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Autore: Zomi    17/02/2012    9 recensioni
Da tre giorni, Zoro era seduto accanto a Nami, non mangiando ne bevendo, non allenandosi mai n’allontanandosi in nessun caso da lei. Le restava accanto impassibile, stringendole la mano e sussurrando debolmente contro le sue esili dita.
-Ti prego… ti prego… non lasciarmi… combatti mocciosa, non lasciarmi… non lasciarmi…- mormorava soffiano contro i polpastrelli freddi della navigatrice...
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NON LASCIARMI
 

 

Le sue ruvide e callose mani, stringevano con forza quella piccola e pallida di lei. La circondavano protettrici, riscaldandola con il loro calore dal freddo e dandole un po’ di colore, cercando di far scomparire quel pallore che da tre giorni abbrancava quell’arto immobile e fermo.
-Zoro…- la piccola zampa pelosa del dottore si posò su quell’intreccio granitico di dita –Devi riposare. È da tre giorni che la vegli… non mangi e non dormi, sei allo stremo delle forze. Lo si: possiamo solo aspettare…-
Lo spadaccino lo ascoltò scuotendo la testa.
-No…- rispose con un filo di voce -… devo restarle accanto. Non voglio lasciarla…-
Strinse con maggior forza la mano che proteggeva con le sue, posandovi sopra le sue labbra sottili e stanche.
-Non posso, non voglio lasciarla… È tutta colpa mia… avrei dovuto proteggerla e invece…-
Una mano possente gli strinse una spalla. La riconobbe subito, per la sua muscolatura e tatto: Rufy.
-Se è colpa tua, è colpa di tutti…- disse, con la sua voce chiara e seria. Zoro sorrise malinconico, accarezzando ancora la piccola mano diafana che stringeva.
-Se avessi capito, lei non sarebbe in queste condizioni…- sussurrò, cercando di non far tremare la voce per la disperazione. Il ragazzo di gomma gli si sedette accanto, prendendo uno sgabello uguale al suo, e avvicinandosi al letto dell’infermeria in cui Nami era adagiata. Da tre giorni occupava quella branda medica, in cui così spesso Zoro e Rufy avevano riposato dopo dure e violente battaglie, con proprio la navigatrice vicino a medicargli. Vederla ora, invece, immobile e silenziosa tra quelle lenzuola, con loro accanto a vegliarla, gli sembrava solo un terribile incubo. Un sogno da cui, loro e il resto della ciurma, speravano di svegliarsi presto.
Era tutto successo tre giorni prima, quando una nave pirata gli aveva attaccati per derubarli delle loro provviste e tesori. I Mugiwara si erano scontrati con i filibustieri per difendere la loro Sunny, e soprattutto per non sentire più Nami gridare indemoniata contro quei balordi che volevano derubarla. Si erano gettati all’arrembaggio del veliero nemico, combattivi e divertiti dall’inaspettato passatempo di quel pomeriggio. Affrontando con grande forza e coraggio i pirati avversari, stavano dimostrando la loro indiscutibile superiorità su quei piratuncoli di acqua dolce, abbattendone al suolo uno dopo l’altro. Ormai lo scontro stava per finire, quando d’un tratto il capitano della nave nemica, si era gettato in mare, dopo essere riemerso dal sotto coperta, senza alcun motivo evidente. I sottoposti, ignari di ciò che il loro capitano avesse fato, avevano continuato a combattere contro i pirati di Cappello di Paglia. Rufy sferrava pugni e calci ridendo divertito, mentre il cecchino alle sue spalle lanciava piante carnivore contro i marinai che lo affrontavano.
-Troppo bello!!!- gridava allegro il capitano, allungando il braccio per colpire in pieno volto un nemico. Improvvisamente si era però sentito leggerissimo e, solamente quando si vide circondato da un’umida parete sferica, capì di essere stato inghiottito da una bolla.
-Ehi!!!! Che succede?- aveva chiesto sorpreso Chopper, ritrovandosi sospeso nell’aria dentro a un enorme bolle come i compagni.
-Non lo so fratello!!!!- volteggiava leggero nell’aria Franky.
-Yohohohoho-ho… stiamo volando!!!! Incredibile!!!!-
-Hai ragion Brook… ma perché?- ticchettava i polpastrelli sulla superficie umida della bolla Sanji.
-Nami?!? Che fai?- l’urlo di Robin aveva dirottato tutta l’attenzione dei pirati sul ponte della nave nemica, dove la navigatrice muoveva esperta la sua arma creando bolle intorno ai compagni. Lo spadaccino cercò di tagliare la bolla che lo racchiudeva per chiedere spiegazioni alla cartografa, ma quella non voleva saperne di aprirsi.
-Mocciosa… che cavolo fai?- aveva urlato.
Nami aveva alzato lo sguardo sul compagno e, sorridendogli tristemente, aveva prodotto con il Sansetsukon un forte vento che aveva spinto le bolle sulla Sunny, e allontanato la nave di qualche metro dal veliero nemico. Le bolle, arrivate sul ponte della nave, erano scoppiate in tanti piccoli crepiti, liberando i pirati. Quelli si erano subito sporti sul balcone del ponte, osservando la rossa navigatrice creare un’altra bolla intorno a se.
-Ma che cavolo le prende a quella mocciosa?- aveva ringhiato Zoro, scocciato dal suo comportamento. La ragazza era quasi del tutto circondata dalla sostanza schiumosa, quando un pirata della ciurma che glia aveva attaccati, rimasti basiti dal comparire dal nulla quelle bolle di sapone, l’aveva bloccata accerchiandole le braccia con le sue. Nami aveva provato a divincolarsi, ma altri bucanieri si erano buttati su di essa.
-Nami si farà ammazzare…- aveva tremato Usop, osservando la scena. Nami si era divincolata con una spinta dai nemici, e aveva guardato in direzione dei Nakama. Il suo sguardo si posò sullo spadaccino e con un ultimo sforzo, gli sorrise dolcemente.
Poi lo scoppio.
Un assordante esplosione aveva accesso di fuoco la nave nemica, inghiottendola in alte fiamme ardenti e circondandola di lingue di fuoco spaventose.
-NAMI!!!!!!!!!!!- aveva urlato Sanji, vedendo scomparire nelle braci la navigatrice.
-NAMI!!!!!!!!!!!!!!!!- il capitano si era quasi buttato a mare per correre in suo aiuto, ma Zoro l’aveva preceduto, tuffandosi senza pensarci nelle alte onde del mare, ingrossate dall’esplosione. Migliaia di uomini si gettavano, avvolti dalle fiamme, nell’acqua per cercare una via di salvezza. Lo spadaccino aveva nuotato verso il veliero a grandi bracciate, immergendosi poi sotto il livello dell’acqua in cerca dell’amica. Era riemerso dopo pochi attimi, venendo quasi travolto da alcune travi di legno roventi che cadevano dalla nave in fiamme. Era stato recuperato da Usop e una sua pianta allungabile in tempo, prima di essere travolto da una di esse e affogare sotto il suo peso.
I Mugiwara avevano impiegato tutto il giorno e la notte, prima di ritrovare la navigatrice, scampata al disastro navale aggrappandosi a una trave di legno a mo di boa. Era priva di conoscenza e riportava parecchie ustioni su tutto il corpo. Gran parte dei suoi vestiti era bruciata e il lungo rimanere nell’acqua marina aveva aggravato le ferite da lei riportate nello scontro e nell’esplosione.
-Era corsa sottocoperta a vedere non so che, appena quel balordo di un pirata capitano si era gettato a mare… di certo avrà trovato la bomba da lui innescata per farci fuori e ha deciso di mettere in salvo prima noi di se stessa…- aveva ipotizzato Robin, piangendo mentre il dottore curava la navigatrice.
Da quel fatto, erano passati 3 giorni, e da allora Nami sembrava essere imprigionata in un sonno pesante e minaccioso, che spaventava tutti i suoi compagni.
-Deve aver preso un gran colpo in testa…- aveva spiegato Chopper, in una delle su innumerevoli visite al corpo freddo e immobile della ramata.
-Ma si sveglierà,. Vero? La dolce Nami, si sveglierà?- aveva chiesto scosso Brook.
-Si… solo non so quando…- era stata la risposta tremante e triste, singhiozzata dalla renna.
Da tre giorni, Zoro era seduto accanto a Nami, non mangiando ne bevendo, non allenandosi mai n’allontanandosi in nessun caso da lei. Le restava accanto impassibile, stringendole la mano e sussurrando debolmente contro le sue esili dita.
 -Ti prego… ti prego… non lasciarmi… combatti mocciosa, non lasciarmi… non lasciarmi…- mormorava soffiano contro i polpastrelli freddi della navigatrice.
-Se Nami non dovesse farcela…- aveva scosso la testa Franky -…anche il fratello verde perirà…-
-Sono sempre stati due corpi e un’anima…- era stato il sussurro di Robin, che insieme ai compagni vegliava sullo spadaccino e la navigatrice dentro l’infermeria.
-È così triste: si amano da sempre e rischiano di non poterselo dire mai per colpa di un sfottuto pirata vigliacco e schifoso…- aveva ringhiato Sanji, calciando una parete del corridoio in cui era in attesa con i Nakama del risveglio della ramata.
-Non lasciarmi… non lasciarmi… se mi lasci, ti seguo a ruota e ti raggiungo dovunque tu sia… non lasciarmi… non lasciarmi…- implorava ancora lo spadaccino.
Anche in quella notte, buia e fonda in cui tutti ormai dormivano già, Rufy l’aveva lasciato accanto a Nami, a ripete senza sosta quel mantra che sembrava essere l’unica preghiera che lo spadaccino conoscesse per riportare indietro da quel sonno Nami.
 
Nami correva.
Da tre giorni non faceva che correre in mezzo a tutto quel nero.
Da tre giorni correva a perdi fiato spezzando tutto quell’oscuro paesaggio nero che la circondava, scappando da quell’orrido essere.
Scappava, senza mai fermarsi, senza mai voltarsi indietro a vedere se era riuscita a seminare quel mostro, certa che se si fosse fermata, lui l’avrebbe raggiunta e afferrata, per poi trascinarla nel buio più profondo e senza fine.
Si era svegliata in quel nero pesante, non ricordando in che modo ci fosse arrivata. Si era guardata attorno cercando al sua famiglia, ma l’unica cosa che aveva scorto nell’oscurità erano stati due occhietti rossi e infuocati. Spaventata i era resa conto che la stavano fissando, studiandola divertiti e aspettando il momento giusto per avvicinarsi a lei. Lei si era alzata di scatto dal luogo in cui sedeva e aveva iniziato ad indietreggiare nell’oscurità.
-Naaaaamiiiiiiiiiiiii…- aveva biascicato il possessore di quegli occhi. Una zaffata di un orrido odore acre e dolce l’aveva circondata, uscendo da quella schifosa bocca sbavante che l’aveva chiamata. Con una mano si era ricoperta la bocca, disgustata da quel tanfo.
-Naaaamiiiiiiiiiii…-
Aveva deglutito impaurita, indietreggiando ancora. Conosceva quell’odore, quel schifosissimo odore amaro e dolce nello stesso tempo, che la prima volte lo che aveva sentito, l’aveva quasi uccisa per la sua forza e cattiveria. Era odore di morte.
Si ricordava alla perfezione quel miscuglio di zucchero e aceto, che si era appropriato del corpo di Bellmere nel momento esatto in cui Aarlong le aveva sparato in faccia, prendendo il posto, prepotentemente, del dolce profumo di mandarino della sua mamma.
Deglutì ancora, senza fiato e immobile per il panico che le correva nelle vene.
-Naaaamiiii… oraaaa tiiii prrrrrrrendoooo…-
E muovendo pochi strascicati passi, quell’essere immondo le si era mostrato: gli occhi rossi erano al centro del suo petto scheletrico e ricoperto di pelle nera testa sulle costole prive di qualsiasi cerne, il volto, privo di visione, era continuamente inumidito da una lunga lingua a punta che guizzava da una aperta e spalancata bocca dai denti acuminati, leccando tutta la nuda fronte e il cranio lucido e nero. Le braci arrivavano a terra e costringevano le mani a piegarsi in un modo disumano, incurvano i polsi all’indietro e trascinando il dorso delle mani, dalle dita lunghe e con unghie affilate, sul suolo. Le gambe nere che si muovevano nella sua direzione, erano lunghissime e tese nel movimento, incurvando in avanti il busto e dando all’essere movenze da cane, che cammina su 4 arti. Nami era bloccata dalla paura.
- …oraaaa tiiii prrrrrrrendoooo…- e detto ciò, fece un balzo e si scaglio contro la ragazza. La rossa strabuzzò gli occhi e iniziò a correre senza direzione, scappando dalla Morte. Non voleva farsi prendere da lei, non voleva morire.
Correva, correva, correva.
Non si era mai fermata in quei 3 giorni, concentrandosi intensamente sul sopravvivere e eclissando lo straziante dolore ai polmoni che sentiva per l’assenza di aria. Voleva tornare dai suoi compagni, saper se stavano bene dopo l’esplosione del veliero nemico.
-Naaaamiiiii…- la chiamava ancora la Morte, cercando di raggiungerla.
-Vattene!!!!!- gridava Nami, aumentando la velocità della sua fuga –Non voglio morire!!!! HAI CAPITO: NON VOGLIO MORIRE!!!!-
Correva, correva, correva.
Ma le forze le stavano per finire. Pochi metri ancora e sarebbe stramazzata al suolo, in preda a forti crampi per lo sfinimento e del tutto indifesa da quell’essere.
-Aiuto!!!!- iniziò a gridare disperata, mentre piccole gocce di pianto le iniziavano a rigare il volto –AIUTO!!!! RUFY!!!! ZORO!!!! AIUTO!!!! LA MORTE MI VUOLE PRENDERE!!!! AIUTO!!!!! ZOROOOOOO!!!!-
Il suo grido i perdeva nel buio, inghiottito dal nulla e scomparendo inascoltato.
-AIUTO!!!! CHE QUALCUNO MI AIUTI!!!! AIUTO!!!!-
Le falcate della Morte erano sempre più vicine. Nami piangeva senza più speranza. Ma dov’erano finiti tutti? L’avevano forse abbandonata?
Si asciugò con una mano le lacrime dagli occhi, spannandosi la vita. Davanti a lei, flebile e chiara, una piccola luce traballava nell’oscurità. Tremava, quasi sull’orlo di cedere a quel buio, priva di forze, proprio come lei.
-Aspetta!!!!- urlò Nami, improvvisamente rallegrata d quella visione –Aspetta!!!! Non lasciarmi!!!! Non lasciarmi!!! Ti prego: devo tornare dai miei Nakama!!!! Devo tornare dal mio Zoro… l’uomo che amo… devo tornare da lui!!!!- continuava a gridare, portando le braccia in avanti verso la luce, cercando di afferrare. Ma quella era sempre più flebile e andava a spegnersi, secondo dopo secondo. Nami correva sempre di più, rincorsa dalla Morte, che avanzava ghignante, ma la luce sembrava allontanarsi sempre più.
-ASPETTA!!!! NON LASCIARMI!!!! ZORO, AIUTO!!!! ZOROOOOO!!!! NON LASCIRMI!!!! NON LASCIARMI!!!!-
Un ultimo passo, quello che le sembrò il più pesante e faticoso da compiere. Avanzò e aprì la mano, vicinissima alla luce. Sorrise speranzosa, mentre anche una mano affilata e nera si avvicinava alle sue spalle, pronta ad afferrarla…
 
-….Non lasciarmi… Zoro… aiuto… Zoro… Non lasciarmi… Non lasciarmi…-
Lo spadaccino aveva ascoltato tutto quel delirio della sua mocciosa, stringendole forte la mano e sorridendole senza freni. Aveva ascoltato la sua dichiarazione, “…l’uomo che amo…” l’aveva chiamato e voleva tornare da lui.
-Nami, amore, sono qui… non mi sposto senza di te… non ti lascio… mocciosa dai, puoi farcela… svegliati amor mio… svegliati…- la incitava, stingendole la mano e spronandola a tornare da lui -…ti amo, piccola… non ti lascio… ti non rilascerò mai…-
Un ultimo sussurro disperato e, con uno scatto improvviso, Nami aprì i suoi begli occhi nocciola, respirando a fatica e guardandosi attorno confusa.
-Zoro…- balbettò, sentendosi la mano racchiusa in un calda e forte stretta.
-Sono qui, amor mio… sono qui…-
Senza nemmeno sapere dove i trovasse il compagno, la navigatrice si sporse verso lo spadaccino, buttandosi a braccia aperte contro di lui e abbracciandolo con forza.
-Non mi lasciare…- pregò contro i suoi addominali -…non mi lasciare, ti prego… ti amo, non mi lasciare…-
-E dove vuoi che vada senza d i te, angelo mio? Ti amo, mocciosa mia… e mai nessuno mi costringerà a lasciarti…- la strinse a se, sentendosi pieno di vita e non più solo l’ombra dell’uomo qual era. Piano, si distese accanto a lei, nel letto dell’infermeria, abbracciandola e accarezzandola, tranquillizzandola che il suo incubo era finito.
-Va tutto bene, ora, amore…- le sussurrava nell’orecchio baciandola teneramente sulle tempie -… ora sei qui, con me… e nessuno, nessuno, pirati, Marine o Morte ci separerà più… non ti lascerò mai…-
Nami sorrise, accoccolandosi sul torace del suo uomo.
-Nemmeno io ti lacerò più…- sussurrò, addormentandosi nelle sue braccia protettive. 

   
 
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