Appoggio la fronte contro la sua e sorrido, guardandolo negli occhi con una felicità tutta nuova, sconosciuta per entrambi. Faccio scorrere piano le dita sul suo braccio nudo, donandogli piccoli brividi di freschezza misti ad eccitazione. I nostri respiri si allacciano e diventano uno solo, che sa di amore e passione, con un tocco di calore tutto umano e decisamente terreno. I nostri corpi nudi sono ancora intrecciati insieme, non sembrano volersi dividere, staccarsi l’uno dall’altro, talmente perfetta e completa è la loro immagine dell’essere una cosa sola, inscindibile.
Anche lui mi sorride, e nel suo viso colgo tracce di serenità e pace interiore, che per tanto, troppo tempo gli erano state negate, sia da parte della vita, sia da parte mia. Perché sì, anche se lui non lo ammetterà mai con nessuno, probabilmente neanche con sé stesso, io sono stato un problema, e a lungo. Il mio passato, i miei cambi d’umore assurdi e repentini, le mie paure lo stavano soffocando, ed io egoisticamente pensavo di star chiedendo solamente la giusta dose di attenzioni di cui una persona ha bisogno normalmente. Mi sbagliavo, e c’è mancato poco che lo capissi troppo tardi. È stato da quel momento che sono cambiato, smettendo per davvero di preoccuparmi di tutto il resto per concentrarmi su di lui, su come renderlo felice, giorno dopo giorno, momento dopo momento.
‹‹ Hey, baby... ›› mi sussurra dopo qualche attimo, lasciandomi un piccolo bacio in punta di labbra.
‹‹ Hey, honey... ›› gli rispondo, ridendo piano e di cuore, restituendogli l’affetto appena ricevuto.
‹‹ We should get ready now… You know, for the theater… It won’t wait for us… ››
Già, è vero. Abbiamo due biglietti per la rappresentazione del Don Giovanni stasera, al Royal Theater. La volta buona che riusciamo a vederlo per davvero, dopo due film di citazioni e richiami all’opera di Mozart. Ma nel silenzio che segue alle sue parole riesco a distinguere il rumore del vento fuori, che impreca contro le finestre e lotta contro i rami spogli degli alberi. E la pioggia, che ha cominciato a cadere fitta e senza sosta dalle tre di oggi pomeriggio. Basta il pensiero a farmi rabbrividire, di freddo questa volta.
‹‹ Mmm, Jude... ›› mormoro, chiudendo gli occhi e lasciando che un sorriso sornione finisca la frase per me, mentre mi faccio piccolo piccolo contro il suo corpo, quasi come fossi un bambino. E lui subito mi accoglie, lasciandomi piccoli baci tra i capelli e passando le sue braccia intorno alle mie spalle.
‹‹ Let me guess… We aren’t gonna make it neither this time, are we? ›› mi fa, il tono dolce e troppo amabile che nasconde l’ombra di un sorriso complice che sono sicuro esserci sulle sue labbra.
‹‹ It’s so cold outside… And it’s raining… You know that I still have to get used to this weather… ››
Le mie blande e povere scuse riescono nel loro intento piuttosto facilmente. Ma non è merito loro.
‹‹ Maybe I could... warm you up a little more then... ›› sussurra, mentre tira il plaid fin sopra le nostre teste e lascia che mi accoccoli stretto stretto contro di lui, accogliendomi all’istante e coccolandomi tra le sue braccia.
Ci amiamo ancora e ancora, finché fuori il sole scaccia via tutte le nuvole.