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Autore: Pharmakon    18/02/2012    1 recensioni
Mancano la poltrona,
il violino,
un pretesto.
(Sherlock/Irene.)
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Qualche nota.
E' la prima storia che pubblico in questo fandom; a dirla tutta non so nemmeno perché lo faccio e perché l'ho scritta. Diciamo che avevo bisogno di scrivere una Sherlock/Irene, dopo aver visto Holmes ridere ripensando al suo salvataggio così assurdo (?) ed al momento in cui, inevitabilmente, si sono ritrovati insieme. Ma sì, lasciatemi ipotizzare.
Tengo a precisare che non disprezzo le Holmes/Watson; diciamo che non riesco a scrivere slash con questa coppia, resto devota al bromance. Insomma, è più forte di me, abbiate pietà.
In realtà, non è che abbia molto da precisare; per capirla, ovviamente bisogna aver visto la prima puntata della seconda serie.
Detto tutte queste cose inutili e superflue, vi auguro una buona lettura.












La Donna.
L'Unica Donna.













Passionale, ma risoluta come un uomo; è la società che impone schemi alla personalità, vede le donne perse nella complessità delle allegorie e gli uomini rozzi, decisi, pratici – ma Irene Adler tiene alto il capo, fiera del suo collo mai sfiorato dalla sciabola (il più bello dei gioielli è invisibile, ma cade lì dove non c'è stata pietà), dinanzi a Sherlock Holmes.
Ironicamente, lo spettacolo ricorda il loro primo incontro. C'è un corpo nudo davanti a lui, ma nessuna viva intelligenza a dargli soddisfazioni – e non la trova banale, è solo già fuggita altrove, non c'è nient'altro da dire.

Due giganti azzurre al posto degli occhi non celano imbarazzi; lei gli sta dando il terreno, letteralmente, dove far correre la logica. Irene è modesta, è nuda, non canta vittoria; eppure, non si permette di far notare quel lungo silenzio – pesa quanto un velo di seta, Sherlock glielo stende addosso.
Leggero, leggero -
è troppo facile.

« Tocca a te. »

Tre parole, la spiegazione più concisa del nuovo gioco. La mancanza in cui vivono il momento inghiotte tutto il superfluo.

La prima a cadere per terra è la giacca.
Mancano la poltrona, il violino, un pretesto.

Irene inarca un sopracciglio. Il corpo comunica e testimonia avvenimenti che vanno oltre un travestimento, il corpo – il corpo custodisce la logica dell'essere. Allora, lei sorride: il fruscio della camicia che scivola.

Scarpe, calzini e pantaloni vengono sfilati con la massima calma.
Mancano la poltrona, il violino, un pretesto.

Una risata; quale musica insana! Perché Adler è donna, la donna sa quando spogliarsi. Il silenzio si strappa, non c'è più seta leggera a far di lei la deduzione più ovvia, ma invisibile raggiunge l'intimo di Sherlock – schiacciato contro il pavimento dal peso dei respiri.
E nella sua risolutezza, La Donna è di nuovo in vantaggio.

Mancano la poltrona,
il violino -

la noia.














Io lo ripeto: non lo so perché l'ho fatto.
Ad ogni modo, grazie per essere arrivato fin qui, caro lettore. Davvero caro. Povero te.
Ah! Lo devo dire che i personaggi non mi appartengono e che io non ci guadagno niente con questa specie di storia? L'ho detto. Bene.
Saluti.
  
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