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Autore: Layla    17/02/2012    4 recensioni
È difficile vivere con chi odi e consideri una sorta di nemico naturale. È difficile vivere con una splendente creatura se credi di appartenere alle tenebre.
Ed è ancora più difficile capire e accettare che a volte anche i nemici naturali possono deporre le armi e innamorarsi.
[SunakoxKyouhei]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nemici naturali.

Vivere con chi odi non è il massimo della vita.
Nessuno ci pensa mai, forse perché nessuno è costretto a vivere con chi odia e con la parola “odio” non intendo quel sentimento tipicamente umano che si sviluppa a contatto con persone con cui non si ha niente da spartire se non l’appartenenza alla stessa “razza”, ma il convivere con il tuo nemico naturale.
Giusto per rendere meglio il concetto, immaginate di dare un corpo e un volto all’olio e all’acqua e poi di metterli nella stessa stanza e capirete cosa intendo.
Grandioso, vero?
Questo è – più o meno – quello che sta succedendo da un po’ di tempo e che non avrei mai pensato potesse accadermi.
Mi chiamo Sunako Nakahara, ho quindici anni e una vera fobia per le persone belle – da me chiamate “splendenti creature” –un amore viscerale per tutto ciò che è sanguinario, sanguinolento, spaventoso e connesso al horror e un piccolo – grande – problema.
Il mio problema è una zia  adorabilmente psicopatica che mi ha letteralmente costretto a vivere con quattro miei nemici naturali – sì, proprio quattro splendenti creature – che corrispondono ai nomi di Takano Kyouhei, Oda Takenaga, Mori Ranmaru e Yukinojo Toyama.
In parole povere i miei incubi si sono trasformati in realtà: devo vivere con quattro splendenti creature, cucinare per loro, mangiare allo stesso tavolo con loro, fare loro il bucato e tutte quelle piccole (grandi) cose che fanno le mamme e in cambio loro provano a trasformarmi in una signora.
Mi pare uno scambio equo – questa è pura ironia – ma mi tocca, in fondo voglio troppo bene a mia zia per deluderla e, sempre in fondo, non voglio nemmeno che quei quattro finiscano in mezzo a una strada per colpa mia.
L’ultimo pensiero è decisamente strano – visto e considerato che i primi giorni di convivenza ho tentato ripetutamente di farli a pezzi con una mannaia – ma sapete una cosa?
Esiste una malattia chiamata “Sindrome di Stoccolma” – che permette di affezionarti ai tuoi carnefici, di perdonare loro tutto e addirittura di sentire la loro mancanza quando la tortura finisce – e credo di soffrirne.
Insomma, non riesco a spiegarmi come sia possibile che nel mio piccolo mondo abitato solo da Hiroshi-kun e da Josephine siano entrati anche loro e a un livello così profondo da non sopportare quando stanno male o di darmi da fare per loro con gioia, soprattutto per lui.
Il lui in questione è Kyouhei – la più brillante delle creature con i suoi occhioni castani da cucciolo incazzato e i capelli biondi spettinati – che con la sua fame da reduce del Sahara mi ha lentamente costretto ad apprezzare il cucinare per tutti.
Non dovresti apprezzare cucinare per i tuoi nemici, è contro le regole!
Eppure…
Eppure quando, per un periodo, hanno sempre pranzato in un ristorante mi sono sentita ferita e messa da parte e quando io e Lui abbiamo fatto pace dopo il nostro peggior litigio il perdono è passato attraverso il cibo.
Il cibo avrebbe dovuto farmi capire fin da subito che con lui non sarebbe come con gli altri tre e che l’idea di avvelenarlo non era poi così male. I primi tempi a togliermi dai piedi Yuki  bastava un’occhiataccia delle mie, con Ranmaru si risolveva tutto con le minacce e Takenaga mi ignorava, solo Lui mi cercava con i suoi modi da moto teppista per avere i suoi dannati gamberi fritti.
Che rabbia!
Vorrei lanciare il telecomando contro la tv per sfogarmi, ma se lo facessi non potrei continuare a vedere il film che stanno trasmettendo e la cosa mi farebbe incazzare ancora di più – come in un circolo vizioso – e finirei per rompere qualche mobile.
Dannata creatura splendente che non mi lasci in pace nemmeno quando sono in un meraviglioso contatto con l’oscurità!
Stringo il telecomando con forza e chiedo a Josephine cosa fare, lei è una ragazza e sa cosa si prova e come uscirne, no?
“Che stai facendo?”
Ero talmente assorta nei miei pensieri che non l’ho sentito nemmeno entrare, che nervi!
“Non sono fatti tuoi, vattene!”
Si siede come se non mi avesse nemmeno sentita, Takano Kyouhei ti odio!
“Sei sempre la solita, sempre acida e sempre persa a guardare strani film.”
Vorrei assestargli un pugno, ma come sempre il mio naso minaccia di sanguinare da un momento all’altro e non riesco a muovermi.
Perché mi paralizzi così, dannata creatura? Perché non riesco ad ucciderti?
“Bello, però!”
Ignorando la mia faccia sconvolta, la goccia di sangue che attraversa la mia guancia e le mie mani strette a pugno si accomoda meglio sul cuscino e comincia a seguire il film con evidente interesse.
Conto mentalmente fino a dieci, invoco Hiroshi-kun e tento di seguire anche io il film, ma è impossibile. Non sento le urla disperate della protagonista, non vedo il sangue che scorre, tutto ciò che percepisco è il suo respiro regolare accanto a me e quel profilo che non riesco a guardare per più di tre secondi.
Devo stare calma e ignorare il battito del mio cuore. Devo stare calma e ignorare lui.
Lui non esiste, no, non esiste.
Stringo le mani fino a farmi male e mi estraneo in una dimensione dove lo uccido in trentaquattro modi diversi e in cui stranamente lui mi bacia ormai ridotto a uno zombie –  bizzarro che da morto non mi faccia più paura né soggezione.
Quando torno in me il film è finito da un pezzo – lo schermo rimanda un tranquillizzante effetto neve – e la sveglia accanto al televisore segna le due di notte; se ne sarà andato?
Mi alzo cautamente in piedi e mi accorgo di un lieve russare, il mio cervello urla di non abbassare lo sguardo quando è troppo tardi: ormai lo sto già fissando.
Kyouhei si è addormentato ed è crollato sul cuscino –  come un bambino che rimane in piedi troppo a lungo la notte di Natale – stringendosi le mani intorno al busto.
I battiti del mio cuore sono assordanti ora, immagino di avere gli occhi fuori dalle orbite e le mani strette a pugno come se volessi ucciderlo – un estraneo potrebbe crederlo e anche una parte di me lo desidererebbe – ma è solo una maschera.
La verità è che sono emozionata – come ogni singola volta che lo vedo – e non so esternarlo in modo diverso e forse non l’ho mai voluto uccidere sul serio.
Sospiro e seguo il contorno del suo naso con lo sguardo, risalgo agli occhi e noto che le sue ciglia lunghe sfiorano le guance; ha i capelli sparsi sul cuscino e la bocca socchiusa: sembra un bambino.
Sembra indifeso, non sembra lui.
Lui è quel genere di ragazzo aggressivo e rumoroso, uno di quelli che non stanno mai zitti e sono sempre pronti alle botte – non si contano i posti di lavoro che ha perso per quel motivo – non ti aspetteresti di vederlo tenero.
O forse sì e lo rimuovi, guardandolo bene mi sono ricordata che già un’altra volta visto così – tenero, fragile, in balia delle mie parole – e l’avevo ignorato con conseguenze disastrose.
Kyouhei questa sera ha la stessa espressione di quella sera in cui gli ho sputato in faccia che non volevo stare vicino a una creatura splendente come lui – pur essendo consapevole a qualche livello che lo stavo ferendo nello stesso modo di sua madre – e della mattina dopo in cui se ne è andato.
Non scorderò facilmente di quella mattina:  stavamo camminando verso la villa dopo una disastrosa serata a casa dei suoi  e lui se n’era uscito con la sparata che nemmeno io lo volevo nella mia vita e che –  come aveva fatto con la madre –  non mi avrebbe importunato oltre imponendomi una convivenza formata.
Al momento non avevo saputo cosa dirgli – avevo solo pensato alla sera prima, lui mi aveva chiesto di rimanergli accanto e io ero scappata come una vigliacca accecata dalla paranoia – e l’avevo lasciato andare, pentendomene subito dopo.
Non era stato facile farlo tornare da noi, non era stato facile seppellire il mio orgoglio da qualche parte e capire che lui era più importante del fatto che fosse una splendente creatura ed era stato imbarazzante riempirmi di lampadine per contrastare la sua luminosità.
Sì, era stato imbarazzante ed incredibile forzare la mia natura in quel modo, eppure l’avevo fatto e grazie a questo e ai maledetti gamberi fritti lui era tornato.
Avrei dovuto capire già da allora che la sindrome di Stoccolma era arrivata  al suo livello massimo, ma non l’avevo fatto e forse nemmeno ora voglio farlo.
Continuo a guardarlo e penso che – nonostante il naso mi stia per sanguinare e io per svenire – è una delle meraviglie per cui ogni tanto valga la pena di uscire dall’oscurità.
E dopo questa massima smielata posso tranquillamente andare al manicomio e fare compagnia a chi crede di essere Napoleone senza provare disagio, il tizio che ronfa allegramente ai miei piedi mi ha fottuto il cervello!
Sbuffando, apro l’armadio e ne estraggo una coperta e gliela butto addosso, di trasportarlo fino in camera sua non se ne parla, ma non voglio che muoia assiderato o cose del genere.
Ah, che tu sia dannata sindrome di Stoccolma!

Sto per allontanarmi da lui – non riesco a sopportare la sua vicinanza per più di dieci minuti, per quanto io mi possa sforzare – quando all’improvviso una mano mi afferra.
Non mi sarei spaventata per la mano di una mummia, non mi sarei spaventata per la mano di un alieno e non mi sarei spaventata per la mano di un qualsiasi maniaco, ma per la sua mano sì.
La mano di Kyouhei stretta attorno al mio polso mi fa decisamente paura, devo farmi forza per non svenire – la splendente creatura mi sta toccando!
Tra noi ora c’è un silenzio sospeso – carico di qualcosa di indefinibile e che mi riempie di ansia – come se qualcosa dovesse succedere.
“C-che vuoi??”
Balbetto piuttosto scossa.
“Si può sapere perché ti preoccupi tanto per me, se non mi sopporti?”
Che cazzo di domanda fa?
E io cosa gli devo rispondere.
“Mollami.”
“Rispondimi.”
“Ti ho detto di mollarmi, razza di splendente creatura!”
“Dio santo,  Sunako! Non ti capisco affatto!”
Si avvolge nella coperta e mi pianta addosso i suoi occhi scuri, stasera non ha voglia di giocare e di fare il coglione e di nuovo penso che non sia lui.
Forse esiste un fondo di fragilità in tutti noi e ogni tanto è normale che emerga, forse anche le splendenti creature ne hanno uno e stasera era destino che scoprissi quello di Kyouhei.
“Adesso sei sveglio, puoi andartene in camera tua, io devo andare a letto.”
Continua a guardarmi e io mi sento trasparente – nuda – davanti a quelle iridi scure che non ne vogliono sapere di smettere di scrutarmi: questa sera non si accontenta delle scuse, vuole la verità.
“Kyouhei!”
“Non mi hai risposto.”
Tra di noi cade di nuovo il silenzio, sento che sto sudando – piccole gocce traditrici scendono lungo la mia schiena – e il mio disagio aumenta.
“Non lo fai mai e mi chiedo perché, anche se non capisco la ragione di questo mio interesse.
In ogni caso, ora non mi rispondi come non mi hai risposto quella volta.
Stasera mi hai buttato una coperta addosso, nonostante tu dica sempre di odiarmi e ogni volta tenti di cacciarmi dalla tua stanza: perché?
E perché quella sera mi hai detto che non mi volevi in stanza e quando me ne sono andato di casa, poi mi hai cercato?
E per convincermi ti sei fatta quell’assurdo costume con le lampadine?
Non capisco mai cosa ti giri in quella testa piena di cose oscure e di paranoie ed è frustrante; innanzitutto perché non me ne dovrebbe importare e poi perché …non lo so.
È uno sfogo senza senso, dimenticatelo Sunako.”
Io rimango in silenzio, non è facile spiegargli che nemmeno io so perché faccio tutte queste cose e che nemmeno io ho tutto chiaro in mente.
Dovrei odiarlo – e Dio solo da quanto l’ho fatto da quando me l’hanno appioppato come convivente –  ma non ci riesco.
È un dato di fatto: con lui mi diverto, riesco a non sentirmi una stramba ragazza votata alle tenebre almeno fino a quando non realizzo appieno che lui è uno dei miei nemici naturali.
È strano, battibecchiamo e ci insultiamo tutto il giorno ma quando c’è da fare qualche cavolata finiamo per farla insieme che sia cercare teschi su un’isola deserta o combattere o guardare film horror.
Lui non ha mai avuto davvero paura di me, mai, nemmeno i primi giorni.
È strano.
Ci odiamo, ma finiamo sempre per correre quando uno sta male – innumerevoli le volte che mi ha protetto da oggetti che mi stavano cadendo addosso e dalla mia pazzia – e soprattutto è incredibile che corra io per lui (il tavolo per il nabe che gli ho costruito ne è un esempio).
“Perché ti interessa tanto il fatto che io ti possa odiare?
Non vuoi trasformarmi in una vera signora solo per non pagare l’affitto? Che ti importa di me?”
“Non lo so, forse perché vivendo insieme a te mi sono affezionato.”
“I ragazzi come te non si affezionano a quelle come me.”
Lui sbuffa.
“Che cazzate! Come se a me interessasse fare il bastardo! Lo sai benissimo i problemi che ho avuto per via del mio aspetto, mia madre mi ha persino sbattuto fuori casa.”
“Te ne sei andato tu.”
“Non conta! Smettila con le fisime e vuota il sacco.”
Sono decisamente in scacco.
“Non lo so, sinceramente non lo so.
Ti dovrei odiare, ma mi sono resa conto che finiamo per essere più complici e amici di quello che dovrebbe essere e tutto questo non va bene: sto tradendo le tenebre.
Io, Sunako, sto tradendo le tenebre per una splendente creatura e per quanto provi a fermarmi non ci riesco e non so perché.
Forse è perché siamo più simili di quello che credevo.”
“Perché quella notte mi hai allontanato allora?”
E il continuo di quella frase potrebbe essere benissimo: “Non ti sei accorta di quanto stessi di merda? Di quanto mi sentissi rifiutato persino da mia madre?” e so bene quanto gli costi dirla.
Kyouhei non è il genere di persona che parli apertamente dei propri sentimenti, bisogna riuscire a leggerli tra le righe e non è sempre facile.
Perché me ne parli stasera, eh?
Cosa ti dovrei rispondere?
“Lo sai.”
“No, non lo so o non te lo chiederei.”
“Io…. Io sono a disagio stando vicino a persone belle, Kyouhei e, cazzo, quella sera eri più splendente creatura del solito!
Pensavo sarei morta in quella stanza, volevo solo uscire e ritrovare le tenebre, volevo persino dormire in strada.”
“Io giuro che non ti capisco! Perché?
Ti sembra che la mia vita sia così bella o che tutti mi amino? Faccio schifo persino a mia madre!”
Non so cosa dirgli – lo giuro – mi sento come se mi stessi arrampicando sugli specchi e dovessi cadere da un momento all’altro.
Qualcuno mi aiuti!
No, non verrà nessuno; la verità è che non si può scappare per sempre, nemmeno se ti chiami Sunako Nakahara e sei una fervente seguace delle tenebre.
“Ti ho rifiutato una volta, perché continui? Perché insisti?”
“Perché ci sono delle cose che non mi tornano nel tuo comportamento e voglio capire.
Insomma tu…” Fa una pausa impercettibile: “Insomma mi interessa e basta!”
Non sono l’unica che mente e che nasconde qualcosa in questa stanza, ma sono l’unica con le spalle al muro e –  sebbene io ansimi e sia più pallida del solito – questa volta nemmeno uno svenimento sembra volermi salvare.
“E se ti dicessi qualcosa in grado di spaventarti più delle mie crisi di nervi?
Qualcosa che non vorresti sentire?”
Kyohei alza un sopracciglio, perplesso. Vedo il suo cervellino elaborare una serie di possibilità –
Spaventose, inquietanti e perverse? – immagino però che non arriverà mai alla verità: quella è al di là di ogni immaginazione.
“Di’ un po’, non ti scoperai Hiroshi-kun per caso?”
Sgrano gli occhi più che sorpresa, sono indignata, furiosa, fuori di me; vorrei ucciderlo e forse questa è la volta buona che riesco a levarmelo per sempre dalle scatole.
Credo che le mie iridi siano ormai ridotte  a due spilli, stringo i pugni e penso che a breve lo  torturerò, lo ucciderò, farò a pezzi il suo cadavere, ci piscerò sopra ed infine lo brucerò.
“TAKANO KYOUHEi!” urlo con la mia peggiore voce da psicotica :”SEI UN IDIOTA! VAAATTENE!”
La creatura splendente mi guarda scioccata e non accenna a spostarsi, io giuro che stasera lo faccio a fette e lo metto sottosale in modo da conservarlo come carne per l’inverno.
Va bene, infido bastardo! Visto che non te ne vai me ne vado io!

Lascio la stanza a grandi passi, maledicendolo ad alta voce –  non me ne frega niente che gli altri tre stronzi stiano dormendo, che se vadano tutti a fare in culo! – e cerco un posto per far sbollire la mia rabbia.
Mi dirigo in giardino – è un posto tranquillo e spero che lui ci sia rimasto così male da rimanere in camera a riflettere sulle sue malefatte – e sono già sullo scalone quando qualcuno mi afferra per il polso.
Se è Kyouhei giuro, GIURO, che lo butto giù dalle scale, sono disposta a farmi tutti gli anni di galera necessari per pagare questa gigantesca soddisfazione!
È Kyouhei, ma – purtroppo – la bestia è talmente veloce che mi ritrovo abbracciata a lui, senza potergli nemmeno mollare un calcio nelle parti basse.
Io. Giuro. Che. Ti. Uccido. Prima. O. poi.
“Si può sapere cosa ti prende?”
“Si può sapere cosa prende a te?
Prima te ne esci con delle elucubrazioni assurde  e poi con una teoria che è completamente perversa, ma cosa ti sei fumato?”
“Oh, wow! Nel regno delle tenebre arrivano nuovi termini, vedo!”
“É più facile che arrivino nuovi termini nel regno delle tenebre che neuroni nel tuo cervello! Lasciami Kyouhei, questa storia deve finire adesso: è ridicola!
Noi siamo nemici naturali!”
“Questo è ridicolo, Sunako! Questo!
È ridicolo il fatto che tu escluda le persone per le tue paranoie, le persone ci rimangono male, sai?
Può anche darsi che…”
Perde sicurezza, arrossisce e la sua voce diventa più flebile.
Alzo per un attimo lo sguardo da terra e mi perdo nei suoi occhi scuri, forse non conosco le persone e i sentimenti che possono provare, ma so riconoscere quando c’è in corso una lotta in qualcuno e in Kyouhei c’è in corso una lotta galattica.
All’improvviso ho paura – una paura folle e irrazionale, di quelle che ti paralizzano e non ti fanno agire – e vorrei essere altrove.
“Può darsi che io ti voglia bene, Sunako e non come coinquilina o stramba creatura oscura. Forse la splendente creatura si è presa una cotta mostruosa per te,
hai mai pensato che potesse succedere?
Ora sverrai, ne sono certo!”
No, non sverrò, Kyouhei e – credimi – vorrei farlo e cadere nell’oblio, ma i tuoi occhi me lo impediscono.
Non posso svenire con due occhioni scuri puntati nei miei, che mi guardano in attesa di qualcosa. Due occhi in cui passano troppe emozioni: paura, dolore, gioia, rabbia, vergogna e tanta attesa.
Oh, sì! È tutto nelle mie mani – come quella sera – posso renderlo felice o spezzargli il cuore in mille pezzi.
Il mio cuore batte a mille,c’è una parte di me che reclama la sua vendetta – anche le splendenti creature devono soffrire! – e un’altra che non riesce ad infliggergli questo dolore.
So cosa si prova quando gli altri giocano con i tuoi sentimenti, so che fa schifo e io non posso giocare con i suoi per il semplice fatto che quella che ne uscirebbe distrutta sarei io.
Potrei negare che mi piaccia, potrei mentire a me stessa dicendo che di lui non me ne frega niente, ma sarebbero tutte bugie ed è arrivato il momento della verità.
Arriva sempre un momento in cui devi buttare fuori tutto – metterti a nudo – accettando i rischi che ne derivano. Gli esseri umani vorrebbero che la vita proseguisse dritta – senza scosse – in un eterno ripetersi di situazioni conosciute e confortevoli, invece vivere non è solo questo, i salti nel buio ne sono una componente fondamentale.
“Non sono svenuta, sono ancora in piedi Kyouhei.”
“E mi darai una risposta?”
“Pensi che io sia così priva di cuore?
Non è facile risponderti, va contro tutte le mie convenzioni! Mi ero giurata che non avrei mai più avuto un ragazzo e poi sei arrivato tu e le mie convinzioni si sono erose lentamente!
Ho provato e riprovato a buttarti fuori dalla mia vita –  ho persino tentato di ucciderti! –ma, tu niente! Ci sei rimasto, ostinato come la muffa nel presepio!
E più negavo che tu mi interessassi, più mi avvicinavo a te e ti lasciavo un angolo delle mie tenebre!”
“Io ti interesso?”
“Certo! Credi che per chiunque butterei al cesso la mia dignità mettendomi addosso delle lampadine, nemmeno fossi un albero di Natale?
No, ci sei riuscito solo tu e, dannazione, non doveva succedere!”
“Però è successo.”
La sua affermazione mi manda totalmente fuori di testa, come fa a stare così calmo?
Lo afferro per le spalle e comincio a scuoterlo con violenza.
“E credi mi faccia piacere?
Non dovevo più innamorarmi, soprattutto di una creatura splendente come te che con il mio cuore finirà per giocarci a freccette!”
Non so come – in tutto questo casino isterico, fatto di urla e frasi senza senso – le sue labbra finiscono sulle mie in un semplice bacio a stampo.
Dovrei staccarmi, tirargli una sberla e poi farlo a pezzi, sacrificando la sua luce alle tenebre; invece rimango imbambolata.
“Finalmente ti sei fermata! Stavo per mettermi a cercare il pulsante per spegnerti!
Ti rendi conto della marea di stronzate che hai detto?
Non meno di cinque minuti fa ti ho detto che ti voglio bene – giusto per parafrasarti – pensi che lo vada a dire a tutte?”
“Quindi non giocherai a freccette con il mio cuore?”
“NO!
Dannazione, ti amo, razza di schizzata paranoide con tendenze alla magia nera e alla violenza!”
“Tu ami ME? ME?”
“No, Yuki! Scusa ti ho scambiata per lui!”
Sbuffa esasperato.
“Come fai ad amarmi? Non ha senso!
È contro ogni logica!
È contro ogni cosa!
È contro….”
Contro cosa sia contro amarlo non me lo lascia dire, mi chiude la bocca con un bacio che nulla ha a che fare con quello di prima. È qualcosa di molto più passionale, la razionalità è azzerata, in questo momento che Kyouhei sia un mio nemico naturale non ha più nessuna importanza.
Quando ci stacchiamo siamo entrambi ansanti, ci sarebbero milioni di parole da dire ma a volte parlare è inutile, a volte basta un abbraccio per esprimere tutto.
“E tu?”
“Non sono svenuta, non ho tentato di ucciderti e non sto bestemmiando in lingue sconosciute, cosa credi che significhi?
Che… che… Ti amo anche io.”
Sono una pazza, come ho potuto dirglielo?
Io ho tradito l’oscurità innamorandomi di una splendente creatura, come posso vivere?
Come posso tornare nella mia stanza e presentarmi al cospetto di Hiroshi-kun e Josephine?
Sono una persona indegna, c’è un solo modo per porre rimedio a questa situazione ed è lanciarmi dallo scalone e raggiungere definitivamente le tenebre nella speranza che mi perdonino.
Può Kyouhei lasciarmi fare quello che è giusto? Ovviamente no!
Non appena capisce le mie intenzioni mi afferra per un polso e aggrotta le sopracciglia.
“Cosa pensi di fare?”
“Io ho tradito l’oscurità! Con che faccia posso presentarmi davanti a Josephine e Hiroshi-kun?
Io devo espiare le mie colpe!”
Kyouhei sospira.
“Sunako, se sono tuoi amici vedendoti felice capiranno la tua scelta.”
“E se non succedesse?”
“Allora diventerò un po’ più tenebroso io!”
“Non mi prendere in giro!”
Urlo al limite dell’isteria.
“Non lo sto facendo, non mi sfidare Sunako!”
Io sbuffo visibilmente seccata, vorrei sia ucciderlo che baciarlo: che gran casino!
“Adesso tu te ne vai buona buona in camera e mi giuri che non farai altre cazzate, domani mi piacerebbe ritrovare la mia ragazza non un cadavere.”
“Sono la tua ragazza?”
“No, il mio dugongo.”
Alzo un sopracciglio, la splendente creatura fa dell’ironia?
Decido di lasciar perdere e faccio come dice, sono curiosa di sapere cosa combinerà per diventare più oscuro.

 

La mattina dopo è sabato e non avendo scuola posso dormire un po’ di più: le passeggiate notturne con annesse dichiarazioni d’amore stancano.
Mi sveglio verso le undici e scendo in cucina, al tavolo è seduta una figura conosciuta eppure diversa, una figura con dei bizzarri capelli neri.
“Kyouhei?” Domando incerta.
Il mio…ragazzo si volta e mi toglie ogni dubbio: è la spendente creatura! Cosa diavolo ha fatto?
È impazzito?
Lui si avvicina con la sua solita nonchalance – rosso come un pomodoro – e mi dà un bacio sulla fronte, io non ho la forza di dire nulla.
“Cosa cazzo hai combinato?” ansimo alla fine.
“Beh, ti avevo detto che sarei diventato più oscuro, no?”
Non ho cuore di spiegare alla mia splendente creatura che non è certo tingendosi i capelli che si addentrerà nell’oscurità, ma apprezzo il tentativo.
“Oh, Kyouhei sei un idiota!”
Sorprendendomi io per prima mi avvicino per baciarlo e questo è quello che c’è di più simile a un miracolo, anche perché è apparentemente senza ragione.
O forse una ragione c’è ed è piuttosto semplice.
Nessuno aveva tentato così tanto di comprendermi, forse – e sottolineo forse – questa storia avrà un futuro.
Non è detto che i nemici naturali rimangano tali per sempre, no?

Angolo di Layla.

Non ho molto da dire,la fiction è ambientata dopo la "fine" dell'anime. Ho letto anche il manga online, ma non tutto e ho preferito lasciarlo completamente da parte onde evitare strafalcioni.

Spero di essere risultata coerente.

Non sono molto sicura di aver tenuto Sunako IC, principalmente per le troppe parolacce che infila nel racconto, se qualcuno dovesse ritenere che io abbia sconfinato nell' OOC può tranquillamente segnalarmelo e metterò anche l'OOC come avvertimento.
Spero vi piaccia e di ricevere qualche recensione.

   
 
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