“Amore, non puoi biasimarlo, non hai fatto niente per provarci con lei in tutto questo tempo!”
Davide guardò Ettore, che stringeva le bacchette della batteria talmente forte, da farsi sbiancare le nocche.
“Non ci ho provato perché lei mi manda in crisi, mi piace un sacco e ve l'avevo pure detto, quindi Marco ha proprio fatto lo stronzo!”
Lanciò un bacchetta lontano, alzandosi dalla sedia e scendendo dal palco delle prove.
“Era tanto che non ne parlavi più, avrà pensato che ti fosse passata. E poi, io credo che anche a lui piaccia molto Aurora, non faceva che parlare di lei ogni giorno!”
Ettore si appoggiò al muro, ancora tremante di rabbia, e abbassò lo sguardo al pavimento.
Lo sapeva.
Si era accorto del rapporto speciale che si era instaurato tra loro due e ne aveva invidiato ogni istante. Il modo in cui lei sembrava a suo agio quando Marco le era attorno, il modo con il quale lui le toccava i capelli ingenuamente: erano perfetti.
Sentì gli occhi leggermente umidi e si discostò dal muro: no, dannazione, lui non era affatto l'uomo da piangere per una donna.
Era bello, forte e intelligente: di donne poteva averne quante ne voleva.
Davide gli si avvicinò lentamente, come se avesse aspettato che lui arrivasse a quella conclusione da solo, e gli disse, serio:
“Non preoccuparti. Hai sempre me!”

 #

Ludovico si era sbagliato.
Non era solo ossessione quella che le faceva battere il cuore in presenza di Ettore e non era stato solo per quello che aveva ceduto ai suoi baci qualche sera prima.
Ogni parte di lei vibrava quando lui la toccava, si tendeva automaticamente verso di lui, come se desiderasse essere sfiorata ancora.
Avrebbe dovuto dare ascolto ai suoi sentimenti e non farsi trasportare dalla ragione.
Aveva tra le mani una maglietta che il suo ex aveva lasciato a casa sua e la fissava da qualche momento.
Sì, Marco era il ragazzo ideale, sì, con lui aveva un rapporto meraviglioso, ma questo evidentemente non bastava perché lo amasse.
Represse le lacrime al ricordo di lui che le urlava contro per averlo tradito e chiuse gli occhi, sospirando.
Era normale che si sentisse malissimo, era normale che stare con Ettore ora non la facesse sentire felice, era normale piangere tutte le notti.
Era sicura di avere fatto la scelta giusta: nei film e nei libri il grande amore era quello che ti faceva mancare il respiro, no?
Sì, lei amava Ettore.
Una singola lacrima le scese sulla guancia, per poi scoppiare in singhiozzi silenziosi, stringendo contro il cuore la maglietta di Marco, mentre la mente le mandava immagini della notte passata con il batterista.


Ettore sedeva davanti alla televisione, guardando Aurora che sembrava persa nei suoi pensieri. Un solo ricordo gli invase la mente: quel giorno. Ettore aveva visto arrivare Marco in sala prima di tutti.
Manuel stava accordando la chitarra, Simona stava civettando con Davide e Aurora guardava la Gibson di Manuel, sovrappensiero.
Sapeva che sarebbe tornato, prima o poi.
Si sentiva un verme per aver desiderato che non lo facesse: aveva sempre voluto bene a Marco, era un buon amico e il fatto di averlo perso ancora gli bruciava.
Ma non aveva mai amato nessuno come amava Aurora.
Ora erano passati tre anni da quando l'aveva baciata con la forza, lasciandosi vincere dalla passione che aveva per lei.
Tre anni.
E niente da quell'incontro maledetto era cambiato. Marco aveva parlato e la reazione di lei era stata immediata, come se ogni parte del suo corpo avesse atteso di risentire la sua voce per tutto quel tempo.
Lui si era voltato a guardarlo, immobile, e si era passato i capelli dietro le orecchie.
Aveva guardato Marco e lo aveva salutato, non riuscendo a sostenere il suo sguardo.
Ancora non ci riusciva. Gli dispiaceva per quello che gli aveva fatto. Lo odiava per il ruolo che ancora non era riuscito a togliergli.

 #

Aurora scoppiò a ridere di gusto, sentendosi raccontare da Marco un film che aveva appena finito di vedere.
Si ritrovò a pensare, senza sapere perché, se il ragazzo l'avesse visto con Michela.
Sì, Marco si era fidanzato e lei era contenta per lui. Delle volte non sopportava sentire i racconti che lui le propinava riguardo alle uscite romantiche dei due, ma si disse che forse era solo perché la situazione le appariva strana.
Chiuse il telefono, continuando a sorridere, e si trovò di fronte Ettore, appena rientrato da lavoro.
Era sporco e aveva i capelli sciolti: era bello e virile, come sempre.
Aurora si sentì inspiegabilmente in colpa per la conversazione appena avuto con Marco e rivolse un sorriso tirato e teso al suo fidanzato.
Lui la attirò a sé, senza dirle niente, e si limitò a baciarla con passione.
Aurora affondò le dita tra i suoi capelli e lasciò che lui le togliesse la maglietta quasi meccanicamente, mentre la sollevava per portarla in camera da letto.
La posò sul letto, salendole subito sopra, accarezzando la sua pelle con la lingua, facendola rabbrividire. Appoggiò la testa al cuscino, abbandonandosi al piacere.
Non sapeva perché con Ettore il rapporto si basasse solo su sguardi, baci e nottate scatenate tra le lenzuola, ma sentiva ancora il suo corpo teso quando era con lui, quindi era tranquilla.
Sì, andava tutto bene tra loro.


Ettore aprì gli occhi e vide Aurora seduta ai piedi del letto, con lo sguardo perso rivolto alla finestra.
Era bella come la prima volta che l'aveva visto, forse di più.
Aveva quello sguardo.
Forse l'aveva sognato ancora.
Si alzò e la abbracciò da dietro, scuotendola.
Lei gli sorrise dolcemente e lui la baciò.
Sapeva che non lo amava, lo sapeva da tempo; era lei che non se ne rendeva conto.
Ed Ettore voleva essere egoista: non gli importava che lei non fosse felice, che si stesse prendendo in giro da sola. A lui importava che lei dormisse accanto a lui, che la sentisse respirare, che le sue urla gli invadessero ancora le orecchie quando la faceva sua.
Ma non era vero.
Lui voleva che fosse davvero sua. A prendersi in giro, in quella situazione, erano tutti loro.
Marco, perché non aveva mai provato a riprendersela, credendola felice. Lei, che si era lasciata guidare dalla razionalità e non dai sentimenti, credendosi felice. Lui, che non voleva farle aprire gli occhi, sapendola infelice.
Sospirò, maledicendosi, e le sollevò il mento, guardandola negli occhi.
Sarebbe stata sua, che lo volesse oppure no.
“Aurora...”
Ringhiò mentalmente per il modo con il quale lei scattò al suo tocco, ricordando la delicatezza con il quale aveva sempre risposto alle carezze di Marco.
Al diavolo!
“...mi vuoi sposare?”




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