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Autore: EvelynMorgan    17/02/2012    0 recensioni
Il mio nome? Ne ho tanti. C’è chi mi conosce come Tatia, chi come Rebekah, chi come Sophie e chi come Katherine ma solo pochi mi conoscono come Jessica.
Il mio nome è Jessica, ho quindici anni e sono una fake.
Bum, bum, bum. Un cuore che batte da dietro un pc.
Bum bum bum. un cuore distrutto dalla distanza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome? Ne ho tanti. C’è chi mi conosce come Tatia, chi come Rebekah, chi come Sophie e chi come Katherine ma solo pochi mi conoscono come Jessica.
Il mio nome è Jessica, ho quindici anni e sono una fake.
 
Fake, roler, player potete chiamarmi in diversi modi ma per il mondo sono un falso.
C’è una regola che bisogna imparare nel fantamondo anche sei su un profilo falso le persone i tuoi compagni di gioco di ruolo di conosceranno meglio di alcune tue amiche.
Scrivere? Non è un problema quando sei un roler player le parole escono spontanee eppure non so parlare di amore.
Posso scriverti role di novanta righe e non riuscire a dire Mi piaci.
La chat squilla interrompendo i miei pensieri. Bip. Un piccolo rumore, un avviso.
 
 Un messaggio da Katherine Pierce
 
Sorrisi. Katherine era una delle mie più care amiche. È stata lei ha mostrarmi il fantamondo.
Si chiama Andrea e ha la mia stessa età. La nostra amicizia è nata su una pagina di The vampire diaries ed è cresciuta nel mio primo gdr Lrm.
Lì facevo Caroline, non ero affatto brava come Care sono molto meglio come Katherine.
Guardai che cosa voleva.
 
Vieni su Skype?
 
Una semplice domanda e il mio sorriso si allargò, adoravo Skype.
Per chi non lo sapesse è un programma che ti consente di vederti in video chat.
Accesi subito per poi vederla dall’altra parte che rideva. Le nostre chiamate su Skype erano sempre piene di risate. Visto che il mio audio non funzionava scrivevamo in commenti sotto la chat o su fogli di carta che poi ci mostravamo o semplicemente gesticolavamo.
Mia madre spesso entrava in camera. Gli avevo detto da poco cos’era e l’aveva presa bene.
Andrea le piaceva, in fondo mi faceva sentire bene. Quando avevo bisogno di un amica lei c’era sempre.
Se avevo bisogno di parlare non esitava chiamarmi. L’unico problema? La distanza.
Per i fake la distanza è la cosa più orribile al mondo. Essere legati ma non potersi frequentare anche nella vita reale.
A volte avrei bisogno di un abbraccio di uno dei miei amici fake.
 

 
Ore 20.30
 
Erano già le otto e mezza e un'altra giornata era passata davanti a uno schermo a parlare con i miei amici, a scrivere, a ruolare.
Possibile che il mio professore d’inglese non sa che cos’è un roler?
In fondo l’ha detto lui che molte parole con l’aggiunta della particella –er formano sostantivi che descrivono a persona che lo fa. Come Play e player o come drive e driver.
E allora il mio ragionamento non era sbagliato role e roler era corretto.
 
Amore <3 <3 <3
Un messaggio di Damon, il mio Damon. Il Damon dell’hybrid uno dei gdr migliori sulla piazza.
 
Amore <3
 
Risposi mentre scrivevo una role di prova per Tatia.
La chat mia e di Damon, che nel real si chiamava Francesca, erano piene di cuori. Le volevo bene, molto, era il mio angelo custode.
La sentivo ogni giorno come Andrea o sul cellulare o su facebook.
Facebook un social network che dobbiamo ringraziare visto che ci ha fatte incontrare.
La maggior parte delle persone pensa che un amicizia del genere non può esistere e allora perché queste persone mi danno più calore da dietro un computer che le persone con cui esco?
Ed eccola lì la mia magnifica role appena sfornata.
Era uscito proprio bene vincerò la selezione. Beh non per vantarmi ma come roler non sono niente male, in fondo sono la Katherine dell’hybrid.
Beh penso si sia capito che l’account a cui sono più legata è quello di Katherine Petrova. Anche se ne ho moti le persone a cui voglio più bene sono legate a quel profilo di facebook.
 
Entrai nel gruppo selezioni e postai la role che avevo appena finito di scrivere.
 
*La natura sembrava che si stesse ribellando. Il freddo glaciale mi schiaffeggiava la pelle liscia del corpo facendomi male. Sentivo il mio respiro affannato mentre creava vapore.  Avevo gl’occhi chiusi e respiravo quell’aria piena di fumo. Nonostante il freddo un incendio era stato appiccato e ora freddo e fuoco mi sfioravano la pelle mentre ero in mezzo al campo. Avevo le mani riunite quasi come se stessi pregando e infatti pregavo. Pregavo la natura di salvare la mia famiglia dal fuoco. Ero una strega, una messaggera della natura ma prima di tutto era una ragazza innamorata. Eppure questo amore aveva portato solo distruzione e morte.
Avevo amato due uomini diversi ma che condividevano lo stesso sangue, due fratelli. Il primo forte e sicuro di se, il secondo dotato di una dolcezza inaudita. Mi avevano stregata entrambi con i loro modi di fare.
Ripercossi il viale dei ricordi al contrario. Sapevo che quella sarebbe stata la mia ultima notte. Si sa sempre quando si sta per morire ora mi toccava solo aspettare che la notte e il fuoco mi portassero con loro. La mia casa doveva essere già stata distrutta. Vivevo fuori dal villaggio dove un piccolo corso d’acqua attraversava l’inizio della foresta.
È li che incontrai per la prima volta Klaus. Stendevo i panni appena lavati in quell’acqua cristallina quando una freccia atterrò vicino a me. Ricordo la paura, il mio respiro tremante mentre cercavo di prendere il coltello nascosto nel vestito.
E lui arrivò presentandosi con un inchino e porgendomi le sue scuse. Usava le parole in un modo tale che m’incantava. Rimanevo a bocca aperta mentre mi raccontava del villaggio dove vivevano abitato da uomini capaci di trasformarsi in lupi. Mi sdraiavo sull’erba pronta ad ascoltare le sue parole a occhi chiusi e a labbra dischiuse.
Finchè un giorno nel bel mezzo del suo racconto si fermò per posare le sue labbra sulle mie delicatamente con dolcezza. Io ero rimasto immobile a quella dolce carezza mentre dentro di me i sentimenti scoppiavano come fuochi d’artificio si congedò subito dopo. Il giorno dopo mio padre mi portò al villaggio. Sicuramente doveva aver saputo qualcosa perché per la sera mi fece agghindare come la più bella delle principesse.
Ricordo la luna che mi guardava mentre mi dedicavo alla danza con diversi ragazzi che ad ogni canzone mi proponevano di danzare. Amavo ballare, ballavo per la mia dea, per la natura, ballavo per me stessa. I miei piedi prendevano il controllo del mio corpo rendendolo aggraziato ad ogni mio movimento. In quella sera piena di gioia conobbi Elijah. Se ne stava in disparte e mi guardava da lontano come se fossi una creatura rara.
Avevo notato subito i suoi occhi diversi da quelli di Klaus, nei suoi riuscivo ad intravedere un anima, un uomo capace di rendermi felice e capace di darmi un futuro. Avevo bisogno di certezze visto la mia precaria posizione all’interno del villaggio. E Elijah era la personificazione di quelle certezze ma il mio cuore non batteva a un solo ritmo ma a due. Ero contesa tra due uomini e nel mio cuore si era scatenata una tempesta. La mia testa mi gridava di dimenticare Niklaus e di concedermi a Elijah mentre il mio cuore urlava il contrario. Dovevo decidere tra gli abissi e il tornado. Quale morte sarebbe stata meno dolorosa?
Mio padre e mia sorella si aspettavano che scegliessi Elijah. Lui veniva a trovarmi spesso per portarmi doni o per invitarmi a passeggiare nel villaggio provocando così l’ira di Niklaus. Sua madre doveva odiarmi. Avevo strappato l’anima dei suoi figli senza ritegno per poi legarli a me entrambi. La verità era che non sapevo decidere. I giorni passavano lenti ed io non sapevo ancora cosa fare. Di certo non m’interessavano gl’altri fratelli due erano già troppi. Spesso e volentieri avevo visto l’odio negl’occhi di Rebekah mentre Elijah mi accarezzava il braccio. Ma il giorno della mia rovina fu un altro. Stavo osservando la quercia bianca, pregando tra me e me per la salvezza della mia anima. E se li avrei scelti entrambi? Non era più semplice vivere con ambe due? Non potevo vivere ne senza l’uno ne senza l’altro.
-Strano che sei senza il tuo cagnolino- disse con un tono che mi feri l’anima creando un segno indelebile.* Perché dici questo?*chiesi voltandomi per guardarlo negl’occhi ma fui costretta ad abbassare lo sguardo sotto il suo carico di rabbia e di odio. Mi sentivo morire. Possibile che la mia dea non mi assisteva più?
-Hai scelto lui- concluse con un piccolo sussurrò. Stava soffrendo anche lui come soffrivo anche io.*Parliamo in un posto più tranquillo*tagliai corto per poi incamminarmi in mezzo ai campi sperando che mi seguisse.
Mi fermai quando mi trovai al centro circondata da fiori di campo che emanavano un dolce profumo.
-E ora?- chiese cercando di nascondere il suo dolore ma lo percepivo. Un cuore innamorato percepisce sempre il dolore della persona per cui batte. Mi voltai questa volta con lentezza e occhi lucidi mentre cercavo di distruggere il suo scudo con il mio sguardo. Era bello sotto la luce di quel pallido sole invernale. Non parlai per non scoppiare a piangere. Non volevo farlo sarebbe stato segno di debolezza. Ma sembrava che la natura mi volesse salvare e il cielo pianse per me. Il cielo verso le lacrime che tanto volevo piangere.
Sentivo le gocce accarezzarmi il corpo, i capelli, i vestiti e lo stesso quelle gocce facevano con lui. Ma noi non ci muovevamo. Restavamo a guardarci negl’occhi mentre le mie lacrime e le sue si mischiavano alla pioggia. Ci muovemmo solo quando il cielo cominciò a tuonare. Lui mi prese la mano e mi trascinò verso casa. Mio padre non ci sarebbe stato era in viaggio verso un villaggio vicino e aveva portato con se mia sorella sperando di maritarla con un ricco contadino. La casa era buia tranne quando la luce dei lampi entrava dalle finestre chiuse. Con passi lenti entrammo in quella casa in legno dove poco tempo prima passavamo il nostro tempo.
Andai a prendere un bastone che dopo che fu acceso da un fuoco irradiò una luce calda e leggera. Vedevo il suo viso bagnato mentre teneva tra le mani quel bastone e mi vedevo riflessa nei suoi occhi. Si dice che g’occhi siano lo stesso dell’anima a quanto apre lui mi vedeva come un angelo, un angelo che non avrebbe potuto avere.
-Cos’ho che non va?- Mi chiese mentre mi scostava i ricci bagnati dal viso.*Nulla *sussurrai. Alle mie parole avvicinò il suo viso al mio per posare le sue labbra sulle mie. Si scostò dopo qualche secondo. Ed io rimasi in piedi con gl’occhi chiusi e il mio cuore che faceva più rumore dei tuoni del cielo. Mi inumidì le labbra per poi aprire gl’occhi. Mi alzai sulle punte Prendendo il viso di Niklaus tra le mie mani e riposare le mie labbra sulle sue. Con la mano libera lui mi strinse il bagno coperto dal vestito che aderiva perfettamente al corpo come una seconda pelle. Ad ogni minuto che passava i nostri baci diventavano sempre più appassionati e per tutta la sera mi deliziai della dolcezza dei suoi baci.
Il giorno dopo potete immaginare cosa successe. Tra i due scoppiò un litigio che rischiò di ucciderli entrambi.
Ritornai al presente liberandomi da quella ragnatela di ricordi e tornai alla realtà aprii gl’occhi per poi vedere di fronte a me Esther.
-Te l’ho detto che te l’avrei fatta pagare- mi disse e tutto diventò buio. Le voci si fecero lontane mentre sentivo le mie forze cedere.
… Sentivo la mia testa scoppaire mentre sbattevo le palpebre come ali di farfalla. Un incubo? No, nessun incubo mi avrebbe lasciato tutto questo dolore nel cuore. Doevva essere reale. Mi alzai a sedere. E mi accorsi di non essere nel villaggio ne nel mio letto. Ero seduta nel bosco e un ragazzo mi guardava preoccupato.
-Come vi chiamate?- mi chiese. Sentivo un profumo provenire da lui, un profumo che mi attirava. Mi alzai in piedi per poi annusare l’aria, che fino a poco tempo prima sapeva di legna bruciata, ma che ora era impregnata dal suo profumo. Mi avvicinai a lui per poi accarezzargli il viso sconvolto. Mi abbassai per posare le mie labbra sul suo collo e li sentii. Sentii i miei canini allungarsi e straziare la carne provocando in me una sensazione che mi piaceva quanto i baci di Niklaus. Sentivo un liquido scorrere nella mia bocca e nutrirmi rendendo il mio corpo caldo e vivo. Lasciai cadere il corpo che ormai sapevo senza vita. I suoi occhi opachi erano la conferma di quello che avevo appena fatto.* Il mio nome è Tatia*dissi al corpo ormai senz’anima*
                                                                                              
 
Ora dovevo solo aspettare la risposta delle admin.
Un'altra chat s’illumina, una delle tante eppure il mio cuore sussulta vedendo il suo nome.
Perché lo fa? Che cosa nasconde questo ragazzo che vuole a tutti costi scoprire la mia anima?
L’ho conosciuto in un gdr e da allora cerca di scoprirmi in tutti modi possibili e ci sta riuscendo.
Sembra conoscermi da una vita eppure ci parlo solo da due giorni.
 
 
 
 
  
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