Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: elyxyz    18/02/2012    16 recensioni
Breve raccolta incentrata sul principe di Camelot e le figure materne.
Credo che il rapporto di Arthur con le madri sia una cosa per cui valga la pena riflettere. Ma è un progetto senza particolari pretese, articolato in cinque racconti, tra loro separati e autoconclusivi (tranne il primo, diviso in due parti per ragioni di trama).
Essendo stato abbozzato ancora nel 2009, non tiene conto dei fatti successivi la prima stagione del telefilm, anche se, risistemandolo ora, ho potuto usare qualche informazione che allora non possedevo. In definitiva, potrebbe essere considerato un “What if?”.
* I STORIA: Ygraine, la madre di Arthur (I-II parte)
“Vorrei conoscere mia madre.” Disse Arthur una sera.
(...) “Esiste un incantesimo che può trasportare le persone nel tempo.”
[La fic fa parte della serie ‘Lady Ygraine: The Queen of Camelot’, ma non ha legami con le precedenti storie e può essere letta a sé stante]
* II STORIA: Hunith, la madre di Merlin
“So di non essere niente per voi.” Premise la donna, riprendendo a parlare; Arthur le lanciò un’occhiata fugace. “Ma da quando il destino del mio bambino si è unito al vostro, anche voi siete diventato un figlio per me.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Prima stagione
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lady Ygraine: The Queen of Camelot'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ygr

Questa raccolta era inserita nelle mie bozze del 2009, credo sia tempo di toglierla dalla naftalina. XD
Come ho detto più volte nelle risposte e in alcune mie storie, il personaggio di Ygraine meritava più spazio e più considerazione, che purtroppo non le sono stati dati.
Confesso che lei mi affascina, e che mi piace fantasticare su com’era, o meglio, su come sarebbe potuta essere.
Secondariamente, credo che il rapporto di Arthur con le madri sia una cosa per cui valga la pena riflettere.

Questa prima storia si innesta quattro anni dopo la fine della prima serie del TF, come un ‘what if?’, e non tiene conto degli eventi successivi alla prima stagione (Morgana, per esempio, non è mai diventata cattiva, Morgause non esisterà).

 

Il seguente scritto contiene riferimenti slash merthur.

 


Raccolta dedicata a chi mi segue con costanza e affetto,

a chi si entusiasma per le mie bizzarre ispirazioni e mi sostiene.

Grazie.

 



 

Ygraine, la madre di Arthur

 

(parte 1 di 2)


 

L’autunno, a Camelot, non era male.

 

Seduto contro le radici di uno degli alberi delimitanti il bosco che costeggiava il castello, Merlin sbuffò per rimuovere una foglia secca che gli era planata sul naso, ma gli riuscì solo di fare una smorfia assurda, prima di starnutire per il solletico.

Egli allora la raccolse tra pollice e indice, e ne ammirò le screziature dorate che si irradiavano come vene nel tessuto vegetale.

Arthur – che usava il suo addome come un comodo guanciale – ronfava saporitamente, godendosi l’ultimo sole prima del freddo inverno.

 

Entro poco, avrebbero detto addio al bel tempo e alle tiepide giornate, per accogliere la neve e il gelo.

Entro poco, Arthur avrebbe compiuto ventiquattro anni.

 

Fu forse quel pensiero di Merlin a destare l’erede al trono, perché – appena un istante dopo averlo formulato – le palpebre del principe tremarono, preannunciando il suo risveglio.

 

Lo stregone si rispecchiò nelle iridi azzurre del suo sire, e gli regalò in cambio uno dei suoi sorrisi sghembi.

“Sveglia, pigro fiorellino!” lo incitò, stropicciandogli i capelli biondi in una carezza approssimativa, ma ricevendo come risposta solo un assonnato verso gutturale.

 

“E’ tempo di tornare a casa…” lo informò, osservando il sole ormai al declino.

 

Mmmhhh…”

 

“Sai a cosa stavo pensando?”

 

Mmmhhh…” mugghiò Arthur, nuovamente. “Tu non sai pensare, Merlin.”

 

Lo stregone, in cambio, gli tirò le ciocche tra le dita un po’ troppo forte.

 

“Ahi!”

 

“Oh, perdonate, Maestà. Non so pensare, e quindi non so dosare la mia forza…” lo ripagò, guadagnandosi un’aristocratica occhiataccia.

 

Merlin sghignazzò, per nulla intimorito. E Arthur cedette.

 

“Oh, avanti. A cosa stavi pensando?” lo esortò, risollevandosi dal suo giaciglio privato per sedergli accanto, spalla contro spalla.

 

“Riflettevo sul fatto che presto, molto presto, festeggeremo il vostro augusto genetliaco, Sire.” Gli rammentò il servo, ostentando pomposità. “Ci sarà il banchetto in vostro onore e tutta la parte barbosa del cerimoniale…”

 

Il nobile fece una smorfia nient’affatto felice.

“Non si potrebbe saltare questa parte?” domandò querulo.

 

“Temo proprio di no.” Si rammaricò lo scudiero, preventivando che sarebbe toccato a lui essere il capro espiatorio del regale malumore. Soprattutto perché… vi era anche un’altra ricorrenza da celebrare.

 

Il giovane Pendragon si fece di colpo serio, quasi che, una volta ancora, avesse intuito i suoi pensieri.

“Mi recherò in visita sulla tomba di mia madre.” Esalò, sentendo uno strano nodo in gola, come ogni anno, a quel pensiero. “E come sempre, mio padre non verrà.”

 

“Arthur…” lo chiamò Merlin, condensando in quell’unica parola dolenza, consolazione e biasimo per quel discorso già sentito mille volte, e che ogni volta feriva il principe un po’ di più.

 

“Verrai con me?” si sentì chiedere, con un tremolio di voce malcelato.

 

“Verrò dovunque vorrai.” Rassicurò. “Lo sai.”

 

Il principe gli restituì un lungo sguardo di gratitudine, perché tra loro le parole non servivano.

E il silenzio li avvolse, cullandoli un altro po’.

 

Uno stormo di anatre selvatiche attraversò il cielo sopra le loro teste starnazzando, attirando la loro attenzione. Disposti in ranghi serrati, come buoni soldati, quei volatili si accingevano a migrare verso lidi più confortevoli dove svernare. E i due ragazzi, segretamente, li invidiarono.

 

Cosa desideri che ti regali?” gli chiese lo stregone, di punto in bianco, ritornando al discorso originario.

 

“Ho già tutto.” Rispose Arthur, chinandosi repentino su di lui, per coglierlo di sorpresa e rubargli un bacio a fior di labbra. “Merlin.”

 

Il mago ridacchiò contro la sua pelle e se lo trascinò addosso, per approfondire il discorso.

 

 

***

 

 

“Vorrei conoscere mia madre.” Disse Arthur una sera, qualche sera dopo, mentre accarezzava distrattamente la schiena nuda di Merlin, accoccolato accanto a lui sul letto. “Tu credi di poter…?” azzardò, cercando di trattenere la speranza che gli vibrava in gola.

 

Il mago non ebbe neppure il tempo di aprir bocca.

 

“No, lascia stare. E’ qualcosa che va oltre persino alle tue possibilità. Lo prevenne, schernendolo, per proteggersi dalla delusione.

 

Ma Merlin lo conosceva e non si lasciò ferire.

“Vorresti che io cercassi di evocarla?” domandò, raddrizzandosi pensieroso.

 

“Ci riusciresti?”

 

“Non lo so, dovrei cercare nei miei libri… L’evocazione di un’anima è un incantesimo complesso, e talvolta ci sono Spiriti Erranti che assumono le sembianze della persona che cerchiamo. Non potresti avere la certezza che sia lei…

 

“Potrei correre il rischio… cos’avrei da perdere?”

 

“Gli Spiriti Erranti sono crudeli e menzogneri; per loro definizione, non hanno pace a causa delle loro malefatte e si divertono a ferire gli umani che incontrano. E io non voglio che tu soffra.”

 

Il principe lo guardò con un’espressione di stoico dolore. “Non importa, dimentica quest’assurda richiesta.” E soffiò sulla candela affinché potessero dormire. Ma nessuno dei due riposò bene quella notte.

 

Merlin, in particolare, rimuginò a lungo, realizzando che Arthur, probabilmente, non aveva smesso un istante di pensare a quel desiderio folle, da quando lui, nel bosco, gli aveva chiesto – adesso pentendosene – cosa volesse come dono per il suo compleanno.

Il mago sapeva quanto gli fosse pesato dare voce a quel sogno gravido di aspettativa; con tutta certezza, il suo compagno l’aveva accarezzato nell’animo, veglia dopo veglia, prima di trovare il coraggio (la disperazione?) per chiederglielo.

Ma davvero lui temeva che da questa smania non ne sarebbe uscito niente di buono, e ancor più temeva che al principe potesse costare una nuova cicatrice sul cuore, un cuore nobile e puro, e che tuttavia ancora sanguinava per dei sensi di colpa ingiusti e rimpianti illegittimi.

 

Arthur non aveva colpa della morte di sua madre. Ma niente lo avrebbe mai persuaso di ciò.

 

Lo stregone si rammaricò una volta in più per quell’iniquità, e cercò di infondergli calore e affetto abbracciandolo stretto, in quel letto troppo grande, per loro, quella sera.

 

 

***

 

 

Alcuni giorni dopo, fu Merlin a riprendere il discorso, presentandosi una mattina nelle stanze del giovane Pendragon con due occhiaie profonde.

 

Ma hai dormito, stanotte?” gli fu chiesto, mentre l’erede al trono faceva colazione.

 

“Non molto, a dire il vero.” Ammise l’altro. “Però ho la soluzione al tuo problema.”

 

“Quale problema?” s’insospettì il cavaliere. “Cos’hai combinato, stavolta, Merlin?” l’interrogò, scettico.

 

“Uomo di poca fede!” ghignò il compagno. “Ho studiato con Gaius fino a mezz’ora fa e credo di poterti accontentare…

 

Arthur lasciò cadere la posata nel piatto con un tonfo sonoro, mentre realizzava il significato di quei discorsi.

“Se è uno scherzo, ti metterò alla gogna fino a quando sarai vecchio!”

 

“Non dirai sul serio!” sbottò, scandalizzato.

 

“Non mettermi alla prova!” gli intimò. “E ora spiegami!”

 

Merlin sospirò, armandosi di pazienza. Stare con quell’Asino non era mai semplice.

“Esiste un incantesimo che può trasportare le persone nel tempo.” Premise, sollevando però le mani per anticipare le obiezioni dell’altro. “Non l’ho mai fatto e non so molte cose, ti avverto.”

 

Il principe si limitò ad annuire.

 

“Quel che è certo è che, attingendo a tutto il mio potere, potrai assentarti per al massimo pochi minuti. Il tuo corpo sarà avvolto dal torpore e sembrerai addormentato.

Non so dire se comparirai nel passato come se fossi uno spirito o con tutte le membra. Non so neppure se ti potranno vedere.

Ciò che è di fondamentale importanza – devi giurarmelo, Arthur – è che tu non debba assolutamente mutare il passato, non puoi e non devi interferire con esso.

Potresti averne la tentazione, ne sono consapevole. Ma, per quanto siano dolorosi gli avvenimenti, la storia non può cambiare.

 

Merlin attese che il nobile annuisse, nuovamente, dandogli la sua parola.

“Sul mio onore.”

 

E poi il mago riprese: “Alcuni particolari passaggi dell’incanto sono ancora da stabilire. Non ho cognizione neppure se il tempo al di là sarà uguale a questo. Se sarà giorno o sera, se rimarrai là per il tocco di una campana o un’intera veglia.

Non mi è dato di saperlo.

Solo il luogo e il momento. Questo puoi deciderlo tu.”

 

Il principe lo ascoltò attentamente. “Tu… verrai con me?”

 

Il valletto scosse la testa, negando. “Io devo restare per assicurarmi che il passaggio resti aperto e che tu possa tornare indietro.”

 

“Lo comprendo.”

 

Il silenzio li avvolse, mentre ognuno sembrava perso nei propri pensieri.

 

“Sarà pericoloso?”

 

“Se non ti fai ammazzare in un duello, non dovrebbe esserlo.”

 

“Io mi stavo chiedendo se lo fosse per te, idiota.”

 

Merlin sorrise sghembo. “Credo che non farò giochetti di luce per un po’. Ma riprenderò le forze…”

 

Dietro quelle parole, Arthur comprese il sacrificio che l’altro stava per fare.

La magia di Merlin era pressoché infinita. Se doveva rimanerne privato per giorni, era evidente che l’incantesimo era potente e lo avrebbe prosciugato di ogni energia.

 

“Grazie.” Si ritrovò a dire, ed era serio.

 

“Ogni tuo desiderio è un ordine, Mio Principe.” Rispose il servo, altrettanto seriamente.

 

 

***

 

 

Il castello era tutto in eccitazione per l’approssimarsi dei suoi solenni natali, ma l’erede al trono e lo stregone erano in fermento per ben altra ragione. Con l’andar delle veglie – a mano a mano che il progetto prendeva corpo e alcuni accorgimenti, ancora da valutare, venivano chiariti –, il senso di aspettativa e le ansie di entrambi si potevano quasi tagliare col filo della spada del nobile Pendragon.

 

Alla fine, organizzarono la partenza il primo pomeriggio in cui Arthur era libero da impegni e regali doveri, in un momento in cui erano certi che nessuno sarebbe venuto a disturbarli.

 

“Puoi guardare, ma non intervenire né modificare gli eventi, mi raccomando!” gli aveva ingiunto il mago, per l’ennesima volta, posandogli l’indice destro sulla fronte, nascondendo il nervosismo dietro ad un sorriso tirato. “E non combinare guai, te ne prego!” lo implorò.

 

L’erede al trono sbuffò in risposta, fingendo una padronanza che era ben lungi dal provare.

 

“Sei… pronto?” gli chiese Merlin, insicuro, osservando il corpo teso del cavaliere adagiato sulle coltri del letto. “Se ci hai ripensato, non-”

 

“Non vado a morire, idiota.” Lo interruppe, perché il tempo dei ripensamenti era finito. “Tornerò.” Promise.

 

“E ci mancherebbe altro!” sbottò il mago, di rimando.

 

Arthur gli afferrò le dita della mano libera che sostava vicino al suo fianco e gliela strinse con delicatezza.

 

“Starò via poco, e poi sarò di nuovo con te.”

 

“La cosa buffa è che, tra noi due, dovrei essere io a tranquillizzarti sulla buona riuscita della missione.” Borbottò, arrossendo.

 

Il principe gli sorrise.   

Ma io ho cieca fiducia in te… anche se sei un servo idiota e incompetente!”

 

Merlin scoppiò in una fragorosa risata liberatoria. Poi fece un lungo respiro per raccogliere la determinazione che gli mancava e, dopo un cenno del capo, radunò la concentrazione per formulare il complicato incantesimo.

 

“Chiudi gli occhi.” Comandò, pigiando sulla nobile fronte e stringendo un po’ di più l’altra mano che li univa.

 

Arthur rilasciò un sospiro tremulo ed eseguì l’ordine.

 

Nel silenzio della stanza, un’antica nenia si elevò, congelando il tempo, mandando in frantumi il vetro della clessidra posta sopra lo scrittoio dell’erede al trono: mille frammenti di vetro schizzarono ovunque, brillando come tanti piccoli diamanti, e un lampo di luce azzurra avvolse ogni cosa…

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

Note: Ho scelto di dividere in due la oneshot, perché questo capitolo è una sorta di prequel del momento vero e proprio, che sarà un capitolo molto lungo e corposo.

Come ho anticipato, la raccolta non contiene eventi successivi alla prima stagione, ma ho usato alcune informazioni delle serie successive.

“Sveglia, pigro fiorellino!”, per esempio, è un riferimento diretto alla medesima scena nella puntata 3x07 “Il castello di Fyrien”, quando Merlin sveglia il principe addormentato. So che la frase originale e la traduzione italiana si discostano leggermente, ed io ho scelto la seconda.

 

Gli “Spiriti Erranti” sono un concetto presente in varie religioni; la spiegazione l’ho già data per bocca di Merlin, perciò soprassiedo ora.

 

 

Piccola anticipazione del prossimo capitolo:

 

La regina fece un altro cenno del capo, dimostrandosi d’accordo. Poi allungò, con un gesto soave, la mano ingioiellata verso di lui.

Era davvero tempo di dirsi addio.

 

“Non conosco nemmeno il vostro nome, Messere. E sono in debito con voi.” Si scusò lei, spostandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio con la mano libera.

 

“Sono Sir Arthur, Milady” le rivelò infine, prendendosi il tempo di stringerla un istante più del consentito, prima di baciarle la pelle candida con devozione. “Eternamente vostro servitore.”

 

 

 

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

 

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: elyxyz